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La Dovuta Risposta

Di Vittorio Venditti

Così E’ La Vita

Ogni giorno si vive ed in ogni momento nessuno sa cosa potrebbe accadergli un attimo dopo. Pensare che quel momento sia importante, per molti è cosa normale, tanto da non tenere nemmeno in considerazione la possibilità di fermarsi a riflettere su quant’è bello averlo vissuto, quel momento. Capita poi di trovarsi in difficoltà nel dover condividere un sentimento bellissimo che da poco è stato regalato a chi scrive e di conseguenza al mondo, proprio per volontà di chi dona perché guardando la cosa superficialmente sembrerebbe avvalorarsi il proverbio che sostanzialmente dice: “l’asino porta la paglia, l’asino se la mangia”. E’ in quest’ottica che mi tocca rispondere a quanto, o Enzo, mi hai voluto regalare, portandomi al pianto ed al combinare casini persino per accedere alla pagina di gestione del giornale, visto che per l’emozione ho sbagliata per cinque volte la password.

Detto ciò però, voglio aggiungere una cosa che proferita nel Molise sembrerebbe una sonora bestemmia: c’è ancora qualcuno che riesce a donarsi gratuitamente, senza interessi terzi e soprattutto senza chiedere nulla in cambio. Tu, Enzo, sei questo; tu sei il contrario di coloro che mi obbligano a scrivere da una decina d’anni per esorcizzarli e tenerli a debita distanza, in modo che costoro non creino più danni a me ed a tanta altra gente che in Molise cerca di vivere, al di là di ciò che offre una “terra da vivere”, sappiamo tutti come e quanto.

La mia caparbietà mi ha portato al punto per cui potevo fregarmene bellamente di perdere tempo e soldi nel redigere queste quasi quarantamila pagine; me ne sarei potuto fregare di sprecare danaro dei miei genitori, guadagnato al prezzo di duri sacrifici che spesso hanno compreso il dover soccombere da parte dei miei fratelli per colpa di quanto serviva a me per andare avanti, danaro al quale si è aggiunto il mio guadagno che avrei potuto spendere come vuole una normale routine, fatta di “penso a me e me ne frego di chi mi sta intorno”, ma io, prima che giornalista, radioamatore, musicista ecc., sono un uomo e come tale intendo confrontarmi con il resto dell’umanità e con le circostanze proposte dalla vita perché vivere in una campana di vetro, sembrando di salvaguardarmi, in realtà mi uccide. A Gambatesa ho dovuto sopportare quanto descritto in queste pagine che da blogger ho spesso scherzosamente definite “lerce”, intendendo con ciò che se pur serie, non erano certo un pulpito, ma solo una forma di discussione, tesa ad arrivare a crescere con chi mi leggeva e mi contraddiceva. Mi sono trovato invece ad avere certa gente contro, personaggi che vestono tonache o toghe, esseri che definire spregevoli vuol dire voler loro bene, atteso che meriterebbero di venir liquefatti con l’acido o consumati dai piranha, ma che è meglio lasciare in vita per vederli consumarsi in maniera autarchica e magari evitare di intossicare gli animali appena citati perché anche loro sono creature di Dio. Questa gentaglia inutile, ma pur sempre viva, nel ridurre sempre di più i simili che danno retta a certo parlare, deve patire il dovermi avere di fronte e sentire ciò che io ho da dire. Loro, che dicono di non leggermi, sono i primi a farlo ed io ne godo come fossi all’apice dell’orgasmo più spinto. E’ questo il motore che mi manda avanti in questa vita che nonostante tutto io reputo Bella, visto che quando si pensa di non farcela, ecco che arriva quella luce data da persone come te, amico mio, che creando l’effetto “frusta”, mi rilancia come fossi un’astronave che passa in prossimità del campo gravitazionale di un pianeta ostile, verso più lontani e bei lidi, vero obiettivo da raggiungere per potersi dire in Paradiso, anche secondo teoremi espressi da chi è il primo a non crederci, a differenza nostra, che certo modus operandi e vivendi lo abbiamo nello spirito, musica che quando poi viene suonata, riflette noi stessi al cospetto di Dio e ci fa capire che siamo nel giusto e dobbiamo continuare così.

Grazie di esistere.