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Menare Le Mani In Tribunale: Cosa Da Persone Civili!

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria E Presa Da Internet Da Marco Frosali

Il Clistere

Come Detto: Siamo Italiani!

Tribunale: Aula Di Udienza N.1, del 20 giugno 2017

CAMPOBASSO, 16 ottobre 2018. – E’ una mattina uggiosa e fredda, ma devo andare in cancelleria presso il tribunale, dove, previa il pagamento di centosessantotto lussuosissimi euro più un euro e cinquanta di tassa per pagare la tassa, devo ritirare l’autorizzazione all’apertura di gambatesanews. Arrivo presso la porta principale con chi mi accompagna e ci sottoponiamo alla rituale perquisizione, atteso che sia d’uopo, (vedete come parlo bene il burocretino?), assoggettarsi a simile trattamento in assenza di terroristi o gente di quel rango, notoriamente lontani da luoghi che non rivestono importanza. Passato l’esame, faccio per avviarmi allo scalone che mi porta al primo piano, quando mi viene gentilmente impedito di salire perché “la cancelleria apre alle nove e sono ancora le otto e un quarto”, Fuori c’era un tempo da lupi e con le tasse che paghiamo, almeno possiamo stare al coperto. Verso le otto e mezza, ecco che arrivano un paio di altre persone che passata la perquisizione, chiedono di poter raggiungere un altro ufficio, cosa concessa, cosa che però mi irrita un po’.

Ore nove. Finalmente si può salire e noi lo facciamo con una certa sollecitudine per raggiungere l’ufficio ove ci attende chi mi avrebbe consegnato il “prezioso documento”, ovvero la fotocopia di tal autorizzazione che in originale resta presso il loro registro. In attesa, ecco che si ripresentano coloro che in precedenza erano stati lasciati andare. Questi dovevano entrare nello stesso ufficio ed al loro voler passare, io ho opposto garbata resistenza, adducendo il fatto che spettasse a me entrare per primo, visto che stavo lì già da prima che i miei interlocutori arrivassero. A ciò, uno dei due risponde che loro erano entrati già da un pezzo e nulla faceva se noi stavamo in portineria in attesa di salire al primo piano. Poi, con una forma di pietismo rivoltante, chi sta interloquendo con me dice: “Va bene. Passi, visto che è un non vedente”, al che io di rimando: sono non vedente, ma le mani le ho perfettamente funzionanti, aggiungendo che non sarebbe finita così.

Decreto N. 3/18, del 12 ottobre 2018

Risolto il problema nell’ufficio, dove per altro sono stato trattato con cortesia e vera professionalità, lascio il piano e torno in portineria per acchiappare chi aveva evitato che salissi per tempo a fare la fila davanti la cancelleria. Riferisco a quell’uomo gli eventi e soprattutto il fatto che mi aveva offeso e lui mi dice che “sono ordini di chi lo dirige”, valida risposta che in me provoca l’ovvia domanda tesa a conoscere le generalità di questo superiore, informazione che mi viene negata e che provoca in me l’affermazione che sta generando quest’articolo. In sostanza, dopo aver mostrato all’operatore zelante che avevo di fronte il foglio che mi era stato appena rilasciato, aggiungo che si tratta dell’autorizzazione all’apertura di un giornale, sul quale avrei raccontata questa storia, mettendo in risalto che nel Molise, a Campobasso, ma soprattutto nel luogo ove si amministra la giustizia, giustizia non c’è, ma si tratta la gente con schifoso pietismo, istigando questa a delinquere, a meno di non considerare legittimo prendere a schiaffi chi utilizza certe forme nei confronti del prossimo, ma soprattutto chi, prendendo uno stipendio derivante anche dalle tasse pagate da un non vedente, tratta questo con sufficienza, non fornendo il nome di chi si permette di limitare la libertà di un cittadino, costringendo questo a non poter fare regolarmente la fila e ricevere insulti perché accampa il diritto di precedenza che gli spetta in quanto arrivato per primo.

Anche questo succede in Molise: ribelliamoci!