Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Giuseppina Moffa, Salvatore Di Maria E Presa Da Internet Dallo Stesso
Valido Contributo Allo Spopolamento, Non Solo Regionale
Chi ne sa più di chi scrive, insegna che ogni buon giornalista non dovrebbe mai parlare di sé. A questi Maestri, chiedo se il vivere un’esperienza e poi raccontarla di prima mano, possa significare non venir considerato dei loro. La domanda è pertinente, visto quanto accaduto ieri, cosa che serve a riprendere un argomento come la manutenzione delle strade molisane, ovvero la loro ricostruzione. I fatti:
Venerdì sette giugno duemiladiciannove, rettilineo SS645 fra il bivio di Toro e quello di Monacilioni, venendo da Campobasso, una cinquantina di metri dopo il vivaio di Salvatore Mignogna. Erano circa le tre pomeridiane e come faccio solitamente il venerdì, torno a casa, lasciando un po’ prima il lavoro. Con mia madre alla guida, procedo verso Gambatesa con il sole alle spalle, ad una velocità di circa settanta chilometri orari. Mentre discutevamo del più e del meno, improvvisamente mia madre inchioda esclamando: “Madonna mia!” ed iniziando a suonare il clacson. Io sento un lungo sgommare ed immediatamente dopo, un colpo secco. Che era successo? Una macchina, in fase di sorpasso ad un tir, con il sole in faccia a chi ne era alla guida, non riuscendo a rientrare, (era già alla metà del camion), e non avendo visto che di fronte noi stavamo arrivando, è entrata in collisione con la nostra automobile, per fortuna strappandoci solo lo specchietto retrovisore sinistro e perdendo a sua volta il suo. Va detto che mia madre ha tentato il più possibile di spostarsi a destra, ma eravamo arrivati al guardrail. Va aggiunto che se fossimo stati attori di un film, avremmo avuta la possibilità e l’eventuale suggerimento di chiudere manualmente con l’apposito comando elettrico gli specchietti e tutto sarebbe andato liscio, ma la poca esperienza maturata in tema di vita, c’insegna che nella storia i “se” non esistono. In tutto ciò, dobbiamo ringraziare Dio, fra l’altro, per esserci trovati a bordo di una macchina nuova perché in un altro caso, già mia madre aveva subita l’esperienza di un cappottamento che è stato il risultato dell’evitare un altro veicolo in fase di sorpasso azzardato, quasi nello stesso posto ove si è consumato l’incidente di ieri. Quella volta, la allora nostra FIAT Uno, non tenne la strada, nonostante lo zelo che ci contraddistingue, ora come allora, nel tenere sempre a punto i nostri veicoli, costi quel che costi, sicuramente meno di un soggiorno in ospedali che in Molise stanno sparendo o più verosimilmente al cimitero, cosa anche per questa volta evitata con buona pace di chi ora starebbe gongolando ed invece deve schiumare ancora una volta bile in quantità industriale.
Ci siamo fermati ed eravamo scioccati. Mia madre mi chiede: “Ed ora, come si fa?”, io rispondo che l’unica cosa sensata da realizzare era quella di fare inversione ad “U” per rientrare a Campobasso, recarci alla concessionaria Peugeot ed ordinare lo specchietto di ricambio anche perché nel frattempo l’altra macchina aveva fatto perdere le proprie tracce, ragione per la quale, siccome il buon Dio ci aveva informati del fatto che la vita continuava, sarebbe stato il caso di accelerare i tempi per la soluzione del problema a breve termine, il che equivale, se tutto va bene a due settimane di perdita di tempo, oltre alle spese a nostro esclusivo carico.
Per inciso, va detto che se chi ci ha colpiti avesse avuta l’idea di essere masochista al punto di fermarsi, avrebbe creato un ulteriore macello, dato che come detto, alla sua sinistra aveva appena colpiti noi, mentre dall’altro lato, era presente il tir che veniva sorpassato con dietro un’altra macchina, cosa che se non ci avesse uccisi con la collisione, avrebbe come minimo creato problemi, questa volta non solo a chi si era toccato.
Commessa quest’infrazione, ecco la cosa tragicomica: Tornati a passare presso il bivio di Toro, un’altra macchina tenta un sorpasso ad un altro tir, ma questa volta mia madre, vedendo prima ciò che si stava profilando, suona anticipatamente il clacson, avvisando per tempo chi stava ripetendo l’azione che aveva determinato il precedente incidente, permettendo a questo veicolo di rientrare senza creare ulteriori danni.
Risolta la prima parte del problema, siamo rientrati a casa e lì abbiamo trovato mio fratello che in qualità di agente di polizia giudiziaria a voluto tentare almeno di vederci più chiaro, per cui, tornato sul posto, ha raccolto ciò che rimaneva dello specchietto della nostra Peugeot 208, oltre ai resti dell’omologo accessorio, perso da una Volkswagen blu che per il tipo di colore doveva essere una Passat o al più una golf, cosa che almeno ci ha regalata la soddisfazione di realizzare che i cinquecento euro di danno che abbiamo patiti per colpa di quell’azzardo, non sono nulla a confronto di quanto dovrà sborsare chi ci ha colpiti, sempre che la macchina in questione non sia stata già causa di pianto per chi se l’è vista rubare.
ricordando a me stesso che la SS 645 fa parte della terza dorsale che unisce l’Italia settentrionale a quella del sud, passando per gli appennini e che perciò è complementare alle più conosciute litorali tirrenica ed adriatica, alle quali sono affiancate anche le autostrade, ‘Del Sole’ e ‘A14’, andiamo dunque alla radice del problema, mostrando due foto che in apparenza nulla hanno a che vedere con il tratto di strada dove ieri ho rischiato di morire per la gioia dei miei detrattori che dovranno pazientare ancora. La frana in questione, (dove da una decina d’anni si stanno buttando soldi per non risolvere nulla e che oggi non è diversa dalle foto proposte, scatti presi durante il governo di chi oggi si lamenta perché le cose non vanno e di rimando riceve le risposte di chi fa notare a questo ‘signore’ che quanto denuncia fa parte del suo mancato risolvere il problema a tempo debito), non è altro che il simbolo dell’operato dei politici molisani a tutti i livelli. Si fa un gran parlare di altre strade molisane che passano per zone della cosiddetta ‘regione’, ove vive gente che sa far meglio parlare di sé, pur ottenendo lo stesso rispetto che viene offerto ai cittadini della valle del Fortore. Oggi non ho ne tempo, ne voglia di richiamare gli innumerevoli collegamenti ipertestuali in tema, sia riferiti a quella frana, sia se si parla di politici di livello nazionale, venuti a prendere per i fondelli noi, poveri, ma pazienti ‘fessi’. Oggi voglio solo riflettere su un punto del quale non parla nessuno e se qualche politico lo farà, sarà solo per complicare ancora meglio la vita a chi, ob torto collo, è costretto giornalmente a percorrere quella e le altre strade molisane per poter lavorare, magari senza ossequiare gentaccia criminale del genere.
Il rettilineo del quale ho parlato, come linea di mezzeria ha la striscia continua e lì non bisognerebbe nemmeno pensare di sorpassare, non tanto perché si è in contravvenzione, sport italico, ma per via del fatto che sommando la larghezza di due automobili, più quella di un terzo veicolo, nel caso nostro un tir, diventa lampante che si è in palese contrasto anche con la Legge sull’incompenetrabilità degli spazi, vale a dire che tre mezzi, su quel tratto non ci vanno e che per forza si va in collisione, cosa che se per noi ieri è andata di lusso, qualora si fosse sbagliato di qualche centimetro, ora sarei corrispondente per queste pagine dall’inferno.
Conclusione: Questi ‘signori’ (e non li chiamo così per paura di querele perché tanto finirebbe comunque a mio vantaggio, non fosse altro che per la comprensione di chi è intelligente), si azzuffano e lo fanno anche oggi che sarebbe giornata di silenzio elettorale, pensando a come raschiare il fondo del barile di una regione che non esiste. Noi cittadini, pazienti e votanti, ancora aspettiamo che qualcuno di costoro, a tutti i livelli, dal paese spopolato alla provincia che cerca di sopravvivere e fino alla regione, zimbello d’Italia e del mondo, si faccia male di suo.
Sarebbe l’unico modo per assistere a qualche ‘reale cambiamento’ in tema.
E Scusate Lo Sfogo.