Di Vittorio Venditti
(Foto E Video), Di Salvatore Di Maria
(Riprese Audio), Di Vittorio Venditti
Tutto Come Da Routine
Eccoci alla festa del Corpus Domini, così, come viene celebrata a Gambatesa da una decina d’anni a questa parte.
Detto del prologo, costituito dall’infiorata, nel tardo pomeriggio di ieri, siamo arrivati alla parte della festa prettamente religiosa.
Non parlerò della diatriba esistente fra Parroco e Sindaco, non tanto perché quest’anno non se ne siano visti gli effetti, quanto perché questo problema, a lungo andare, ha assunto dei risvolti che definire “comici”, è il minimo, e mi atterrò a questa definizione, per rispettare il Santissimo.
Alle diciotto e trenta dunque, inizia la Messa.
Poi si passa all’offertorio.
Nella registrazione del canto, fatta dai banchi, si setne anche il tintinnio delle monete che i fedeli hanno depositato nell’apposito cestino.
Considerato il proverbio che dice:
“Se canto non porto la Croce”, pur di prendere la Comunione e continuare imperterrito nella registrazione della bella esibizione della scola cantorum di Gambatesa, attrezzatura alla mano, mi sono messo in fila e sono arrivato davanti a Don Fabio che mi ha data l’Ostia.
In quel momento, sarei voluto entrare nella testa di quell’uomo, per vedere fino a che livello mi considerasse pazzo.
Come detto, la scola cantorum, si è ben esibita nel suo ruolo, e se c’è qualche imperfezione negli incipit delle registrazioni dei canti, ciò è dovuto all’assoluta incomunicabilità fra chi scrive e la stessa scola, per cui non mi è stato possibile anticipare per tempo l’attacco della registrazione stessa in quasi tutti i pezzi.
Mi scuso per questo con il direttore della stessa scola, Angelo Iannone, che invito per il futuro, innanzitutto a chiedermi informazioni sui download, in prima persona, (non come ha fatto dopo Pasqua, quando mi ha inviato per messo il nostro webmaster Riccardo), poi, se gli fa piacere, d’inviarmi preventivamente un e-mail contenente i titoli dei canti che verranno eseguiti durante la funzione che verrà considerata prossima ventura.
Fatto anche questo comunicato di servizio, continuiamo il racconto.
Alla fine della Messa, ci aspettavamo il canto finale prima dell’uscita della processione, cosa che non è avvenuta.
Questo fatto, ha costretto me e Totore a restare inutilmente in chiesa, per cui, visto che il Santissimo è uscito prima di chi ti tedia, non è stato possibile fare la solita foto o ripresa video dal castello.
Da dire che la chiesa era affollata all’inverosimile, per cui era quasi impossibile muoversi liberamente all’interno di essa.
Poco male, abbiamo però immortalati gli altarini!
Da sempre a Gambatesa, in onore di Gesù, per le strade percorse dalla processione, vengono approntati Altarini con il meglio dei corredi delle nostre donne, sui quali il sacerdote, posto il Santissimo, propone ai fedeli una breve riflessione.
Fino al duemilatré, gli altarini erano qualche decina, e si faceva a gara a chi, fra i vari rioni, lo facesse più bello.
A volte, un altarino distava dal successivo solo una decina di metri, ma il sacerdote li onorava tutti senza problemi.
Dal duemilaquattro, a causa dei dissidi fra il Parroco e l’amministrazione municipale, innanzitutto il Santissimo non viene più portato all’interno del municipio, poi gli altarini sono stati ridotti di numero, e per la posizione in cui vengono fatti approntare, (mi si perdoni la cattiveria), viene riproposta anno per anno la distinzione fra i legittimi titolari della religione cattolica gambatesana, (coloro che non hanno votata l’attuale amministrazione al governo), che hanno la facoltà di costruire gli altarini, ed il resto della popolazione, cui questo diritto è negato.
Come dicevo all’inizio di questa farneticazione, quest’anno c’è stato il risvolto comico.
Superati indenni infatti l’altarino di via Eustachio e Quello posto davanti alla chiesa di San Nicola, (a mio avviso, unitamente a quello costruito in prossimità della statua della Madonna posta in piazza Riccardo, gli unici che godono di legittimità), passando da via dietro gli orti, arriviamo in piazza Vittorio Emanuele.
Da quando il Parroco ha deciso di snobbare il municipio, l’unico altarino che viene preparato in zona risulta essere quello posto all’inizio di Corso Roma, all’altezza del bar di caffter.
Per evitare di disturbare la processione, io e Totore abbiamo deciso di metterci in coda, così, da poter fotografare quanto ti sto mostrando.
Arrivati davanti al bar di cui sopra, con somma sorpresa, notiamo che l’altarino era svanito.
Considerata la riflessione sul significato e l’importanza del Corpo di Gesù, mi viene da esclamare:
“Presto padre che passano le pecore”, così, come detto dal lupo davanti al confessionale, mentre accusava i suoi peccati di mangiatore incallito di ovini, facendo però buoni propositi per il futuro, ovviamente vanificati dall’esclamazione di cui sopra.
Ma come:
Si dice che va data la giusta importanza a Gesù, e poi si smonta l’altarino ancor prima che la processione fosse passata del tutto?
Misteri della Fede!
Andando avanti, superiamo anche l’altarino posto davanti alla Madonna in piazza Riccardo e, accingendoci ad avvicinare l’altarino numero cinque, posto a ridosso della farmacia, quindi in pieno corso Roma, io dico a Salvatore:
“Cerchiamo di avanzare, visto che la strada è larga ed il gregge si dirada.
Non vorrei arrivare all’altarino mentre lo stesso viene smontato!”.
Neanche a dirlo:
Abbiamo dovuto gridare a Marco Abiuso e Michele Genovese di aspettare a smontare!
Alla faccia della riflessione di cui sopra.
Va bene che siete in pochi, contro molti “satanassi” cui non è permesso di approntare gli altarini, ma se non vi va di lavorare, evitate proprio di farlo.
O il fatto di non tener conto degli insegnamenti impartiti dalla religione è un ulteriore privilegio a voi e solo a voi accordabile ed accordato?
Caso ha voluto che la riflessione in questione, venisse riproposta proprio al cospetto del Santissimo, posto sull’ultimo degli altarini, quello in via Serrone.
Per comprendere la parte comica che mi ha fatto ridere per tutto il resto della processione, ho dovuto attendere di rientrare a casa, per sapere da mia madre, (più avanti di noi nel corteo, che l’altarino numero tre, (quello davanti al bar di caffter), non era più in loco, visto che per strane necessità, da tre era diventato numero cinque.
Sarà il momento di crisi, ma ritengo che più che attendere alle aspettative di super Mario, intese nel risparmio, valutabile anche nel riciclaggio di altarini, andrebbe tenuto in debita considerazione il rispetto che si deve al Corpo di Cristo, anche se si pensa di averne l’esclusiva sull’uso e se ne fa abuso.
Come Dio ha voluto, (mai definizione più azzeccata), finalmente torniamo in chiesa, per la benedizione finale.
Come detto, da buon satanasso, non mi sono ricordato del fatto che il canto finale della Messa del Corpus Domini, viene proposto al termine della benedizione, quindi, al termine di tutta la funzione.
Questo fatto, oltre ai danni di cui ho detto sopra, mi ha portato ad aver riposto il registratore, per cui, il canto che forse è stato eseguito meglio di tutti, per questa volta non l’ho proprio registrato.
Alle nove meno un quarto, di una domenica parzialmente ventosa, tutto è finito e tutti siamo tornati a casa per la cena, e per cercare di scoprire come fossero finiti il gran premio di formula uno del Canada, e la partita di calcio che nei campionati europei vedeva protagonista la squadra Patria.
Perdonami: Io sono tornato a casa ridendo, come se avessi fumata una canna tripla.
Magra consolazione, dopo aver seguita una funzione, simbolo dell’ipocrisia massima, espressa al cospetto di Dio e quel che è peggio, in suo Nome.