Neve A Gambatesa: In Campagna Elettorale!
26 Febbraio 2018
Gambatesa. Piano Antineve: Quest’Anno? Come Sempre!
26 Febbraio 2018
Mostra tutto

Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 134 lunedì 26 febbraio 2018
“Nei comizi politici si parli di politica” L’arcivescovo di Milano Mario Delpini dopo il giuramento di Salvini sul Vangelo

Allarme Nero
L’EDITORIALE

Sinistra vs destra, senza pasticci
Mario Lavia
Contrariamente a quello che quotidianamente viene propalato da star televisive, conduttori di talk show e opinionisti alternativamente di destra e di sinistra, più o meno tutta gente straricca, questa campagna elettorale alla fine si sta assestando sul più classico degli schemi: sinistra contro destra. Altro che “sono tutti uguali”. Ci sono due sinistre (ma è così dal ‘96), però stavolta ci sono due o tre destre: una dai contorni ambigui, inaffidabili e dunque potenzialmente pericolosi (M5s), una più moderata, anche se ondivaga (Forza Italia), una di estrema destra (Lega/FdI), tanto di estrema destra da meritarsi l’appoggio di CasaPound. Sì, i fascisti vogliono in qualche modo andare a palazzo Chigi. Questa è la partita. Malgrado le apparenze, dunque, pur in un contesto proporzionale che favorisce la frammentazione, continua a resistere un “bipolarismo fondamentale”. Due idee di Italia. Due concezioni di società, aperta quella della sinistra, chiusa quella delle destre.
Ma crediamo davvero che il Paese abbia qualche possibilità di proseguire la ripresa faticosamente avviata con i governi Renzi e Gentiloni con Brunetta a via XX Settembre? Pensiamo sul serio che l’Italia sarebbe più sicura con Salvini al Viminale o il pallido Tajani al palazzo Chigi? E magari La Russa alla Difesa e Gasparri alle Comunicazioni, come venti anni fa? Un incubo.
Diciamoci una semplice verità: la destra italiana è molto peggiore di quella, già bruttissima, del ‘94 o del 2001. Forza Italia ha sempre le stesse facce solo più rugose (tranne Berlusconi che ha sul viso una specie di cinturato Pirelli), la Lega si è spostata ormai all’estrema destra scavalcando pure la povera Meloni che infatti non ha nulla di particolare da dire che non sia già stato detto da Salvini.
Verso il 4 marzo I neofascisti di Casapound appoggerebbero un “governo sovranista”
di Salvini: la Lega è l’estrema destra italiana
A PAGINA 2
SEGUE A PAGINA 6
PARTITO DEMOCRATICO
NEVE SULLA CAPITALE
Tutti in campo per la settimana decisiva
Raggi in fuga,
Roma in tilt per qualche ora di neve
La sindaca è a Città del Messico mentre la città si è fatta trovare impreparata davanti ad una situazione prevista da 15 giorni. E’ dovuto intervenire l’esercito per pulire le strade
ALLE PAGINE 3-4
ALLE PAGINE 5-6
Verso il 4 marzo
CasaPound: pronti a sostenere la Lega
Da tempo Salvini strizza l’occhio ai neofascisti, che puntano ad “un vero governo sovranista”
CasaPound ha scelto. Se ci dovesse essere un governo a guida Lega, il partito di estrema destra lo so­sterrebbe. I motivi sono chiari. Il programma proposto dal Carroc­cio piace a Simone Di Stefano e ai suoi. Un esecutivo contro l’Europa e l’immi­grazione è quello che CasaPound ha sempre sognato e che sarebbe disposto ad appoggiare se ci fosse un voto di fiducia in Parlamento.
“Se c’è la possibilità di fare un governo so­vranista che ci porta fuori dall’euro e fuori dall’Unione europea e che blocca l’immigra­zione che sono i tre punti principali del no­stro programma siamo pronti a sostenerlo”, ha detto Di Stefano a Radio 24. Da questo go­verno a guida leghista, però, dovrebbero re­stare fuori i moderati berlusconiani, quindi senza “Tajani premier e Brunetta all’econo­mia, ma sarebbe un governo che dovrebbe avere un Salvini premier e un Bagnai all’eco­nomia”.
“Noi – ha detto ancora Di Stefano – siamo pronti a sostenere esternamente, ovviamen­te la fiducia è una delle prassi per far nasce­re il governo, però, poi sarebbe un appoggio esterno. Non vogliamo ministeri, non voglia­mo sottosegretariati”.
Salvini li ha convinti; è da tempo che il lea­der del Carroccio strizza l’occhio all’estrema destra e non solo italiana. Insieme a Casa­Pound in particolare aveva già organizzato nel 2014 una manifestazione contro gli im­migrati nella stessa piazza Duomo dove ieri Salvini ha tenuto il suo comizio.
dove nel 2014 la Lega di Salvini aveva già organizzato la manifestazione anti immi­grati ( “No invasione”) con CasaPound – ieri c’era anche il simbolo Non lontano dallo striscione sovranista, e a pochi metri da un striscione tricolore con scritto “Matteo Salvi­ni premier”, è spuntata anche una bandiera imperiale russa. Ad ascoltare le sue parole in piazza Duomo c’erano anche gli hammer­skin di Lealtà Azione che in questa campa­gna elettorale stanno sostenendo i candidati della Lega, in primis Max Bastoni, e che già alle utlime elezioni amministrative a Milano hanno eletto (con la Lega) un loro esponente, Stefano Pavesi.
E da tempo Salvini sembra aver conqui­stato elettori che provengono da quella parte politica. Non a caso ieri a Milano, in piazza Duomo, non c’erano solo bandiere leghiste ma anche una del Kekistan, il simbolo dei gruppi neonazisti e suprematisti negli Stati Uniti e un’altra con la fiamma tricolore del Movimento Nazionale per la Sovranità, fon­dato da Alemanno, Menia e Storace. “Altre piazze preferiscono inseguire i fantasmi del passato, il fascismo è il passato, non tornerà mai più”, ha detto Salvini. Per questo, for­se, secondo Salvini sarebbe possibile anche avere certi partiti in Parlamento. E proprio a poca distanza dal suo comizion, ieri a Mi­lano, Di Stefano parlava ai suoi. Il leader di CasaPound, che punta al 5% alle elezioni, si agurava che Salvini “rinsavisca. Siamo pron­ti ad appoggiarlo, se farà sul serio il sovrani­sta”.
Silvia Gernini
CONDIVIDI SU
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
E siamo a 15. Un’altra impresentabile per il M5s
Davanti all’ennesima infrazione delle regole interne, Di Maio continua a fare spallucce: “Tanto si dimetteranno…”
E sono quindici. Èquesto il numero de­gli impresentabili candidati, almeno secondo le regole del M5s. Tra fur­betti del bonifico, indagati, massoni e candidati in precedenza con un altro parti­to la quota di “futuri” parlamentari che non faranno parte del M5s si ingrossa sempre di più. L’ultima in ordine di tempo è Pasqua L’Abbate detta Patty candidata all’uninomi­nale per il Senato nel collegio Puglia 4. Nel 2012 si era candidata alle amministrative del comune di Castellana Grotte (provincia di Bari) nella lista “Io Sud – Partito Liberale Italiano”. Questo secondo il regolamento del M5s, aggiornato al 13 gennaio 2018, la esclu­derebbe dal gruppo pentastellato.
Ora il candidato premier Luigi Di Maio va ripetendo da giorni che i candidati grillini coinvolti non fanno parte del M5s e che an­che se eletti si dimetteranno. Ora un parla­mentare si può dimettere solo per due moti­vi: incompatibilità (parlamentare europeo, sindaco di città con oltre 20.000 abitanti, governatore di regione, ecc.), o per motivi personali. Il caso specifico dei cinque stelle sarebbe proprio il secondo, ma le dimissio­ni devono essere approvate dalla Camera di competenza. Dunque non è detto che i quat­tordici, quindici se il regolamento M5s sarà applicato, impresentabili una volta eletti non siederanno sugli scranni di Montecito­rio o palazzo Madama. Poi c’è un altro pro­blema, molti di loro sono candidati al colle­gio uninominale.
Se vincessero le loro sfide, e poi riuscis­sero a dimettersi, si dovrebbe nuovamente andare ad elezione nel collegio di apparte­nenza per eleggere il sostituto. Un grosso problema per Di Maio, che nonostante i pro­clami è già lontano dall’avere una maggio­ranza, e in più non potrà contare su alcuni dei possibili eletti. Ma la domanda da porsi è un’altra, come faranno a governare l’Italia se non sono capaci nemmeno di controlla­re le liste. Eppure in questo caso era molto semplice constatare la violazione del rego­lamento. (F.G.)
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Neve sulla Capitale
Roma
città chiusa
La fuga della sindaca non è servita. Città in tilt per una spruzzata di neve
Democratica
CONDIVIDI SU
Si sente un gran silenzio oggi a Roma. Gli unici rumori sono quelli dei taxi che sfrecciano con le catene alle ruote, delle imprecazioni di qualche romano senza peli sulla lingua e dei motori degli autobus in panne che cercano di ripartire da una fermata un po’ in sa­lita. Nemmeno le proverbiali buche di Roma riesco a garantire un po’ di aderenza in più, anzi. Sono nascoste sotto i pochi centimetri di neve e si sono trasformate in trappole infer­nali per gli ammortizzatori dell’autista meno accorto.
“Siamo al lavoro per garantire la percorribilità delle strade – si giustifica su Facebook l’assessore all’Ambiente di Roma Pinuccia Montanari – a fronte della nevicata eccezionale che ha interessa­to questa notte la Capitale. Si invitano i cittadini a limitare i pro­pri spostamenti allo stretto necessario” . Nevicata eccezionale? L’arrivo di Burian, la perturbazione proveniente dalla Siberia, era già noto da tempo, tanto che su Twitter era diventato tema di discussione, quasi ad esorcizzare quel che sarebbe successo oggi: strade bloccate, bus in panne, treni fermi sia in arrivo, che in partenza.
Questo è il clima di Roma oggi. Ed è curioso che in questo stes­so momento, la sua sindaca sia dall’altra parte del mondo, in Messico, a parlare proprio di clima. Difficile non notare la coin­cidenza farsesca. In compenso il presidente della Regione, Nico­la Zingaretti, ha firmato la richiesta di stato di mobilitazione e si è recato alla Sala operativa della Protezione civile per moni­torare la situazione del resto del territorio. La regione ha fatto sapere che è stato firmata la richiesta dello stato di mobilitazio­ne. Inoltre, sono stati stanziati circa 4 milioni aggiuntivi a dispo­sizione dei Comuni della Regione per le prime emergenze legate alla neve e al ghiaccio.
Per carità, Roma sotto la neve ha un fascino unico. E’ così raro vederla in questa cornice che è difficile non rimanerne amma­liati. Peccato che turisti e i cittadini non possano godersi lo spet­tacolo e siano invece costretti a estenuanti gincane su marcia­piedi pieni di neve e strade ancora assediate dal ghiaccio e dal fango (ma non dovevano preoccuparsi di renderle percorribili e sicure?).
Insomma le misure prese con tanta solerzia dalla sindaca Rag­gi non sono bastate. A leggere l’account twitter dell’Atac sembra di leggere le conseguenze della tormenta del secolo, e non di po­chi centimetri di neve. I bus sospesi, i tram – inizialmente garan­titi – fermi. A Porta Maggiore alberi pieni di neve sono caduti sulla linea elettrica, facendola saltare.
È il caos, e non siamo noi a dirlo. Anzi qualcuno, su Twitter, ha comunque il coraggio di prendersela con un sorriso ricordando che, dopotutto, l’idea della funivia proposta dalla Raggi in cam­pagna elettorale non era poi tanto male.
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Neve sulla Capitale

La giornata
sui social

Partito Democratico
Renzi: “Saremo il primo gruppo parlamentare”

La vittoria? “Essere il primo gruppo parlamentare”. Un governo con i Cinque Stelle? “Noi mai con gli estremisti”. Larghe intese con Berlusconi? “Lo smentisco nel modo più categorico”. Ha le idee chiare Matteo Ren­zi, che apre con un’intervista alla Stampa l’ultima settimana di campagna elettorale prima del voto del 4 marzo. Una chiacchie­rata con la redazione a Torino, in cui chia­risce: “Vedo gente che sale al Quirinale o che giura: non mi risulta però che sia stato già scelto il capo del governo. Penso che il Pd sarà il primo partito e lavoro perché lo sia”.
Il segretario del Pd chiarisce quali sia­no i temi chiave della campagna elettora­le, al centro del programma politico del centrosinistra: “Lavoro, famiglia e ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo”. E a chi gli contesta che l’unica novità che faccia veramente discutere sia la flat tax propo­sta dal centrodestra, risponde per le rime: “Non è una novità, Berlusconi la propone ogni cinque anni, è un’idea credibile come Babbo Natale”.
Capitolo candidature: anche in questo caso Renzi difende il lavoro fatto. A do­manda diretta su Maria Elena Boschi, ri­sponde convintamente che “ha lavorato bene: decine di riforme sono state appro­vate in questi anni anche grazie al suo la­voro”. Quanto al dibattito che si è aperto nel Paese sui figli di Vincenzo De Luca, il segretario del Pd dice di augurarsi che i suoi figli “non facciano politica” ma, al tempo stesso, si dice sorpreso che “tutta questa discussione su Piero De Luca can­celli le altre 500 candidature, mi sembra uno standard di valutazione del Pd che non vedo da altre parti”.
Sulle fake news, lancia l’idea di una commissione d’inchiesta parlamentare: “Sono certo che ci siano state interferenze digitali durante la campagna referendaria e in questa stagione. Sono sicuro che vi sia almeno una doppia struttura di diffusione di notizie false che viene usata da canali anche unofficial vicini a partiti politici”. E infine, sull’immigrazione, a precisa do­manda su quale sia la linea del centrosini­stra, se quella di Emma Bonino o di Marco Minniti, Renzi non ha dubbi: “Grande ri­spetto per Emma, ma la nostra posizione è quella di Minniti”.
Un governo con i Cinque Stelle? Noi mai congli estremisti. Larghe intese con Berlusconi? Non esiste l’ipotesi
IL SEGRETARIO DEL PD
MATTEO RENZI INTERVISTATO DAL QUOTIDIANO “LA STAMPA”
Democratica
CONDIVIDI SU
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Partito Democratico

I risultati ottenuti dai nostri governi
sono fondamentali, abbiamo dimostrato di essere credibili ed affidabili.
Il voto di domenica non è come gli altri
PAOLO GENTILONI
La destra cavalca le ansie ma non è
in grado di dare risposte vere, se non con promesse che sanno d’inganno.
Èquesto che allontana la politica
dai cittadini”
WALTER VELTRONI
Sinistra vs destra, senza pasticci
Mario Lavia
Segue dalla prima
CONDIVIDI SU
È una destra che si nutre di pulsioni estre­mistiche e persino fascistoidi: quando i leghisti dicono che “è vecchio” par­lare di antifascismo – cioè del più alto valore della nostra Costituzione – cosa fanno, se non percorrere il più vetusto sentiero della propaganda di estrema destra? È naturale che i fascisti di CasaPound si aggrappino a questo treno.
Ora, il Pd è il baluardo contro questa destra. È il perno del campo di forze che lavora per una società aperta, libera, inclusiva, democratica. È la forza che vuole ripristinare un sistema poli­tico pulito, “antiscilipotiano” e impermeabile ai rimborsi taroccati, non schiavo delle fake news e tantomeno delle violenze verbali e fisiche di qualunque sigla e sigletta.
Ha ragione Walter Veltroni. In questi ultimi giorni bisogna far appello a tutte le persone di sinistra e democratiche di questo Paese per continuare a vivere in un Paese dai mille pro­blemi ma libero, europeo, civile. Le donne e gli uomini di sinistra sono di più di quelli segna­lati dai sondaggi. Molti di loro non parlano. Lo sappiamo: molti sono stanchi di riprendere per l’ennesima volta le bandiere democratiche e tornare in campo. Ma è a loro, che gonfiano il mare degli indecisi, che il Pd deve sapere in­dicare la strada. Sinistra contro destra, senza pasticci, oggi e domani. Lo scontro è forte. Ma stavolta con molti rischi in più.
Veltroni con Gentiloni:
“Il nemico è la paura”
L’ex segretario del Pd sul palco del teatro Eliseo di Roma insieme al presidente del Consiglio
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
“Non sono qui per fare un endorsement per Paolo Gentiloni, il mio sostegno nei suoi confronti è scontato”. Così Walter Veltroni, accolto da un lungo applauso sul palco dell’E­liseo di Roma, ha iniziato il suo intervento a fianco del presidente del Consiglio. Un discor­so pieno di spunti per la campagna elettorale. “Sono qui per tessere due elogi controcorren­te – ha detto l’ex segretario del Pd – quello del­la politica e quello dell’idea del Partito Demo­cratico”. Quella politica che però oggi è messa in discussione alle sue fondamenta: “Ci sono fasi della storia in cui ci si chiude, si vede il diverso come una minaccia. Oggi la sfida è tra noi, che vogliamo una società aperta, una so­cietà delle opportunità, e chi rincula verso il populismo, il sovranismo, l’odio e la paura”.
La paura, ecco il vero nemico: “La vita oggi è fatta di ansie. Quelle ansie che la destra ca­valca ma a cui non è in grado di dare risposte vere, se non con promesse che sanno d’ingan­no. E’ questo che allontana la politica dai citta­dini. Così come il fatto di non sapere chi sarà il presidente del Consiglio il giorno dopo le elezioni. Se alle elezioni non ci sarà un vincitore, occorre met­tere mano alla legge elettora­le per fissare un premio di maggioranza compatibile con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale”.
Il secondo elogio è quello all’idea del Pd, “un partito nato con dieci anni di ritardo”, se­condo Veltroni. “Diritti individuali e opportunità universali. E’ questo il senso della sinistra moderna. Io pen­so e spero che il Pd andrà meglio di quanto dicono i sondaggi. E così anche per le altre forze della coalizione. Ma serve che emerga qualcosa di nuovo, un’idea di società, un pensiero lungo. Se dovessi scegliere tre temi su cui puntare in quest’ultima parte di campagna elettorale, sarebbero questi: lotta alla precarietà e garanzie di diritti per i giova­ni, ecologia e politiche di sviluppo sostenibile, battaglia contro la corruzione e per la mora­lità della vita pubblica”. Dopo di lui è stato il turno del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha ricordato come “il voto di domenica prossima non è un voto come tutti gli altri. I risultati ottenuti dai nostri governi sono fondamenta­li. Abbiamo dimostrato di essere credibili ed affida­bili. Vogliamo affidare la nostra sicurezza a Min­niti o a Salvini, la nostra economia a Padoan o a Di Battista?”.
La sfida di oggi, ricorda il premier, “è una sfida globale tra l’apertura e la chiusura. In questo voto non si vuole sconfiggere il Pd, si vuole abbattere il modello europeo costruito in questi anni. L’Italia ha bisogno di una seconda stagione di riforme e solo noi le possiamo fare. Credibilità, cura e speranza possono farci recuperare la distanza che oggi abbiamo da altri schieramenti politici”.
Stefano Cagelli
CONDIVIDI SU
I due hanno ricordato che quella di oggi “è una sfida globale tra l’apertura e la chiusura”
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Cari amici,
negli ultimi anni si è consolidata attorno al Partito Democratico un’in­credibile comunità di persone che hanno deciso di sostenerlo. Pensa­te che oltre 600.000 di noi hanno donato il loro 2×1000 al PD e in 25.000 hanno sostenuto il treno Destinazione Italia.
Noi abbiamo abolito il finanziamento pubblico ed oggi stiamo dimo­strando che la politica può vivere anche senza.
Per questo, primi in Italia, abbiamo deciso di realizzare la più innova­tiva campagna di crowdfundingdella storia della politica italiana.
Non si sosterrà più il partito alla cieca, ma si potrà sostenere il singo­lo tema della campagna elettorale o un evento in particolare.
Da oggi andando sul nostro sito, oltre alla donazione classica, potete scegliere di sostenere la sfida che vi sta più a cuore o aiutarci a re­alizzare concretamente un evento nella vostra città.
Questa piattaforma è innovativa non soltanto perché consente di sup­portare il Partito Democratico in vari modi, è innovativa soprattutto perché contribuisce a rafforzare, giorno dopo giorno, il legame tra il Partito Democratico e la sua grandissima comunità.
Francesco Bonifazi
Tesoriere PD
Social
Instagram
Twitter
Facebook

In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia

[download id=”1554″ format=”2″]