Di Michele Iorio
Cinque a zero e palla al centro
Lo sviluppo del Molise passa dalla tutela della nostra autonomia attraverso la delegazione parlamentare di centrodestra che può arrivare a prendere cinque eletti su cinque. Mai nella storia della nostra regione si è avuta questa possibilità che diventa vitale per il nostro territorio e per il benessere futuro dei nostri cittadini.
Mentre le altre regioni, infatti, firmano con il governo un accordo per ampliare i poteri derivanti da una maggiore autonomia, il Molise in questi cinque anni con lo stesso governo, in accordo con quello regionale, ha visto calpestare la propria a disprezzo di qualsiasi dettato costituzionale. Soprattutto in tema di sanità con l’approvazione dei piani operativi, ma non solo.
E’ chiaro che la classe politica del Pd non ha né la voglia né la capacità di far rispettare i diritti del Molise e dei molisani. La differenza con il centrodestra è dunque sostanziale se si considera il fatto che, quando ero alla presidenza della Regione Molise, mi sono sempre battuto a Roma, sia con i governi amici che di altro colore politico, perché il Molise venisse considerato al pari delle altre regioni. Anzi, le nostre piccole dimensioni hanno sempre comportato che il Molise chiedesse un’attenzione particolare perché per competere abbiamo bisogno di essere messi in condizione di avere lo stesso livello di partenza in termini di servizi ai cittadini. E’ normale, ad esempio, che i servizi sanitari o quelli per i trasporti abbiano un costo più elevato in una regione in cui la popolazione è distribuita su 136 comuni. Per questo motivo avevo personalmente scritto e fatto inserire nel decreto Calderoli un comma, che è ancora legge, in base al quale lo Stato doveva alle piccole regioni fondi inversamente proporzionali alla grandezza. Quindi più piccoli si era, più fondi dovevano essere assegnati per raggiungere quella parità necessaria a competere. Questa legge, però, in questi cinque anni è rimasta del tutto disattesa né il governo regionale ne ha mai preteso l’applicazione. Ne deriva che il Molise non può vivere solo della sua economia interna e dobbiamo essere presenti negli itinerari nazionali che determineranno lo sviluppo dei territori. Il mio obiettivo è quello di stabilire, con il governo nazionale che nascerà e sarà a guida centrodestra, un nuovo contratto istituzionale che non preveda lo spacchettamento del Molise in tre parti perché altri gestiscano le nostre ricchezze, ne maggiori poteri perché non ne abbiamo bisogno. Il nuovo contratto istituzionale deve invece prevedere da parte del governo centrale il rispetto di ciò che per legge ci è dovuto e, soprattutto, la tutela e lo sfruttamento adeguatamente retribuito della nostra principale ricchezza che è l’acqua il cui congruo ristoro da parte delle regioni limitrofe garantirebbe al Molise un introito di almeno 60 milioni l’anno. Fondi che potrebbero andare a coprire i servizi sanitari, senza fare ricorso a mutui milionari aperti da Frattura che peseranno sui molisani per 30 anni, e per utilizzare quei fondi nel settore sociale completamente abbandonato dal centrosinistra. Un progetto realizzabile perché questa volta il centrodestra, favorito in questa competizione elettorale, può vedere per la prima volta una delegazione di ben cinque parlamentari tra camera e senato. Tutti dello stesso colore politico. Un numero importantissimo sia per il Molise che per gli equilibri dello stesso governo nazionale. L’importanza è vitale nella nostra regione perché siamo alla vigilia di una riforma fiscale dello Stato e noi dobbiamo lottare per la difesa della nostra autonomia se vogliamo essere una regione con pari dignità delle altre, se vogliamo riprendere il passo e tornare al futuro. Perché ciò avvenga i molisani devono guardare ad un voto meditato, consapevole, responsabile perché il Molise entri, con gli esponenti di centrodestra che è la forza politica vincente, nella coalizione di governo.