Della Redazione Di Democratica
n. 129 lunedì 19 febbraio 2018
“Temo più di tutto l’oblio, il fascismo non è cosa d’altri tempi”
(Amos Luzzatto)
“
La bella campagna
EDITORIALE
Il Mezzogiorno
che guarda al mondo
Teresa Bellanova
Non sappiamo ancora se quanto accade alla Borsa americana con le sue ricadute globali sia l’inizio di una nuova, ennesima fase di turbolenza dei mercati.
Né siamo in grado di prevedere con esattezza gli esiti della contrastata approvazione della legge di bilancio americana. Sappiamo però che gli Usa sono entrati appieno nella competizione fiscale globale e nell’adozione di misure, per ora parziali e limitate, di protezionismo. Sappiamo che nel novero delle possibilità c’è anche una sorta di svalutazione competitiva del dollaro sull’euro. Appesa al filo del referendum tra i 460 mila iscritti alla Spd, la Grosse Koalition tedesca può essere determinante per il futuro dell’Unione Europea. Lo so. Sono questioni lontane dalla campagna elettorale, dalle fantasmagorie della DiMaionomics e dagli ipotetici condoni edilizi berlusconiani.
Eppure sono e sono state, sin dal loro primo manifestarsi, questioni intrinseche al lavoro quotidiano dei governi Renzi e Gentiloni.
Lo erano i dazi sulle importazioni dell’acciaio cinese imposti, a suo tempo, da Obama perché qualsiasi mutamento nelle ragioni globali di scambio dell’acciaio ha ricadute immediate sulla siderurgia da Taranto a Genova e in tanti altri siti industriali italiani. Per questo la partita dell’Ilva va chiusa e subito. Il resto della siderurgia ondiale e i paesi che la detengono non stanno a guardare e ogni ritardo o egno di incertezza può essere fatale per decine di migliaia di lavoratori e per la nostra posizione nella competizione globale. E può esserlo per l’ambiente, come purtroppo insegna Bagnoli.
Se il governo Renzi prima e Gentiloni poi hanno messo a punto Industria 4.0 lo hanno fatto sapendo che quello che ci ha mantenuto e ci mantiene nel gruppo di testa dei paesi esportatori è la qualità di settori delicatissimi, dalla farmaceutica alla meccanica.
Verso il 4 marzoMentre gli altri urlano,
il Pd contiuna a parlare a un Paese
che ha bisogno di serietà
PAGINE 2-4
SEGUE A PAGINA 3
DESTRA
ELEZIONI
DEBUNKING
Berlusconi scherza con
il fascismo
Allerta massima per la minaccia informatica
La verità sui (falsi) sconti di pena per i reati
PAGINA 5
PAGINA 6
PAGINA 7
Verso il 4 marzo
La buona politica
Renzi: “Sono giorni cruciali, è il momento dell’orgoglio”
Gentiloni: “Contro i populismi, uniamo le forze”
In questo weekend è proseguito il viaggio in Italia di Matteo Renzi. Il segretario Pd ha fatto tappa prima a Napoli e poi, ieri, a ha partecipato all’iniziativa organizzata all’auditorium del Massimo di Roma. Il suo intervento, a due settimane, dal voto è un mix di orgoglio ed energia, quella necessaria per non lasciarsi condizionare da ciò che raccontano i sondaggi. Importanti, certo, ma non sempre capaci di predire il futuro con tanta certezza: “In queste ultime settimane ci hanno bombardato tutti i giorni di sondaggi. Non li metto in discussione, sono importanti. Ma faccio notare che nelle ultime tre elezioni nazionali erano totalmente diversi dai risultati”. Per questo il leader dem ha voluto galvanizzare la platea ricordando che sono proprio questi ultimi giorni di campagna elettorale ad essere veramente cruciali. Dunque basta con la rassegnazione – è la sintesi del suo approccio -, le cose fatte finora devono renderci orgogliosi: “Negli ultimi quattordici giorni dobbiamo cercare di scrollarci di dosso la stanchezza, la rassegnazione. Come sta il paese rispetto a 4 anni fa? – domanda alla platea – Se sta meglio, come sta, chi crede alla politica non può dire che è solo merito degli italiani, ma di chi ha preso il paese a -2% del Pil. Una cosa che ha fatto il Pd, no un governo, o un ministro. Tiriamo fuori l’orgoglio”. Uno degli aspetti che più spesso vengono sottolineati da Renzi è che il voto al Pd è un voto contro gli estremismi. L’appello è rivolto anche a chi guarda con interesse a Leu. Per loro, il segretario ribadisce il più assoluto rispetto ma avverte: “un voto affidato alla sinistra radicale e al partito di Massimo D’Alema significa portare Salvini più vicino a Palazzo Chigi e più vicino al Viminale, significa dare una mano alla destra a guida leghista”. Infine un appello riservato al mondo cattolico: “Abbiamo avuto punti di discussione con una parte importante del mondo cattolico come su unioni civili e biotestamento. Ma da Roma oggi voglio dire alle donne e agli uomini del mondo cattolico di riflettere bene su cosa avverrà. Siamo al bivio: il centrodestra non è a trazione moderata, non è guidato degli amici di Angela Merkel ma dagli amici di Marine Le Pen”.
Rimanere uniti contro gli estremismi. Così potrebbe essere riassunto il messaggio che ha guidato il weekend elettorale del Premier Gentiloni. Un messaggio che ha trovato riscontro nelle parole di Romano Prodi che – durante il raduno nazionale di Insieme a Bologna – ha riconosciuto il lavoro che il presidente del Consiglio “sta facendo in un momento difficile in cui abbiamo bisogno di mostrare un paese sereno”. Una forza, quella dem, che si contrappone al rischio concreto dell’avanzata dei populismi. A ribadirlo è sempre il premier Gentiloni che nella serata di sabato è stato in visita a Fermo. Qui ha ricordato la necessità di “unire le forze” attorno al Pd “per consentire una seconda stagione di riforme”. “Non c’è altro gioco possibile a queste elezioni, – spiega il premier – chi ha in mente qualche altro schema di gioco rischia di lasciare il paese ai rischi del populismo e di posizioni antieuropeiste”.
CANONE RAI
“Esenzione per 350.000 over 75”
“È stato appena firmato da parte del ministro dell’Economia e del ministro dello Sviluppo economico il decreto per l’aumento della fascia di reddito di esenzione del canone RAI per gli over 75”. Ad annunciarlo è stato stamani il premier Gentiloni, intervenendo alla conferenza stampa dell’agenzia Del Demanio sui risultati 2017. Gli esentati over 75 passano così da 115.000 a 350.000.
Il Mezzogiorno che guarda al mondo
La dorsale della media impresa italiana ha retto e regge la nostra posizione nel mercato globale. Rafforzarne la competitività in termini di innovazione di prodotto e di processo è, per quanto possibile, l’assicurazione sulla vita di fronte all’imponderabile di un euro che si apprezza o dell’insorgere di nuovi protezionismi. Rafforzarla, non agli albori della crisi o addirittura prevedendola, ma quando ormai eravamo nel punto più drammatico della parabola, è stato complicatissimo.
Lo so, rischio di essere fuori tema rispetto alle illusioni da campagna elettorale, agli sbandieramenti di chiacchiere di ogni tipo.
Però è lavoro continuo, puntiglioso, faticoso anche. Il concreto con cui si misurano quotidianamente le vite delle persone e che determina l’essere o meno tagliati fuori dalla competizione internazionale.
Se ci si è ostinati a creare i Patti per il Sud proseguendo con Resto al Sud o con la Banca delle Terre Incolte è perché ormai solo un Mezzogiorno in grado di entrare nella competizione globale può fare la differenza. Una differenza che si gioca come sistema-paese e che ha valore per il Mezzogiorno come lo ha, in modo ancora più marcato, per il Nord.
Le difficoltà ovviamente non mancano.
Per incarico di governo ho frequentato i cosiddetti tavoli di crisi. Ce ne sono ancora troppi ma devo constatare che ormai una buona parte del Paese ce l’ha fatta ad avviare una solida uscita dalla crisi.
Il centro-nord ha ricominciato a tirare.
Il problema non è il Sud ma un “certo” Sud. Non voglio tornare sulle ovvietà ma c’è un Sud della farmaceutica, dell’automotive, della meccatronica, dell’industria automobilistica e petrolifera che è in marcia e un Sud che si balocca, s’impantana o peggio, in attesa del migliore dei mondi possibile, indulge in quelle mortiferere autoconsolazioni che votano alla sconfitta e all’abbandono.
A dirla tutta: l’acciaio è una cosa necessaria. La salute e l’ambiente sono valori irrinunciabili ma senza la cosa resterà solo il cadavere che la produceva e che continuerà per sempre a distruggere quei valori.
Qualcuno cerca di tenere insieme cose e valori; qualcun altro in un gioco al rialzo rischia di mandare al disastro le une e gli altri.
Sembra quasi di essere Fuori Tema quando si parla di cose e di valori, tanto più perché si tratta di cose e valori reali, in via di realizzazione; da difendere, da potenziare.
Cose e valori – perché no? da raccontare, paese dopo paese, strada dopo strada per confrontarsi, trarre nuove idee, altre intuizione, nuove necessità. Fosse questo fare politica il fare la campagna elettorale?
Teresa Bellanova
Segue dalla prima
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Strada per strada
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Destra
Berlusconi scherza con il fascismo
L’ ex Cavaliere minimizza la minaccia: “Èmorto e sepolto, senza Hitler non succede niente”
“Il fascismo è morto e sepolto, è storicizzato. Per arrivare a essere quello che sono stati c’è stato bisogno che arrivassero Mussolini e Hitler. Se non c’è in giro Mussolini o Hitler, non succede niente“. Silvio Berlusconi ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa dichiara il caso fascismo chiuso. Lo chiude quasi assolvendo il gesto di Luca Traini, che nemmeno chiama per nome e cognome. Il raid razzista per le strade della città marchigiana lo definisce “il caso di Macerata” e quello del giovane fascista è stato “il gesto di un singolo fuori di testa che ha agito per conto suo”.
Anzi, rincara la dose, l’ex Cavaliere; per lui il pericolo sta nell’antifascismo e volutamente confonde il concetto con le persone e riduce l’antifascismo ai centri sociali: “C’è questo movimento dell’antifascismo che a Piacenza ha picchiato un esponente delle forze dell’ordine: è un movimento pericoloso che viene dai centri sociali ed ha un programma di iniziative inaccettabile”, accusa, riferendosi all’aggressione di un carabiniere da parte di due esponenti dei centri sociali e dei movimenti antagonisti.
Finge di non ricordare gli eventi degli ultimi mesi oppure non legge in quegli episodi lo spettro del fascismo. Non solo Traini che prende la pistola e spara contro gli stranieri che incontra per strada a Macerata. Ma anche I tifosi laziali che – per offendere – mostrano la foto di Anna Frank con la maglia della Roma. Anche il gruppo di naziskin Veneto Fronte Skinhead che fa irruzione nella sede di un’associazione che si occupa di migranti a Como e legge un messaggio politico. In quest’ultima occasione è emerso il silenzio assordante della destra che non ha commentato, che non ha partecipato alla manifestazione, che non si è esposta.
Ma nello stesso giorno è arrivata da un luogo storico dell’antifascismo milanese, il quartiere Niguarda, la dichiarazione della presidente della Camera Laura Boldrini: “I gruppi che si ispirano al fascismo vanno sciolti. Non c’è posto per loro nel nostro Paese, nella nostra Repubblica che è antifascista”. Parole altrettanto nette erano arrivate qualche giorno fa dal segretario dem Matteo Renzi a Sant’Anna di Stazzema: “Troviamo necessario aderire all’elenco di chi dicono che il nazifascismo è stato il male assoluto. È una storia realmente accaduta a persone che sono qui. Il nostro Paese è stato corresponsabile di quella tragica storia”.
“Chi oggi paragona la stagione che stiamo vivendo con la stagione fascista commette un errore storico perché nega la realtà. Noi non siamo nella fase che ha portato al periodo fascista ma questo non vuol dire che non abbiamo il dovere della memoria. Anzi, lo dobbiamo avere più forte perché la memoria non è un hobby ma un dovere”, ha aggiunto poi Renzi.
È vero. Fortunatamente questa non è la stagione del fascismo. L’Italia non è un Paese fascista, ma è fondamentale tenere alta la guardia su gesti che portano con sé un significato fascista. Ma il continuo minimizzare della destra – da parte di Berlusconi, ma anche di Salvini e Meloni – non aiuta.
Silvia Gernini
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Berlusconi punta addirittura
il dito contro
gli antifascisti:
sono loro
il problema
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Verso il 4 marzo
Allerta massima contro
il rischio hacker sul voto
“Posso garantire che c’è la massima attenzione da parte dell’intelligence e della polizia postale. La questione è molto delicata e si rischia di accorgersene solo quando l’attacco è già avvenuto”. A parlare è il ministro dell’Interno Marco Minniti che pone l’accento su uno dei rischi maggiori di questa campagna elettorale: l’attacco informatico da parte di hacker legati a doppia mandata alle intelligence ostili di Russia, Cina, Iran e Nord Corea.
L’attività di prevenzione dell’unità di difesa cybernetica italiana si concentra prevalentemente su due pericoli, ritenuti più incombenti: lo spionaggio informatico e i troll che potrebbero condizionare la campagna elettorale, specie nella parte finale, quella in cui per le vittime degli attacchi sarà più difficile (per questioni di tempi ristretti) replicare. La prevenzione è, dunque, l’unica arma per evitare il diffondersi di virus informatici, la penetrazione di software nocivi all’interno delle reti istituzionali: l’obiettivo è quello di evitare, per esempio, il rischio che un virus possa infettare le caselle di posta elettronica, o che un malware possa rubare informazioni sensibili.
A meno di due settimane dal voto, la questione si fa davvero stringente. E se, va sottolineato, gli attacchi alle reti istituzionali non sono andati a buon fine grazie alla vigilanza costante del nostro scudo digitale, non si può dire lo stesso per le piattaforme private dei vari partiti: negli ultimi mesi, prima il Movimento 5 Stelle, poi il Pd a Firenze e la scorsa settimana il sito internet e i profili social del segretario della Lega Matteo Salvini sono stati oggetto di attacchi hacker.
Martedì 6 febbraio i pirati informatici avevano preso di mira il sito del Pd di Firenze, dal quale sono stati sottratti e poi pubblicati indirizzi e numeri di telefono di membri “eccellenti” del partito. A rivendicare le due azioni è lo stesso gruppo, gli hacker di AnonPlus, che già a settembre del 2016 si era reso responsabile dell’intrusione informatica nei sistemi del quotidiano Libero, dal quale aveva sottratti e reso pubblici i dati degli utenti iscritti alla pagina.
Dalla sicurezza informatica a quella reale. Anche in questo caso, pur sottolineando che “l’attenzione è elevatissima” e che “realisticamente” nessuno di noi può dire che siamo al sicuro, il ministro ritiene che la situazione sia sotto controllo. Il merito, aggiunge, sta nel fatto che “abbiamo applicato la direttiva sui rimpatri per motivi di sicurezza nazionale: se c’è radicalizzazione da parte di alcuni soggetti – spiega – noi li riportiamo dei Paesi di provenienza. In questi anni siamo riusciti a dimostrare che siamo un paese bello e sicuro aumentando la percentuale di turisti che sono venuti, in controtendenza rispetto al resto del mondo”.
Altro tema caldo, come accennato in precedenza, è il rischio di un’ondata di troll che in rete cercheranno di condizionare il risultato elettorale, diffamando partiti, candidati e personalità politiche. Il momento di massima allerta è stato fissato per le 24 ore immediatamente precedenti al voto, quando l’attacco coordinato di account falsi sui social media (specialmente Twitter è considerato ad altissimo rischio) darebbe meno tempo di replica alle vittime dell’ondata diffamatoria. Anche su questo la nostra intelligence è al lavoro con la squadra creata nel 2013 che ha già individuato il 30 per centro dei troll che girano in rete.
Stefano Cagelli
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Si teme un’ondata diffamatoria di troll nelle 24 ore precedenti al voto
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In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia
Debunking
Smontiamo le bugie /9.È vero che sono stati introdotti sconti di pena per i reati violenti?
“Il fine delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile. Il fine non è altro che d’impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali”: era il 1764 e Cesare Beccaria nel suo celebre “Dei delitti e delle pene” annunciava una “legge” divenuta poi universale. Un sentimento comune e condiviso che dall’Illuminismoai giorni nostri ha un unico obiettivo: assicurare alla giustiziagli autori dei reati violenti. Non solo.
Approvata a novembre la legge che riforma il rito abbreviato
La recente approvazione della legge che riforma il rito abbreviatosgombera il campo da ogni possibile dubbio: non c’è nessuno sconto di pena per i reati violenti. Approvata il 29 novembre dello scorso anno con 318 voti a favore, la legge elimina dunque la possibilità per gli autori di reati violenti quali stupro e omicidio di essere “graziati” rispetto alla durata della condanna. La legge di iniziativa parlamentareè stata approvata da una maggioranza tripartisan: un caso unico nella legislatura appena trascorsa che prende una posizione netta rispetto ai reati violenti.
I reati violenti: dall’omicidio allo stuproOmicidio e stupro sono reati violenti. L’omicidio può essere colposo o doloso: il primo caso è disciplinato dall’art.589 del Codice Penalee recita: “Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se il fatto è commesso con violazione delle norme [sulla disciplina della circolazione stradale] o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni. Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e di lesioni di una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni quindici”. L’omicidio doloso (più comunemente conosciuto come omicidio volontario) invece è disciplinato dall’art. 575 del Codice Penale. La durata media della pena per l’omicidio volontario oscilla dai 21 anni di galera all’ergastolo. In ultima analisi, il reato di violenza sessuale è invece disciplinato dall’art.609 bisdel Codice Penale.
Indennizzo per le vittime dei reati violenti
Nell’ottobre dello scorso anno sono entrati in vigore gli indennizzi per le vittime dei reati violenti: spetta al comitato per le iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti, in attuazione della direttiva 2004/80/CE, l’esamedelle domande e la concessione degli indennizzi.
a) Per il reato di omicidio, nell’importo fisso di euro 7.200, nonché, in caso di omicidio commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla personaoffesa, nell’importo fisso di euro 8.200 esclusivamente in favore dei figli della vittima;
b) per il reato di violenza sessuale di cui all’art. 609-bis del codice penale, salvo che ricorra la circostanza attenuante della minore gravità, nell’importo fisso di euro 4.800;
c) per i reati diversi da quelli di cui alle lettere a) e b), fino a un massimo di euro 3.000 a titolo di rifusione delle spese mediche e assistenziali.
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