Di Vittorio venditti
Volutamente Senza Foto
In tanti ci ricordano che oggi è una giornata particolare per il giornalismo: oggi si commemorano coloro che generalmente sono stati insultati e diffamati da vivi; sui quali si è brindato non appena uccisi; per i quali si fa fatica a rendersi conto di aver avuto torto a riservar loro tali trattamenti e riabilitarli, anche dopo secoli. Oggi è la giornata della riflessione su come si fa buon giornalismo, firmando l’ennesima ‘carta’, questa volta ad Assisi, utile, non dico a cosa, per rispetto della libertà altrui.
Ma cos’è la libertà di stampa per chi scrive? E’ innanzitutto libertà, senza forma e senza colore alcuno; senza ideologie da seguire o personaggi da ossequiare; senza soprattutto posporla a qualsiasi Dio, danaro compreso.
Libertà di stampa è ciò che serve per combattere le ingiustizie, magari qualche volta uscendo fuori carreggiata e comprendere quando lo fanno gli altri, come accade durante una campagna elettorale, dove si leggono su social di vario genere frasi ed invettive da condannare, che non vanno però riprese, proprio perché la lotta politica prevede anche questi passaggi, sia pur aspri; deragliare che va compreso, se si hanno armi politiche da contrapporre all’avversario, compreso e giustificato, soprattutto se si capisce cosa significhi ricevere persecuzione proprio da chi poi si è visto in difetto e potrebbe venir ripagato con la medesima moneta, atteso che certo scrivere possa esser stato acquisito da chi è stato “offeso” anche prima della rimozione delle frasi incriminate, da parte di chi le aveva esternate.
Libertà di stampa vuol dire esprimere la propria idea, aiutare chi la pensa allo stesso modo e lasciare allo stesso tempo la propria porta aperta a chi ha vedute contrarie o solo diverse, liberamente pronti a pubblicare anche il pensiero altrui, se costoro desiderano avvicinarsi al contraddittorio o solo dire la loro.
Libertà di stampa è denunciare ogni sottocultura, compresa quella che a lungo andare genera mafia e criminalità in genere, cancri che si estrinsecano attraverso il far passare per ‘libertà’ per l’appunto, il mancato rispetto dei più elementari diritti/doveri umani, ad esempio quello a dover ricevere il giusto salario, il diritto del rispetto totale della sicurezza sul lavoro, norma spesso scambiata per punizione, apparentemente difesa, nei fatti calpestata con tutti i crismi da politici poco rispettosi del Prossimo, molto narcisisti, saccenti e per questo poco raccomandabili, ma abili nell’abbindolare chi si accorge della fregatura a truffa compiuta.
Libertà di stampa, insomma, è vivere liberi di dire la propria, senza per questo aver paura di ritorsioni ed intimidazioni che si formalizzano con querele temerarie, spesso messe in atto con la complicità, (non sempre in buona fede), delle Leggi dello Stato e di chi, con vari poteri, le amministra.
Libertà di stampa? Spesso, vuol dire restare soli.