Della Redazione Di Democratica
n. 135 martedì 27 febbraio 2018
“Hanno assassinato il nostro collega Ján Kuciak. Un ragazzo che voleva rendere la Slovacchia un posto migliore”. (Peter Bárdy, caporedattore aktuality.sk)
“
Operazione
#primoposto
L’EDITORIALE
Ragione e amore
contro rabbia e nostalgia
Giuliano Da Empoli
Dicono che si giocherà negli ultimi giorni, il risultato delle elezioni del 4 marzo. Pare che sia ancora molto alta la quota degli indecisi: alcuni di loro non andranno proprio a votare, ma molti faranno una scelta in extremis, nei giorni o addirittura nelle ore che precedono il voto. Non è un fenomeno solo italiano, quello dei last minute voters, che sono in crescita dappertutto e dappertutto rendono più incerto l’esito delle competizioni elettorali. Per il PD possono rappresentare un’immensa opportunità, purché abbia la capacità di cogliere la vera natura della partita in gioco.
A tal fine, vale la pena di osservare gli schieramenti elettorali in modo un po’ diverso dal solito, di andare al di là dei colori e degli slogan per arrivare alla radice di ciò che muove il voto. Appoggiandoci sugli antichi greci, che tornano sempre utili quando si tratta di rivenire ai fondamentali, potremmo dire che oggi ci sono tre tipi di forze in campo.
Il primo è costituito dai partiti del Thymos, che in greco vuol dire rabbia. Sono formazioni come il Movimento 5 Stelle o la Lega che fanno leva principalmente sulla collera che una parte degli elettori prova nei confronti del ceto politico e dei governanti: per loro, il fatto di mandare a quel paese la classe dirigente fa premio su tutto, ragione per la quale gli scandali e la scarsa credibilità delle proposte delle forze del Thymos tendono a passare in secondo piano.
Il secondo schieramento in campo è quello delle forze del Nostos, il ritorno. A questo giro, sia Berlusconi che Leu fanno leva sulla nostalgia del passato.
Verso il 4 marzo Pd in partita, altro che
i sondaggi fake dei Cinquestelle. E i molti indecisi potrebbero completare la rimonta
SEGUE A PAGINA 2
PAGINE 2-3
MOVIMENTO 5 STELLE
PROGRAMMA PD
Più fondi e nuove assunzioni nelle forze dell’ordine
Caos neve a Roma, Raggi in fuga dalle sue responsabilità
PAGINA 4
L’amministrazione grillina certifica ancora una volta la sua incapacità.
E’ solo l’ultimo degli episodi che riguardano sindaci a Cinque Stelle
LEGA-CASAPOUND
Salvini
non disdegna
il soccorso nero
PAGINA 5
PAGINA 6
Verso il 4 marzo
Pd in partita, altro che i sondaggi fake dei Cinque Stelle
Salvini giura sul Vangelo e con il rosario in mano. “Non giudicate e non sarete giudicati” ci dicono i sacri testi. Ognuno fa come crede. Dico solo che a me quell’immagine stride. Perché portare in campagna elettorale, in quel modo, i simboli della fede mi sembra una strumentalizzazione.
So che una parte del mondo cattolico non vuole votarci per le unioni civili: tra di loro ci sono anche miei amici, persone che conosco, persone cui voglio bene e a cui vorrò sempre bene. A loro ripeto: la fede è il valore più importante della mia vita. Ma non arriverò mai a strumentalizzarla su un palco elettorale. E se qualcuno decide di non votarmi per questo, lo rispetterò sempre ma un premier giura sulla Costituzione, non sul Vangelo. Si chiama laicità.
Credo che mettere la fiducia sulle unioni civili sia stata una scelta giusta e doverosa, la rifarei domattina.
Credo anche che questa legislatura sarà ricordata nel mondo cattolico anche come quella della riforma sul dopo di noi, sul terzo settore, sul reddito di inclusione, sull’autismo, sullo spreco alimentare, sulla difesa dell’ambiente con il Trattato di Parigi e gli ecoreati, sulla lotta al caporalato, sulle assunzioni perché senza lavoro non c’è dignità, sul servizio civile, sulla lotta per salvare le vittime dell’odio religioso come Miriam, sui salvataggi in mare, sulla battaglia contro la pena di morte all’ONU. E su molto altro. Ma se qualcuno – a fronte di tutto questo – vota Salvini perché Salvini giura sul Vangelo e sul rosario, faccia pure; sappia che io non farò a gara, non rilancerò. Non arriverò mai a strumentalizzare ciò che ho di più prezioso nella vita solo per prendere un voto in più.
Buona giornata, amici.
Non strumentalizzerò mai
la mia fede come ha fatto Salvini con il Vangelo
Matteo Renzi
“I Cinque Stelle chiedono al Pd i voti per formare il governo. Capite come sono messi? Falsificano i sondaggi come fossero bonifici e poi chiedono una mano. Anziché parlare di poltrone, confrontiamoci in Tv su Europa, vaccini, tasse, lavoro, diritti. Paura eh? Saremo noi al primo posto”. Matteo Renzi, su Twitter, torna ad attaccare il Movimento 5 Stelle, in particolare per le recenti parole di Luigi Di Maio, che in un post su Facebook aveva parlato di un “Pd sotto il 20%”, invitando a votare i grillini come unica alternativa al centrodestra.
La realtà, come Di Maio ben sa, è un’altra. Il Partito Democratico, forte del lavoro di squadra che si sta intensificando nelle ultime settimana, con un rinnovato protagonismo della squadra di governo, dei dirigenti storici e dei circoli sul territorio, è pienamente in partita. Come dice lo stesso Renzi, “si decide tutto in questa settimana”, conscio del fatto che l’obiettivo di essere il primo gruppo parlamentare (almeno in uno dei due rami del Parlamento) equivarrebbe a una vittoria per il Pd. Da mesi, infatti, editorialisti ed opinionisti di vario livello, considerano i dem già sconfitti. I sondaggi che circolano nelle segrete stanze sembrano però non escludere l’ipotesi di una rimonta, tutt’altro. La quota di indecisi è ancora molto alta e con il sistema di attribuzione dei seggi legato ai collegi uninominali, sia alla Camera che al Senato, i conti si faranno alla fine. Evitare una vittoria del centrodestra (che porterebbe allo sfaldamento della coalizione il giorno dopo) e scongiurare un primo posto dei grillini come gruppo parlamentare: ecco l’obiettivo – realizzabile – di Renzi e del Pd.
Stefano Cagelli
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Operazione
#primoposto
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Campagna elettorale
La comunità del Pd impegnata pancia a terra per le proprie idee
Verso il 4 marzo
Ragione e amore contro rabbia e nostalgia
Il primo, riesumando le promesse e, addirittura, la scrivania, di vent’anni fa, genera il miraggio di un impossibile ritorno a tempi più semplici, nei quali avevamo tutti qualche ruga in meno (tranne lui, s’intende). In un ambito più limitato, D’Alema & company puntano sulla nostalgia della vecchia ditta dei compagni di scuola, che pure hanno abbandonato contraddicendo sul più bello l’insieme del proprio percorso politico e culturale.
A fronte di questi due schieramenti, le forze della rabbia e quelle della nostalgia, il PD ha condotto finora una campagna basata essenzialmente sul Logos, sulla razionalità delle cose fatte e delle proposte concrete. E’ stata una campagna responsabile, forse l’unica possibile in una fase in cui il Paese appariva squassato da tensioni che sarebbero diventate incontrollabili se non ci fosse stata, al centro, un’ancora di stabilità e di buon senso.
Il problema di questo schema, per il PD, è che, nelle elezioni, i sentimenti tendono a prevalere sulle idee. E che il discorso vale in particolare per gli elettori last minute, più soggetti degli altri alle oscillazioni degli umori e delle impressioni dell’ultimo momento.
Ecco perché sarà cruciale, nei prossimi giorni, trasformare le nostre idee in un sentimento, vigoroso almeno quanto la rabbia e la nostalgia mobilitate dagli avversari. Per riuscirci bisognerà andare oltre i numeri e i programmi per risalire alla radice stessa di ciò che fonda l’impegno dei militanti e degli amministratori del PD.
A mio avviso, e sempre per restare in compagnia dei greci, questo sentimento è la Philìa, l’amore inteso come appartenenza a una comunità che implica diritti e doveri. Uno slancio che può assumere forme diverse, dal volontariato cattolico alla solidarietà laica, dall’impegno locale all’europeismo, ma che costituisce in ogni caso la base sulla quale si fondano le relazioni tra le persone e la coesione della società. E’ di questo sentimento, positivo e potente, che l’Italia ha bisogno proseguire sulla via del progresso, e sta al PD far sì che, il 4 marzo, la Philìa prevalga sulle passioni tristi della rabbia e della nostalgia.
Giuliano Da Empoli
Segue dalla prima
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È di questo sentimento, positivo e potente, che l’Italia ha bisogno per proseguire sulla via del progresso
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Riusciranno i nostri eroi a convincere il padre a votare PD?
Scopritelo nella seconda puntata dello spot del Partito Democratico e diteci se vi piace.
Poi però, usciamo dagli schermi degli smartphone e dei PC, e con gli indecisi andiamoci a parlare, faccia a faccia. Raccontiamo loro quello che abbiamo fatto e quello che faremo. Diciamo loro che siamo l’unica forza responsabile e competente del Paese. Convinciamoli a non tornare indietro. Forza amici, il 4 marzo sta arrivando e l’operazione #primopostoè alla nostra portata. Avanti insieme.
Ci serve il tuo aiuto e la tua partecipazione.Scrivi a:
volontari2018@partitodemocratico.it
Programma Pd
Sulla sicurezza i governi Pd hanno garantito investimenti e risultati
“Contro la microcriminalità è necessario garantire la certezza della pena. Secondo me è questa la vera sfida”.
Matteo Renzi
“Dobbiamo governare due questioni strutturali: immigrazione e sicurezza. Tenendole separate, però, e senza rincorrerle”
Marco Minniti
La sicurezza è uno dei tanti temi affrontati in questa campagna elettorale. Se da una parte ci sono partiti come la Lega, che non perdono occasione per strumentalizzare, sottolineando il sentimento di insicurezza presente nella popolazione, dall’altra c’è l’approccio più concreto e di buon senso del Partito Democratico, che non ha alcuna intenzione di trascurare il tema. “Il Pd sulla sicurezza non prende lezioni da nessuno”, ha spiegato in diverse occasioni Matteo Renzi.
Il lavoro fatto dai governi Pd è stato quantificato in circa sette miliardi di euro, risorse investite per le forze di polizia e i vigili del fuoco, andando così a recuperare i tagli attuati dai governi precedenti. Non a caso oggi il numero di reati è diminuito, e il Pd non vuole certo fermarsi qui.
I punti principali del programma
– Diecimila assunzioni tra carabinieri, poliziotti, finanzieri, agenti penitenziari e vigili del fuoco ogni annoper aumentare la presenza capillare sul territorio e la percezione effettiva della sicurezza. Finanziare 50.000 nuove videocamereper la sorveglianza su tutto il territorio nazionale.
– Sostegno ai nostri militari impegnati con straordinaria professionalità in prima linea all’estero e nei confini nazionali e allargamento della nostra iniziativa all’estero con il progetto Caschi Blu della Cultura.
– Eliminazionedelle spese per cultura e sicurezza dalle regole fiscali europeee dai limiti del patto di stabilità.
– Fondi su nuove carceri e su ristrutturazione carceri esistenti, valorizzando la funzione rieducativa e garantendo la certezza della pena.
Le cose fatte
– Sbloccati i contratti per forze dell’ordine e riordino delle carriere. Diminuito il numero dei reati. Finanziati progetti di videosorveglianza per 37 milioni di euro.
– Lotta contro il terrorismo e l’estremismocon le missioni internazionali, a cominciare dall’Afghanistan e da Mosul.
– Inserito il principio “Un euro in cultura, un euro in sicurezza”.
– Ridottoil problema del sovraffollamentocarcerario.
Tutti i punti del programma
del Partito Democratico
Movimento 5 stelle
Raggi in fuga dalle responsabilità
Dieci centimetri di neve provocano il caos e certificano l’incapacità della giunta grillina
Neve a Roma uguale caos e disagi. E’ un’equazione annunciata quella che ha colpito la Capitale, dopo il risveglio sotto dieci centimetri di neve. E non sono bastate le belle foto comparse sui giornali di tutto il mondo, le palle di neve sotto il Colosseo, gli sciatori al Circo Massimo a placare le polemiche. L’amministrazione comunale a guida Cinque Stelle ha dimostrato per l’ennesima volta, se ancora ve ne fosse il bisogno, la sua totale inadeguatezza. Virginia Raggi, dal suo buen retiro messicano – dove è volata per partecipare a una conferenza sul clima nonostante l’emergenza neve fosse prevista da giorni – si è limitata ad un’ordinanza di chiusura della scuole per il pericolo neve e a protrarla il giorno dopo per pericolo ghiaccio. Nella capitale di uno dei gli otto paesi più industrializzati del mondo non è accettabile che un’amministrazione si dimostri così incapace di gestire qualche ora di neve. E la chiusura della scuole il giorno dopo, per paura che la gente scivolasse sui lastroni di ghiaccio sui marciapiedi o le macchine andassero lunghe sulle disastrate arterie della Capitale, è un’ammissione di impotenza del tanto decantato “piano neve” con 190 mezzi in azione. Perché se i marciapiedi e le strade fossero state pulite (cosa che poi ha fatto il bel sole nel pomeriggio di lunedì) non ci sarebbe stato bisogno della seconda serrata in due giorni.
Per non parlare del caos trasporti. Solo la metro (che viaggia sottoterra) ha garantito un servizio regolare, compatibilmente con i problemi strutturali che si porta dietro da anni. Alcuni bus Atac sono rimasti fermi in rimessa, diverse linee di tram sono state sospese per impraticabilità delle strade, taxi presi letteralmente d’assalto.
Alla fine, per ripulire le strade dalla neve e dagli alberi caduti, è dovuto intervenire l’esercito.
Stefano Cagelli
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I SINDACI A CINQUE STELLE INCAPACI DI GESTIRE LE EMERGENZE
La sera del 3 giugno 2017 un’ondata di panico improvvisa ha innescato il caos tra i 40mila tifosi che assistevano alla finale di Champions League su maxischermo. Oltre 1500 feriti e una donna di 38 anni, Erika Pioletti, morta, schiacciata contro le transenne. La sindaca Chiara Appendino è indagato per omicidio e disastro colposo.
Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin è indagato per omicidio colposo plurimo in concorso nell’ambito della maxi inchiesta sull’alluvione del 10 settembre scorso dove hanno perso la vita otto persone. Nogarin ha saputo dei fatti solo a nubifragio finito e non ha diramato nessuna allerta tra la cittadinanza.
TorinoIl disastro di piazza San Carlo:
una vittima e 1500 feriti
LivornoL’alluvione che ha fatto
otto morti e la mancata allerta
E su Bagheria Di Maio sfonda il muro del ridicolo
A meno di una settimana dalle elezioni, ecco un altro problema per il Movimento 5 stelle. La Procura di Termini Imerese ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, eletto nelle liste del Movimento 5 stelle. Pesanti le accuse contro il primo cittadino del Comune in provincia di Palermo: turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio eomissione di atti d’ufficio. L’udienza preliminare è stata fissata per l’11 aprile.
Cinque è accusato di avere concordato illegalmente con l’ex commissario della città metropolitana Manlio Munafò e Salvatore Rappa, legale rappresentante della società sportiva Nuova Aquila Palermo, l’affidamento del Palasport a Comune e società in partnership. Il sindaco si è difeso sostenendo di aver da sempre puntato alla gestione comunale del palazzetto e di aver per questo presentato la domanda di affidamento col privato fuori termine.
Altri capitoli dell’inchiesta riguardano la gestione irregolare della raccolta dei rifiuti e l’avere rivelato al cognato l’esistenza di un procedimento penale avviato sulla sua casa abusiva. Procedimento di cui aveva saputo da un vigile urbano, pure indagato. Una strana vicenda nata da una falsa autodenuncia presentata a nome del familiare, ma di cui questi nulla avrebbe saputo.
Il caso del sindaco di Bagheria, accusa il coordinatore dei Verdi e promotore della lista Insieme Angelo Bonelli, “coinvolge politicamente e moralmente anche Di Maio che, durante la trasmissione Piazza Pulita, diede la sua copertura politicaall’operato di Patrizio Cinque, il sindaco grillino denunciato dal sottoscritto alla stessa Procura per aver emanato un Regolamento edilizio che bloccava le demolizioni di ville abusive con piscina dei super ricchi. E Di Maio, Di Battista e Cancelleri, in diretta tv avevano pure spiegato che quel regolamento blocca demolizioni era un modello da prendere in esempio”.
Oggi, davanti alla notizia del rinvio a giudizio di Cinque, Di Maio sfonda il muro del ridicolo: “Patrizio Cinque? Non è un sindaco del Movimento”. Amen.
Democratica
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La Lega e l’allarme nero
“Caro Salvini, grazie a lei
i miei bimbi vivono nel terrore”
Una mamma ha scritto e condiviso una lettera al leader della Lega raccontando
le conseguenze del razzismo che sta dilagando grazie ad alcuni modi di fare politica
Gabriella Nobile, imprenditrice 49enne tarantina residente a Milano, ha deciso di scrivere una lettera aperta al leader della Lega in forma di post su Facebook. Nel testo, che sta facendo il giro del web con oltre 30 mila condivisioni e decine di migliaia tra like e commenti, si raccontano le conseguenze del pregiudizio e del razzismo nei confronti di due bambini di colore. Tra i tantissimi commenti c’è chi la butta sulla sfida politica schierandosi pro o contro e chi punta il dito sui rigurgiti razzisti.
“Volevo ringraziarla perché sta regalando ai miei figli dei momenti di terrore davvero fuori dal comune – scrive l’autrice del post – Mia figlia di 7 anni prima di andare a letto mi chiede: “ma se vince quello che parla male di noi mi rimandano in Africa?’. E piange disperata. Mio figlio invece – prosegue la donna -, prende l’autobus per andare agli allenamenti di calcio quasi tutti i giorni e da circa un paio di mesi mi racconta di insulti che è costretto a subire da suoi gentili simpatizzanti”.
“Dire ad un bambino di 12 anni, che oltretutto veste una divisa sportiva: sporco negro, negro di merda, torna a casa tua, venite qui rubare e ammazzare le nostre donne, credo che sia la palese dimostrazione di come questo paese, grazie a persone come lei, stia lentamente scivolando nel baratro”: sentenzia la mamma su Facebook. Poi scatta l’affondo finale: “Nei suoi ipocriti slogan “prima gli italiani” c’è tutta l’ignoranza di colui che non ha ancora capito che l’italiano è colui che ama l’Italia non che ci è nato! Come io sono mamma perché amo i miei figli e non perché li ho partoriti. Faccia la guerra – spiega – a coloro che ci hanno ridotto al collasso. Benpensanti italici che hanno impoverito di cultura e di valori questo bellissimo paese facendo guerre contro i poveri, gli immigrati, i gay, i rifugiati….. tutto per una sola bieca motivazione. Distogliere l’attenzione dalle malefatte (e non uso termini peggiori perché sono una Signora) che imperterriti continuate a perpetuare a chi in questo paese ci crede davvero”.
Salvininon rifiuta
l’appoggio di CasaPound
Democratica
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Matteo Salvini non respinge l’avance di CasaPound. Ieri il leader del partito di estrema destra, Simone Di Stefano, aveva offerto l’appoggio a un eventuale governo guidato dal Carroccio; un sostegno imbarazzante per il centrodestra, vista la richiesta di CasaPound di escludere nomi come Brunetta e Tajani in un eventuale esecutivo. Ma la deriva leghista è ormai palese: sta assumendo contorni sovranisti e lepenisti. E non condanna tout court fatti come quelli recenti di Macerata. Una Lega che cavalca lo spirito populista presente in Europa e che sta drizzando le sue vele verso una deriva sempre più neofascista. Per questo Salvini non ha rifiutato la proposta di ieri di CasaPound, anzi. “Tutto quello che accade fuori non mi interessa. Non vedo l’ora di essere messo alla prova, poi dal 5 marzo incontrerò tutti”, ha detto. Non rifiutando di fatto il soccorso nero, anche se ancora prende tempo. Una scelta che viene però messa in discussione dai dirigenti storici del suo stesso partito, come Roberto Maroni. Il governatore uscente della Lombardia rimprovera le recenti scelte del suo segretario: “La nostra storia non può finire così, questa Lega non è più la mia Lega”. Maroni ha inoltre bocciato la candidatura a premier di Salvini: a lui – ha detto – preferirebbe di gran lunga Tajani, il nome proposto da Berlusconi. Il problema nel centrodestra è dunque lampante: come può stare con questa Lega un elettore liberale, un conservatore non estremista né intollerante, un elettore del centrodestra moderato?
“Mio figlio è costretto a subire insulti razzisti dai suoi simpatizzanti”
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STEFANO MINNUCCI
Cari amici,
negli ultimi anni si è consolidata attorno al Partito Democratico un’incredibile comunità di persone che hanno deciso di sostenerlo. Pensate che oltre 600.000 di noi hanno donato il loro 2×1000 al PD e in 25.000 hanno sostenuto il treno Destinazione Italia.
Noi abbiamo abolito il finanziamento pubblico ed oggi stiamo dimostrando che la politica può vivere anche senza.
Per questo, primi in Italia, abbiamo deciso di realizzare la più innovativa campagna di crowdfundingdella storia della politica italiana.
Non si sosterrà più il partito alla cieca, ma si potrà sostenere il singolo tema della campagna elettorale o un evento in particolare.
Da oggi andando sul nostro sito, oltre alla donazione classica, potete scegliere di sostenere la sfida che vi sta più a cuore o aiutarci a realizzare concretamente un evento nella vostra città.
Questa piattaforma è innovativa non soltanto perché consente di supportare il Partito Democratico in vari modi, è innovativa soprattutto perché contribuisce a rafforzare, giorno dopo giorno, il legame tra il Partito Democratico e la sua grandissima comunità.
Francesco Bonifazi
Tesoriere PD
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