Di Marco Frosali
La Zoccola Dura E La Grande Abbuffata
La piovosità eccezionale del mese di Maggio ci ha costretti a restare a casa troppo tempo per i nostri gusti. Dopo appena una sola settimana dal giro ad Amatrice dove però eravamo solo in cinque più un aggregato strada facendo, la nostra voglia di divorare chilometri e anche qualcos’altro ha preso il sopravvento, facendoci organizzare una seconda uscita consecutiva che si è tenuta ieri sedici giugno e ribattezzata ‘Passeggiata di quasi estate’.
Stavolta l’appuntamento è all’autogrill in prossimità dell’uscita per la diramazione di Roma Nord , con partenza sempre improrogabile stabilita alle nove precise. Io e il Rondone giungiamo puntualissimi alle otto e mezza e già troviamo un gruppetto piuttosto numeroso!
Dopo tanto tempo si rivedono le facce di Arrigo, Rosario (stavolta col V35 anziché il California 1400 in attesa di trapianto di cambio), Ube (fresco di artroscopia al ginocchio a causa di un lieve infortunio durante il Tour Avventura di questo inverno, a cui però io non ho preso parte), l’Ing. Carlo Petrini, Fausto (che ha venduto il suo bel V7 Sport) e, soprattutto, ‘Er Nonno’ Mauro (Jurassico) che, tra un acciacco e l’altro, non era dei nostri da diverso tempo! Completano la combriccola Renzo (Boulevard), Sasy, Gio, Benito, Enrico col V35C, Malagrotta e Franco, oltre a sei amici di Benito più un collega (il ‘Capo’) di Sgam-One che si sono aggregati e non Guzzi-muniti: erano presenti infatti due BMW, due MV Agusta, tre Honda e una Suzuki. Oltre all’immancabile Mega Presidente Sgam-One che, per fare bella figura col suo capo, ci richiama tutti all’ordine poco prima della partenza e, usando un linguaggio molto British, ci dice: “Venite tutti qua che famo er Brìfing!” cioè il punto della situazione sul percorso da seguire!
“Ubbee! Te fai a’ scopa…o’ sai er percorso?”
Ube però non lo conosce, al chè Sgam-One lo riprende: “Movite! Viè qua a sentì Renzo, sinnò se te perdemo t’attacchi ar cazzo!” Ovviamente il suo vocione e il suo linguaggio forbito fanno sghignazzare le numerose persone presenti nel parcheggio dell’autogrill, tra le quali alcuni militari…oltre a noi, naturalmente!
Chiarito che avremmo dovuto procedere verso Terni, ci mettiamo in marcia prendendo la bretella che conduce all’autostrada A1 e usciamo al casello di Fiano Romano, imboccando una strada interna denominata ‘Ternana’ molto ricca di curve e anche di numerosi tornanti, ma con l’asfalto in condizioni non proprio perfette, tanto che i più lenti sono rimasti indietro, costringendoci ad una sosta di attesa di alcuni minuti.
Dopo circa settanta chilometri raggiungiamo Terni e da qui, procedendo verso la Valnerina, facciamo sosta al cospetto della famosa Cascata delle Marmore.
Fatta una pausa cornetto/cappuccino/cesso di circa venti minuti la sgangherata combriccola, dopo la consueta foto di gruppo (la cascata non è visibile in quanto bisognava andare sulla strada ed eravamo ventidue persone),
si rimette in marcia lungo la Valnerina, deviando a Cerreto di Spoleto verso Casenove e raggiungendo, dopo circa tre ore di viaggio, il piccolo borgo di Rasiglia, che non è altro che una frazione di Foligno. Un piccolo borgo tornato alla ribalta da alcuni anni in quanto molto particolare, per cui preso letteralmente d’assalto da numerosi turisti. Infatti, appena giunti, facciamo fatica a trovare un parcheggio per tutte le nostre moto, data la moltitudine di auto/moto/pulmini presenti, tanto da dover parcheggiare separati. Qui er Nonno si dà una sistematina
e via, alla conquista di qualcosa!
Passati accanto agli immancabili camioncini dei prodotti tipici della zona,
la prima conquista la faccio io: un asinello si avvicina da una staccionata quasi a volermi chiamare, così mi faccio una foto con lui, accarezzandolo!
Il momento idilliaco viene interrotto dall’arrivo di Franco alla cui vista, l’asinello fugge terrorizzato!
“Ma che j’ho fatto?” si chiede il povero Franco!
Camminando per un centinaio di metri, giungiamo nella piazzetta centrale del piccolo borgo, brulicante di turisti,
tra i quali un gruppetto di motociclisti appartenenti alle forze armate, a cui Malagrotta da subito confidenza!
Qui Er Nonno sfoggia tutto il suo charme e ci prova a conquistare la bella negoziante di souvenir e cioccolata artigianale, tentando di acquistare ‘gratis’ una calamita ricordo (di cui è un gran collezionista, tanto da aver coperto totalmente il suo frigorifero!),
ma nulla! La negoziante è insensibile al suo fascino! Però un assaggino di cioccolato artigianale (veramente ottimo) e un’occhiata all’interno del negozio ce la concede!
Dopo una foto di gruppo in versione ridotta, dato che alcuni già se l’erano squagliata in giro,
ci incamminiamo anche noi alla scoperta del piccolo borgo.
Possiamo subito ammirare l’interno di un vecchio lanificio ristrutturato,
in cui sono visibili dei vecchi telai e macchinari utilizzati per la tessitura, che in questo piccolo borgo era una fiorente attività fino ai primi anni del Novecento.
Proseguendo il giro nei vicoletti caratteristici,
iniziamo a scorgere l’opera incredibile di canaletti, chiuse e cascatelle di acqua proveniente dal torrente Capovena che sgorgando da una sorgente nella parte alta di Rasiglia, viene convogliata verso il borgo dove, molti anni fa, veniva utilizzata per far funzionare sia i due lanifici, sia i numerosi mulini, ne erano presenti ben otto nel periodo florido.
A proposito di mulini, ne visitiamo due che sono separati solo da una stradina e sono entrambi lungo il percorso di un canale.
L’acqua è veramente limpida: d’altra parte la sorgente è a poche centinaia di metri dal borgo!
Ed è anche bella fredda, cosa che ho potuto constatare immergendo la mia mano in una piccola vaschetta in pietra adiacente al secondo mulino visitato, quello dove era presente l’antica macina.
Proseguendo il giro, ecco il secondo lanificio in cui era presente un antico telaio meccanico di tipo Jacquard, risalente alla fine dell’Ottocento,
che aveva la particolarità di funzionare con una scheda perforata in grado di programmare il suo lavoro.
Passiamo davanti la locale Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, il cui interno è ancora in fase di restauro dopo il terremoto del millenovecentonovantasette, in cui gran parte del borgo venne duramente colpito, ma comunque è visitabile.
Andiamo verso la parte alta del paese,
da dove è possibile osservare il borgo dall’alto
e dove, seguendo un sentiero ripido e scivoloso a causa dei sassi e del brecciolino presente, riusciamo a malapena a raggiungere e fotografare le mura dei ruderi del castello, salvo poi tornare indietro stremati per la scarpinata e per il caldo che anche qui si fa sentire!
Tornando a valle incontriamo alcune piccole caprette al pascolo
e passiamo accanto ai resti di un vecchio presepe che qui, ogni anno, viene fatto sotto forma di presepe vivente e che manco a dirlo, attira migliaia di turisti al giorno, si, al giorno! (NDR: A Gambatesa c’è chi si vanta di attirare le stesse migliaia di turisti… all’anno! Ma chi ci crede?).
Dopo circa un’ora di girovagare, rapiti dalla particolarità e dalla bellezza del piccolo borgo, iniziamo ad incamminarci verso la piazza principale, luogo d’appuntamento per poi andare a riprendere le moto, potendo osservare altre peculiarità di Rasiglia: l’antico lavatoio,
fino a giungere alla bella peschiera, in cui confluiscono tutti i vari canaletti che attraversano il paese.
prima che l’acqua vada a finire nel vicino fiume Menotre.
Raggruppata la ciurma nella piazzetta centrale, essendo l’una e mezza e dato che la fame e la sete iniziano a farsi sentire, ci avviamo a recuperare le nostre moto passando accanto ad una voliera in cui c’erano delle tortorelle.
A guidare il branco di Zoccole affamate stavolta è Malagrotta, il quale inizia a guidare alla cieca seguendo l’odore di cibo annusando l’aria fine e fresca della vallata, ma facendoci sbagliare strada una prima volta, salvo poi condurci in quel di Sellano ad un ristorante davanti al quale eravamo passati all’andata. Qui ci sono le prime defezioni: Sasy, Renzo e, soprattutto, er Nonno, decidono di fare rientro a Roma mangiando qualcosa per strada. Il Nonno, nonostante tutti i suoi acciacchi, quest’oggi è stato veramente stoico affrontando oltre trecento chilometri con la sua Deborah (con l’acca finale!) e merita 92 minuti di applausi!
Salutati i partenti e preso d’assalto il locale con i nostri schiamazzi, Sgam-One in primis, che inizia a dare disposizioni:
“Niente assaggini! Stavorta ce pijamo un piatto pe’ uno, magari tutti uguali sinnò famo rincojonì a’ signora! Me raccomanno, nun me fate fa brutte figure come ar solito!”
Il Presidente lo abbiamo rassicurato…ma la fame fa perdere il lume della ragione e così, si inizia a fare sule serio:
Ognuno di noi ha ingurgitato almeno due porzioni a testa: io un piatto di tagliatelle al tartufo e uno di fettuccine funghi e salsiccia, due porzioni di salsiccia, bruschetta, polenta, due prosciutto e melone, affettati e formaggio in abbondanza, dolce e…un bel boccone di capretto sottratto con l’inganno nientepopòdimenochè a Malagrotta al quale, dopo ben cinque piatti di pasta divorati, questo furto a tradimento condito dagli applausi degli altri e dalla mia spavalderia con cui l’ho ripreso dicendogli “Hai magnato troppo, mo basta!”, probabilmente gli è rimasto sullo stomaco! Infatti, al momento di ripartire, dopo aver pagato il conto di ventisette euro a panza il buon Malagrotta, mogio mogio, andava verso la sua moto bofonchiando nel parcheggio: “Io qui nun ce vengo più: ho pagato troppo e nun me so magnato un cazzo!” Ma la smentita secca alle sue affermazioni è dietro l’angolo: Al momento di rimettersi in sella, il gran magnone ha dei grossi problemi: “Regà! Veniteme a dà ‘na mano: nun riesco a abbottonamme a giacca! ‘nce se crede: stammatina me annava!” Ovviamente, lo abbiamo deriso abbondantemente: “O vedi che hai magnato troppo?” gli facciamo notare all’unisono!
Con un po’ di fatica e trattenendo il respiro, Malagrotta riacquista quel po’ di silhouette che gli consente di abbottonare la cerniera della giacca
in modo tale che alle quattro di pomeriggio in punto, dopo un bel caffè e un limoncello digestivi possiamo ripartire per fare ritorno a Roma, procedendo a ritroso lungo la Valnerina e passando stavolta da Narni e quindi lungo la Flaminia, dopo circa quattro ore di viaggio, sosta dissetante ad un baretto di Otricoli compresa, facciamo rientro a Roma alle otto di sera dopo un bel viaggio di oltre trecento chilometri e accolti si dal traffico del rientro, ma anche da una temperatura non eccessivamente calda.
Anche per quest’oggi abbiamo fatto schifo: nonostante nel piccolo borgo ci siamo comportati in maniera indefessa, muovendoci silenziosi e ordinati tra i vari vicoletti dominati dal suono melodioso dell’acqua e dal fruscio delle foglie degli alberi, oltre che dal profumo dei numerosi fiori presenti nei giardinetti e nei vasi di tutti i vicoletti, al ristorante abbiamo dato il peggio di noi! A parte il colorito brindisi scandito da Sgam-One e continuato dal resto della combriccola “Oggi ce semo, domani puro…a chi ce vo male se la pija ‘nder culo!” al momento di pagare il conto la cameriera ci ha confidato che la sera sarebbe stata costretta a chiudere il locale in quanto avevamo mangiato tutto!
Non era rimasto nulla!
Ma noi siamo la Zoccola Dura: si nun bevemo e magnamo che Zoccola Dura sarebbimo?
Nota a parte per Rasiglia: un paesino che conta meno di cinquanta abitanti e che, dopo essere stato lesionato dal terremoto del Novantasette, ricostruito e portato alla ribalta del turismo con numeri di presenze da capogiro (cosa confermata da ciò che abbiamo visto con i nostri occhi), merita davvero i complimenti.
Qui evidentemente hanno saputo lavorare alla grande un po’ tutti per raggiungere questo risultato!
E con la scusa buona per tornare a Rasiglia altre volte, vi diamo appuntamento al prossimo giro!