Di Stefano Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Marco Frosali E Stefano Venditti
MARZABOTTO 15 luglio 2018. – Qualcuno potrebbe dire, ma ci parli sempre delle differenze tra il Molise e Marzabotto non limitandoti a evidenziare gli aspetti negativi della tua regione natia? Ebbene si perché vivendo, girando, integrandomi nella comunità locale il mio occhio di giornalista raccoglie i particolari e li mette su di un foglio e poi, diciamocela tutta, le differenze sono lapalissiane.
Continuando il nostro tour nel piccolo comune di Marzabotto parliamo oggi della tanto decantata integrazione degli stranieri che nel Molise si attua solo attraverso i centri d’accoglienza e i progetti Sprar, mentre a Marzabotto si realizza con i posti di lavoro. Ma andiamo con ordine.
In Molise molti alberghi, ristoranti, e così via, compreso anche l’albergo dove ho festeggiato nel 2009 il mio matrimonio, si sono trasformati in centri d’accoglienza più o meno validi. Molti degli ospiti stranieri girovagano per i vari centri come degli zombi ma muniti dell’ultimo modello di telefonino e di vestiti di marca all’ultimo grido. Molti di loro, poi, stazionano o davanti agli ingressi dei negozi o ai semafori dividendosi equamente le varie zone di città e paesi.
A Marzabotto cosa succede? Subito detto. In paese e nei comuni limitrofi non ci sono centri d’accoglienza, ma c’è l’accoglienza. Qui principalmente sono persone che provengono da nazioni arabe del nord africa. Gli stranieri non hanno fatto nulla di diverso da quello che io e la mia famiglia stiamo facendo: vale a dire lavorare onestamente, trovarsi una abitazione consona e integrarsi nella comunità locale che è molto aperta e socievole. Qui nessuno sta senza far niente e tutti lavorano onestamente e diligentemente con documenti regolari. L’integrazione è tale che molti di loro fanno parte dei consigli di frazione simili ai Municipi in cui è suddivisa Roma. I bambini e i ragazzi stranieri sono perfettamente integrati nell’istituzione scolastica e nelle diverse associazioni culturali del territorio e tutti danno il proprio contributo.
Tutto qui: spesso la strada più semplice non si percorre mai o per espressa volontà o per manifesta incapacità.