I Pericoli Della “Rete”
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Giustizia E’ Fatta: Forse…

Di Vittorio Venditti

Se Ti Accontenti Dell’Italico Agire

L’altro ieri per l’appunto, pare si sia definitivamente chiuso il caso “San Giuliano di Puglia”, almeno per quanto riguarda le condanne penali da infliggere ai responsabili della costruzione della scuola, crollata durante il terremoto del trentun ottobre duemiladue.

Senza entrare nei particolari, ed assunto che chi ha sbagliato debba pagare, oggi la mia mente malata ha deciso di farneticare, offrendo alla tua intelligenza uno spunto per riflettere sull’adeguatezza delle pene inflitte e sul reale effetto che queste avranno nelle menti e sulle future azioni dei condannati.

Iniziamo col dire che i responsabili di quanto accaduto a San Giuliano di Puglia, per effetto di sgravi di pena che in Italia si ottengono attraversando gl’innumerevoli gradi di giudizio, (da tre che dovrebbero essere, per ben che vada in molti casi diventano trentatré), non andranno in carcere, neanche per un secondo.

Nulla questio, se nel frattempo, (nove anni e mezzo), fosse maturata nella mente dei condannati la consapevolezza dei loro errori, il giusto pentimento e soprattutto la volontà di non ricadere in quanto commesso.
Tutto da dire invece se, come accade all’italiana, la certezza della pena ricevuta, venisse equiparata e confusa artificiosamente con l’impunità, (almeno dal punto di vista della detenzione), di cui i Nostri hanno goduto e godranno.

Dal canto loro, considerata la forza politica messa in campo, i familiari delle vittime, pur non potendo riavere i propri cari in vita, otterranno risarcimenti in danaro di cui si saprà l’importo al termine di un’altra via crucis, si spera non dimagrante.

Loro per fortuna sì: ma per gli altri?

Quanti infatti, affidatisi al Potere del “Solerte Magistrato”, al danno hanno dovuto sommare la beffa, consistente i cause-farsa, concluse qualche volta con la condanna dei ricorrenti, rei di aver disturbato il Serio Lavoro della magistratura?

Sì, perché quando ti rivolgi al “Solerte Magistrato” e lo fai da solo, pensando di trovare Giustizia, per ben che ti vada vieni ignorato.

Tornando però a bomba e non volendo infierire su chi è stato “condannato” nel caso di cui sto blaterando, rimarco ancora una volta quel diritto negato agli italiani di vedere applicata la Certezza della Pena, (quella vera), magari secondo i dettami del libro Dei Delitti E Delle Pene, compresi civilmente già durante la seconda metà del diciottesimo secolo, ma mai ratificati a pieno da quegli Stati che della Civiltà fanno la loro Bandiera.

Sono arciconvinto del fatto che se lo Stato italiano, ferito dal comportamento dei condannati odierni, si fosse avvalso, (gratuitamente ed a scopo risarcitorio), delle loro esperienze lavorative, applicate secondo la legge, in questo caso ed in tanti altri casi affini, si sarebbe potuta dare una valida mano, innanzitutto alla soluzione del problema del sovraffollamento carcerario, poi, si sarebbe guadagnato in termine di monetizzazione spicciola, vedendo in essere delle opere che per tante ragioni, non ultima lo spreco di danaro pubblico buttato proprio per la celebrazione di questi processi, non hanno vista la luce, stressando ulteriormente chi lavorando con onestà, di certe opere avrebbe bisogno.

Fra l’altro, nel libro di cui sopra, (che ti ho posto in download per invitarti a leggerlo, vista la brevità e la semplicità dello scritto), il Marchese Cesare Beccaria invita gli Stati Illuminati in merito, a tradurre le pene inflitte in qualcosa di tangibile per il resto della Società Civile, oltreché a ridurre la lunghezza dei processi, così, da far comprendere a chi sbaglia l’effettiva certezza della pena alla quale chi è reo viene condannato.

Chissà che queste due semplici ricette non siano foriere del ritorno di un’agognata armonia, utile ad allontanare quelle derive terroristiche che stanno riaffiorando in questo periodo!