Di Pietro Abiuso
Dopo la mia ennesima visita nel mio amato paese di Gambatesa, (ben 49 volte in trentatré anni), ecco il mio quarantanovesimo ritorno.
Come si dice in America:
“what goes up, must come down’”.
Decollo da Fiumicino e dopo solo una ventina di minuti di volo, io seduto sulla sinistra nella parte anteriore dell’aereo, vedo le hostess, che con stupore di tutti, si dirigono verso l’altro lato.
Sento parlare o bisbigliare i tanti passeggeri seduti sulla destra del velivolo, intenti a guardare quanto in quel momento era visibile dai propri oblò.
Incuriosito mi alzo, vado dall’altra parte dell’aereo e domando quale fosse il motivo di tutto quel movimento e gossip.
Una hostess mi risponde che stavamo sorvolando l’isola del Giglio con la Costa Concordia in primo piano.
Gentilmente le chiedo di permettere anche a me di vedere dal suo oblò, proposta accolta di buon grado.
Con l’aereo ancora a bassa quota, mi affaccio e anche se per pochi secondi, una decina in tutto, vedo con assoluta chiarezza la Costa Concordia là giù immobile e malinconica, come se fosse sdraiata.
Con un panorama così bello la Costa Concordia era li’ sotto come se facesse parte di quel bel paesaggio.
Era lì sotto distesa, bianca, in risalto, circondata da quel mare azzurro cristallino, solito dei nostri mari.
Il tutto così triste:
Sembrava fosse un bimbo abbandonato che dormiva.