Di Marco Frosali
La Zoccola Dura Alla Motomatriciana
Come l’anno scorso, anche quest’anno, complice la stabilità del tempo e l’aumento delle temperature, i componenti della Zoccola Dura del Guzzi Club Roma hanno deciso di prendere parte alla ventitreesima edizione della motomatriciana, organizzata dal club dei Moto Patitori del quale conosciamo il presidente Fabio. E quale buona occasione per stare un po’ al fresco, respirare aria pura, fare qualcosa di utile per gli altri e, soprattutto, mangiare?
L’appuntamento è per Domenica Nove Giugno sulla Salaria, altezza Raccordo Anulare, con partenza IMPROROGABILE prevista per le otto inpuntoprecise spaccate. Io e il Rondone ci fiondiamo sul luogo prestabilito arrivando con ben mezz’ora di anticipo e troviamo solo Er Poeta presente. Meno male che aveva detto che ci avrebbe raggiunti perchè voleva partire più tardi: ha iniziato a inviare messaggi sul gruppo whatsapp dalle cinque e mezza…’cci sua!
Alla spicciolata arrivano anche Sgam-One e Franco,
ma manca il classico ritardatario, stavolta Sasy, che si presenta con l’immarcescibile ‘Topo Gigio’ alle otto e mezza!
Al momento di partire, un tizio (Fabio) con una Honda XR anche lui diretto ad Amatrice chiede se può aggregarsi alla nostra combriccola, dato che è solo: che problema c’è?
Si parte così percorrendo la Salaria e incrociando i numerosi biker che la percorrono. Passato Passo Corese, l’allegra brigata si ferma ad un baretto per fare colazione, ma al momento di ripartire, Er Poeta urta leggermente in retromarcia la moto di Fabio che perde l’equilibrio e cade a terra senza conseguenze per lui, ma la sua moto riporta la rottura della leva frizione all’estremità.
Appurato che si può comunque usare la frizione, si riparte e, dopo circa due ore di viaggio in cui il caldo inizia a farsi sentire sul serio, giungiamo sempre all’uscita di Torrita, luogo di ritrovo del raduno e dove viene effettuata l’iscrizione per chi avesse deciso di fermarsi a mangiare.
Posteggiamo le moto e ci spogliamo subito delle giacche, in quanto al sole la temperatura è insopportabile, soprattutto guardando la faccia der Poeta che sembra un termometro con la spia dell’ebollizione accesa!
Ci rechiamo quindi al gazebo per effettuare il pagamento della quota di partecipazione di venticinque euro,
ma data la limitazione dei posti a duecentocinquanta, noi, tramite Sgam-One, abbiamo prenotato in tempo utile per non essere tagliati fuori: ad esempio al sottoscritto è stato assegnato il numero duecentotrentotto!
Bucio de culo!
In attesa del cosiddetto ‘giro della vergogna’, cazzeggiamo nel piazzale sotto il solleone ad osservare un po’ di moto.
Tra le quali spiccano una mastodontica Honda con motore sei cilindri boxer,
un Vespone trecento con tanto di borse laterali montate ‘alte’ e ricavate da quelle utilizzate sulle vecchie Guzzi in dotazione alla polizia municipale di qualche anno fa,
l’ultima arrivata in casa Guzzi, la V85TT da me provata a Marzo, qui accessoriata con borse da viaggio che però hanno suscitato in me qualche perplessità, in quanto non mi sono sembrate molto capienti.
A ridosso del discorso di ringraziamento, arriva anche un omone a bordo di un Trike (una specie di tre ruote coll’avantreno di una moto e il retrotreno a due ruote) che ha attirato la curiosità mia e der Poeta che siamo andati a visionarlo, notando subito alcuni particolari che sono delle vere chicche e che mi hanno indotto a ribattezzare ‘Trike Infernale’ il mezzo ed Hell-Boy il suo guidatore,
come ad esempio lo specchietto retrovisore retto da un supporto a forma di mano di uno scheletro
e il pomello della leva del cambio, costituito da una piccola sfera di cristallo anch’essa sostenuta da una mano scheletrica!
Ma a spiccare su tutto, anche sul Trike Infernale è sicuramente la sella di ‘Topo Gigio’: un panettone alto, nero e con bordi bianchi che qualcuno ha osato paragonare sul gruppo whatsapp ad un’orca spiaggiata!
Ma se il culone di Sasy è comodo, il fine giustifica i mezzi!
Verso mezzogiorno, il presidente dei motopatitori inizia con i ringraziamenti e ci spiega tutto quello che è stato fatto quest’anno in collaborazione col locale motoclub ‘Bertolla Garage’: innanzitutto sono stati donati dei pezzi di ricambio per sistemare la moto di un ragazzo di Amatrice rimasto purtroppo coinvolto nel terremoto del duemilasedici e restituita semidistrutta alla sorella dopo essere stata estratta dalle macerie della loro casa. Poi sono stati fatti dei regali ad alcuni bambini autistici di Amatrice, come ad esempio un tablet e un trattore radiocomandato a Mirko, un iPhone 6 a Marco, un peluche alcuni libri e un puzzle a Maria Francesca e una bambola ad Aurora. Al fratello di aurora invece, tifosissimo della Juventus (Sic!) è stata donata, da un dirigente della Fermana, una maglietta autografata da Dybala. Ma la cosa veramente bella è stata la donazione in denaro a tutte le loro famiglie, per poter far si che questi ragazzini possano usufruire di lezioni in piscina e di ippoterapia (terapia a cavallo), molto utili in caso di bambini autistici e che finora gravavano unicamente sulle spalle dei loro genitori.
Si passa poi alle premiazioni, con pergamena o targhetta ricordo ai presidenti dei club intervenuti quest’oggi: una pergamena spetta anche a noi, per cui Sgam-One va a ritirarla.
Quando sono stati chiamati i componenti del gruppo dei Falchi di Napoli, uno di loro ci ha gelato il sangue in quanto, visibilmente commosso, ci ha messo al corrente che gli avevano appena comunicato che un loro membro aveva avuto un brutto incidente in un altro raduno ed era purtroppo deceduto.
Superata una iniziale fase di scoramento, si parte per il cosiddetto ‘giro della vergogna’: stavolta la strada per Amatrice è stata asfaltata, ma in giro ci sono ancora numerose case pericolanti e puntellate, oltre a cumuli di macerie in ogni dove. Qui non ho fotografato per rispetto alla popolazione amatriciana, ma lascio all’intelligenza di chi legge ogni considerazione in merito ai tempi biblici con i quali si sta operando per trasformare quel dolore in un lontano ricordo. In seguito, al ristorante, Franco mi avrebbe confidato che eravamo passati per quello che una volta era il corso principale di Amatrice: una vera desolazione. Passiamo così vicino ad alcune abitazioni provvisorie, le cosiddette casette di legno che a vederle dal vivo, sembrano graziose e ben fatte, tutte con pannelli solari e piccolo giardinetto antistante… poi bisogna vedere COME sono fatte! Passando accanto a quella che sembrava più una casa mobile, il mio sguardo s’incrocia per pochi secondi con quello di una signora di circa settant’anni che era dietro alla finestra che dava direttamente sulla strada: uno sguardo assente e perso nel vuoto, come se il terremoto fosse successo il giorno prima.
Chissà cosa avrà perso, chissà CHI avrà perso quella maledetta notte…
A a vedere i resti di alcune abitazioni in cui sono visibili ancora gli abiti appesi al muro, il tavolo e le sedie in ordine e tutto il resto e il muro sbriciolato e finito di sotto, ci vuole poco a capire…
Proseguendo nel giro, incrociamo una macchina con dentro una signora che ci saluta felicissima: sapeva che eravamo li per, nel nostro piccolo, aiutarli! Non come fanno i nostri politici che vengono qui solo per parlare a vanvera e poi fanno sparire nel nulla i soldi dei fondi destinati alle persone colpite dai terremoti e quelli provenienti dalle donazioni degli Italiani, lasciando questa gente al loro destino!
Terminato il ‘giro della vergogna’ passando accanto ad una casa letteralmente inclinata su un fianco e in bilico da ormai tre anni, il gruppone si divide in quattro gruppi più piccoli dato che l’organizzazione quest’anno ha deciso di farci pranzare in quattro diversi ristoranti, in modo tale da permettere di lavorare un po’ a tutte le attività della zona: noi siamo stati indirizzati al ristorante ‘La Valle’ adiacente al piazzale di Torrita dove c’era il punto di incontro.
Noi componenti della Zoccola Dura ci acquartieriamo subito all’interno del ristorante e attendiamo impazienti il pranzo, ma con un dubbio: quest’anno l’assenza di Malagrotta che scrocca porzioni avanzate a dritta e a manca, forse comporterà un’abbuffata minore dello scorso anno. All’arrivo delle portate tutti i dubbi spariscono: il fatto di trovarci in otto ad un tavolo da dodici, fa sì che tutti noi possiamo fare il pieno, divorando ben due porzioni di gricia,
due di amatriciana (io tre), ad eccezione der Poeta intollerante al formaggio, al quale viene servita una amatriciana senza pecorino, della quale ne assaggio una porzione anch’io
e per finire, bella porzione di grigliata mista con patate al forno e insalata!
Stavolta le veci di Malagrotta le abbiamo fatte io (con la mia panza a capacità aumentata), Franco e Sasy, facendo rosicare Sgam-One: “Tacci vostra e quanto magnate! Me vergogno! Io nun ve conosco!”
Dopo un buon caffè, complici alcuni tuoni sui monti sopra Amatrice che annunciavano un imminente sgrullone,
salutati e ringraziati tutti per la bella iniziativa perfettamente riuscita, alle quattro in punto, dopo aver fatto un po’ di attività fisica digestiva in vista del viaggio zappando con una zappetta trovata li, una piccola aiuola,
facciamo rientro a Roma percorrendo a ritroso la Salaria e affrontando dapprima la perenne mancanza di benzina dal serbatoio der Poeta, che tra un ossimoro e una metafora dimentica sempre di fare il pieno come Cristo comanda, poi il traffico del rientro e il gran caldo che man mano che ci avvicinavamo a Roma, aumentava in maniera esponenziale, e in seguito anche altri gruppi di motociclisti (stavolta Ducatisti tutti con lo stesso modello, lo Scrambler) che ci superavano di continuo con le loro moto nuove e fiammanti e tutti vestiti di primo acchitto, tanto che noi al loro confronto, eravamo il gruppo più sgangherato! Dopo esserci rinfrescati ad un baretto aperto a Monterotondo, ci siamo salutati e dati appuntamento al prossimo giro.
Anche per quest’anno ci possiamo ritenere soddisfatti per aver cercato, nel nostro piccolo, di dare una mano concreta a delle persone bisognose e dimenticate dai rappresentanti di uno stato ormai morto e sepolto, che non pensa ai propri cittadini in difficoltà, ma li inguaia ancora di più. Come si può pensare di far ripartire l’Italia se non si riavviano zone come questa, dove si produceva ricchezza semplicemente sfruttando i prodotti della terra e il turismo? La tenacia con cui questa gente sta cercando di ripartire da zero è encomiabile…peccato che va sempre a cozzare con gli interessi di persone che con queste terre non hanno nulla a che fare e che hanno il culo coperto da chi poi prende decisioni sempre a discapito dei malcapitati! Con uno Stato presente, queste zone sarebbero sicuramente in fase di ripresa e già ristrutturate almeno al cinquanta per cento.
Ma tanto, per dirla alla Pasquale Abiuso, quelle dei politici sono tutte chiacchiere di facciata.
L’anno prossimo torneremo e vedremo come stanno le cose.