Allora: Alle Politiche… Per Chi Votare?
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 138 venerdì 2 marzo 2018
“Da noi la destra non ha saputo fare cultura di punta né generare classi dirigenti, a differenza dei grandi paesi occidentali”. (Gillo Dorfles)

L’EDITORIALE 1

Due strade
davanti all’Italia
Andrea Romano
Non è una scelta complicata, quella che dovranno fare gli italiani con il voto di domenica. Da una parte c’è la strada che ha portato il Paese fuori dalla peggiore crisi economica e sociale dal secondo dopoguerra, con il contributo decisivo del Partito Democratico. Una strada che può essere proseguita, migliorata e approfondita nel segno della speranza per il futuro e di quello che Giuliano Da Empoli ha definito su queste pagine il senso di “un’appartenenza ad una comunità che implica diritti e doveri”.

SEGUE A PAGINA 2
L’EDITORIALE /2
Quello che abbiamo
fatto per i giovani
Teresa Bellanova
Me lo immagino così. Una bolla che può scoppiare da un momento all’altro. C’è una parte politica che dice: reddito minimo garantito o di cittadinanza. La parola è bella, la cittadinanza è cosa nobile e seria. Ha a che fare con l’abitare il mondo. L’inghippo è qui. Questa proposta, già valutata da molti osservatori come insostenibile finanziariamente, nasconde una forma di assistenzialismo perché non ha per sua natura l’obiettivo dell’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
SEGUE A PAGINA 3
Verso il 4 marzoNel finale
della campagna elettorale
lo sprint del Pd per il primo posto
EUROPA
Pittella: “Tajani? Solo un trucco elettorale”
PAGINA 4
LEGA E M5S
ALLE PAGINE 2-3
Il peggio
dei CinqueStelle
e della destra
PAGINA 5
PD
I punti
principali del programma
PAGINE I-X
Verso il 4 marzo



MATTEO
RENZI
PAOLO
GENTILONI
Un voto utile: credibilità contro
populismo
“Io sono assolutamente certo che lunedì mattina il Pd avrà più voti di Forza Italia e della Lega. La vera partita è tra noi e i Cinquestelle. Se Di Maio non avrà la maggioranza, dovrà parlare di governo con le camicie verdi. Ma qui si gioca sulla pelle di un Paese”.
“Quello di domenica è un voto decisivo, l’Italia rischia.
Qui si sta decidendo se proseguire su una strada di economia di mercato, società aperta, welfare sostenibile, o se andare fuori strada”.
leggi il post integrale
Due strade davanti all’Italia
È il doppio binario con il quale il PD ha affrontato una difficile ma appassio­nante campagna elettorale, rivendi­cando quanto realizzato per l’Italia (come deve fare qualunque forza politica seria e responsabile, che non rinne­ga la propria azione per inseguire i fantasmi di un facile consenso) e offrendo agli elettori una visione del futuro in continuità con que­sti anni di svolta e ripresa. L’altra strada, in buona sostanza, consiste nella cancellazione di questo percorso e nel ritorno al metodo che nel 2011 condusse l’Italia sull’orlo del baratro civile ed economico. L’opzione “cancellazio­ne” è declinata in modo più rumoroso dagli estremismi congiunti di Lega/Cinque Stelle e in modo più pacato da un Berlusconi che con una mano indica la premiership di Tajani ma con l’altra ha già consegnato le chiavi della de­stra italiana alla coppia Salvini-Meloni. Ma si tratta comunque della medesima opzione, in versione grillina o fascio-leghista: tornare alle condizioni politiche che condussero l’Italia al disastro del 2011, con l’aggravante di forze populiste ed estremiste molto più consistenti di qualche anno fa e assai più determinate a condizionare l’agenda di una loro eventuale maggioranza di governo.
Non dovrebbe essere una scelta complicata, quella tra la prosecuzione di un cammino di crescita e diritti e il ritorno al disastro del 2011. Eppure il rischio che si riapra un “caso Italia” in Europa e nel mondo, con conseguenze pesanti per la qualità della vita e per il futuro degli ita­liani, è davanti ai nostri occhi. A questo rischio hanno concorso tanti fattori, in casa nostra e in­torno a noi. La sconfitta referendaria (battuta d’arresto strategica del progetto riformista ita­liano) insieme all’efficacia di quella “industria della paura” che negli anni ha seminato il no­stro paese di trappole immaginarie in grado di condizionarne l’autorappresentazione, il peso e la faticosa responsabilità di governo insieme all’autolesionismo di quella porzione del ceto politico della sinistra italiana che scommette sulla sconfitta di tutti per conservarsi una pic­cola funzione, la lentezza con cui la ripresa economica arriva a farsi percepire là dove la crisi ha colpito più duramente insieme al vec­chio riflesso di mondi economici ed editoriali che preferiscono che la politica resti debole e litigiosa.
Tutto vero. Eppure il Partito Democratico in questi ultimi anni ha compiuto un’autentica ri­voluzione culturale al proprio interno, mentre svolgeva nel paese un’operazione di governo di enorme portata nel campo dell’economia, dei diritti, della protezione sociale. Da qui vie­ne la serenità con cui ci siamo rivolti all’Italia in queste settimane: consapevoli di aver lavo­rato per il bene comune e di aver contribuito a rendere la nostra nazione più forte e più giu­sta, determinati a proseguire questo cammino con il consenso di un elettorato a cui rivolgia­mo proposte coraggiose e ragionevoli. Abbia­mo fatto quanto era necessario, con il massimo dell’impegno e il massimo dei risultati, e per questo chiediamo agli italiani di fare la scelta più utile a proseguire sulla strada della crescita e dei diritti.
Andrea Romano
Segue dalla prima
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Verso il 4 marzo
Le proposte concrete del Pd


MATTEO
RENZI
PAOLO
GENTILONI
“Se pensate di affidare il vostro futuro in mano agli apprendisti stregoni, Grillo e la Lega sono la vostra risposta. Ma se volete la solidità e un Paese che continua a crescere, il Pd farà dell’Italia un Paese leader”
“In questi 15 mesi ho tentato di concentrarmi sui problemi del Paese, prima di tutto conoscendoli, di fare poche polemiche e molto gioco di squadra con i miei ministri, una squadra davvero di alto livello”.
Quello che noi abbiamo fatto per i giovani
Nulla di quell’abitare il mondo che, immagino e ne sono sicu­ra, è l’obiettivo più importan­te per chi ha dai 18 ai 30 (e ol­tre) anni. Non ci insegna nulla la generazione Erasmus?
Non vuole essere parcheggiata dove qual­cuno (lo Stato?) ti dà 780 euro al mese, forse di più, per che cosa? niente, per essere cosa? niente, per imparare a fare cosa? niente.
Dovremo condannarli a questo? A essere niente? Ma allora, a che serve la politica.
Per me a cambiare le cose, non a costruire bolle. E in questi anni di cose, dal 2014, ne abbiamo cambiate tante. Abbiamo messo in campo strumenti per l’occupazione giovani­le e vogliamo continuare a farlo: affinandoli, migliorandoli, rafforzandoli.
Sapendo che il problema dei giovani nel mercato del lavoro è anche quello di una domanda di lavoro “povera”, abbiamo in­vestito sulle politiche attive e sugli incenti­vi all’assunzione, sul potenziamento della formazione nelle discipline STEM. Abbiamo sostenuto l’innovazione e la ricerca nelle im­prese. Potenziando gli investimenti anche attraverso Industria 4.0 perché proprio le ge­nerazioni più giovani e già formate potesse­ro trovare un riscontro tra le loro competen­ze e quelle richieste dal mondo del lavoro. Mentre grazie agli incentivi alla creazione d’impresa nascevano molte start-up giovani­li e femminili con idee innovative e originali.
Sgravi contributivi per assunzioni a tem­po indeterminato; sostegno ai percorsi for­mativi; contratti di apprendistato e alter­nanza scuola-lavoro (che dobbiamo fare funzionare sempre più, sempre meglio); per chi sceglie l’agricoltura (quella di eccellenza è possibile, è il futuro): contratti di affianca­mento, esonero contributivo, promozione di filiere agricole nel Mezzogiorno e Distretti del cibo, “Banca delle Terre incolte”, mutui a tasso zero per imprese under 40 e fondo di garanzia per l’accesso a mutui, detrazioni fiscali per chi affitta,terreni; e, ancora, incre­mento del Fondo di finanziamento ordinario delle Università per l’assunzione di ricerca­tori; “Resto al sud” per l’imprenditoria giova­nile; auto imprenditorialità, per chi ha fino a 35 anni e per le donne con finanziamento a tasso zero di progetti d’impresa fino al 75% delle spese totali ammissibili. Sono state que­ste le misure.
E Garanzia Giovani, che già conta circa 360mila ragazze e ragazzi che hanno trovato lavoro. E il Bonus cultura per i diciottenni. E borse di studio per sostenere l’accesso all’u­niversità di chi proviene da situazioni fragili, già incrementate con 50 milioni dal 2017 e altri 20 a partire dal 2018.
E’ poco? Sicuramente: vogliamo fare di più. Più qualità del mercato del lavoro, più sostegno alla formazione, alle industrie cre­ative, al Terzo settore, alle fragilità sociali ed economiche, alle nuove professioni, all’inno­vazione e alla ricerca.
E vogliamo fare di più con il reddito di in­clusione, che non illude nessuno ma sostiene progetti personalizzati di reinserimento so­ciale e occupazionale, raddoppiando le risor­se come abbiamo già fatto con l’ultima Legge di bilancio.
Non è e non sarà un reddito minimo a ri­empire la vita. Altro che cittadinanza! E’ solo un recinto, un parcheggio.
Dove si annebbiano e si rendono inerti energie, curiosità, passione, voglia di fare, voglia di cambiare il mondo.
Un trucco farlocco e furbo sostenuto da voci suadenti a microfoni accortamente me­diatici.
Io non ci casco. Le ragazze e i ragazzi di questo Paese meritano molto di più. Hanno diritto al mondo.
Teresa Bellanova
Segue dalla prima
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Europa
Pittella: “Tajani? Solo un trucco elettorale”
Carla Attianese
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Gianni Pittella, da sempre impegnato in Europa, dove in questa legislatura è stato eletto presidente del Grup­po dei Socialisti e Democra­tici al Parlamento europeo (ruolo in precedenza occupato dal tedesco Martin Schulz), per queste elezioni ha de­ciso di tornare nella sua Basilicata, terra con la quale non ha mai interrotto il filo rosso, candidandosi alla Camera nel Collegio uninominale di Potenza. Una campagna elettorale alla vec­chia maniera, quella condotta da Pittella, con incontri casa per casa in quel profondo Sud che con tutta probabilità si ritroverà a fare da ago della bilancia nel voto di domenica.
Pittella, partiamo dal Mezzogiorno: al netto delle misure messe in campo nella scorsa legislatura come risponde il Pd alle ansie di quel territorio?
Oggi un elettore meridionale si ritrova di fronte a tre opzioni di formazioni che possono verosimilmente ambire a vincere: il centrodestra a guida Salvini, il Movimento5Stelle e il Pd e il centrosinistra. Scegliere chi è palesemente contro il Sud, come la Lega, equivale a un clamoroso autogol, mentre votare M5S significa affidarsi a un movimento che ha già dimostrato di non essere in grado di trasformare la protesta in capacità di governo. L’unica forza che oggettivamente garantisce un impegno forte per il Sud è il Partito democratico.
Un impegno che si concretizza con quali proposte?
Tre impegni precisi: innanzitutto dobbiamo saper attrarre in­vestimenti internazionali con la creazione di zone a fiscalità di vantaggio; poi vanno rafforzati gli investimenti pubblici, con una revisione dei bilanci nazionali di Ferrovie dello Stato, Auto­strade e Anas: è inaccettabile che siano palesemente orientati al Nord; infine dobbiamo investire in infrastrutture sia materiali che immateriali, con un sostegno deciso a ricerca e innovazione e introducendo l’educazione digitale nelle scuole. A questo va aggiunto l’impegno sul fronte decisivo della lotta alla criminali­tà e per il completamento della riforma della PA nel Mezzogior­no. Sono alcuni dei temi che con l’ambiente e la cultura possono dare un progetto al Sud e insieme dare fiato a una visione euro mediterranea.
Lei è stato oggetto di gravi minacce sul web. Che è successo?
Ho pubblicato su Facebook un video con un ragionamento molto pacato e sotto è arrivato un commento sconcertante di un mili­tante della Lega. Confesso che ne sono rimasto scioccato e basito e sono stato costretto a sporgere denuncia. Purtroppo non è l’u­nico caso, c’è un imbarbarimento che passa attraverso i social che dovrebbe far riflettere, siamo ormai arrivati a un limite insopportabile. In politica ci possono essere idee diverse ma deve esistere un confine di civiltà che non dovrebbe mai essere superato. Purtroppo è un frutto avve­lenato di un certo modo di fare politica.
Salvini si candida al Sud. Può fare una previsione su come verrà accolto?
Salvini che si presenta al Sud è uno dei più grandi misteri della fede. In questa campagna elettorale ho fatto più di 150 iniziative e ho incontrato più di 30mila persone e ad ogni platea ho chiesto se c’era un solo motivo per votare il centrodestra di Salvini, eb­bene nessuno si è mai alzato, nessuno ha saputo dare una sola ragione per votarlo.
Cosa pensa della proposta di Berlusconi che ha indicato Tajani come candidato premier? Pensa che dovrebbe dimettersi da presidente del Parlamento europeo?
Io penso che la proposta di Berlusconi sia un trucco per pren­dere più voti, mostrando il volto moderato di Tajani per com­pensare l’estremismo di Salvini. Non è una reale candidatura, anche perché il centrodestra non avrà i numeri per esprimere la maggioranza. Per il resto spetta a Tajani trarre le conclusioni, certo non vorrei essere nei suoi panni, e cioè tirato per la giacca solo per un espediente elettorale.
Chiudiamo sull’Europa. Dal voto italiano potrebbero arrivare rischi per il progetto europeo ?
Il Pd è l’unica forza che ha proposto con chiarezza la costruzione degli Stato Uniti d’Europa, un impegno che abbiamo rilanciato con forza con Matteo Renzi a Milano. Vogliamo un ministro del­le finanze europeo, vogliamo rafforzare la politica di sicurezza e difesa comune, vogliamo mantenere i fondi europei per il Sud e per l’agricoltura e vogliamo eleggere il presidente della Commis­sione Ue. Se prevarranno Salvini o i Cinquestelle tutto questo edificio crolla. Non dimentichiamo che se oggi possiamo discu­tere e gioire è perché l’Europa ci ha regalato la pace per 70 anni. Chi distrugge tutto questo crea un disastro per tutti noi.
Il Pd è l’unica forza impegnata
per il Sud.
Votare Salvini o M5S sarebbe
un clamoroso autogol
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Verso il 4 marzo
Tutto il peggio della campagna Lega-M5s
Dai fantaministri al giuramento sul Vangelo e la Costituzione, da Rimborsopoli all’odio
verso il prossimo. Ecco le gaffe e le buffonate di Matteo Salvini e Luigi Di Maio

Silvia Gernini
S. G.
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La pagliacciata della presentazione dei fantaministri è solo l’ultima di una serie di stranezze e gaffe delle campagna elettorale dei Cinque Stelle. Ma anche se sono passate poche ore dallo show di Di Maio, sono già venuti a galla i primi problemi e le prime figuracce dell’esecutivo M5S.
A partire da Armando Bartolazzi, destinato al dicastero della Sa­lute, che è già intervenuto sul tema dei vaccini dimostrando di non essere molto preparato (non sapeva nemmeno quante fossero le vaccinazioni obbligatorie previste dal decreto). Bartolazzi ha poi pronunciato frasi vaghe con l’obiettivo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, per non passare per un antivaccinista ma, allo stesso tempo, per non deludere l’elettorato no vax.
Poi c’è Salvatore Giuliano che ha fat­to “l’errore”di parla­re bene della Buona scuola. Poi devono averlo chiamato dai vertici M5S e subito dopo ha corretto il tiro e anche parecchio. Improvvisamente Giu­liano giura di non avere mai avuto a che fare con una riforma che è tutta da rifare. Eppure ci sono video, foto e documenti che dimo­strano il contrario; dopotutto il preside faceva parte del gruppo di lavoro al ministero dell’Istruzione.
Ma la questione che più ha messo in ridicolo il Movimento è lo scandalo Rimborsopoli venuto fuori da un’inchiesta delle Iene e poi di Repubblica. Lì sono saltate le prime teste tra espulsi e auto­sospesi che hanno sottoscritto dei documenti di rinuncia dell’inca­rico parlamentare. Peccato che non funzioni così, dato che sono le Camere a votare le dimissioni di un parlamentare.
Tra i particolari più folkloristici c’è sicuramente il modo di par­lare stentato del “candidato premier” e l’uso fantozziano dei con­giuntivi. Ma una dichiarazione memorabile di questa campagna elettorale è sicuramente quella sull’euro. L’ansia di rispondere su un tema spinoso per i Cinque Stelle, con cambiamenti continui di posizioni, lo ha portato a pronunciare una frase assolutamen­te senza capo né coda: “Io da sempre ho sempre detto che, il Mo­vimento ha sempre detto che noi volessimo fare un referendum sull’euro”. Ancora non è chiaro cosa volesse dire esattamente.
La campagna elettorale della Lega si è basata pre­valentemente sull’odio verso il prossimo: migranti, donne, comunità lgbt. In pratica chiunque. Salvini è in assoluto il leader che più spesso ha usato paro­le razziste e discriminatorie. Secondo i risultati del monitoraggio effettuato da Amnesty International, il leader del Carroccio ha pronunciato 121 frasi che diffondono odio.
Per il resto, la campagna elettorale di Salvini è stata un susse­guirsi di proposte che poi venivano smentite dall’alleato Berlu­sconi e di smentite sue alle proposte dell’ex Cavaliere. Dall’euro al rispetto dei parametri europei, dalla Fornero all’abusivismo di necessità: i due leader non sono d’accordo su nulla.
Non mancano, poi, le gaffe. A partire dalla figuraccia sui car­telloni elettorali, scoperta dal giornalista di The Vision Matteo Lenardon: lo slogan leghista “Prima gli italiani” stride parecchio su quei manifesti in cui compaiono dei modelli cechi e slovacchi.
E poi l’attacco a Frozen, il film d’animazione della Disney. Lui lo conosce bene perché ha una bimba di cinque anni. E una delle sue battaglie sarà proprio quella contro la multinazionale ame­ricana che per il sequel starebbe pensando a un’Elsa omosessua­le. L’impegno preso dal leader della Lega potrebbe far ridere, ma le sue parole fanno più che altro mettere le mani nei capelli. “Ogni adulto fa quello che vuole – ha detto – ma ci stanno prepa­rando ad un mondo al contrario in cui ha più diritto l’immigrato rispetto all’italiano o in alcune scuole dicono che non c’è differenza tra ma­schio e femmina; alcuni insegnanti deliranti mettono i bambini a giocare con le bambole e le bambine a calcio. Non siamo tutti in­distinti e indefiniti. Io sono preoccupa­to e voglio intervenire prima”. Riesce a strumentalizzare qualsi­asi cosa pur di raccattare voti.
Ma tra i momenti più bassi della campagna elettorale di Sal­vini c’è senza dubbio il giuramento sulla Costituzione (sic!) e sul Vangelo. Una buffonata e allo stesso tempo un gesto che ha offe­so sia i cattolici che lo Stato e la sua laicità.
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Il libro che racconta la storia di un viaggio
Il treno simboleggia perfettamente la capacità de­gli uomini di accorciare le distanze.
Accorciare le distanze tra casa e lavoro, tra paese e paese, tra Stato e Stato, tra uomo e uomo. Ma la pri­ma distanza che vogliamo e dobbiamo accorciare è quella tra la politica e la gente.
Ed è questo che abbiamo cercato di fare con il tre­no Destinazione Italia: 110 tappe in tutte le province d’Italia e più di 9000 km percorsi. Abbiamo fatto in­contri di ogni genere che hanno arricchito il nostro bagaglio di proposte per la campagna elettorale, ma soprattutto le nostre anime.
Un bellissimo tuffo nella realtà, tra la gente, in mez­zo alle persone. Tanto ascolto civile e pacato. Un bagno di umanità straordinario in cui abbiamo im­parato a dare un nome alle tante riforme fatte, il nome dei protagonisti del Dopo di Noi, della legge sull’Autismo, del Terzo settore. Abbiamo imparato a chiamarle per nome, non in modo burocratico.
Quando vedi ragazzi autistici preparare tortellini di prima qualità, dei lavoratori licenziati mettere su una cooperativa e riprendersi l’immobile della fab­brica chiusa, alcune aziende che primeggiano a li­vello mondiale nonostante tutto, startup strepitose pronte a sfidare il futuro, ti rendi conto che il nostro incredibile Paese possiede in ogni angolo una cari­ca di energia senza paragoni.
Questo viaggio resterà nel cuore di tutti noi come un dono prezioso di crescita personale e di orgoglio per ciò che abbiamo fatto insieme. E di speranza per il futuro del nostro Paese.
Avanti, insieme!
Matteo Renzi
Cari amici,
negli ultimi anni si è consolidata attorno al Partito Democratico un’in­credibile comunità di persone che hanno deciso di sostenerlo. Pensa­te che oltre 600.000 di noi hanno donato il loro 2×1000 al PD e in 25.000 hanno sostenuto il treno Destinazione Italia.
Noi abbiamo abolito il finanziamento pubblico ed oggi stiamo dimo­strando che la politica può vivere anche senza.
Per questo, primi in Italia, abbiamo deciso di realizzare la più innova­tiva campagna di crowdfundingdella storia della politica italiana.
Non si sosterrà più il partito alla cieca, ma si potrà sostenere il singo­lo tema della campagna elettorale o un evento in particolare.
Da oggi andando sul nostro sito, oltre alla donazione classica, potete scegliere di sostenere la sfida che vi sta più a cuore o aiutarci a re­alizzare concretamente un evento nella vostra città.
Questa piattaforma è innovativa non soltanto perché consente di sup­portare il Partito Democratico in vari modi, è innovativa soprattutto perché contribuisce a rafforzare, giorno dopo giorno, il legame tra il Partito Democratico e la sua grandissima comunità.
Francesco Bonifazi
Tesoriere PD
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In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia
cose da farecose fatteUN ALTRO PROGRAMMACREDIBILE SOSTENIBILE REALIZZABILE
I principali punti
del programma Pd
Verso il 4 marzo
Un assegno universale
per le famiglie
Un’idea concreta per rispondere alla crisi della natalità e sostenere le famiglie in dif??ficoltà
Tra “le 100 cose da fare”, i “100 pic­coli passi realizzabili” messi a pun­to dal Pd – ciascuno affiancato da altrettanti impegni già realizzati in questi anni dai governi di centrosi­nistra – c’è l’idea di dare alle fami­glie un assegno unico e universale. Oggi una famiglia con redditi molto bassi non beneficia delle detrazioni per figli a carico perché non paga alcuna imposta. Così come una famiglia di lavoratori autonomi è penalizzata rispetto a una famiglia di lavoratori dipendenti. Per que­sto, si sottolinea nel programma del Partito de­mocratico, non possono esistere famiglie di serie A e di serie B.
La proposta dem è di introdurre un unico so­stegno universale alle famiglie in grado di as­sorbire le altre misure in denaro, come i bonus, rafforzandole. Una famiglia, un assegno: per tutti.
Le riforme già approvate
Premio alla nascita
o all’adozione di un minore
A partire dal 2017 una futura madre potrà
chiedere all’Inps un “premio” di 800 euro.
Un buono per l’iscrizione
all’asilo nido
Sarà possibile beneficiare di un buono del valore di 1000 euro annui per l’iscrizione in asili nido pubblici o privati.
Rifinanziati i voucher
asili nido o baby sitting
Prorogata per il 2017 e il 2018 per il cosiddetto
voucher asili nido o baby sitting, in sostituzione
anche parziale del congedo parentale
Verso il 4 marzo
Renzi: “Se governeremo noi subito 9 miliardi
per le famiglie. Dobbiamo aiutare chi ha figli”
Semplificazione a favore dei figli, dunque, che si traducono in una misura da 240 euro al mese. In questo modo si intende rilanciare il tema della natalità rispettando al tempo stesso il concetto di equità, visto che l’assegno unico andrebbe a raggiungere anche gli incapienti e i lavoratori autonomi oggi esclusi dagli assegni familiari.
Il concetto di fondo ribadito dal Pd con que­sta misura è quello di tagliare le tasse alle fami­glie e non ai milionari. Una misura sostenibile, a differenza delle proposte irrealizzabili del cen­trodestra di un sistema di tassazione unitario, che si scontra palesemente con i principi costi­tuzionali e con le coperture economiche.
Cosa prevede
la proposta
Ci saranno 240 euro di detrazione Irpef men­sile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni. Il costo è pari a 9 miliardi e sarà valido per tutti, da zero fino a 100 mila euro l’anno. Assieme a questa misura, il Pd propone anche uno strumento triennale di 400 euro al mese per ogni figlio fino ai 3 anni, per nido o baby sitter, una “carta universale” dei servizi di cura. Una misura quest’ultima, del valore di cir­ca un miliardo di euro.
La somma di questi interventi, viene sottoli­neato nel programma dem, aumenterà il pote­re d’acquisto dei lavoratori, incentivando i con­sumi, l’occupazione femminile e la natalità.
Le novità previste
Semplificazione
Un’unica misura universalistica per ogni figlio a carico
Clausola di salvaguardia
Le famiglie avranno la garanzia di fruire comunque di un importo non inferiore a quello oggi complessivamente percepito con le diverse misure
Così
all’estero
In Austrialo Stato versa per i primi tre anni circa 100€ al mese per figlio a carico per arrivare fino a 150€ euro al mese per ogni figlio fino ai suoi 19 anni.
In Germanialo Stato eroga un sussidio di 184,00 € al mese per ciascun figlio per i primi 2 figli, 190€ per il terzo e 215€ dal quarto in poi.
In Franciasi riceve un sussidio se si hanno 2 o più figli. L’ammontare è di circa 130€ al mese per 2 figli e aumenta in funzione del numero di figli .
In Belgioi sussidi alla famiglia vanno da circa 90€ al mese e aumentano in funzione del numero di figli.
In Svezia,per ogni figlio circa 120€ al mese con maggiorazioni in funzione del numero di figli.
Programma Pd
Più lavoro. E più qualità del lavoro
Le misure sul lavoro proposte dal Partito democratico puntano soprattutto a migliorarne
la qualità incentivando ulteriormente le assunzioni a tempo indeterminato
Occupati e tasso di disoccupazione
Tra le priorità del programma del Partito Democratico c’è il lavoro. Dopo gli ottimi risultati ottenuti ne­gli ultimi anni sul piano quantitativo (un milione di posti di lavoro in più dal 2014), l’idea di base, adesso, è quella di puntare sulla qualità, incentivando ul­teriormente le assunzioni a tempo indetermina­to e facendo evolvere il Jobs Act.
Tra le misure proposte spicca l’introduzione di una buonuscita per chi viene mandato via da un contratto a termine e quindi non viene regola­rizzato. La finalità è continuare a creare posti di lavoro. Come? Attraverso una serie di misure ad hoc. Come ad esempio la riduzione di 4 pun­ti percentuali del cuneo contributivo (da 33% a 29%) per alleggerire i costi di un contratto a tem­po indeterminato. Si punta poi a un salario mini­mo legale per contrastare i lavori sottopagati.
Tra le 100 cose da fare del programma spunta anche l’idea di estendere il bonus 80 euro anche a partite Iva e autonomi, con redditi no a 26 mila euro annui. C’è poi l’idea di aprire una campagna di diecimila assunzioni nel comparto Sicurezza, che, in concomitanza con il finanziamento di ca­mere di videosorveglianza, andrebbero ad au­mentare la sicurezza nel nostro territorio. Infine, nell’arco della legislatura, si registra la volontà di scendere sotto il 9% per quanto riguarda la disoccupazione in Italia e sotto il 20% per la di­soccupazione giovanile, attualmente al 32%.
Dal momento dell’approvazione del Jobs Act (nel 2014) sono stati prodotti più di un milione di posti di lavoro(1.029.000); il tasso di disoccupazioneè passato dal 13% all’11%, mentre la disoccupazione giovanile, che prima viaggiava al 43%, è scesa al 32,7%.
Smontiamo le bugie
Èvero che il Jobs Act ha precarizzato il lavoro e aumentato i licenziamenti?
Programma Pd
Una politica industriale moderna
Per il Partito democratico le reti dovranno rappresentare
quello che rappresentò l’autostrada del sole nel dopoguerra, unendo Nord e Sud
Le grandi opereche ha in mente il Pd sono la banda larga, l’alta velo­cità ferroviaria e le piste ciclabili. Su questi tre dossier, profondamen­te diversi l’uno dall’altro ma uniti da una visione di sviluppo sosteni­bile e integrata, l’obiettivo dem è quel­lo di accelerarne la realizzazione nel modo più rapido possibile. Analo­go impegno viene preso anche nel settore delle portualità e de­gli aeroporti, che sta attraver­sando una nuova stagione di sviluppo dopo anni di blocco e paralisi.
Accanto allo sviluppo sacro­santo dell’alta velocità, il Parti­to democratico ritiene necessa­rio accelerare il lavoro sulla cura del ferro, d’intesa con le autorità regionali e territoriali. Il trasporto pendolare, le metro­politane, le tramviecostituiranno sempre più lo strumento di connessione e collegamento per milioni di italiani.
Sulla base del progetto di Renzo Piano, sarà va­lorizzata l’intuizione progettuale di “Casa Italia” che dovrà sempre più coinvolgere e coordina­re il prezioso lavoro delle unità di missione sul dissesto idrogeologico, sull’edilizia scolastica e sulla ricostruzione nelle aree del sisma.
Gli investimenti non sono soltan­to nelle infrastrutture pesanti ma anche nell’immagine e nella percezione dell’Italia all’este­ro, come esplicitato dal primo progetto del Pd sul“Made in Italy”che ha visto crescere il nostro Paese in tutte le classi­fiche internazionali sull’export. Rimane elevata la necessità di accompagnare soprattutto le piccole e medie impresenell’in­ternazionalizzazione e rendere allo stesso tempo più accogliente e funzio­nale la nostraindustria del turismo, anche attraverso l’estensione del credito di imposta alle ristrutturazioni e ai nuovi investimenti, so­prattutto quelli inseriti nei progetti legati al Mez­zogiornoe ai patti per il Sud.
Tutti i punti del programma Pd sugli investimenti
Programma Pd
Scuola e Università
Una delle priorità del Partito democratico per la prossima legislatura riguarda
scuola e università. Il Pd vuole rafforzare il percorso di investimenti portato avanti
in questi anni, continuando a sostenere il cammino dei nostri figli,
dagli asili nido alla formazione permanente.
Scuola. In questi anni il Pd ha investito 4 miliardi di euro, partendo dal raffor­zamento dell’autonomia scolastica, istituendo l’organico di potenziamen­to, investendo sui docenti attraverso assunzioni, formazione, aggiornamento e va­lorizzazione. Nella prossima legislatura, l’idea è quella di promuovere l’innovazione didattica e metodologica; ripensare l’organizzazione dei cicli della scuola dando spazi e tempi adeguati alla continuità e alla flessibilità dei processi di apprendimento; sostenere l’apprendimento tra­sversale e digitale; promuovere l’orientamento per sostenere gli studenti nei momenti di scelta e transizione, da un ciclo all’altro o dalla scuola al lavoro; liberare le scuole dalla burocrazia.
Povertà educativa.Per contrastare al disper­sione scolastica e i disagi adolescenziali, tut­ti sintomi di una malattia che colpisce le aree marginali, il Pd vuole rendere strutturale il fondo sulla povertà educativa e istituire “aree di priori­tà educativa” nelle aree con i più alti tassi di ab­bandono e di indigenza, dove verrà inviato un esercito di maestre e di maestri: più docenti e comunità educante, formati per seguire gli stu­denti con piani educativi personalizzati.
Anche nel Mezzogiornola scuola deve es­sere messa nelle condizioni di diventare mo­tore di sviluppo e inclusione. In questo senso il Pd si impegna a rafforzare il tempo pieno in tutto il Paese e a portarne l’offerta nelle scuo­le elementari del Sud ai livelli medi del Cen­tro-Nord.
Università e ricerca.Dopo anni di tagli, il Parti­to democratico è tornato ad aumentare i fondi per università, ricerca e diritto allo studio. L’in­tenzione, si legge sul programma dem, è con­tinuare su questa strada, lanciando un piano di reclutamento strutturale e continuativo di 10 mila ricercatori di tipo B nei prossimi 5 anni, raf­forzando il reddito degli studenti meritevoli in condizioni di disagio economico e investendo sull’autonomia delle nostre università.
Programma Pd
Pensioni,
i risultati e le cose da fare
Un Una delle priorità del Partito democratico è quella di superare le eccessive rigidità nella fase di pensionamento introdotte dalle ultime riforme (Maroni, Sacconi, Fornero), senza com­promettere al contempo il quadro di stabilità finanziaria ottenuto, e aumentando l’equità del sistema pensionistico.
Per farlo il Pd intende dare piena attuazione all’accordo tra governo e sindacati del 2016, rendendo strutturali e am­pliando le platee degli strumenti di flessibilità in uscita, sia quelli a carico dello Stato per chi è in condizioni di bisogno (Ape sociale, precoci), sia quelli che comportano un costo per chi decide di andare in pensione prima (Ape volontaria, Opzione donna). Inoltre si vuole introdurre una pensione contributiva di garanzia per i giovani con carriere disconti­nue e redditi bassi.
Lepriorità
Pensione di garanzia per i giovani. Il Pd punta a uno strumento anche previdenziale che tuteli i lavoratori che rischiano di maturare pensioni inadeguate, come quel­li con carriere discontinue e precarie. La proposta è una pensione contributiva di garanzia, costituita da un livello di reddito pensionistico minimo di 750 euro mensili, a carico dello Stato, che potrà crescere di 15 euro al mese per ogni anno, fino a raggiungere un massimo di 1.000 euro mensili.
Flessibilità in uscita.L’idea del Pd in questo case è quella di estendere gli interventi esistenti per creare un sistema di flessibilità in uscita incentrato su una pluralità di strumenti. Il principio è semplice: chi, dopo 63 anni, vuole flessibilità per condizioni di bisogno riceverà un reddito ponte gratui­to, chi la vuole per preferenze individuali dovrà sobbarcarsi parte dei costi.
Adeguamento dell’età pensionabile.Secondo il Pd, l’in­nalzamento dell’età pensionabile legato all’allungamento della speranza di vita dovrà tenere conto del mutare delle condizioni socio-economiche e del diverso grado di usura. Vanno in questa direzione il verbale governo-sindacati del 2016 su cui il Pd si impegna a dare una piena attuazione
Equità nei trattamenti.Va aumentata l’equità, riducendo drasticamente tutte le forme di privilegio ingiustificate nei trattamenti finanziati dallo Stato.
Previdenza integrativa e Casse previdenziali.La pre­videnza integrativa, nel programma dem, dovrà garantire non solo la possibilità di una rendita da aggiungere alla pensione pubblica, ma anche, come prevede Rita, un’op­portunità di reddito prima della pensione.
Le cose già fatte
Finora le misure previdenziali messe in campo dai governi a guida Pd sono state abbastanza rilevanti. Su tutte spic­ca l’anticipo pensionistico, la cosiddetta Ape, che ha di fatto reso più flessibile l‘uscita dal lavoro stemperando le rigidità della riforma Fornero. Si va poi dal cumulo gratui­to dei contributiprevidenziali alla Quota 41 per una par­te dei lavoratori precoci; dall’estensionedella no tax area pensionati all’aumento delle quattordicesime per chi è in maggiore difficoltà. E poi ancora, opzione donna(anche per chi ha meno di 63 anni, se ha raggiunto il requisito con­tributivo richiesto); ma anche dell’Ape volontaria e Rita, per consentire di utilizzare la previdenza integrativa.
Passi avanti degni di nota, il grosso dei quali è stato rag­giunto attraverso l’accordo siglato tra il governo dei mille giorni e i sindacati, nel settembre del 2016. Un’intesa che assunse un significato politico molto rilevante: in primo luogo per il tipo di confronto che lo ha preceduto, aper­to, durato diversi mesi; e secondo per aver riavviato una stagione di dialogo con i sindacati, fino a quel momento sostanzialmente interrotto.
Era la cosiddetta fase uno, quella in cui il Pd ha dato rispo­ste concrete ad alcune tipologie di lavoratori (in particolar modo a chi ha un bisogno sociale) mantenendo allo stes­so tempo l’equilibrio finanziario del sistema previdenziale.
Ora il Partito democratico ha in mente la fase due, quella intergenerazionale legata alla demografia, a partire dalla proposta di dotare i giovani con redditi bassi (e discontinui) di una pensione contributiva di garanzia.
Programma Pd
Verso gli Stati Uniti d’Europa
L’obiettivo del Partito democratico è portare più politica in Europa:
dalla creazione di liste transnazionali, all’istituzione di un ministero delle finanze per l’area Euro
L’appartenenza all’Europa e all’Euro non è in discussione per il Partito democratico, che crede nel sogno degli Stati Uniti d’Europa. L’obiettivo è di portare più politica in Europa, a cominciare dalla proposta per l’elezione di­retta del presidente della Commissione, dall’unificazione delle presidenze di Commissione e Consiglio, dalla creazione di liste transnazionali alle prossime elezioni europee, dall’istitu­zione di un ministero delle finanze per l’a­rea Euro.
Allo stesso tempo, Il Pd vuole che pae­si europei pronti a realizzare una mag­giore integrazione realizzino non solo un’Unione fiscale ma una vera Unio­ne sociale, radicando la cittadinanza europea anche su quel versante. Par­tendo dalla realizzazione di un’assicu­razione comune contro la disoccupa­zione e da una “Children Union” per il contrasto comune alla povertà educati­va.
L’Europa nel progetto dem dovrà essere prota­gonista in tutti i teatri di crisi internazionali ma in modo particolare nel rapporto con l’Africa. E allo stesso tempo si dovranno valorizzare tutte le iniziative che rendano più forte e esplicita l’appartenenza all’ideale comunitario delle giovani generazioni, a cominciare dall’Erasmus e dal servizio civile europeo, il cui primo embrione è sta­to approvato nel semestre di presidenza italiana.
Sulla questione migranti il Partito democratico vuole un’Europa che si faccia carico del problema della mi­grazione superando il principio contenuto nell’ac­cordo di Dublino del 2003, che impone a ciascun stato membro di farsi carico dei migranti che arrivano nel paese di approdo. E propone che in assenza di una solida­rietà nella gestione della migrazione non potrà esserci solidarietà nel prossimo bilancio eu­ropeo: in altri termini, si vuole stabilire una correlazione tra i soldi che l’Italia mette come paese contributore nel bilancio europeo e gli impegni che i paesi che ricevono quei soldi mettono nella ge­stione della migrazione.
Nel programma si legge inoltre la ri­chiesta di superare il vincolo dell’au­sterità non per esigenze contabili inter­ne (il Pd comunque prende l’impegno di riportare il debito pubblico al 100% del Pil in dieci anni), ma per il semplice motivo che la filosofia del Fiscal compact non inco­raggia gli investimenti economici in Europa.
Infine, evidenziano dal Nazareno, il programma elettorale del Pd ha un costo inferiore alle misure delle leggi di bi­lancio approvate negli anni che vanno dal 2014 al 2017 ed è compatibile con il quadro di consolidamento fiscale su cui ci impegniamo.
Il
programma
Pd
sull’Europa

Programma Pd
I giovani al centro del Programma
del Pd (e del futuro del Paese)
Non si tratta di strategia elettorale. Vogliamo liberare il valore sociale di cui
i giovani sono portatori
Più forte, più giusta. L’Ita­lia. Per tutti. Il program­ma con cui ci presentiamo alle prossime elezioni politiche si basa sulla volontà di creare una nuova alleanza con il Paese e nel Paese, per rendere universale ciò che per troppo tem­po è stato per pochi. Tra gli esclusi, i giovani sono spesso indicati dagli analisti come vit­time principali delle dinamiche disgregative sociali ed economiche degli ultimi anni, che hanno rischiato di mettere al bando un’inte­ra generazione.
Avere nel cuore il futuro significa però ri­schiare la sfida di ri-generare già oggi una comunità democratica nel Paese. Una comu­nità che necessariamente deve essere abi­tata, interpretata e vivificata dalle giovani generazioni. Non si tratta di una strategia elettorale per intercettare una percentuale di indecisi che i sondaggisti attribuiscono come significativa nella fascia di età giovanile. Non si tratta di voler convincere i giovani, ma di provare a trovare una strada per coinvolger­li, nel cuore stesso della nostra comunità e del nostro progetto politico. Vogliamo liberare il valore sociale di cui i giovani sono portatori, attraverso scelte concrete, sostenibili e realiz­zabili.
Non abbiamo introdotto un capitolo di po­litiche giovanili, perché per noi i giovani non sono relegabili a “un tema” politico. Abbiamo osato un approccio nuovo, connettendo azio­ni del programma attraverso un filo rosso che lo attraversa e che è più che una chiave di let­tura. Si disegna un proces­so politico che coinvolge i giovani in una nuova al­leanza generazionale che proponiamo al Paese, a servizio del futuro. Lo fac­ciamo “Per i giovani, con i giovani. Per tutti”.
Il nostro programma è per i giovani: diamo loro credito e fiducia, offrendo opportunità di formazione personale e comunitaria, per promuovere autentico protagonismo. Una politica per i giovani è una politica ca­pace di prossimità, di accompagnamento, di processi educativi nel tempo. E’ una politica che si assume la responsabilità di sostenere i giovani nel dare forma e concretezza ai pro­pri sogni, per liberare il meglio che ciascuno può essere.
Il nostro programma è con i giovani: chia­miamo i giovani ad esercitare in modo fattivo la propria cittadinanza contribuendo respon­sabilmente alla vita del Paese. La cittadinanza sancita dalla Costituzione si fonda sull’inscin­dibilità tra diritti e doveri e chiama ciascuno a “concorrere al progresso materiale e spiri­tuale della società”. Per questo il programma si costruisce su una forte dimensione comu­nitaria, tra generazioni e nelle generazioni, per attuare percorsi e relazioni che possano diffondere le cose nuove e buone. Una politi­ca con i giovani ha a cuore il progetto di nuo­vi spazi e nuove forme di cittadinanza.
Il nostro programma è per tutti. Perché è la sfida del futuro quella che ci aspetta e ci chiede, con i giovani, di spenderci con la for­za coraggiosa e generosa di chi ha a cuore il bene per tutti. L’obiettivo è comune. Dare nuova vitalità all’Italia e all’Europa più forti e più giuste.
Per i giovani:
per il loro protagonismo
– il salario minimo garantito
– la formazione come diritto: codice personale di cittadinanza, welfare studentesco e borse di studio, nuovi percorsi di formazione professionalizzante
– pensione di garanzia per i giovani
Con i giovani:
con il loro contributo
– inserimento dei giovani nel mondo del lavoro (a tempo indeterminato), scendendo sotto il 20% di disoccupazione giovanile
– affitto 30-30: per sostenere l’autonomia dei giovani attraverso un reddito base di emancipazione
– servizio civile obbligatorio di un mese
Per tutti:
a servizio del Paese
– Stati Uniti di Europa
– Riconversione tecnologica e ecologica del tessuto produttivo urbano
– Nuovi e strutturali investimenti per la ricerca
Elena Bonetti
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Parlano i giovani
Oggi viene lanciato ufficialmente il programma del Partito Democra­tico dedicato ai giovani. Sin dalla Conferenza Programmatica di Por­tici, noi Millennials, siamo stati coinvolti nel­la discussione e nella scrittura dei vari punti, tanto da aver presentato ufficialmente le no­stre proposte.
Dietro quelle proposte c’è stato un lavoro grandissimo durato quasi due mesi che ha coinvolto tutti i ragazzi aderenti al progetto: abbiamo chiesto loro di scrivere una propo­sta che ritenevano importante per la loro ge­nerazione e dopo tante limature siamo giun­ti a 10 punti condivisi da tutti.
In questo modo abbiamo dimostrato che è soltanto un luogo comune dire che la nostra generazione sia disinteressata alla politica, basta semplicemente dare ai giovani spa­zio e ascolto. Perché i giovani ci sono e rivedere tante del­le nostre proposte all’interno del pro­gramma definiti­vo del Partito Democratico è un orgoglio e dimostra che c’è una comunità pronta ad ascoltarci. Abbiamo portato il punto di vista della nostra generazione all’interno della vi­sione di futuro che il Partito ha per il nostro Paese. Non deve trarre in inganno il fatto che nel programma Pd non ci sia un capi­tolo dedicato proprio alle politiche giovani­li perché in realtà si parla di giovani ovun­que: quando si parla di scuola, di lavoro, di disoccupazione, di cultura, di università, di alternanza scuola-lavoro e quando si parla di tassazione per creare un quadro più equo per i lavoratori del futuro. In questi mesi sono state tante le iniziative volte all’ascol­to dei ragazzi e organizzate direttamente da noi giovani. Quella più importante è stata si­curamente “Parole di Generazione” che ha coinvolto tutte le realtà giovanili vicine al Partito Democratico. Insieme ci siamo con­frontati ed abbiamo riscoperto la bellezza di fare politica sui contenuti e non sugli slogan. Siamo scesi in piazza in 8 città italiane per raccontare, volantinando, la nostra prima battaglia vinta: la reintroduzione dell’obbli­go di insegnamento dell’educazione civica nelle scuole secondarie.
Mi ha colpito moltissimo il fatto che di fronte al nostro entusiasmo e alle nostre proposte le persone abbiano mostrato dav­vero tanto interesse, complimentandosi con noi e accettando il materiale che gli davamo. Le persone ci ringraziavano, ci hanno som­mersi di suggerimenti e ci hanno spronato ad andare avanti. Alla stesso tempo stavamo lanciando un messaggio ai nostri coetanei: questo è solo un piccolo passo, ora ci servo­no le vostre idee per una prossima battaglia da condurre insieme.
Questo è un Partito che sa ascoltare i gio­vani, e lo fa spingendoli a mettersi in gioco in prima persona.
Noi ci siamo, per il futuro del Paese.
#avanti insieme!
Arianna Furi
Un Pd
per i giovani
e con i giovani
Da più di una settimana è uscito il pro­gramma del Partito Democratico. Es­sendo una giovane militante di questa comunità, come prima cosa ho cercato di individuare le proposte che parlavano della nostra generazione. Scorrendo rapidamente le aree tematiche sullo schermo del pc non ne tro­vavo una dedicata ai giovani, così sono tornata alla prima pagina e con calma ho cominciato a leggere dall’inizio. Ho scoperto con piacere che tutte le proposte per la mia generazione non solo non mancavano affatto ma erano inserite nella cornice degli altri temi. La scelta di non separare una parte del programma dedicata ai giovani, anche se a prima vista può sembrare una semplice scelta stilistica, significa in realtà, per un giovane che legge il nostro pro­gramma, molto di più. Da un lato vuol dire che non siamo consi­derati una categoria separata, dall’altro che una collaborazione e un incontro generazionale è esigenza primaria del nostro Partito e del nostro Paese. Nel Par­tito questo processo di confronto è iniziato già da diversi mesi, come membro diDirezione Na­zionale tra i 20 millennials, sono testimone dei tanti momenti di dibattito e discussione che ci sono stati tra di noi e gli altri membri. Di questo ringrazio in particolare Elena Bonetti che, per conto di tutta la Segreteria Nazionale, con pas­sione e dedizione ci ha fatti sentire una risorsa dedicandoci tempo, energie e promuovendo occasioni di condivisione come l’incontro di sa­bato scorso a Milano durante il quale lei e Tom­maso Nannicini, a cui estendo i ringraziamenti, si sono presi una mattinata per ascoltare osser­vazioni e domande dei circa sessanta ragazzi presenti in sala. Per quanto riguarda il Paese invece molte delle riforme e delle leggi di que­sto governo avevano come ratio quella di accor­ciare le distanze, sanare il conflitto generazio­nale del nostro paese. La cerniera ancora non si è chiusa ma le proposte in campo per conti­nuare sulla strada iniziata insieme sono tante: potenziare gli ITS perchè raggiungano 100.000 studenti, l’assegno alle famiglie con figli, l’as­sunzione di 10.000 ricercatori, il turn over nel­la P.A. e tanto altro. C’è ancora molto lavoro da fare per coinvolgere i giovani italiani a credere in queste proposte e mettersi in gioco insieme a noi per realizzarle. Noi giovani del PD siamo già in prima linea, siamo fieri di esserlo e abbiamo voglia di metterci in gioco nel Parito e fuori per dare una mano a convincere i nostri coetanei a seguirci in questo percorso di crescita che vo­gliamo sia comune e che crediamo sia l’unico possibile per un’Italia e un’Europa a misura del­le aspirazioni e dei desideri di tutti.
Gaia Romani
Fondamentale sanare il conflitto generazionale
“La gioventù è un sogno”, scrive­va Francis Scott Fitzgerald. E i sogni che il PD ha per i giovani sono in ogni pagina della sua visione per il futuro del nostro Paese. La scel­ta precisa di non relegare in una sezione del programma le proposte per la nostra gene­razione contribuisce a ridarle la dignità che merita in quanto linfa vitale di una società in continua evoluzione.
Il futuro dell’Italia passa innanzitutto per il coraggio che il mondo della scuola deve avere oggi di innovarsi, a cominciare dai metodi di insegnamento, valorizzando le dif­ferenze tra i diversi modelli di apprendi­mento in un orizzon­te collettivo. Andare a scuola non è solo interiorizzare concet­ti e nozioni da poter spendere nel mondo del lavoro: è soprattutto attraversare il pas­saggio più importante del percorso della for­mazione complessiva della persona umana, è consolidare un patrimonio valoriale, arric­chire la propria identità mediante il confron­to con l’altro, sviluppare un pensiero critico. Formazione per il PD significa formazione permanente. L’idea di life-long learning che oltreoceano si sta affermando contribuendo a definire le nuove frontiere della trasmissio­ne del sapere è adottata dalla nostra comuni­tà politica come uno dei principi cardine che dovranno guidare i prossimi passi avanti in materia di istruzione. Sarà la conoscenza il bene comune da cui far ripartire un progetto di ricostruzione etica e democratica.
Tale visione complessa della formazione nella società contemporanea globalizzata è inevitabilmente destinata a intersecarsi con la progressiva scomparsa di ogni confine. Le misure di promozione della mobilità in­ternazionale degli studenti e dei ricercatori, che il nostro Partito sostiene con forza, sono essenziali per incentivare la circolazione del sapere e l’ampliamento degli orizzonti di ap­profondimento del nostro mondo accademi­co. Anche in quest’ottica, il PD si impegna a far sì che la cornice in cui i giovani possano muoversi sia quella degli Stati Uniti d’Euro­pa, che potranno nascere solo da una ripre­sa dei valori fondativi del processo di inte­grazione e dai sogni ambiziosi di coloro che hanno dedicato la propria passione politica a questo obiettivo.
Questo è il programma del PD. Per i giova­ni. Con i giovani. Per tutti.
Giulia Iacovelli
Immaginando il futuro dell’Italia con gli occhi dei giovani

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