Di Vittorio Venditti
(Audio), Dai Dischi Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Antonio Venditti E Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria E Marco Frosali
Il Riavvio
Spiegate le ragioni dello stop estivo, quand’anche il passo che sto facendo oggi lo avrei potuto anticipare di almeno un mese, ma non ho voluto strafare, tanto il tempo è galantuomo, eccomi a trarre le conclusioni di quanto accaduto per poi poter passare al riassunto che sarà anche breve, atteso che in un paese come Gambatesa, oltre alla routine e qualche straordinario omicidio del quale tratteremo a tempo debito sia pur in maniera defilata, atteso che chi muore poi non possa avere voce in capitolo ed i vigliacchi, (cosa dimostrata), nel borgo sono altri, nel paesello dicevo, non accada assolutamente niente, tolte le beghe politiche e ciò che non si vuol far sapere per evitare di doversene vergognare.
Le conclusioni sono presto chiare: come detto, non mi avete fatto niente, atteso che il sequestro di gambatesaweb non sia valido per il relativo archivio che se voglio, posso sempre utilizzare e di conseguenza mostrare al mondo e se avete paura di un quasi insignificante sito che, (ribadisco), può vantare una trentina di visite giornaliere, vuol dire che siete alla frutta, o politicanti da strapazzo: che bella figura! Per quanto concerne lo scrivere, mio e della squadra che mi supporta, anzi, mi sopporta e senza appelli di sorta, (visto che ci siamo, vi annuncio che altri collaboratori, alla luce di quanto è accaduto, hanno deciso di aggiungersi alla nostra famiglia che quindi non è esclusiva cosa nostra), essendo salito di grado e nel rispetto di chi è giornalista più di me, da oggi sarà più difficile “cazzeggiare”, nel senso più becero del termine; alcune parole non potranno più venir modificate alla bisogna, ma ci dovremo attenere ad un linguaggio più serio e possibilmente ricercato anche se alla fine della fiera il risultato sarà uguale a quanto accadeva prima, con l’aggiunta di quella serietà d’azione che non darà spazio all’ironia con la quale comunque, nonostante certe giornate nelle quali si sarebbe dovuto passare all’uso indiscriminato delle armi, abbiamo sempre cercato di stemperare il clima, per quanto possibile. L’archivio, come detto, è intatto, ma siccome non ci possiamo fidare dello Stato, a sequestro di gambatesaweb ancora caldo, ho pensato bene di farne una ventina di copie su supporto fisico ed inviarle pro manibus all’estero, a guisa di chi, circa quarant’anni fa, dopo aver preso arbitrariamente possesso dei soldi assegnati come contributo statale per lo sviluppo della cantina sociale di Gambatesa, ha pensato bene di acquisire la cittadinanza di una nazione non collegata all’Italia da accordi politici. Così facendo, ho distrutto quel che restava del computer utilizzato per la redazione di gambatesaweb, apparato che avrebbe comunque cessato di vivere a breve di suo, (quel computer ha scritto più di diciottomila pagine, oltre ad aver navigato in rete per tre anni ed aver sopportato ogni genere di sperimentazione cui è stato sottoposto), fermando per forza di cose il sito e chi vi scriveva, senza il bisogno dell’opera di gente che poi si permette anche il lusso di chiedere strane alleanze,
(è come se Winston Churchill
si fosse alleato ad Adolf Hitler), strane perché non accadono in uno Stato civile, ma in Italia, ovvero in Molise, dispositivo, il p c del quale sto parlando, morto e regolarmente sepolto con l’affidamento alle amorevoli mani della leccheria che ovviamente in quello scorcio di fine maggio non si è accorta di niente, ubriaca di gioia per aver creduto di vincere su qualcosa che come vediamo è stata una sconfitta in partenza, prendendo l’immondizia e non facendolo in altri momenti, dei quali racconterò a seguire. Ah, a proposito delle pen drive da centoventotto gb utilizzate per trasferire le copie dell’archivio, le ho acquistate a mie spese e senza alcuna delibera di patrocinio di chi che sia, scartoffia magari ripiena di strafalcioni, cosa che nonostante le querele proposte da chi si offende, ma non vuol capire che con ciò offende, continuerò a descrivere perché chi produce certe scempiaggini riceve gli immeritati emolumenti anche con i proventi delle tasse che mi vengono prelevate a monte dello stipendio, ragione per la quale non mi è permesso di evitare di dar linfa a simili “acculturati”.
L’estate è stata utile per tentare di riposarmi, atteso che lo stress fosse arrivato fino in cima ai capelli, ovvero quelli che mi sono rimasti, data la capa pelata che posso sfoggiare giornalmente e senza cambiare strada alla vista dei miei avversari, cosa che descriverò sempre a seguire. Da esiliato quale sono stato, ho potuto vedere ciò che già sapevo: il goffo tentativo di mostrare al mondo ciò che Gambatesa non è, con il fattivo contributo di maggioranza ed opposizione politica in loco, cosa che servirà a seguire per deridere compassionevolmente questi politicanti allo sbaraglio e certi squadristi a loro disposizione, gente che pensava d’impaurirmi con denunce che dimostreremo con i fatti che hanno lasciato il tempo che trovano. Giacché esistono questi tentativi più o meno validi d’imbavagliamento, portati a termine spesso con azioni di pseudo polizia che servirebbero, secondo chi li impone, a far sì che io non modifichi i miei scritti, cosa che non farò mai, a meno d’imposizioni dovute a sentenza passata definitivamente in giudicato, cosa che hanno fatto loro, traendo questo modus operandi da ciò che accadeva in Germania orientale prima della caduta del muro di Berlino, quando, per diffamare ed infangare i propri avversari o chi riusciva a scavalcare la barriera sopra citata, oltre ad altre nefandezze, (esempio l’operato dei cosiddetti “agenti Romeo”, (qui un articolo che spiega il loro lavoro e l’origine di tal operare),si arrivava al punto di costruire artifici che dovevano far passare i provocatori per vittime, va aggiunto che tutto questo spreco di tempo e di energie, se a loro è servito per dimostrare che nonostante tutto avessero a disposizione sia tempo, (non fanno niente di valido h24), sia energie, (la frustrazione e l’invidia sono complementari al loro modus operandi), è servito e servirà solo a mettere in chiaro la pochezza di questi personaggi, ex da tutto ciò che può considerarsi vera politica, ex in almeno un caso anche dalla pulizia della personale fedina penale, avendo commessi reati davvero seri, che in questo periodo si stanno riproponendo in paese ai danni di chi, per certe superficialità, (chiamiamole così), ha dovuto rinunciare alla propria vita, cosa che mi lascia indifferente perché se a Gambatesa ormai la fazione è unica e tenta di combattere chi scrive, va da sé che ogni tentativo di decimazione del gruppo in questione, potendo rendermi gioia e soddisfazione, non lo fa perché quando non si viene considerati, volendo ripagare costoro con la stessa moneta, è normale che non si riesca a provare alcun sentimento, nemmeno d’odio o rivalsa, atteso che l’indifferenza sia più forte, penetrante e devastante della violenza e per questo riesca a coprire tutto, alla stregua del manto della morte consolatrice. E’ questa la ragione per la quale, chi ha l’intelligenza che nulla ha a che vedere con l’intellighenzia, avrà già chiaro che anche questa battaglia è vinta. A proposito poi degli agenti Romeo: quella particolare professione, vedeva in azione anche bellissime donne che però non venivano chiamate “Giulietta”. Va detto che i miei detrattori “intellighenti”, hanno provata anche questa, già dal duemilaquindici e prima ancora all’inizio della prima decade degli anni duemila, stessa situazione politica, diversa la figura utilizzata, la prima era più bella, ma poteva vantare la capacità di porre sulla mia testa un parco antenne che non è in mio possesso nemmeno in qualità di radioamatore. Tornando a tre anni fa, il fatto è che le donne tedesche erano belle bambole, mentre a chi scrive, alla russa, in questo secondo caso era stata riservata una matriosca e per questo valido motivo il progetto di asservirmi ai loro voleri è miseramente fallito e come ho detto, non sto scherzando ne ironizzando.
Dunque: prima d’iniziare il riassunto, intervallato sicuramente da notizie che mi arriveranno fresche e che farò passare come si conviene, voglio ribadire ai detrattori che se “s’incazzano” leggendo ciò che noi scriviamo, costoro possono tranquillamente evitare di farlo, atteso che l’arboriano motto “meno siamo, meglio stiamo”, non solo sia ancora valido, ma è accentuato dalla consapevolezza che ciò che da questo giornale che è la naturale continuazione del precedente blog o come si dice in italiano “sito”, viene scritto, è qualcosa di altrettanto valido, ai fini veri del perseguimento della libertà d’azione che viene concessa ai cittadini italiani per Costituzione e non per censo o, peggio, a pagamento o per interessate amicizie. Visto che però a questi soggetti non interessa la democrazia, ma importa che siano solo loro a parlare ed avendo a costoro dimostrato che non solo noi possiamo dire la nostra, ma che ciò è ribadito anche da chi, giudice, ha dovuto ricevere le loro querele, bocciandole già in più d’un caso, con somma soddisfazione io affermo che la mia libertà d’azione equivale alla loro condanna a visitarci per ataviche paure che serviranno solo a generare nei loro fegati, bile in quantità industriale che spero non li faccia scoppiare, avendo più premura di costringerli a quella forma d’ergastolo che consiste nel doverci leggere per forza, nonostante i loro numeri ci lascino, come già detto sopra, totalmente e significativamente indifferenti.
Ed ora, andiamo avanti col clistere.
Fino a riassunto completato, questa foto, presa da internet da Marco Frosali, campeggerà su ogni articolo.
Buona lettura.