Di Mario Ricca
E Ci Voleva Lui?
Nei giorni scorsi, in una di quelle tante guerre ipocritamente definite “confronti democratici” che rispondono al nome di campagne elettorali, il signor Grillo È riuscito ancora una volta a guadagnare la scena mediatica.
Naturalmente, si sono subito scatenate le reazioni che a mio modesto avviso, non hanno fatto altro che il gioco di chi con maestria guadagna visibilità per se e per i di lui accoliti, per, sempre a mio parere, spodestare il sistema regente del Paese.
L’idea di azzerare tutto, cancellare l’esistente per fare qualcosa di totalmente diverso, trasformare e plasmare la società, è tipica dei regimi autoritari.
Rifondare distruggendo il passato creando uomini nuovi tutti uguali.
Il signor Grillo secondo me è un integralista peggiore di quelli islamici, una figura a cavallo tra un Masaniello e un predicatore religioso che immagina un mondo così.
In questa visione apocalittica lui ci sguazza che è un piacere, ha bisogno di nemici per sfamarsi e tenere in piedi la baracca.
Questa democrazia evidentemente gli fa schifo, però lui cerca di emendarla dall’interno, cerca di estirpare il male o quello che lui ritiene tale con le sue legioni di “ragazzi immacolati e senza macchia”, quelli ancora non contaminati dai compromessi della vita quotidiana.
Tengo a precisare a scanso di equivoci che non ritenendo la politica come il gestore di questo sito del quale comunque rispetto l’opinione opera di volontariato, i compromessi di cui sopra personalmente li ritengo utili, necessari e li trovo a volte anche piacevoli e divertenti.
Tornando al signor Grillo, avendo quindi la necessità di farsi nemici, di tanto in tanto secondo me in maniera scientifica, con le sue esternazioni impopolari, riesce a centrare tutti i suoi obiettivi accrescendo il suo consenso, alimentato dai nemici di cui sopra che mancandogli di disprezzo, replicano a qualunque cosa egli dica.
Nella fattispecie, il comico afferma che la politica è peggio della mafia.
In maniera molto più rozza e spicciola come è nella mia natura, su questo sito scrissi che ritenevo lo Stato una giungla travestita da società civile e l’anti Stato una giungla senza maschera e che detestavo le maschere.
Essendo qualunquista convinto, ho maturato negli anni l’idea che banalizzando la realtà anche con la complicità di cinematografia e editoria in genere che nel legittimo nome del profitto rafforza certi stereotipi, si associa la mafia a fenomeni criminali radicati in determinate aree geografiche.
Io ritengo che la mafiosità sia una contaminazione sociale che è parte del nostro costume e che essa si manifesti quando si attinge a quel frantoio che produce l’”olio Italico” che serve a ungere a proprio vantaggio gli ingranaggi del sistema.
Avendo personalmente chiesto e fruito di suddetto olio, ritengo di essere mafioso, ma sono fermamente convinto di stare in numerosissima compagnia anche di coloro che chi più chi meno ungono, mungono e si lamentano italiettanamente per cercare di mantenere agli occhi della società definita civile una verginità morale.
Il comico Genovese fa distinguo tra politica e mafia, affermando che quest’ultima non costringa al “trapasso fai da te”, (infatti gli eventuali ostacoli li rimuove col “trapasso fai da lei” quando necessario), evidentemente però il signor Grillo al momento non costituisce un ostacolo, chissà perché…
Però il ciarlatano ha creato un movimento politico che si fonda sull’anti politica, un movimento che al pari delle altre fazioni concorrerà alla spartizione della torta, un movimento nel quale lui si limita intelligentemente secondo me a fare il puparo.