Di Stefano Venditti
(Foto), Presa Da Internet Da Marco Frosali
MARZABOTTO, 3 ottobre 2018. – In questi primi cinque mesi di permanenza in terra emiliana-bolognese ho avuto modo di conoscere diverse persone che hanno origine nel meridione d’Italia e molte, nello specifico, che hanno lasciato il Molise per avere un futuro migliore, lavorativo ed economico e per esprimere in toto il proprio potenziale di conoscenze e di forza lavoro. Tutti hanno, chi più chi meno, fatto la medesima trafila: nei rispettivi luoghi di origine o non trovavano lavoro o venivano sfruttati con lavoretti sottopagati e sempre precari.
Una volta che hanno deciso di lasciare la terra natale ed inviare il proprio curriculum in Emilia Romagna sono stati subito chiamati ed hanno ricevuto il giusto riscontro alla loro esperienza e al loro percorso formativo. Lo stesso che è capitato a me e alla mia famiglia, segno evidente che c’è qualcosa che non va se dal sud Italia la gente deve scappare per poter essere apprezzata altrove.
Questa riflessione vale per tutti i settori del variegato mondo del lavoro e delle professioni, nessuna esclusa. Se riflettiamo un po’, questa è tutta energia positiva e professionalità che si perdono al sud e che vanno a rinforzare il nord Italia. Ancora oggi, nel 2018, esiste la questione meridionale e l’emigrazione verso il nord Italia. L’unica cosa che, forse, è la maggior tristezza nei cuori, mista ad una profonda gioia di coloro che hanno lasciato il proprio paese. Un mix dovuto alla negativa consapevolezza che la meritocrazia al sud difficilmente esiste e non tutti possono o vogliono contare sulla “raccomandazione” di turno o sono contenti di vivacchiare con la cassa integrazione o chiedendo l’elemosina sotto i palazzi della politica locale. Non tutti si piangono addosso, chi vale si rimbocca le maniche e si trasferisce con la famiglia in lidi più prosperi sotto ogni punto di vista. Un mio collega mi ha detto che il suo paese in Sicilia in pochi anni si è dimezzato a livello di popolazione perché non solo i giovani si sono trasferiti al nord. Qui c’è anche gente che è stata licenziata a 50 anni e trasferendosi in Emilia Romagna ha trovato lavoro. Ecco perché il nord è più avanti, anche perché può contare su un numero spropositato di “terroni” che giungono qui con una grande voglia di rivalsa!
A questo punto nasce spontanea la domanda: conviene al sud perdere tutte queste eccellenze e menti brillanti?
Ai posteri l’ardua sentenza anche se credo che la risposta sia molto intuitiva.