Di Stefano Venditti
Un’idea imprenditoriale, di recupero e valorizzazione dei Borghi Medievali italiani fortemente legata alle tradizioni e alla storia dei territori nei quali ha preso piede e che sta spopolando in lungo e in largo per l’Europa e il Mondo. E’ questo in sintesi l’identikit del progetto denominato “Albergo Diffuso” che è gestito dall’omonima associazione presieduta da Giancarlo Dall’Ara.
Sul territorio italiano ci sono centocinquanta Alberghi Diffusi in centoquindici realtà differenti, un numero che poteva essere maggiore se ci fosse stata una più snella procedura burocratica.
“In Italia ci sono ben venti norme differenti, ognuna per ogni regione, ed alcune sono complete come quella della Lombardia, altre non sono altrettanto efficaci come quella posta in essere dal Friuli. Come associazione siamo disponibili a dare una mano alle amministrazioni locali proprio per cercare di trovare un terreno comune per rendere più efficaci le norme regionali proprio per dare maggiore sviluppo al progetto dell’Albergo Diffuso – ha commentato il Presidente Dall’Ara -”. Un’idea imprenditoriale, talmente valida che è stata ripresa anche al di fuori dei confini nazionali. “L’Albergo Diffuso è l’unico modello italiano che all’estero non è stato tradotto ed è riconosciuto come tale. Il nostro modello è già approdato con grande successo in Spagna, in Svizzera e in Croazia fino ad arrivare al Giappone. L’idea è quella che non bisogna creare o costruire nulla, ma si devono recuperare le case dei nostri meravigliosi Borghi Medievali che, però, non devono rimanere semplici case, ma diventare dei veri e propri alberghi con posti letto e camere per aprirsi ai flussi turistici. Ovviamente è un progetto che deve necessariamente prendere piede nei piccoli borghi dove da sempre l’Albergo Diffuso trova il suo habitat ideale come progetto di accoglienza dell’ospite in un albergo orizzontale, appunto diffuso. Alla base di tutto deve esserci un grande amore e passione per il territorio e i suoi prodotti, visto che la mission dell’Albergo Diffuso è proprio lo sviluppo del territorio e dell’enogastronomia locale nel quale si insedia – ha rimarcato Dall’Ara -”.
Ma quali sono i criteri affinché si possa definire Albergo Diffuso?
“ Se una struttura non è in grado di offrire i servizi alberghieri e di ristorazione come ad esempio la pulizia delle camere quotidianamente, la colazione, l’accoglienza non si può definire Albergo Diffuso ma una semplice rete di case. Abbiamo diversi esempi di Alberghi Diffusi di eccezione come ad esempio quello di Termoli, in provincia di Campobasso, dove abbiamo la presenza di due strutture all’interno del centro storico di epoca Normanna. Queste due strutture hanno permesso la rinascita del borgo antico che si è trasformato negli anni grazie anche all’apertura di diverse botteghe artigianali e al ripopolamento delle case antiche che hanno ripreso vitalità. Tutti aspetti positivi che sono ricaduti a cascata sul territorio. Altri esempi potrebbero essere quelli di Santulussurgiu, in Sardegna, tre Alberghi Diffusi e di Portico di Romagna, in provincia di Forlì, il cui proprietario ha aperto anche tre negozi, dando spazio ad artigiani del posto ed anche ad una scuola di italiano per stranieri. Come ultimo esempio vorrei sottolineare il rapporto che è nato tra noi e la regione Lazio con la quale, per la prima volta in Italia, siamo riusciti a redigere una guida degli Alberghi Diffusi – ha concluso il Presidente Dall’Ara -”.