Di Vittorio Venditti
(Foto), Presa Da Internet Da Stefano Venditti
Effetti Di Passati Entusiasmi
Per concludere quanto scritto ieri a proposito dell’inizio del fascismo secondo una lettura superficiale della storia italiana del novecento, oggi, ventiquattro marzo duemiladiciannove, torniamo indietro di tre quarti di secolo per ricordare uno fra i più deleteri effetti di una romanità paventata, in una Roma spaventata: La strage delle Fosse Ardeatine.
La cronaca d’allora ci dice che tutto ciò è avvenuto a seguito di un attentato, se visto dalla parte degli occupanti, di un’azione militare, se l’osservazione viene registrata dal fronte di chi era stato soggiogato. Sicuramente la strage di via Rasella è parte della guerra tout court e va presa in questo senso. Di certo, quanto accaduto già qualche ora dopo in quel ventitré marzo millenovecentoquarantaquattro non può venir ascritto alla guerra perché, come si può leggere in qualsiasi manuale militare, la rappresaglia non è contemplata come azione guerresca. Di sicuro però, la guerra, unita alla paura che attanaglia i contendenti per le più disparate ragioni, mette in cortocircuito il cervello umano, permettendo che ci si abbassi alle peggiori abiezioni, ad esempio quella di sforare anche sul numero dei morti da sacrificare sull’altare dell’ideologia e del fanatismo, cosa che poi porterà a condanne accessorie inflitte ad ufficiali che sono stati anche troppo zelanti nell’eseguire ordini a loro stessi impartiti.
La romanità sparisce e la paura mista al lecchinaggio che non è cosa solo di questi giorni, arriva a permettere a giornalisti di scrivere a proposito della strage delle Fosse Ardeatine così come segue: “… Il comando tedesco ha perciò ordinato che per ogni tedesco ammazzato, dieci criminali comunisti badogliani siano fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito.”, (il Messaggero di Roma, 25 marzo 1944).
Allora accadde quanto descritto per sommi capi da chi, a suo tempo, è andato a visitare i luoghi dove si è consumata quella carneficina, rimanendo colpito e completamente agghiacciato dal clima che si respira tutt’oggi là dove nel silenzio assordante che la storia impone, sembra di sentire ancora l’odore del sangue di quelle vittime che hanno avuta la sola colpa di essersi trovate sulla strada di altri che sapendo che di lì a poco sarebbero stati scacciati da ciò che avevano occupato, con la paura addosso e l’esser cinico di chi vorrebbe allontanare il più possibile il momento della sconfitta, hanno agito come la storia stessa ha indelebilmente scritto.
Io non amo le commemorazioni, soprattutto perché l’uomo ha la guerra insita nel suo animo e ricordare un’azione di morte, sembra quasi una presa in giro per le vittime di quell’episodio, atteso che a seguire, di fatti simili, ne siano stati commessi a iosa e non solo in riferimento all’occupazione di Roma o alla seconda guerra mondiale in genere. Ripensare però a quei momenti, tenendo soprattutto in conto la vigliaccheria di certi “uomini” passati per questo alla storia, mi fa talmente schifo che per forza di cose devo esternare questo mio sentimento, sperando che ciò non sia solo il mio pensiero, ma sia parte dello stato d’animo di chiunque sia in grado di controllare le proprie pulsioni, magari per evitare per il futuro unioni d’Europa’ imposte allora militarmente con l’occupazione fisica ed oggi politicamente mediante la presa di possesso da parte della stessa gente di altre nazioni in nome e per conto dello spred.