Di Marco Frosali
KRUN, 21 luglio 2018. – Dopo una nottata sotto una pioggia continua e battente, mi alzo alle otto e, dopo essere andato al bagno indosso una giacca a vento impermeabile e inizio a smontare la tenda, completamente bagnata all’esterno e a caricare il tutto sul Rondone, asciutto grazie al telo che gli avevo messo ieri sera.
Il tempo non promette nulla di buono…
…ma la speranza è che una volta passate le Alpi il tempo sia migliore!
Pagato il conto di circa 19 euro alla reception, molto bella da vedere da un punto di vista architettonico in quanto era una tipica casetta delle Alpi Bavaresi molto ben curata…
…alle nove e trenta si parte con la cerata già indossata in quanto continua a piovere, anche se in maniera moderata. Percorriamo tutte strade interne che ci portano dalla Germania in Austria, dove devo affrontare un tratto di circa cinque chilometri in discesa con forti pendenze e con i freni bagnati…io ho lasciato la terza inserita al Rondone e frenavo quel poco che i freni riuscivano a frenare e che, scaldandosi, miglioravano nel proprio lavoro. Nei pressi di Innsbruck, un vecchio rincoglionito decide quasi di tagliarmi la strada per svoltare alla sua sinistra proprio mentre io stavo passando, salvo poi inchiodare con la macchina pochi secondi prima di un possibile impatto. Ma come diavolo ha fatto a non vedermi dato che avevo i fari anabbaglianti accesi oltre al casco e la cerata giallo fosforescenti? Meno male che stavo andando a poco meno di cinquanta all’ora, ma il danno al Rondone sarebbe stato bello pesante…e anche al vecchio se mi fossi rialzato senza conseguenze!
Scampato il pericolo, giungiamo a Innsbruck e da qui ci inerpichiamo verso il Passo del Brennero che raggiungiamo dopo circa un paio di ore dalla partenza facendo il nostro rientro in Italia. Per recuperare qualcosa sulla tabella di marcia, decido di imboccare la A22 del Brennero: nelle mie intenzioni c’era quella di raggiungere Verona senza passare dalla SS12, ma non avevo considerato che oggi è sabato e che la gente si sposta trovando delle code chilometriche che mi hanno costretto ad uscire a Bolzano Nord e, da qui, proseguire verso la SS 12 verso Trento e riprendendo la A22 al casello di Bolzano Sud convinto di aver bypassato il blocco…ma questo si era solo spostato più avanti e i cartelli luminosi indicavano che la situazione era quella fino ad Affi!
Affi Affi…e mo fo caffi!
Esco di nuovo dalla A22 nei pressi di Ora dato che il Rondone era andato in riserva e nel frattempo era già l’una pomeridiana, così trovo un ufficio postale a Salorno per prelevare qualcosa al postamat, rifornire il Rondone e pochi chilometri dopo, acquartierarmi in un ristorante lungo la strada nei pressi di Cadino dove ordino un bel piatto di fettuccine ai funghi porcini e un buon gelato al tartufo bianco affogato al caffè. Alle due, appurato che aveva ricominciato a piovere e mancavano circa settanta chilometri a Verona, riprendo l’autostrada bypassando Trento e Rovereto sotto una pioggia incessante ed un traffico con lunghe code a tratti, ma alla fine per disperazione esco definitivamente dalla A22 nei pressi di Ala e continuo, sempre sotto la pioggia, lungo la SS12 attraversando luoghi già visitati con Sara sempre nel lontano duemiladodici (quinta e sesta tappa, per cui non ho fatto foto), giungendo a Verona alle quattro del pomeriggio e dirigendomi verso la SS434 Transpolesana (già percorsa nel duemiladodici) dove, dopo circa un quarto d’ora di cammino, la pioggia sembra smettere lasciando il posto ad un pallido sole.
Meno male, era ora!
Inizio così a percorrere la Transpolesana a circa 90 km/h di velocità, ma mi rendo conto che sto andando verso altri nuvoloni e difatti, dopo tutta la pioggia presa da stamattina, mi becco anche la scarica finale di un temporale che aveva provocato l’allagamento dei campi circostanti la strada, oltre a coprire il manto stradale di uno strato di circa tre centimetri di acqua.
Sto par de cojoni che me le lasciavo alle spalle una volta oltrepassate le Alpi, ste nuvolacce ‘zozze!
Io nonostante tutto continuavo a guidare in terza e a circa 40 km/h fino a Fratta Polesine, pochi chilometri prima di Rovigo, dove lasciamo la Transpolesana e ci dirigiamo verso Ferrara lasciandoci la perturbazione definitivamente alle spalle e potendo godere di un bel sole che scaldava finalmente la temperatura. Imbocchiamo così la SS16 o Via Emilia, ma una deviazione (l’ennesima quest’anno) nei pressi di Ferrara ci costringe a percorrere alcuni chilometri di autostrada A13 Bologna –Padova, uscire a Ferrara e dirigerci verso Ravenna per imboccare così la E45. Ad un certo punto, giunti ad una delle tante strettoie a causa degli eterni lavori sull’arteria in questione, il Rondone inizia ad andare ad un cilindro. Giro così i rubinetti della riserva dato che iniziava a lampeggiare la spia, ma dopo pochissimi chilometri il Rondone si spegne proprio in mezzo alla strada nel restringimento di carreggiata. Accendo le quattro frecce e accosto più che posso alla destra lasciando sfilare le auto: e adesso che diavolo gli prende? Provo a farlo ripartire una prima volta…nulla! ‘Mo stamo mejo der cazzo!’ mi viene da pensare. Il motorino d’avviamento gira, quindi non posso aver fuso il motore e non può essere per colpa della pioggia presa: il Rondone mi si sarebbe dovuto fermare in precedenza sotto il diluvio. Al secondo tentativo riparte regolarmente e riprendiamo il viaggio, ma dopo un paio di chilometri accade la stessa cosa. Si ferma in mio soccorso un motociclista in Bmw che mi chiede se ho problemi e gli spiego i sintomi, dicendo che secondo me ho qualche schifezza nei carburatori o nel serbatoio che non fa passare bene la benzina: difatti, dopo qualche minuto che il Rondone è fermo riparte regolarmente! A questo punto, dato che erano le sei e mezza ed ero stanco, chiedo indicazioni al tizio su dove trovare un campeggio e lui m’invita ad uscire alla successiva uscita per dirigermi verso Lido di Classe dove ne avrei trovati quanti ne volevo. Il problema è che non sembra, ma dalla E45 ai lidi della riviera romagnola sono quasi venti chilometri e con la moto che si spegne ogni tre o quattro chilometri ho impiegato circa mezz’ora ad arrivare, ma ho comunque trovato posto al Camping Classe a Lido di Dante (Ravenna) dove monto la tenda e cerco di dare una pulitina veloce ai carburatori e alle candele, anche se sembra tutto a posto e il tempo, complice l’oscurità che iniziava a prendere il sopravvento, non mi ha concesso ulteriori verifiche.
Fatta la doccia e tranquillizzati i miei famigliari, mi reco all’affollato ristorante del campeggio dove ordino prosciutto e melone e un bel piatto di spaghetti alle vongole, oltre ad un litro di acqua e mezzo litro di birra Franziskaner prima di fare rientro alla tenda e andare a dormire verso le ventitré e trenta in vista della tappa finale di domani…sperando di aver risolto i problemi data la pericolosità della disastrata E45.