Di Marco Frosali
PRAGA, 19 luglio 2018. – Stanco per la bella scarpinata di ieri al Bastei e al centro di Praga che mi hanno permesso di dormire dimenticando la preoccupazione dovuta ai problemi del Rondone, mi alzo alle sette e mezza e mi vesto subito, in modo tale che alle otto in punto, facendo un lungo sospiro, io e il Rondone ci mettiamo in marcia verso l’officina sperando di arrivarci con i nostri mezzi.
Dopo circa venti chilometri tutto sommato tranquilli e guidati sempre col motore sotto coppia riusciamo a raggiungere in mezz’ora il piccolo centro di Cakovicky dove si trova l’Officina Riantini gestita da Giorgio (Jirì) Riant.
Subito vengo accolto da Jirì…
…ma lui preferisce essere chiamato nel suo corrispettivo Italiano, ovvero Giorgio: ha talmente l’Italia nel cuore che, oltre ad essere un grandissimo appassionato di Moto Guzzi è anche un grande estimatore di qualunque cosa sia Italiana come il caffè e, soprattutto, il cibo. Chiacchierando in inglese grazie anche all’aiuto della moglie, mi confessa che in famiglia lui e il fratello possiedono delle Moto Guzzi e che la via dove abitano è stata ribattezzata Via del Campo, in onore della famosa Piazza di Siena! Nel garage poi, il buon Giorgio possiede anche un’Ape Piaggio e, nel cortiletto dell’Officina addirittura un vecchio motorino Garelli!
Portato il Rondone nella piccola officina (Riantini è sempre una italianizzazione del suo cognome Riànt), gli espongo il problema e lui fa gli stessi test che ho eseguito io ieri pomeriggio, sentenziando anche lui che si tratta della crociera del giunto cardanico. Dato che devo tornare in Italia e non ho a disposizione molto tempo per restare a Praga gli chiedo di fare il più presto possibile e lui si mostra subito disponibile mettendomi però in guardia: di moto come la mia (non lo stesso modello, ma che hanno comunque la stessa meccanica e quindi gli stessi pezzi di ricambio), in tutta la Repubblica Ceca ce ne sono solo dieci. Per un paio di giorni lui avrà tra le mani l’undicesima!
Dopo un buon caffè (Italiano) ed esserci fatti una foto insieme…
…gli spiego un po’ il giro che avrei intenzione di fare quest’oggi facendo vedere le mie indicazioni trascritte su carta, lasciandolo un po’ basito su come io sia riuscito ad arrivare da lui senza navigatore pur non essendo della zona. Appurato che le informazioni mostrate erano comunque esatte, ecco che Giorgio mi dà il mezzo sostitutivo: UNO SCOOTERONE!
Passare dal Rondone 1000 allo Scarabeo 250…CHE VERGOGNA!
Salutati Giorgio, la moglie e le sue due meravigliose bambine salgo in sella allo scooterone e mi dirigo verso Plzen, a circa novanta chilometri da Praga, percorrendo tutte strade interne, così approfitto per fare una piccola sosta nel centro di Beroun per fare colazione con un fagottino alla marmellata. Nel frattempo mi giungono notizie da Giorgio: ha appena finito di smontare il Rondone ed estratto il cardano, mostrandomi i risultati!
A vedere il giunto in quelle condizioni mi chiedo come abbia potuto rompersi così: va bene che ci ho percorso circa cento chilometri da ieri, ma quando io e l’Innominabbile (co ‘du ‘bbì) che mi ha venduto la moto nel giugno di due anni fa abbiamo tirato giù la trasmissione per rifare la frizione, quel pezzo era come nuovo. Infatti, anche l’Innominabbile (sempre co ‘du ‘bbì) appena ha visto le foto è rimasto di stucco, offrendosi di inviarmi un giunto nuovo qualora Giorgio avesse avuto difficoltà a reperirne uno.
Dopo circa un paio d’ore di viaggio, senza grosse difficoltà, riesco a raggiungere Plzen dove avrei visitato il locale birrificio Pilsner Urquell, famoso in tutto il mondo in quanto qui è stata creata la tipologia di birra Pilsner, una lager a bassa fermentazione molto chiara, con un tasso alcolico basso e dal sapore leggermente amaro che ho avuto modo di gustare ieri sera nel ristorante nella Piazza della Città Vecchia di Praga (Staromestska) e che scendeva nel mio gargarozzo meglio dell’acqua! Posteggiato lo Scarabeo nel parcheggio interno al birrificio…
…mi reco alla biglietteria ad acquistare il biglietto della visita guidata: quella in inglese era prevista alle tre meno un quarto del pomeriggio, ma era ancora l’una.
Ovviamente la biglietteria era tutta in tema: c’era sia una ricostruzione in scala reale di un’ala antica del birrificio…
…sia una moto particolare su base Yamaha TR1 1000 tutta decorata con stemmi e simboli del birrificio!
Essendo ancora presto e avendo a disposizione quasi due ore di tempo, data la vicinanza immediata del birrificio al centro storico, confermata dalla visibilità del campanile di una chiesa, decido di guadagnare tempo recandomi a fare un giretto.
E, come se lo facesse apposta, dopo Francoforte San Bartolomeo si ripresenta anche qui!
Dopo questo breve tour, mangio qualcosa al volo in un bar a ridosso del piccolo centro di Plzen…
…prima di fare rientro al Birrificio per prendere parte alla visita guidata che inizia con una breve storia su questo birrificio fondato nel 1842 in seguito ad una rivolta popolare in cui i cittadini di Plzen, stanchi di consumare birra di scarsa qualità, rovesciarono 36 botti di birra nella piazza principale della città (visitata da me pochi minuti prima) e facendo in modo che i produttori locali dell’epoca decisero di creare una birra gradita ai loro concittadini, affidando la messa a punto di una nuova ricetta ad un mastro birraio bavarese, un certo Josef Groll, che utilizzando un particolare tipo di lievito donatogli da un monaco benedettino che lo aveva in precedenza rubato in un monastero dal quale stava fuggendo, lievito tuttora utilizzato, riuscì a creare un particolare tipo di birra molto chiaro, al contrario della produzione dell’epoca in cui la birra era molto torbida e scura, oltre che di qualità scadente. Questo nuovo tipo di birra venne chiamata Pilsner in onore alla città di Plzen ed è ad oggi il metodo di produzione più diffuso al mondo.
Ma la rivoluzione portata da questa birra è anche nel modo in cui si consuma: se prima la birra veniva consumata in coppe e boccali di latta, grazie alla produzione dei famosi cristalli di Boemia da allora si consuma nei boccali in vetro per mantenere inalterato il gusto e per godere meglio il colore di questa gustosa bevanda.
La storia continua male per il mastro birraio che venne cacciato dal birrificio in quanto perennemente ubriaco e che tentò di riprodurre la sua creatura una volta tornato in Germania, senza però riuscirci! (altre informazioni: https://www.salaecucina.it/notizie-beverage/pilsner-urquell-la-storia-di-una-birra-unica/ e https://it.wikipedia.org/wiki/Pilsner_Urquell. Da allora, la Birra Pilsner Urquell ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali in tutto il mondo…
…tanto che, ad oggi, può fregiarsi del titolo di ‘miglior birra del mondo’!
Fatto questo lungo preambolo, la nostra guida ci conduce all’esterno dove una navetta ci porta in giro nel maestoso piazzale interno…
…per condurci prima nella zona di confezionamento della birra costituita da tre linee: una per le lattine e due per le bottiglie, in grado di produrre circa sessantamila unità all’ora per ciascuna linea!
Terminata la visita alla zona di confezionamento, riprendiamo la navetta ed andiamo in una vicina palazzina dove ci verrà mostrato il processo di produzione della birra.
Iniziamo con la materia prima: i cereali. Sono cereali di prima qualità e tutti coltivati in Repubblica Ceca, a testimonianza degli innumerevoli campi ammirati durante il tragitto sia di ieri che di oggi!
Cereali che vengono dapprima inumiditi e poi ammucchiati in grosse stanze al buio al fine di farli germogliare…
…dopodiché vengono tostati in speciali forni, dei quali abbiamo ammirato quelli vecchi, ma tanto la sostanza è la stessa!
Altre materie prime di qualità sono il luppolo, qui raccolto in piccoli tritatutto a manovella simili ad un macinacaffè…
…oltre naturalmente al lievito, che ho provato a fotografare tramite la lente del microscopio: qualche cellula si intravede!
Ma il segreto della bontà di questa birra è forse rappresentato dalla purezza dell’acqua utilizzata, prelevata da una sorgente formata dalla confluenza di quattro fiumi sotterranei posta a circa cento metri di profondità e localizzata proprio sotto la città.
Successivamente, il malto viene triturato e miscelato all’acqua in particolari silos di rame…
…dopodiché la miscela ottenuta viene bollita in altri silos, del tutto simili a quelli in cui viene miscelata.
La fase successiva è quella della fermentazione della miscela…
…che avviene a basse temperature, prima di essere filtrata, fatta affinare in botti e successivamente imbottigliata.
Proseguendo il tour…
…giungiamo in una sala in cui sono esposte le foto di tutti i mastri birrai che si sono succeduti dal milleottocentoquarantadue…
…fino ai giorni nostri!
Ma adesso passiamo a visitare la parte più caratteristica del birrificio: le cantine sotterranee, un budello di gallerie lungo in totale ben nove chilometri, scavato nella roccia arenaria del sottosuolo per creare un ambiente freddo e umido, ideale per favorire il processo di fermentazione (che però adesso avviene in speciali silos) e affinamento in botti.
Qui sono presenti diverse botti in cui la birra termina il processo di fermentazione…
…prima di essere messa in altre botti in cui avviene un processo di affinamento per poi passare alle successive fasi di imbottigliamento e, quindi alla vendita.
Il giro è quasi terminato e così la guida ci indica dei bicchieri da prendere in quanto ci verrà offerto un buon bicchiere di birra, presa direttamente da una delle botti presenti.
Il giro termina al negozio di souvenir dove, come ricordo, acquisto una calamita raffigurante una vecchia pubblicità della birra, un boccale di birra per mio fratello (produttore di birra artigianale) oltre ad un apri bottiglia a tema per i miei amici di Gambatesa ai quali invio anche una cartolina: dalla ‘città della birra, C’ncion!’
Soddisfatto del giro appena concluso in cui ho potuto apprezzare le modalità di produzione di una birra davvero gustosa, invariate nel corso dei decenni e che la rendono unica al mondo oltre che orgoglio nazionale, vado a recuperare lo Scarabeo e, percorrendo a ritroso la strada fatta all’andata, alle sette pomeridiane faccio ritorno a Praga e vado al campeggio per fare una doccia e prepararmi ad un altro giro in centro. Accendo un po’ il mio smartphone per metterlo sotto carica grazie al carica batterie scroccato alla signora che gestisce il campeggio e subito mi arriva un messaggio da Massimo, l’amico di Giorgio: il pezzo è stato trovato a tempo di record ed è già in fase di montaggio. Contento per la bellissima e insperata notizia vado a prendere il tram e torno verso il centro…
…dirigendomi verso un’altra parte del centro non visitata ieri: la Città Piccola o Mala Strana, sulla cui sommità si staglia l’imponente Palazzo Reale col meraviglioso castello.
Prima però bisogna attraversare lo spettacolare e caratteristico Ponte Carlo (Karluv Most) che collega la Città Vecchia al quartiere di Mala Strana e la cui storia è alquanto particolare. La sua costruzione, commissionata da Carlo IV allora Re di Boemia e Imperatore del Sacro Romano Impero iniziò nel milletrecentocinquantasette e terminò nel millequattrocentodue. Questa struttura venne edificata per sostituire il Ponte di Giuditta spazzato via da una piena della Moldava nel milletrecentoquarantadue. Ma il momento della fondazione del nuovo Ponte venne stabilito dai principali astrologi dell’epoca: il nove luglio milletrecentocinquantasette alle cinque e trentuno, (numero palindromo di 135797531 e composto dai primi cinque numeri dispari), una combinazione magica di numeri che doveva preservare nei secoli il Ponte. Secondo una leggenda, si dice che all’atto di costruire il ponte, all’impasto della malta vennero aggiunti dei tuorli d’uovo al fine di renderne più solida la struttura. (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_Carlo)
Attraversati i cinquecentoquindici metri di lunghezza del ponte facendo slalom tra l’incredibile folla e gli artisti di strada presenti…
…giungo sull’altra sponda della Moldava dove, dopo aver attraversato le altre torri, faccio il mio ingresso nella Città Piccola.
Inizio così ad inerpicarmi verso la parte alta di Mala Strana percorrendo stradine abbastanza ripide, fino a giungere al cospetto del Palazzo Reale…
…dietro al quale si trova anche l’imponente castello di cui sono riuscito a vedere solo la sommità di alcune guglie, ma dalla piazza antistante si gode di una bella panoramica della città.
Recuperate le forze dopo la scarpinata per raggiungere il palazzo reale, oltre a quelle del viaggio a Plzen, percorrendo una lunga scalinata…
…discendo verso Mala Strana e mi fermo ad un locale ristorante per rifocillarmi…
…e per gustare un bel boccale da mezzo litro di birra Pilsener Urquell, ovviamente!
Pagato il conto di circa venti euro, riaccendo anche il cellulare e trovo alcuni messaggi di Giorgio: il Rondone è pronto e posso anche andare subito a ritirarlo! Incredibile…Giorgio ha fatto il miracolo. Peccato solo che sono già le ventidue, io sono ancora in pieno centro e il cancello di ingresso al camping avrebbe chiuso a breve! Contatto così Giorgio interloquendo con la moglie che parla bene l’inglese e mi dice che posso andare l’indomani mattina verso le otto e mezza a ritirare la moto visto che Giorgio sarebbe andato ad un Raduno di Moto Guzzi organizzato dal suo club a circa novanta chilometri da Praga, ma lei e le bambine le avrei trovate a casa.
Arriva il momento del conto…e resto di stucco: l’equivalente di duecento euro!
Mi aspettavo molto di più, almeno il doppio!
Così, lasciando il luminoso e spettacolare quartiere di Mala Strana…
… mi reco ad un bancomat nei pressi della fermata del tram prima di tornare al camping: mi fa il cambio 1 a 23 rilasciandomi 4600 corone.
Soddisfatto e sfiancato dal giro odierno, ma al tempo stesso felice che il Rondone sia di nuovo abile e arruolato, alle ventitré e trenta riesco a tornare in campeggio e vado subito a dormire con la smania di riabbracciare il mio Guzzone e poter proseguire il viaggio: d’altra parte se non avesse avuto problemi, molto probabilmente avrei impegnato la giornata intera per visitare solo Praga perdendomi l’occasione di visitare un birrificio storico come quello di Plzen, vero punto di riferimento per chi ama la birra anche in considerazione del fatto che del gruppo di cui ho fatto parte per la visita guidata ero l’unico italiano in mezzo a tedeschi, danesi, spagnoli e, addirittura, sud coreani e iraniani.
E mo c’ vò: C’ncion!