Di Marco Frosali
MANDELLO DEL LARIO, 15 luglio 2018. – Dopo una nottata abbastanza tranquilla trascorsa in tenda, mi svegliano di buon ora i 2 vicini di piazzola tedeschi (anch’essi motociclisti) intenti a smontare le loro tende già dalle sei e mezza di mattina. Io avevo la sveglia un’ora dopo, ma nel tempo rimanente ho dormito a corrente alternata. Mi alzo, saluto i miei vicini cacacazzi, scambio qualche parola con loro…sono di Costanza. Dato che devo passare di lì, chiedo più o meno quanto ci vuole e questi mi rispondono che ci vogliono circa quattro ore di viaggio…ottimo! Smonto anch’io la tenda, carico il Rondone, vado al bagno, torno…un tizio la stava osservando minuziosamente: un signore di circa 70 anni inizia a parlare con me in un mix di italiano e inglese. E’ Danese e possiede una Moto Guzzi 850-T3 California, ma con motore del Le Mans 1000. Mi confida di aver scambiato il Rondone (Moto Guzzi V1000 G5) per la gemella Idroconvert, che però ha il cambio automatico.
Dopo aver salutato anche quest’altro ammiratore e fatto colazione al bar del campeggio porto il Rondone davanti al famoso cancello per la classica foto di rito…
…dopodiché, fatto il pieno, alle nove e mezza circa si parte.
Imbocchiamo la SS36 e ci dirigiamo verso la Val Chiavenna…
…accingendoci ad affrontare i tortuosi tornanti del passo dello Spluga. La strada è veramente difficoltosa in quanto molto stretta e piena di tornanti a gomito con pendenze molto forti: in un tratto di circa due chilometri abbiamo dovuto affrontare circa dodici tornanti. La media ovviamente è molto bassa: si procede infatti a 15-30 km/h e, nei tornanti, bisogna fare attenzione alle numerose auto che scendono a valle e che hanno bisogno di allargare la traiettoria. Ma il problema è che ogni tanto scendeva anche qualche camper; uno in particolare era abbastanza ingombrante in quanto ricavato da un vecchio camion Mercedes simile a quelli utilizzati come spartineve. Non oso immaginare che lavoraccio abbiano dovuto affrontare sia il suo guidatore, sia i freni e il cambio di quel bestione!
Così, dopo un paio di ore di viaggio da quando siamo partiti, alle undici e trenta io e il Rondone riusciamo a raggiungere la cima dello Spluga…
…fermandoci una decina di minuti per riposare e osservare il panorama.
Ora siamo in Svizzera e iniziamo a scendere verso valle affrontando altri tornanti, ma molto meno tortuosi di quelli del versante Italiano. Così, in mezz’ora circa raggiungiamo il fondo valle dove imbocchiamo la strada 13 che costeggia l’autostrada, potendo così osservare le rigogliose foreste delle Alpi Svizzere e i loro vari fiumi e laghetti.
Ma come ogni viaggio che si rispetti, il percorso può sempre riservare delle piacevoli sorprese. Dirigendoci verso Tchur (Coira) ci imbattiamo nelle spettacolari gole della Via Mala, dove la strada passa praticamente in un crepaccio tra due montagne ove sono visibili degli strapiombi molto alti:
Sarà…ma a me ricordano vagamente le gole di Daluis (Sesta Tappa Francia duemilatredici). Procedendo lungo la strada 13 giungiamo a Coira, dove so che ci sono alcuni Gambatesani che però non ho avuto modo di rintracciare e così, messa un po’ di benzina al Rondone, si riparte stavolta imboccando la strada 3 che ci conduce nel piccolo centro di Meienfeld. Data l’ora, erano le due del pomeriggio e verificata la presenza di alcuni ristoranti decido di rifocillarmi in vista del prosieguo del viaggio. Primo ristorante: non c’è posto, bisogna prenotare! Provo al secondo: non c’è posto, bisogna prenotare!
Ma li mortè!
Che me volete fa morì ‘de fame?
Scazzato riprendo il Rondone e decido di proseguire, sperando di trovare qualcosa lungo la strada…cosa che poi si materializza nel piccolissimo paese di St. Luzisteig dove, in una piccola trattoria spartana con mobili in legno molto semplici ordino una specie di pizza/focaccia condita con ciccioli di speck, erbe aromatiche ed una particolare crema bianca che non ho capito con cosa fosse realizzata, ma che era molto saporita…
…oltre ad una bella bottiglia di acqua frizzante e una birra 0,3. Pagato il conto, io e il Rondone ripartiamo cambiando stato per la seconda volta in poche ore, sconfinando stavolta nel piccolo Liechtenstein…
…dirigendoci nell’altrettanto piccola capitale Vaduz, dove faccio riposare il Rondone in un parcheggio coperto e vado a fare un breve giro in centro.
Sono le quattro e mezza pomeridiane e il tempo stringe: ho solo tre ore di tempo per fare gli ultimi centottanta chilometri circa e giungere al campeggio, tappa di giornata. Recupero il Rondone e passiamo di nuovo il confine tornando in Svizzera e dirigendoci verso Wil, dove il tempo inizia a divenire nuvoloso e dove una vespa decide di beccare l’unico pertugio aperto della visiera del casco, infilandosi dentro e andando a finire sopra la mia tempia destra, beccandomi una bella pungiglionata che mi ha costretto a fermarmi a bordo strada e aspettare qualche minuto per verificare eventuali reazioni: non sono allergico, ma nun se po’ mai sapè! Ad ogni modo, ero nei pressi dell’ospedale. Dato che non ci sono state conseguenze, riprendo il viaggio ed ecco che anche stavolta arriva lo sgrullone che mi costringe ad uno stop nei pressi di una cascina lungo la strada per indossare la cerata e ripartire in sua compagnia fino ai pressi di Costanza. Come Sara, anche il Rondone presenta il difetto di non frenare quando si bagnano i dischi e, ad un curvone in discesa, nonostante avessi scalato di marcia mi vedo costretto ad allargarmi e andare in una stradina laterale. Dovevo scalare di marcia qualche metro prima, meno male che comunque andavo piano e col freno motore in azione.
All’anima delle quattro ore! Forse facendo tutta autostrada!
Avrei voluto visitare un po’ Costanza dove giungo dopo ben otto ore e mezza pause incluse e dove mi fermo per togliere la cerata dato che il tempo era nettamente migliorato, ma ho a disposizione ancora un’ora e mezza e così, imboccata la strada 33 cerchiamo di divorare gli ultimi chilometri. Ma in Germania non siamo in Italia: qui ci sono talmente tante strade e autostrade che ad ogni svincolo ci sono una caterva di indicazioni e così…sbagliamo strada! Tornati indietro e resomi conto che ormai è tardi decido di andare verso Singen dove lungo la strada avevo notato l’indicazione di un camping. Dopo alcuni chilometri, lo trovo nella vicina Engen dove, con l’aiuto di 2 turisti di Kiel (Nord Germania) che parlavano l’inglese riesco a interloquire col burbero gestore del camping che parlava solo tedesco e a trovare un posto dove poter posteggiare il Rondone (che nel frattempo aveva attirato le attenzioni delle persone presenti al ristorantino del campeggio) e piazzare la tenda per la notte…casualmente accanto al camper dei 2 turisti che poco prima mi avevano aiutato e che mi accolgono con una bella lattina di birra fresca da mezzo litro tutta per me!
Dopo aver coperto col telo in Rondone e fatto una bella doccia, mi reco al ristorante chiedendo di mangiare e…stavolta il dialogo lo posso fare in Italiano dato che il cameriere è di origine Napoletana. Questo mi consiglia di prendere un bel pezzo di carne di maiale condito con una salsa tipica di quelle zone e accompagnato da patatine fritte e una bella insalatona, che in Germania viene servita prima dei pasti anziché alla fine!
Oltre a mezzo litro di acqua e una birra media 0,4. La carne è ottima e la divoro completamente, così come l’insalata…le patatine sono un po’ troppe e ho dovuto lasciarle! Ma la serata non può non finire con un boato fragoroso che mi fa rendere conto che fuori sta diluviando!
Ancora!? Ma allora sto fijo de ‘na mignotta ce l’ha con me!
Così, facendo una corsa di circa cinquanta metri mi infilo in tenda e aspetto che smetta di piovere, cosa che avviene dopo circa venti minuti, in modo che posso andare al bagno prima di andare a dormire per riposarmi dopo una giornata abbastanza faticosa.