Di Vittorio Venditti
Perché Dire Grazie? A Chi? E A Che Titolo?
Superata senza danni l’euforia proposta dalla recente manifestazione dei gambatesani a Roma, di cui ti ho abbondantemente riferito grazie alla valente corrispondenza di Marco, riprendendo il mio ruolo di “Voce fuori dal coro” ed ispirato da un recente articolo proposto da gambatesablog.info, (La sfilata dei famosi… gambatesani!), oggi provo ad analizzare la storia, vista da chi, gambatesano puro sangue, non ha voluto, ne desidera per il futuro, ringraziare gente che nel passato o nel presente ha percorso o percorre il proprio cammino terreno, senza per questo, voler avere a che fare con le vicissitudini del nostro paesello.
Perché tanto risentimento?
Presto detto.
Se mi leggi da Gambatesa e in segreto la pensi come me, nulla questio, questa farneticazione è un inutile consumo di tempo e di pagine in rete.
Se invece mi leggi da fuori, e ti abbassi a voler sprecare le tue capacità per conoscere gli abitanti blasonati di Gambatesa, non potrai contraddirmi se senza rabbia alcuna, ma con la sufficienza e la pietas che si devono anche al più inutile dei nemici, dico che ringraziare certi personaggi, ha lo stesso significato di un’azione proposta da chi, vegetando in attesa di qualche briciola, è talmente stupido da rivolgersi a protettori che, per principio, considerano tal mendicante un vegetale, per l’appunto, da lasciare in tal guisa.
Da sempre ho pensato che il gambatesano medio snobba il proprio paese ed i suoi abitanti, prova ne sia il fatto che qualsiasi iniziativa nata a Gambatesa, generalmente finisce senza lasciare traccia nella grande storia.
Se qualche traccia è rimasta nella storia del passato, questa è da definirsi cosa unica e quasi fatta per sbaglio.
Nella storia più recente poi, i personaggi che hanno avuto il fastidio di nascere presso il nostro borgo, pur di non far niente per il luogo natio, hanno presentata questa terra come da non considerare ai fini dell’umano sviluppo.
Ad esempio, parlando di Guglielmo Iosa, senatore del Regno d’Italia, chi ne sa più di me, dice che il Nostro, ai gerarchi fascisti e allo stesso Duce che si meravigliavano del fatto che lui non mendicasse a favore del proprio luogo di nascita, costui rispondesse che:
“Gambatesa non ha bisogno di niente!”.
Nulla a che vedere con l’abilità di tal Giacomo Sedati, (deputato della repubblica), che parimenti ad altri suoi colleghi del termolese, negli anni in cui ha regnato, è stato in grado di costringere la sua Riccia ad uno sviluppo, capace di raggiungere e superare abbondantemente Gambatesa, molto più avanti in tutti i sensi, dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Stando alla “stupidagine” che ho appena partorita, ti sarà sufficiente osservare la rigogliosità della scuola di Riccia e paragonarla alla decadenza e futura morte della scuola gambatesana, pur osannata senza speranza da chi, pensando di suonare, è rimasto suonato.
A chi è intitolata la scuola media di Gambatesa?
Senza volerti tediare più di tanto, al di là delle ragioni che danno a tanti una valida scusa per fare una gita fuori porta, mi chiedo e ti chiedo:
Perché e chi ringraziare per l’attuale “importanza” raggiunta da Gambatesa?
A chi dare il merito per la posizione economica raggiunta dai gambatesani?
Da chi, ancora oggi, farci prendere per i fondelli?
Sinceramente ho provato a mettermi nei panni dei “ringraziati”, siano essi in vita, sia che ci stiano guardando dal mondo della Verità.
Così facendo, salvo il dovere della buona educazione, non so se la mente di costoro abbia partorito un sentimento di compassione distaccata, o di derisione e scherno per chi, sognante, ringrazia per ciò che da questi blasonati non ha mai ricevuto.