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Non Solo Gioia

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Marco Frosali E Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria

Ciò Che Non Ti Aspetti

Detto della vigliaccheria di chi mangia a sazietà e poi ribalta il trogolo, passo volentieri a registrare qualcosa che non mi sarei mai aspettato: la solidarietà, udite udite, di molti gambatesani e non solo. Già il diciotto maggio infatti, incontrando più di qualcuno in paese, mi sono sentito offrire la vicinanza, sia pur solo a parole. E’ proprio così? Nei fatti sembrerebbe così; ciò lo vedremo a maggio prossimo, ma ora mi corre l’obbligo di segnalare che oltre a molti adulti, parecchi giovani anche appartenenti alla fazione che vede di buon occhio la permanenza di carmelina genovese sul trono di sindaco di Gambatesa, (ho già detto che lei ritiene che la politica sia a suo servizio), incontrandomi o per sentito dire, hanno detto in sintesi che sia pur di idee diametralmente opposte alle mie, ciò che mi era stato fatto non è degno di un paese che si definisce civile e soprattutto democratico, al che io ho risposto che costoro hanno ragione a non considerare Gambatesa un paese civile e democratico, atteso che da sempre ed in particolare in certi momenti, questo borgo sia sotto gli artigli della più becera mafia che se per ora non spara è perché si ritiene onnipotente.

La stessa solidarietà che mi è stata offerta dai molti miei concittadini, così come descritto, l’ho ricevuta a Riccia ed in altri luoghi non solo ne necessariamente molisani, ma soprattutto a Tufara, il paese che per colpa mia si è visto chiudere la scuola, posto che sia stato fieramente io a mettere in testa ai miei compaesani di ribellarsi, con tutti gli annessi e connessi che hanno vista la momentanea soluzione, come descritto qui con la per ora ultima puntata della saga intitolata “Terremoto, Quindici Anni Dopo, I Politici Ancora Giocano Con La Vita Dei Bambini”, dello scorso dodici febbraio.

Tornando ai gambatesani, nei fatti ho avuto modo di dover lavorare preventivamente per chi ha creduto e crede ancora che io sia in grado di scrivere, tanto che mi è stato chiesto d’intervistare e pubblicare articoli su altre testate locali, nonostante ancora non potessi farlo a pieno titolo, cosa che leggerete a seguire.

Altro è stato invece ciò che di bello è accaduto a proposito della solidarietà ricevuta nei fatti e non solo a chiacchiere da un importante esponente della stampa locale. Segnalato quanto mi stava accadendo a proposito di gambatesaeb, la persona in questione, ora divenuto uno dei miei più stimati amici, di botto mi ha chiesto: “Perché non entri nell’ordine dei giornalisti?”, al che, altrettanto di getto, ho risposto: “per non rovinarlo!”. Poi però, in me è nata un’onda d’emozione che non so descrivere, tanto è stata bella la sensazione provata nel ricevere quell’invito, proferito con la sincerità che prorompendo dal cuore di una persona buona, non può che venir visto nella maniera più positiva, ovviamente da chi ci vede davvero bene. A proposito dell’opzione appena descritta, va detto che già avevo redatti articoli a tal fine, visto che era chiaro già dal giugno duemilasedici che bisognava aspettare solo il momento propizio, ma gambatesaweb sarebbe stato zittito.

Per inciso, se si è atteso fino alla metà di maggio, ciò è stato necessario, ufficialmente per svolgere le indagini sull’“azione criminosa”, (così è stata definita in quattrocentoquaranta pagine dal procuratore della repubblica di Campobasso Nicola D’Angelo la mia serie di articoli che segnalano i soprusi e le aberrazioni commesse in paese da chi poi dice di non sapere niente dei fatti perché non mi legge), in realtà, per potermi tacitare proprio per non farmi scrivere soprattutto in prossimità e durante una campagna elettorale, per altro già segnata se Dio vuole. I sequestri preventivi durano un anno. Nel caso specifico, posto che si giunga a sentenza prima delle prossime elezioni, (cosa impossibile visti i tempi dell’italica giustizia), anche qualora si arrivasse all’ennesima assoluzione perché il fatto non sussiste e considerati i precedenti esiste tal concreta possibilità, il mio non esser presente al cospetto dei miei concittadini, permette di far dimenticare loro ciò che non devono ricordare, così da poter venir ingannati ancora, posto che davvero i miei compaesani siano così limitati a quoziente intellettivo, cosa che io non ritengo possibile, nonostante il fatto che tanta intelligenza, spesso cozzi con l’atavica omertà che riduce al silenzio ed all’inazione tale risorsa.

Tornando a bomba. Per questo, ho accettata quella proposta ormai ufficiale, unitamente allo sprone di accelerare i tempi di redazione dei molti articoli che ancora mancavano ai settanta, necessari in due anni per poter proporre la domanda d’ingresso all’ordine. Ho presa la cosa talmente alla lettera che ho sforato, presentando settantuno scritti di vario genere, molti ripresi, riveduti e corretti, proprio dalle quasi tremila e passa “farneticazioni” su settemiladuecentoquarantacinque articoli totali, corrispondenti a più di trentottomila pagine che dal venti settembre duemiladieci ho pubblicate di mio pugno su gambatesaweb.

Chi mi ha patrocinato e continua ad insegnarmi il mestiere di giornalista, mi ha espressamente invitato a non parlare di me stesso, prerogativa di ogni reporter, pubblicista o professionista che sia. Io però ho vissuta una bellissima esperienza quando mi è stato consegnato il tesserino e la voglio raccontare, pur sapendo che mi verranno tirate le orecchie a sangue.

Libero Di Sparlare

La foto che ho appena mostrata mi è stata scattata da Marco Frosali non appena è giunto da Roma per il periodo di ferragosto, mentre festeggiavamo proprio il documento che attesta il mio nuovo status, cosa che ovviamente mi permette di essere quello di prima, con tutti i molti difetti ed i pochi pregi che il mio essere uomo offre al prossimo. Cinque giorni prima, mentre a Gambatesa, sotto un meteo incerto e minaccioso iniziavano sommessamente le manifestazioni dell’estate agostana, (quella sera in viale Veneto la festa era per i bambini), io, accompagnato da mia sorella, mi recavo presso la sede dell’ordine dei giornalisti del Molise, dove si sarebbe tenuta una conferenza sulla figura del compianto collega Carmine Pecorelli detto Mino, giornalista originario di Sessano del Molise, ucciso a Roma il venti marzo del millenovecentosettantanove e successivamente dileggiato e diffamato in ogni modo, avendo Pecorelli, a detta dei detrattori, la colpa di aver messi in piazza i segreti della politica di allora e come abbiamo visto nel tempo, anche di oggi.

Mino Pecorelli

Durante il periodo di tirocinio utile all’acquisizione del tesserino di giornalista, avevo scritto un articolo in tema, pubblicato lo scorso quattordici luglio col numero ventinove, (lascio all’immaginazione dei miei quattro lettori in quanto tempo e con quale foga ho scritto il resto), 29 Giornalisti e giornalisti, Anche nell’Ordine ogni tanto c’è caos, del 14 luglio 2018. Quest’articolo è stata la scusa valida per venir invitato a tal consesso ed avendo terminato nel frattempo di scrivere quanto dovuto alla causa, ho potuto anche immaginare che quel giorno, tutto si sarebbe risolto. Immaginare, magari sperare anche se la cosa era relativa, ma non avrei mai creduto che tutto sarebbe diventato realtà, ne mi sarei aspettata un’accoglienza davvero bella e professionale, come quella ricevuta quel mercoledì sera: l’ultima ruota del carro, quella sera è stata considerata come il volano principale di un potente motore.

Con mezz’ora d’anticipo sull’appuntamento fissato, arrivo presso la sede dell’ordine e vengo presentato a chi era già in loco, con l’appellativo di collega. La cosa era chiara: mi avrebbero dato il tesserino. Prendo posto a metà sala, fra i miei nuovi colleghi e gente che aveva vissuto il processo “Pecorelli” e di conseguenza la storia patria degli ultimi quarant’anni, gente davvero importante, ma che come tutte le persone di quel calibro, era davvero umile nei modi e nella presenza. Mia sorella non è entrata nella sala anche perché aveva incontrata in loco una sua conoscente che lavora presso l’ordine, persona che nel frattempo le aveva consegnato il documento che mi è arrivato a fine dibattito.

Rosita Pecorelli All’ODG Del Molise

La conferenza ha messa in luce la mancanza che l’ordine nazionale dei giornalisti ha commesso nei confronti del collega Pecorelli, non presente nelle foto che ritraggono i cronisti uccisi per aver compiuto il proprio dovere, così come descritto nell’articolo posto sopra in download ed alla cosa bisognava porre rimedio, come per altro auspicato da Rosita Pecorelli, sorella di Mino, donna battagliera che però si scontra con i muri di gomma di uno Stato che è stato e quindi non è presente per le più disparate “ragioni”, secondo il politicamente corretto, “scuse”, dal punto di vista di chi cerca di mostrare la realtà e per questo viene tacitato, se non direttamente ucciso. Io mi sono visto, sia pur indegnamente, in Mino, avendo per ora la fortuna di esser stato tacitato, ma ancora potendo respirare a pieni polmoni un’aria fetida, ma piena di speranza di riscossa, cosa che non è stata per chi, ucciso, solo ora forse verrà riabilitato, come forma di giustizia per chi ha creduto nel proprio lavoro.

Il tesserino mi è stato consegnato da mia sorella, alla presenza di chi con i fatti, non a chiacchiere, ha creduto in me e nelle mie sia pur limitate capacità, fra gente che dopo la conferenza ed il breve dibattito che ne è seguito, ha iniziato a parlare di pappardelle al sugo di cinghiale, buon vino molisano ed altre specialità di una regione che nonostante tutto viene ancora considerata inesistente dal punto di vista turistico, cosa della quale torneremo a trattare a seguire. Io quella sera non sono riuscito a dire una parola, tant’è stata l’emozione per aver raggiunto un risultato così importante e bello, nato dalla lotta alla mafia locale ed alla conseguente omertà di una popolazione come quella gambatesana, che per queste ragioni paga con il sangue e non si rende conto che una buona sveglia le permetterebbe una vita migliore o magari solo la vita, a differenza di quanto accade, in nome dell’obbedienza e del rispetto a prescindere, cosa che ultimamente ha portato alla morte.

Conclusioni?

Sarà il tema dell’articolo a seguire!