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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 127 giovedì 15 febbraio 2018
“I blog che mi danno dell’eretico? So chi li scrive, non li leggo”
(Papa Francesco)
Ancora tu?
DestraStanco remake della firma del contratto farlocco di Berlusconi da Vespa. Un ex leader che ha perso ogni credibilità
PAGINA 2
LIBRO
VERSO IL 4 MARZO
MOVIMENTO 5 STELLE
Tutte le opacità di Rousseau e Casaleggio
Sondaggio Swg: obiettivo primo posto per il Pd
Caos Cinque Stelle, tra Rimborsopoli e addii “eccellenti”

Marika Cassimatis
Se si guarda l’analitico delle rendicontazioni di Rousseau pubblicate nel 2016,12 si rileva che la maggior parte delle donazioni ricevute ha un importo inferiore ai 5 mila euro. Queste piccole donazioni ammontano a 360.341 euro complessivamente; qualcuno ha definito queste micro donazioni una “polverizzazione” opaca del finanziamento.
Poi ci sono i contributi versati da partiti e movimenti politici e tra questi l’Associazione Movimento 5 Stelle-Caltanissetta, di cui si è parlato poco sopra, che ha effettuato due versamenti rispettivamente di 10mila e 4mila euro per un totale di 14mila euro.
PAGINA 5
NEOFASCISMO
Il Pd a Sant’Anna: “Nazifascismo male assoluto”
Di Maio continua a scappare dal confronto tv. Borrelli e Colomban,
due (ex) uomini chiave attaccano
SEGUE A PAGINA 4
ALLE PAGINE 3-4
PAGINA 8
Verso il 4 marzo
Tutte le smentitedi (e verso) B.
Un ex leader senza credibilità
Lo Berlusconi, si sa, ci ha abituati negli anni ad affermazioni mirabolanti che di volta in volta sono state smentite dagli avversari, dai fatti, dagli alleati, fino ad arrivare alla chicca tutta berlusconiana dell’auto-smentita.
Senza andare troppo indietro nel tempo e limitandoci a dare uno sguardo solo all’ultimo mese di campagna elettorale, il dubbio è che il Cavaliere stia provando a battere il record tutto personale di “bufale”.
Cottarelli nel governo di destra?Ma il diretto interessato smentisce
Ore 12:25l’Ansa batte la notizia: “L’ho sentito ieri e si è dichiarato disponibile, sarà nella nostra squadra di governo”.
Ore 14:22la smentita del diretto interessato: “Vorrei chiarire di non aver dato la mia disponibilità a nessun schieramento a partecipare in qualunque forma a un futuro governo”.
La gaffe “rumorosa” di Berlusconi sulle unioni civili
Mara Carfagna costretta a correre ai ripari dopo le dichiarazioni del Cavaliere che ieri aveva detto: “Quella sulle unioni civili è una legge sbagliata, abolirla non è tornare al passato”. La già ministra per le Pari Opportunità ha provato a metterci una pezza: “Ho avuto modo di parlare con il presidente Berlusconi e non mettiamo e non metteremo mai in discussione i diritti acquisiti”.
Jobs Act sì, Jobs Act no
Un’altra perla Berlusconi l’ha regalata sul Jobs Act, esibendosi nella specialità tutta personale dell’auto-smentita, questa volta nella stessa giornata.
Ore 8.30 del mattino: “Abolirò il Jobs Act, è stato, come dire, un’iniezione che ha dato una provvisoria spinta ma solo ai contratti a termine”.
A fine giornata: “Io non ho detto “abolizione del Jobs Act””.
L’evergreen del condono
Come ad ogni campagna elettorale l’ex Cavaliere ha tirato fuori il suo evergreen: il condono edilizio. Affermazione che rivede lui stesso subito dopo, definendolo un semplice “abusivismo di necessità“. Ma subito dopo viene smentito da Salvini che si affretta a precisare: “Dico no, fortemente no, a ogni ipotesi di condono per abusi edilizi”. Come se non fosse sufficiente, ad affossare definitivamente la proposta di Berlusconi ci pensa la Cassazione.
Lo strappo sulla legge Fornero
Una delle prime spaccature tra Lega e Forza Italia in campagna elettorale è stata però sulla legge sulle pensioni. Per Salvini l’abolizione della legge Fornero è un leitmotiv: “La cancelleremo”. Ma Berlusconi ritratta e pur di non mostrare la distanza abissale con il Carroccio,preferisce restare sul vago: “Non si può abolire tutta la legge, noi intendiamo cancellare i provvedimenti iniqui” della legge. Mistero, però, su quali siano esattamente i provvedimenti da modificare.
L’Europa e i parametri Ue
Ma la legge Fornero non è l’unico provvedimento che il leader del Carroccio vorrebbe abolire, anche perché è facile fare campagna elettorale promettendo di cancellare norme anziché facendo proposte nuove. E così ha fatto anche sul rispetto del 3% sul rapporto deficit-Pil. Il tutto mentre Berlusconi è partito alla volta di Bruxelles per assicurare che un eventuale governo di centrodestra rispetterà i parametri europei.
Berlusconi da Vespa, il remake più triste
Ci vorrebbe Lucio Battisti – “che anno è, che giorno è…” – per descrivere quello che una persona normale con più di 30 anni ha pro­vato ieri guardando Silvio Berlusconi da Bruno Vespa. Una scena penosa. La firma di un nuovo contratto con gli italiani, triste remake del film di 17 anni fa, stessa location, stessi inter­preti, stessa scrivania, stessa stilogra­fica. Un bel foglio di carta bollata con testo scritto a macchina – omaggio all’e­ra di Internet – et voilà con la firmet­ta da cumenda. Lui ha qualche etto di cerone in più, Vespa qualche riporto di capelli in meno. Sembravano due vec­chi attori al tramonto in un teatrino di provincia.
Lo chiama “impegno e non “contrat­to, è vero. Ma è l’unica “innovazione. L’impianto delle promesse berlusco­niane è fatto della solita roba, posti di lavoro (lui è responsabile di un discre­to crollo occupazionale- ndr), meno tasse (lui aumentò la pressione fiscale – ndr), il tutto condito da un gioco di prestigio politico. Il seguente: ma chi le dovrebbe fare tutte queste belle cose? Berlusconi parla come se il tempo si fosse fermato ma alla fine persino lui si rende conto che non potrà diventa­re premier perché la legge non glielo consente. E dunque: “Mi impegno a la­vorare al fianco del Presidente del Con­siglio…”. Che umiliazione. Per lui è per chi lo stava a sentire, 17 anni dopo.
Mario Lavia
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Prende in giro i giovani: “Non fanno niente”
Ma chi ha creato disoccupazionein Italia?
Ultimo governo
Berlusconi
Movimento 5 Stelle
Mentre il treno mi riportava verso Firenze pensavo che chi ha governato questo Paese oggi festeggia il miglior dato del PIL degli ultimi 7 anni. Gra­zie (anche) al nostro lavoro, l’Italia sta meglio di prima: tutti gli indicatori lo dimostrano.
Ma la politica parla di rimborsi, scontrini, indennità.
E naturalmente i Cinque Stelle attaccano il PD.
Più li prendi con le mani nella marmellata, più attaccano il PD.
Più hanno candidati di cui si vergognano, più attaccano il PD.
Loro attaccano sempre e solo il PD, chissà perché.
Il cittadino Di Battista ha detto pubblicamente che secondo lui gli italiani sono “rincoglioniti”. Per me è una frase offensiva e arrogante. Ma è una frase che spiega l’atteggiamento grillino di queste ore: vogliono trasfor­mare una truffa in uno spot. E siccome pensano che gli italiani siano “rin­coglioniti”, provano a farci credere che rimborsopoli è una cosa positiva per loro.
***
Il problema non sono i 23 milioni di euro che il M5Stelle avrebbe “resti­tuito” agli italiani. Se la buttano sui soldi, vinciamo sempre noi. Grazie al PD, infatti, non c’è più il finanziamento pubblico ai partiti. Questo significa che il PD di Bersani nel 2010 riceveva 60 milioni di € all’anno, il nostro PD non prende neanche un centesimo di € ma solo le donazioni del 2×1000.
Lo Stato risparmia molto più grazie alla nostra legge che col meccani­smo, taroccato, di rimborsi a Cinque Stelle.
Grazie al PD l’incasso dell’evasione adesso è oltre 20 miliardi di €. E il famoso Fondo di Garanzia per le PMI vale 20 miliardi, non i 25 milioni dei Cinque Stelle: è un fondo pubblico, finanziato dalle nostre leggi di bilan­cio.
Gli italiani risparmiano se i politici sono capaci, non se fanno le sceneg­giate taroccate. E gli italiani capiscono, non “sono rincoglioniti”
Il problema non è neanche lo stipendio. Quando ho fatto il premier, il mio stipendio era la metà di quello di Di Maio dopo le “restituzioni”. La metà, è chiaro? Non è questo il punto.
E non è infine nemmeno un problema di indagati. Il Movimento Cinque Stelle attacca oggi gli indagati PD. L’avviso di garanzia non è una senten­za, non è una condanna. Altrimenti cosa dovremmo fare di Chiara Appen­dino, indagata per omicidio colposo, lesioni e falso? E di Filippo Nogarin, indagato per omicidio colposo? E di Virginia Raggi, a processo per falso?
***
Il problema vero, purtroppo, è che il Movimento Cinque Stelle ha avvele­nato i pozzi del dibattito politico.
Ha iniziato insultando, con il Vaffa Day.
Ha insultato le donne e gli uomini sulla rete e nelle piazze, con attacchi mirati pesantissimi contro le persone.
Ha insultato le Istituzioni e denigrato la scienza.
Ha proclamato la propria onestà rivendicando il monopolio della purezza e oggi si scopre un movimento di ex onesti.
Oggi è evidente la verità. Se il 4 marzo votate Cinque Stelle quei candidati impresentabili saranno in Parlamento: imprenditori che scroccano case popolari a 7 euro al mese, esaltate che definiscono i vaccini un genocidio, truffatori che fanno la morale e falsificano i bonifici. E molto altro che nelle prossime ore finalmente emergerà con chiarezza.
Con quale faccia assicurano di saper controllare i conti, quando non rie­scono a controllare i bonifici?
***
Sapete perché attaccano tutti il PD? Perché nonostante la comunicazio­ne degli ultimi mesi, la partita per il primo posto è una sfida a due: Cinque Stelle contro PD. Devono far fuori noi se vogliono arrivare primi. Devono attaccare noi. Devono insultare noi. Ma non ci fermeranno.
Il PD sarà il primo partito, il primo gruppo parlamentare.
E a Di Maio dico: se sei davvero sicuro delle tue idee e delle tue azioni, perché non ti presenti in TV in un dibattito pubblico all’americana? Attac­cavi gli impresentabili tu che ora sei il capo degli impresentabili: accetta la sfida, per una volta.
Noi siamo il PD. Siamo quelli che hanno riportato la crescita in Italia e rimesso il Paese in moto. Abbiamo fatto errori, certo. Abbiamo avuto problemi all’interno, certo. Ma noi non scappiamo davanti alle difficoltà. Perché senza coraggio in politica non vai da nessuna parte.
Quando avrete finito di insultarci, quando avrete finito con la sceneggiata degli scontrini, quando avrete esaurito le fake news, ci troverete ad aspet­tarvi: pronti al confronto civile.
Caro Di Maio, TU hai chiesto un confronto televisivo tre mesi fa. Adesso accetti la sfida o revochi anche questa come fosse un bonifico qualsiasi?
Hanno avvelenato i pozzi
della politica, ora Di Maio
scappa dal confronto
Colomban e Borrelli, uomini chiave in rivolta contro il M5s
Matteo Renzi
Il Parlamentare europeo sbatte la porta in faccia al Movimento. L’ex assessore della Raggi spara a zero contro la sindaca e Grillo
Agnese Rapicetta
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Alla fine Borrelli non aveva “problemi di salute”. Quella giustificazione, che aveva fatto tanto sor­ridere per il fatto di essere così surreale, era solo una scusa buttata lì dal gruppo del M5S a Bruxel­les, probabilmente sotto shock per una defezione che non si aspettavano. Perché Borrelli non è un uomo qualunque e la sua “rivolta” non è una cosa da sottova­lutare.
Dopo giorni di silenzio e di chiamate non risposte (nemmeno a Di Maio), Borrelli esce allo scoperto. Lo fa con un post su Fa­cebook – non si poteva pretendere addirittura una conferenza stampa dove ci sarebbero potute essere domande scomode a cui rispondere- e scrive: “ Ieri ho preso una decisione diffici­le che merita qualche spiegazione, perché sto leggendo troppe fantasiose ricostruzioni. Non ho problemi di salute e non ne ho mai accennato”. E continua: “Per tredici anni il Movimento è sempre stato la mia casa, l’ho visto nascere ed ho avuto il privi­legio di assistere molto da vicino a tutte le tappe di questa av­ventura. Ora è arrivato per me il momento di cambiare percor­so. Nella vita mi sono sempre occupato con grande intensità di imprenditori e risparmiatori. Per questo ho deciso di aderire ad un nuovo progetto: un movimento, che nascerà a breve, e che si occuperà proprio di imprenditori e risparmiatori”.
La sua mossa è una sorpresa per tutti, probabilmente accele­rata dal caso Rimborsopoli che lo ha travolto. Per uscirne senza dare troppe spiegazioni, ha dovuto mettere in moto una scis­sione a cui stava lavorando da tempo, un progetto nuovo ma probabilmente ancora non del tutto pronto. E’ lecito pensare che Borrelli e alcuni altri europarlamentari (tra cui Giulia Moi) non abbiano i conti in regola, tanto da aver rifiutato di firmare la liberatoria che lascia mano libera al gruppo pentastellato di verificare rimborsi, ricevute e bonifici.
SEGUE A PAGINA 4
Movimento 5 Stelle
Mancano all’appello, secondo alcuni calcoli di Repubblica, cir­ca 150mila euro, oltre ai circa 200mila che dovrebbero essere partiti tramite bonifico, per una somma di 350 mila euro. Se fra questi ci siano anche i soldi di Borrelli, per il momento, non ci è dato saperlo anche se la coincidenza della nascita di un nuovo movimento, porterebbe a credere che possa essere così.
IL MOVIMENTO CONFAPRI
DI BORRELLI E COLOMBAN
Lo “scissionista” ha parlato di un nuovo soggetto politico che stia dalla parte dei risparmiatori e degli imprenditori, un movi­mento diverso dal M5S e forse in antitesi, più vicino alla Lega, con cui sembra che Borrelli abbia, nel tempo intessuto ottimi rapporti. Se si parla di nord e imprese non si può certo esclu­dere anche Massimo Colomban, il patron delle piccole e medie imprese .
Non è un caso, quindi, che ab­bandonata la Capitale, Colomban in un’intervista sul Corriere della Sera spari a zero sul Movimen­to e sui suoi scandali: “Sembra di leggere le cronache di un partito qualunque. Che tristezza”. I suoi giudizi sono lapidari. Grillo?“Un istrione e un sognatore. Di eco­nomia capisce poco. Adatta il so­cialismo reale al terzo millennio. Tende a mandare in vacca gli ar­gomenti. Se affronti una questio­ne seria, svia il discorso, prende tempo”. Raggi?“È una stakano­vista ambiziosissima. Non la vo­terei”. Ma è riuscito a combinare qualcosa di buono a Roma?“Gra­zie alla legge Madia, ho deliberato la chiusura di 20 delle 31 aziende partecipate, senza licenziare nes­suno”.
Insomma archiviata l’esperien­za a Roma e archiviato il sogno del M5S: “Non sono riuscito a cam­biare né Grillo né il Movimento 5 Stelle”, Coloban è pronto a buttar­si in una nuova sfida. Avendo un asso nella manica.Quest’asso è proprio David Borrelli che, come dicevamo, non è un uomo qualun­que.
TUTTI I SEGRETI
DI BORRELLI
Secondo alcune indiscrezioni, il panico tra i dirigenti pentastel­lati, è tangibile. Borrelli, infatti, è uno dei tre membri dell’esecutivo dell’Associazione Rouseau. Quella scatola da soldi, misteriosa e eva­nescente, che raccoglie tutti i dati degli attivisti 5 stelle e su cui è pos­sibili votare e prendere le decisio­ni più importanti. Su questa piat­taforma già in passato avevamo sollevato dei consistenti dubbi, e Borrelli ha tutte (o quasi) le rispo­ste. L’ex parlamentare stellato uti­lizzerà queste informazioni contro lo stesso Movimento che lo ha creato?
La paura c’è, tanto che è già cominciata la corsa allo scredita­mento. Di Maio fa sapere ai giornali che ciò che ha mosso Bor­relli sia solo la mancata certezza di una terza candidatura, ma il diretto interessato smentisce e promette querele: “Nel caso in cui il virgolettato attribuito a Di Maio fosse vero, vorrei che mi si spiegasse quando e in quale occasione avrei fatto tale richie­sta”.
Le opacità di Rousseau e di Casaleggio
SEGUE DA PAGINA 3
Marika Cassimatis è laureata in Scien-ze politiche e in Geografia e ha conse-guito un dottorato in Scienze geografi-che e cartografiche presso l’Università di Genova. Insegna Geografia econo-mica in un istituto tecnico di Genova Sestri Ponente.È stata attivista del Movimento 5 Stelle dal novembre 2012 fino al marzo 2017.Polvere di 5 stelle“Fidatevi di me”. sta frase di di Marika Cassimatis Stelle. Dopo la candidatura Cassimatis viene maximo del penna annulla ni. È l’ultimo in tutta Italia mento del sogno diretta dal basso. con le espulsioni post scritti sul senza rispettare del Movimento.Cassimatis, con nianze, racconta dei MeetUp, base abbandonati di un partito nali” ma con ta. Dove non manca quella dalla “vecchia finanziamenti le. Su tutto aleggia ciati, con i suoi a pochi, ma militanti e sul Questo libro viaggio, di una ne e di una cocente Marika Cassimatis€ 16,00un viaggio nella grande illusioneCosa è cambiato nella società,nell’economia e nelle istituzioni italianetrascorso il primo quinquenniodi legislatura grillina?La desolante risposta è: “Assolutamente nulla” ISBN 978-88-98231-86-7Marika CassimatisPolvere di 5 stelle
Grillo? “Un istrione, di economia capisce poco. Tende a mandare in vacca gli argomenti”
Dal libro “Polvere di 5 stelle – Un viaggio nella grande illusione” di Marika Cassimatis – Melampo Editore
Se si guarda l’analitico delle ren­dicontazioni di Rousseau pub­blicate nel 2016,12 si rileva che la maggior parte delle do- na­zioni ricevute ha un importo inferiore ai 5 mila euro. Queste piccole donazio­ni ammontano a 360.341 euro com­ples- sivamente; qualcuno ha definito queste micro donazioni una “polveriz­zazione” opaca del finanziamento.
Poi ci sono i contributi versati da partiti e movimenti politici e tra que­sti l’Associazione Movimento 5 Stel­le-Caltanissetta, di cui si è parlato poco sopra, che ha effettuato due ver- samenti rispettivamente di 10 mila e 4 mila euro per un totale di 14 mila euro. Non è dato sapere come sono stati raccolti questi fondi” (sempre da «l’Espresso» del 28 giugno 2016).
Altro versamento interessante è quello effettuato da Filippo Pittarello, che ha donato a Rousseau 8.500 euro. Pittarello è un ex dipendente della Casaleggio Associati, attualmente re- sponsabile per la comunicazione e le risorse umane del MoVimento 5 Stelle al Parlamento europeo.
Sempre sul rendiconto di Rousse­au 2016 si legge che sono stati spesi 250.861 euro per l’acquisto di servizi mentre i costi del personale, che conta quattro dipendenti, tre part-time e uno a tempo pieno, ammontano a 53.437 euro. Il dipendente a tempo pieno do­vrebbe essere Pietro Dettori, respon­sabile editoriale presso l’Associazione Rousseau, come si evince dall’organi­gramma.
L’insieme di queste informazioni suggerisce l’ipotesi che Rousseau abbia un legame molto stretto con la Casaleggio Associati, in quanto sono in organico sue persone di fiducia come Pietro Dettori, mentre Filippo Pittarello, dello staff comunicazione della Casaleggio in ca­rico al gruppo parlamentare europeo, ha effettuato un significativo versamento. Davide Casaleggio sottolinea in ogni pubblica occasione che il suo ruolo all’interno di Rousseau non è retribuito ma risulta difficile pensare che la sua voce non abbia un peso significativo e de­terminante. Il fatto che non percepisca uno stipendio, a questo fine, è irrilevante.
Raggi? “Non la voterei”. Le uniche cose buone fatte a Roma? “Grazie alla legge Madia”
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Sondaggio
Obiettivo primo posto
Inversione di tendenza: nell’ultimo sondaggio Swg la coalizione di centrodestra perde punti alla camera. Sale la fiducia nel Partito Democratico, crolla il Movimento 5 stelle al Senato

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Programma Pd
Una politica industriale moderna
Per il Partito democratico le reti dovranno rappresentare
quello che rappresentò l’autostrada del sole nel dopoguerra, unendo Nord e Sud
Le grandi opereche ha in mente il Pd sono la banda larga, l’alta velo­cità ferroviaria e le piste ciclabili. Su questi tre dossier, profondamen­te diversi l’uno dall’altro ma uniti da una visione di sviluppo sosteni­bile e integrata, l’obiettivo dem è quel­lo di accelerarne la realizzazione nel modo più rapido possibile. Analo­go impegno viene preso anche nel settore delle portualità e de­gli aeroporti, che sta attraver­sando una nuova stagione di sviluppo dopo anni di blocco e paralisi.
Accanto allo sviluppo sacro­santo dell’alta velocità, il Parti­to democratico ritiene necessa­rio accelerare il lavoro sulla cura del ferro, d’intesa con le autorità regionali e territoriali. Il trasporto pendolare, le metro­politane, le tramviecostituiranno sempre più lo strumento di connessione e collegamento per milioni di italiani.
Sulla base del progetto di Renzo Piano, sarà va­lorizzata l’intuizione progettuale di “Casa Italia” che dovrà sempre più coinvolgere e coordina­re il prezioso lavoro delle unità di missione sul dissesto idrogeologico, sull’edilizia scolastica e sulla ricostruzione nelle aree del sisma.
Gli investimenti non sono soltan­to nelle infrastrutture pesanti ma anche nell’immagine e nella percezione dell’Italia all’este­ro, come esplicitato dal primo progetto del Pd sul“Made in Italy”che ha visto crescere il nostro Paese in tutte le classi­fiche internazionali sull’export. Rimane elevata la necessità di accompagnare soprattutto le piccole e medie impresenell’in­ternazionalizzazione e rendere allo stesso tempo più accogliente e funzio­nale la nostraindustria del turismo, anche attraverso l’estensione del credito di imposta alle ristrutturazioni e ai nuovi investimenti, so­prattutto quelli inseriti nei progetti legati al Mez­zogiornoe ai patti per il Sud.
Tutti i punti del programma Pd sugli investimenti
Programma Pd
La risposta di Nannicini
a Perotti: “Ecco perché sbagli”
La controreplica di Roberto Perotti ( http:// bit.ly/2GdFh5c) ai nostri conti sul pro­gramma del Pd è a dir poco curiosa. Di fatto, Repubblica conferma la cifra di 56 miliardi senza entrare nel merito delle sti­me che ha fornito ai suoi lettori. Mi limito a smentire i quattro punti citati nell’articolo.
1. REGOLE EUROPEE. Si insiste a far gravare sul bi­lancio pubblico italiano, con una stima di 18 miliardi, la nostra proposta di modifica delle regole di discipli­na fiscale in Europa, di pari passo con la costruzione di un’unione fiscale per l’Eurozona. Nel primo articolo, lo si faceva cifrando gli Eurobond. Dopo la nostra re­plica, su quel punto Perotti non torna, ma adesso ci imputa di scrivere che «spese mirate e chiaramente identificabili dovrebbero essere scorporate dal calco­lo del deficit». Certo. Ma le regole europee servono per l’Europa e riguardano tutti i paesi: il punto non è dare flessibilità a qualcuno, ma strumenti più efficaci (e comuni) di governo dell’economia a tutti. Poi, ognu­no gestirà la politica fiscale nazionale in base ai pro­pri obiettivi e vincoli. Avere margini di flessibilità non vuol dire usarli tutti. E in parte li usiamo già nel nostro programma, perché ci discostiamo dalla traiettoria di aggiustamento fiscale imposta dal Fiscal compact. Contabilizzare due volte la stessa cosa, (1) gli interven­ti che proponiamo su fisco e welfare e (2) un cambio della governance economica europea che ci permet­ta di farli senza infrangere le regole, è chiaramente un errore. E potrei fermarmi qui perché, tolti i 18 miliardi calcolati da Repubblica, che semplicemente non esi­stono, la loro stima complessiva scende a 38 miliardi, molto simile alla nostra. Ma anche gli altri punti minori ricordati da Perotti dimostrano l’approssimazione dei suoi calcoli.
2. TAGLIO DEL CUNEO SUL LAVORO STABILE.Pe­rotti dice di fare stime «a regime», ma questo meto­do non ha senso per chiunque conosca le regole di finanza pubblica. Anche la Ragioneria generale dello Stato basa le proprie relazioni tecniche su stime trien­nali o al massimo decennali, come abbiamo fatto con le nostre cifre (basate su relazioni tecniche che usa­no dati Inps): per ogni punto di cuneo, 290 milioni il primo anno fino a raggiungere 1,8 miliardi dopo dieci anni. Quindi, anche volendo andare oltre l’orizzonte della prossima legislatura, in un arco decennale si do­vrebbero quantificare al massimo 7,2 miliardi. Perotti ne conferma 12, ma non dice da dove vengono. Poi sostiene che i contratti a tutele crescenti sono 4 mi­lioni, ma confonde il flusso con lo stock, che si aggira intorno a 2 milioni e mezzo (fonte Inps). Insomma, un pasticcio dietro l’altro.
3. 80 EURO ALLE PARTITE IVA.Qui l’errore era così evidente che Perotti di fatto non risponde, salvo con­fermare la sua stima di 1,9 miliardi. Secondo i dati pubblicati sul sito del Dipartimento delle finanze, le persone fisiche titolari di partita Iva che riceverebbero gli 80 euro sono 1 milione e 419 mila che, moltiplicato per 960 euro annui, produce un costo totale di 1 mi­liardo e 360 milioni di euro (cifra verosimilmente so­vrastimata perché non considera la riduzione del bo­nus per i contribuenti con redditi tra 24 mila e 600 e 26 mila euro, soglia oltre la quale il contributo si azzera).
4. CONTO FORMAZIONE.Nel 2017 possiamo conta­re una popolazione di 578.810 individui con età pari a 18 anni. Assumendo quindi che il costo di un’ora di formazione sia 10 euro e moltiplicandolo per le 150 ore iniziali a carico dello Stato, l’onere per le casse sa­rebbe pari a 1.500 euro per ogni giovane che entra nel mercato del lavoro. Per un totale di 868 milioni di euro. Una stima in linea con quanto riportato nella relazio­ne tecnica Rgs per il bonus 18enni (500 euro per ogni 18enne, pari a un terzo della proposta sul conto di for­mazione), che vale 290 milioni all’anno. Ma una cifra del tutto sovrastimata e conservativa nel nostro caso, perché include anche quei giovani che non faranno mai i lavoratori dipendenti. Altro che i 2 miliardi di cui parla Repubblica.
Sulle coperture la differenza tra noi e gli altri è che par­tiamo da risultati consolidati su revisione della spesa e contrasto all’evasione: fatti, non parole. Ed è questo che negli ultimi anni ci ha permesso di conciliare una riduzione del deficit nominale (anche se più lenta del previsto) con politiche moderatamente espansive. È su questo sentiero stretto che vogliamo continuare la nostra azione. Se poi il quadro macroeconomico va­rierà per shock esterni, la politica dovrà ovviamente farsene carico. Niente di nuovo sotto il sole. Ma equi­parare un piano così ragionevole alla fiera delle pro­messe in libertà degli altri partiti è fuori dalla realtà.
Tommaso Nannicini
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Il Pd a Sant’Anna di Stazzema
“Il nazifascimo
è il male assoluto”
Democratica
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“Chi non è antifascista non è de­gno di far parte della comuni­tà democratica italiana”. Lo ha detto con chiarezza Matteo Renzi oggi a Sant’Anna di Staz­zema dove insieme a tanti altri esponenti del Partito Democratico ha firmato l’ana­grafe antifascista volta dal sindaco della cittadina toscana, teatro dell’eccidio di 560 persone da parte delle forze nazifasciste nel 1944. “Troviamo necessario aderire all’e­lenco di chi dicono che il nazifasci­smo è stato il male assoluto. È una storia realmente accaduta a per­sone che sono qui. Il nostro Paese è stato corresponsabile di quella tragica storia – ha aggiunto – Non c’è nessun revisionismo storico che può negare che quei bambini di Sant’Anna di Stazzema sentiva­no l’accento della versilia, che non si insegna nelle scuole tedesche”. Poi il chiarimento: “Chi oggi parago­na la stagione che stiamo vivendo con la stagione fascista commette un’errore storico perché nega la realtà. Noi non siamo nella fase che ha portato al periodo fascista ma questo non vuol dire che non abbiamo il dovere della memoria. Anzi, lo dobbiamo avere più forte perché la memoria non è un hobby ma un dovere”, ha concluso.
Anche il vicesegretario del Pd Maurizio Martina ha ribadito l’importanza dell’iniziativa del Partito Democratico. “Se siamo qui anche con tanti ragazzi – aggiunge – è perché vogliamo ancora una volta dire che la costituzione è il nostro faro ed i valori della costituzione, i valo­ri antifascisti scolpiti nella carta costituzionale sono il nostro rife­rimento anche per il futuro”. Ri­ferendosi poi alla battuta di Mat­teo Salvini sull’’anagrafe canina: “Ho provato sinceramente imba­razzo per lui e purtroppo però non mi stupisce. Un leader politico che non fa una riflessione rispetto a quel­lo che nel suo movimento si sta generan­do in questo ultimo periodo, e traduce solo in propaganda violenta la sua campagna elettorale, credo che non sia un leader all’altezza di questo Pa­ese”.
Renzi: “Chi non si riconosce nei valori antifascisti non può far parte delle istituzioni”
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In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia

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