Di Vittorio Venditti
(Audio), Dai Dischi Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria, Antonio Venditti
E Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria, Stefano Venditti E Vittorio Venditti
Non Mi Avete Fatto Niente!
Gambatesa, 17 maggio 2018, ore cinque e trentatré antimeridiane. Viene pubblicato il terzo e per quel momento ultimo articolo dal titolo “Gambatesa. Sfalcio Erba In Centro, ECCO IL RISULTATO!!!”, come da foto che segue:
in attesa di pubblicare chissà che cosa, lascio casa per andare a lavorare. Verso le undici mi chiama uno dei miei collaboratori, Salvatore Di Maria, (di seguito Totore): “Vittò! Ma che è successo al sito che non si vede niente?”. Io, se pur un po’ scocciato, visto che il lavoro filava bene, prendo il cellulare e chiamo il provider per delucidazioni, dopo aver constatato il problema con il mio computer o ciò che ne restava. Ricevute vaghe informazioni e la rassicurazione che avrebbero provveduto a verificare il danno, lascio perdere il problema e torno al mio da fare. Dopo circa mezz’ora mi chiama Marco Frosali, un altro di coloro che lavorano gratuitamente con me da otto anni suonati: “Vittò, ma che è successo? Da Cagliari Mi ha detto mio fratello Davide che ti hanno sequestrato il sito!”. Verifico e trovo quanto è possibile leggere cliccando qui, vale a dire il cartello che ripropongo in foto e download di seguito:
Versione Accessibile. Insomma: tutto è compiuto. Già avevo ricevuto qualche avviso nei mesi precedenti, anzi, da circa un anno e mezzo, quando mi venivano recapitate delle comunicazioni semestrali di prolungamento delle indagini su non meglio identificati argomenti, (missive firmate dal procuratore della repubblica di Campobasso, quel Nicola D’Angelo del quale tornerò a trattare in seguito per ben altre argomentazioni), scritti che mi trasmettevano burocratiche comunicazioni riferite ad una serie alfanumerica che io non ho voluto considerare più di tanto, ma che rimetto all’esame dell’intelligenza dei miei quattro lettori: Richiesta Di Ulteriori Indagini, del 19 novembre 2016, Richiesta Di Ulteriori Indagini, del 5 maggio 2017, Richiesta Di Ulteriori Indagini, del 27 novembre 2017. Con la tranquillità di chi sa di aver agito nel giusto, ma che è stato tradito persino da chi oggi ne chiede l’alleanza, cosa della quale, come detto nella precedente parentesi, tratterò non appena pubblicato il riassunto di quanto è successo durante quest’estate a Gambatesa e non solo, lasciato il lavoro, quel giovedì pomeriggio provo a contattare la caserma dei carabinieri sita nel paesello, atteso che un provvedimento di sequestro di quel genere, come minimo mi sarebbe dovuto esser stato notificato per tempo. Chi ne sa più di me, mi ha spiegato che il provvedimento in questione equivale ad un arresto. E’ praticamente successo che io mi sono trovato in carcere, ma con calma poi mi è stato spiegato il perché: tutto all’italiana! Non trovando nessuno, decido di passare all’azione e d’informare innanzitutto i miei collaboratori, poi chi, sapendo di quanto si sarebbe potuto verificare, per tempo mi aveva aiutato a rintuzzare quanto sto descrivendo, dando l’avvio alla ragione stessa per la quale oggi posso scrivere, protetto evidentemente da chi ritiene ancora che la democrazia sia qualcosa che prescinde dalla scimmiottata dittatura di chi cerca di essere autoritario senza la benché minima autorevolezza, con il risultato che descriverò nelle pagine a seguire.
La sera stessa di quel caldo diciassette maggio, prendo contatto con chi mi sta difendendo e concertando il da farsi, arriviamo al punto di attendere che gli eventi si evolvessero per trarne conseguenze e possibilmente vantaggi. Il giorno dopo, ecco anche la prima azione di solidarietà: mi chiama al telefono il comandante della locale stazione dei carabinieri per avvertirmi di quanto già mi era successo e nel frattempo era diventato di dominio pubblico. Il Nostro, un po’ in imbarazzo, mi comunica che avrebbe dovuto consegnarmi con urgenza quanto sto per mostrare: Avviso Di Garanzia E Sequestro Sito, del 18 maggio 2018, rispondo che non ero in paese perché al di là dei capricci della burocrazia, io ero a lavoro e che se ne sarebbe parlato solo nel pomeriggio, al che, il comandante si offre di venirmi a consegnare la documentazione che ho appena pubblicata, partendo da Gambatesa e venendo a Campobasso, dove ci saremmo incontrati circa tre quarti d’ora dopo. Il comandante era visibilmente imbarazzato e schifato da un comportamento che tutto poteva sembrare, tranne che democratico e soprattutto squisitamente politico.
In innumerevoli occasioni su gambatesaweb ho scritto che voglio bene ai carabinieri e questa volta, con i fatti e non a chiacchiere, sono stato ripagato e ne sono felice. Con gli occhi prestati dal comandante, abbiamo letto l’incipit di quelle carte e lì, finalmente, ho avuta la certezza di ciò che negli ultimi due anni avevo imparato sulla mia pelle:
“Chi è abituato a portare la maschera della Falsità, difficilmente riuscirà ad indossare quella della Vergogna.” avevo finalmente chiara la falsità di una donna che non sapendo far politica secondo i metodi democratici che prevedono anche un’opposizione non necessariamente remissiva, aveva pensato bene di approfittare di un diritto acquisito, alla faccia dell’articolo tre della Costituzione Della Repubblica Italiana che prevederebbe che di fronte alla Legge ogni cittadino sia uguale all’altro. La sindaca di Gambatesa, carmelina genovese, (volutamente scritto in minuscolo per manifesto disprezzo verso quella “persona”, e così sarà a seguire), ha pensato, (sì), di querelarmi più volte e poi scopriremo anche i tanti perché, ma visto che non riusciva a fermarmi, ha ritenuto un suo diritto quello di accusarmi di offesa a pubblico ufficiale e per questo, non di far rimuovere ciò che riteneva offensivo nei suoi confronti, (magari dopo avermelo comunicato con diffida ufficiale, come si fa nelle migliori famiglie), ma chiedendo di zittire la mia “Voce Fuori Dal Coro”, atteso che lei ritenga che chi non è a suo servizio, vada tacitato per far capire chi comanda in paese.
Tornerò volentieri su questa personaggia di dubbio gusto, descrivendo con le sue stesse armi chi è e come opera, magari alla luce degli ultimi eventi che hanno chiarita la pochezza di chi ancora dobbiamo sopportare presso il municipio che era, è e resta di tutti e non di uno sparuto gruppo di ex da tutto, e non sto parlando dei consiglieri comunali, ne dei dipendenti di quell’ente che più volte in passato ho definito “mangiatoia”. Per ora mi fermo a paragonare questo tentativo autoritario veterocomunista a quanto accaduto a parti politiche invertite l’undici settembre millenovecentosettantatré in Cile, quando fu destituito il presidente eletto democraticamente con un fantoccio guidato dagli Stati Uniti D’America.
Salvador Allende, nel discorso di commiato al suo popolo, disse fra l’altro: “Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento”. Quel diciassette maggio, io non ho proferite le mie ultime parole perché in Molise comanda la mafia che non spara, come più volte ho detto. Prima di venir tacitato, ho però redatto un articolo che parla di Aldo Moro e Peppino Impastato, (qui per rileggere l’originale), scritto nel quale ho cercato di chiedere dove si può vedere la differenza fra lo Stato e la Mafia stessa, documento poi ribadito in formato giornalistico che ripropongo qui. Mi preme per questo, porre una serie di riflessioni/domande ai miei quattro lettori, non considerando fra questi i detrattori che nessuno vuole a visionare i nostri scritti:
1°: Riferendoci ai fatti del Cile sopra citati e considerando quanto di spettacolare è stato proposto in questi mesi a Gambatesa, cosa che potrete leggere a seguire secondo quanto osservato da noi: che differenza trovate fra il comportamento di chi ha tenuto sotto i piedi degli stati Uniti D’America il Cile e chi pensa di essere allo stesso livello, per proteggere interessi familiari e non solo, sia pur in scala infinitamente ridotta?
2°: Se proviamo a guardare ciò che da più di due anni succede in Turchia ai mas media non allineati al volere del “sultano” e paragoniamo ciò a quanto accaduto a gambatesaweb il cui titolare non ha mai leccato, ne lecca, ne leccherà mai nulla di nulla a nessuno, soprattutto se chi si propone di ricevere tali attenzioni è da considerare meno di un numero, (per restare nella burocratica diplomazia), qual è la differenza che si può notare dai risultati ottenuti in entrambi i casi?
3°: Considerato che in Sicilia zia Mafia spara senza tanti complimenti, mentre nel Molise che non esiste la Mafia non spara perché è più sicura di sé, che differenza si può evincere
fra il trattamento riservato da Tano Badalamenti a Peppino Impastato e quanto carmelina genovese, (coadiuvata dai i suoi interessati amici),
ha voluto “offrire” a chi scrive? Non può considerarsi una giustificazione, ma a Cinisi si gestivano miliardi e posti di lavoro in quantità industriale, a Gambatesa, se quarant’anni fa si è vista sparire una somma di diversi miliardi di lire, contributo per la gerenza di una realtà produttiva come la cantina sociale, punto di riferimento per tanti contadini del luogo e tanti lavoratori provenienti sempre dal paesello e chi ha compiuta quest’appropriazione indebita, per evitare la cattura ha chiesta ed ottenuta la cittadinanza di uno stato estero che non aveva e non ha trattati di accordo per estradizioni et similia con l’Italia, (ricordo a me stesso che il soggetto del quale ho testé velatamente parlato, ha molto in comune con chi ha voluto zittirmi), oggi si parla di manovrare qualche centinaio di migliaia di euro e di due posti di lavoro rubati agli spazzini per accontentare chi, per voto di scambio, andava soddisfatto.
Tornando ai paragoni, se in Cile il ventuno novembre successivo al colpo di Stato di cui sopra non si è giocato Cile URSS e si è arrivati a far vincere la “partita” alla squadra di casa con un goal fatto segnare a porta vuota dopo diciassette secondi di “gioco”al capitano del Cile Francisco Valdes che dopo tal performance ha vomitato in campo, che dire di quanto accaduto a Gambatesa lo scorso tredici agosto a proposito della “vittoria” al Festival della canzone dialettale molisana, cosa della quale parleremo in seguito, canzoni alla mano, cosa della quale non si è parlato per tempo, cosa per la quale a nessuno è venuta la voglia di dare di stomaco, non necessariamente dal palco, cosa della quale, lo scorso ventidue settembre, provando a trattarne con l’attuale e pro tempore presidente della locale pro loco nonché capogruppo d’opposizione al municipio di Gambatesa oltreché giornalista e poeta Pasquale Abiuso, mi sono sentito dire: “E’ meglio che me ne vado, perché se no ti devo prendere a schiaffi!”?
La politica degli anni settanta del secolo scorso, ha vista la contrapposizione fra due blocchi di nazioni, “guidate” per così dire, da due capofila che hanno trattati i loro sottoposti e non solo, come peggio non si potesse.
Gli Stati uniti, ai tempi di Richard Nixon,
avevano in Henry Kissinger,
il Cerbero della situazione. Il Cile è stato l’assaggio, ma i “politici” americani sopra citati hanno fraternamente espresso il loro punto di vista anche nei confronti di amici quali
Aldo Moro, e di riflesso contro “nemici” del calibro di
Enrico Berlinguer, uno fra i pochi statisti nostrani che con il garbo che lo ha contraddistinto, è stato in grado di governare l’Italia dall’opposizione come pochi altri. A Gambatesa, carmelina genovese e prima di lei suo padre, hanno tentato ed ancora oggi provano a fregiarsi del cognome di cotanto statista come soprannome preferito per distinguere la loro casata, come legittimamente fa ogni persona intelligente che sa riconoscere il valore intrinseco, proprio del soprannome.
Purtroppo però per loro, in particolare per l’attuale sindaca del nostro borgo, l’unico vero soprannome che le si attaglia alla perfezione è quello che la vostra odia: “victill” che in italiano si traduce tacchinello, e per lei è al femminile, soprannome che più generalmente distingue quella famiglia, vista in maniera più allargata. Meglio però è possibile trovare per descrivere chi si erge a protettrice degli affari suoi, saccheggiando gli scritti di un cantautore davvero bravo e di sinistra che risponde al nome di
Roberto Vecchioni. Il professore infatti ha pubblicata La Gallina Maddalena, canzone bella, ma che dispone di un testo che descrive alla perfezione il modus operandi, oltreché vivendi di chi non ha compresa l’ironia proposta al limite delle maidunate gambatesane che in tanti di coloro che ci governano, (delibera di giunta n 74, PROGETTO DA I MAITUNAT ALLA CANZONE MOLISANA. GAMBATESA D’AUTORE, delibera di giunta n 76, PROGETTO DA I MAITUNAT ALLA CANZONE MOLISANA. GAMBATESA D’AUTORE), si affannano a “difendere”, offendendosi poi se con quelle e ciò che ne deriva, i cittadini di Gambatesa denunciano fattacci che se non fossero intrisi di verità, passerebbero tranquillamente come sfoghi di costume alla luce di chi, raggiunti i propri scopi, lascerebbe correre e ci riderebbe sopra, avendo ragione di farlo dopo aver vinti i suoi propositi. Noi in questo caso ci troviamo a dover discutere in tribunale reati commessi in nome di uno stupido autoritarismo che non ha nulla di autorevole e che si ritorcerà contro chi becca senza aver riflettuto, vera sentenza che ci riporta al democratico presidente cileno, ucciso ma più vivo che mai. Si è cercato di tacitare chi ha archiviato, nel bene o nel male, una decina d’anni di vita di Gambatesa e non solo, con l’invidia di chi sta realmente dietro a chi, esclusivamente come prestanome, lasciato solo per l’appunto, ha da poco confessato di non saper reggere il ritmo: qui il post. “Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.” (Stadio nazionale del Cile, ingresso 8). e gambatesaweb, per ora sotto la cenere, proprio perché maltrattato, a mie spese e senza sostegni o patrocini di chi che sia, resterà quell’archivio appena descritto per i fatti del Cile, nonostante, se non fosse stato oscurato, avrebbe vissuto, al più, fino a settembre del prossimo anno per chiudere il cerchio politico locale e poi si sarebbe eclissato,
atteso che come disse Giovanni Falcone a proposito della mafia, “ … la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.”, non si vede perché ciò non dovrebbe valere per un sito che non ha perseguiti interessi economici di sorta e che è stato visitato giornalmente da una trentina di lettori, (detrattori in primis), a differenza di questi ultimi che lo hanno combattuto e ne combattono la capacità di espressione, nonostante la scarsa, ma valida ed intelligente platea, se si escludono i denigratori per l’appunto, che hanno dimostrato di essere tutt’altro che competenti. A differenza di carmelina genovese, io ritengo che Gambatesa non sia una mia proprietà da trattare alla stessa stregua della roba del protagonista Mazzarò. “Il suo attaccamento ai beni materiali è così forte che quando gli comunicano che si avvicina il momento di separarsene poiché si trova in punto di morte, “andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini”, al grido di “Roba mia, vientene con me!”.”, fonte: Wikipedia. Scommettiamo che adesso carmelina genovese, notoriamente ed altamente acculturata, darà la colpa a me per aver parlato di ammazzare i tacchini a bastonate, cosa scritta da Giovanni Verga?
Ma torniamo ad esser seri. “Non mi avete fatto niente!”, hanno pensato e gridato tutti coloro che per varie ragioni sono stati offesi, ovvero uccisi o solo feriti, dopo aver denunciata la verità o solo per essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. La sindaca di Gambatesa ha rotto il giocattolino che con il tempo ripareremo alla grande, ma per ora non ha potuto togliermi il diritto di parola, in democrazia, diritto Di ogni uomo, prima che di ogni blogger o giornalista che dir si voglia. Non mi avete fatto niente e se il prossimo passo dovesse vedere la conversione della mafia che non spara ai dettami di chi per colleganza agisce in Sicilia in tutt’altro modo, considerato che non cambiano idee solo gli imbecilli e i morti e per questo motivo qualcuno potrebbe rinsavire, costringendo chi scrive a far parte della seconda categoria delle due appena citate, insomma: se il prossimo passo sarà quello di uccidermi per tacitarmi per sempre, sappiate che anche in quel caso non mi avrete fatto niente. Il Vangelo dice che il seme gettato in terra, muore per dar frutto. Se è così, visto che, (come si dice a Gambatesa), “il cimitero non si deve riempire di asini”, sarò ben lieto di presentarmi fieramente ed a testa alta a quest’ulteriore appuntamento, conscio di aver fatto il mio dovere di cittadino, prima che di blogger ed ora d’indegno giornalista, fino alla fine, come a Dio piacerà. Chiedo però fin da ora con forza due cose: la prima, visto che per ragioni strettamente attinenti al mio esser stato tacitato ho compreso che il non esser più cattolico è un vantaggio da non trascurare, chiedo che in caso di morte io non venga assoggettato a quell’ultimo fastidio che si chiama funerale, ma che soprattutto non mi si porti al cospetto di qualsiasi proprietario di palazzi che normalmente si identificano con il nome di chiesa cattolica o religioni tout court, evitando così che al danno si aggiunga la beffa del dover pagare anche il disturbo per quest’inutile cerimonia. Preferisco invece chiuderla in allegria con la banda che suona marcette militari e comunque allegre che mi dovrà portare da casa al cimitero o dove si possa buttare ciò che è stato ucciso, ovviamente a mie spese. La seconda cosa da tenere in estrema considerazione è l’odiosa forma di commemorazione che nel caso mio non dovrà venir attivata, pena il mio tornare a tirare per i piedi chi si permetterà di agire in tal senso: se mi avranno ucciso, sarà meglio evitare inutili e stupidi successivi piagnisdèi, ipocrisia all’ennesima potenza se espressa dai politicanti, cui ciò serve per far vetrina, da coloro che oggi mi schifano, perché utile a questi per fare una giornata di festa. Ritengo invece valido che i miei innumerevoli amici, (piaccia o no, ne ho anch’io di amici, molto più autorevoli e soprattutto molto più importanti di me), facciano baldoria e siano felici qualora ci fosse qualcuno che volesse mandarmi all’altro mondo prima del tempo fissato dal Creatore, innanzitutto per via del fatto che si sono liberati di me anche loro, poi perché se si dovesse arrivare alla “soluzione esiziale” paventata, significa che avrò ancora una volta centrato l’obiettivo di mettere alla gogna chi lo merita, costringendo questi scarti del genere umano a togliersi il vestito da pecora e mostrarsi per quello che sono: lupi, animali in via d’estinzione.
Ma è solo colpa di una?
Un po’ di pazienza e siccome non riusciranno a spararmi per tempo, risponderò a questa domanda!