Di Vittorio Venditti
Ha Ragione Alessandra: “Grillo Si Sciacqui La Bocca, Parlando Del Nonno!”
Tralasciando le mie personali convinzioni in merito alla figura del Duce, (che che se ne dica, in odor di gloria e onore, più che osannato dal popolino italiettano e soprattutto dai “poteri forti”), oggi vado a metter bocca nell’accenno di querelle, proposto da chi, rampante come tutti i politici, cerca di farsi strada nel marasma generale.
Lo spunto mi è dato da quest’articolo, Grillo al Ft: «Siamo il secondo partito in Italia e voi mi paragonate a Mussolini…» – Corriere.it Che segue a quest’altro, Financial Times: «Grillo come Mussolini» | italia | Il Secolo XIX, scritti nei quali si tenta di creare un paragone fra chi è riuscito a prendere il potere in Italia e tenerlo per vent’anni e chi, da più di vent’anni, tenta di prendere lo stesso potere, con i risultati a tutti visibili.
Andiamo quindi ad analizzare brevemente i paragoni storici, traendone le conclusioni, ciò, nel rispetto del motto che contraddistingue quest’inutile sito.
Alla fine della prima guerra mondiale, l’Italia viveva un periodo di totale caos, nel quale chi aveva più polvere sparava, ciò, non solo in senso metaforico.
Le istituzioni liberali, se pur a guerra vinta, cercavano, (secondo la solita italiettana maniera), di non tener fede agl’impegni presi con il popolino, per indurlo a farsi macellare in una guerra in cui lo stesso non credeva, vuoi per ignoranza, vuoi perché, per fame e praticità, pensava di dare il proprio sangue, per ottenerne benefici reali per il futuro.
Visti questi presupposti, nulla di più semplice da fare per Mussolini, che cambiare cavallo in corsa e prendere l’iniziativa, forte della propria capacità di comunicare, imponendosi su frange di scontenti, e soprattutto su chi pensava di risolvere problemi pratici di povertà e fame, utilizzando teoremi filosofici, da costoro definiti “Cultura”.
Come si sa, la cultura e la pancia vuota non vanno d’accordo, così com’è difficile conciliare una buona politica, senza sedersi al desco.
E’ questa la ragione per cui, anche i poteri forti del tempo, pur di non veder distrutto il loro essere, basato sull’assoluto dominio della massa (che dava loro da mangiare, nel senso fisico del termine), facendo buon viso a cattivo gioco, accettarono quello che allora sembrasse essere il male minore.
Da dire che per evitare la cosiddetta “Marcia su Roma”, una semplice trovata quasi circense, sarebbe stato sufficiente mandare fuori da una caserma un unico battaglione di cavalleria, unitamente a qualche batteria d’artiglieria, visto che le “poderose ed invincibili legioni littorie” erano costituite in gran parte da individui mal in arnese, armati per lo più di fucili da caccia.
Le immagini dell’epoca, ritraggono, (sotto un tappeto musicale successivamente aggiunto come giusto orpello, una marmaglia di gente che entra in Roma in maniera disordinata ma altezzosa.
Il futuro capo del governo, poi Duce invece, arriva nella città dei cesari a bordo di un ardito vagone letto, componente il convoglio ferroviario proveniente da Milano, linea già allora ordinaria.
Allora la cosa riuscì, grazie anche al disinteresse totale mostrato da un re che occupava le stanze del palazzo del Quirinale con il fastidio di chi, in tutt’altre faccende affaccendato, stava nel posto sbagliato al momento sbagliato; prova ne sia il fatto che un’operazione-pagliacciata simile a quella denominata marcia su Roma, pur messa in atto nel dicembre millenovecentosettanta, non andò in porto, a dire dei promotori, “per colpa della pioggia”.
L’attuale “Tribuno del popolo” invece, avvia il suo “chieder conto alla politica”, durante la metà degli anni ottanta, quando un caratterialmente simil politico, Benedetto Craxi, detto Bettino e più tardi Bottino, imperava, a capo dell’esecutivo, uno degli ultimi della cosiddetta prima repubblica, altro status, basato su un colossale imbroglio, consumatosi il due giugno millenovecentoquarantasèi.
Il nostro comico, rimproverava già da allora quanto, oggi via internet, propone a folle di speranzosi, che ripetono i suoi dictat come fosse il Padre nostro, con l’aggiunta di una puntina di fanatismo in più, il che non guasta.
Beppe Grillo infatti, oggi da internet, sta cercando di operare la stessa disinformazione, proposta all’inizio del secolo scorso da Benito Mussolini, sapendo di poter pescare proseliti fra gli scontenti dell’amministrazione al governo, ora come allora.
Ciò, ovviamente utilizzando l’egual modo d’imporsi, la medesima carica di fanatismo, e lo stesso saper amministrare il mezzo di comunicazione utilizzato.
C’è però una differenza sostanziale:
Mentre l’allora Duce attirava a sé chi aveva voglia di cambiamento per fame, sapendo bene che: “Francia o Spagna, purché se magna”, avrebbe ottenuto il risultato che poi è passato alla storia perché l’essere umano ha bisogno di nutrirsi, pena l’estinzione prematura, l’attuale comico, arringa e fa sua quella parte di “rivoluzionari” che, sazia all’inverosimile e non in grado di comprendere qual è il limite di una scelta, fatta per superficialità o per vero sacrificio, ha il bisogno di mettersi in luce, per evitare che la storia, già nel prossimo futuro si dimentichi di essa.
Grillo come Mussolini dunque?
Non credo proprio.
Come vedi, una teoria del genere non potrebbe reggere, prima di tutto per il fatto che l’ascesa, l’apogeo e la disfatta del capo del fascismo sono già stati drammaticamente vissuti dall’Italia di allora, lasciando strascici ancora oggi a nostro carico, mentre il “nuovo corso” proposto dal leader di qualcosa che non è ancora un partito, proprio per questo, non si sa bene come verrà messo in pratica, poi, (e non è cosa da poco), mentre Benito Mussolini riuscì a scendere a patti con gli allora ed ancor oggi “Poteri forti”, a cui assicurò l’assicurabile, fino a trascinare l’Italia in un’altra guerra, ben più disastrosa di quella da cui era venuta fuori la possibilità per lui d’installarsi sui colli romani, non si sa quanto, e fino a che punto, questi stessi “Poteri”, immarciscibili a qualsiasi cambiamento, vorranno sposare la causa proposta da Beppe Grillo, che se in teoria presenta il proprio propugnatore in maniera più sincera, avendo dichiarata la propria, vera maschera, nei fatti, poco ormai potrebbe ingannare il popolino che ha già provato sulla propria pelle il modus operandi gattopardesco all’italiana, da sempre in essere nell’amministrare la “Cosa Patria” e che non potrebbe cambiare mai, per esplicita Volontà di chi realmente Comanda.