Della Redazione Di Democratica
n. 125 martedì 13 febbraio 2018
“L’impiegato mi consegna le ricevute. Quello scellerato, che avrà fatto bisboccia, sul timbro ha modificato giorno e mese, ma non l’anno”. (sen. Mario Giarrusso, M5s)
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La sicurezza presa sul serio
L’EDITORIALE /1
Così ci prendiamo
cura del Mezzogiorno
Teresa Bellanova
Le misure destinate al Mezzogiorno nell’ultima Legge di bilancio parlano chiaro: credito di imposta, agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato, integrazione delle risorse destinate allo sviluppo delle aree interne, costituzione di un Fondo mirato alla crescita dimensionale delle piccole e medie imprese con sede legale e attività produttiva al Sud. Parlano chiaro le azioni già previste nel Decreto Mezzogiorno che registrano – mi riferisco a “Resto al Sud” – ottime performances: oltre cinquemila domande in compilazione di cui 875 già presentate che significano investimenti per 56.3 milioni di euro e 3mila 200 nuovi posti di lavoro.
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SEGUE A PAGINA 6
L’EDITORIALE /2
Il “liberale” Berlusconi
che cancella i diritti
Monica Cirinnà
Ormai è chiaro che, se il centrodestra tornerà al governo dell’Italia, il nostro paese tornerà pericolosamente nel passato . La dichiarazione di Silvio Berlusconi di voler cancellare la legge sulle unioni civili, accodandosi alle posizioni medievali di Meloni, Roccella&C., ci dice quale visione retrograda abbia chi vorrebbe candidarsi a guidare il Paese a braccetto con la Lega. Una visione che fa il paio con quella del M5S. Che dopo aver tradito in fase di approvazione della legge sulle unioni civili, per bocca di Di Battista (l’altra sera da Fazio) dice che “i diritti civili non sono una priorità e non sono nel nostro programma”.
Più fondi e nuove assunzioni nelle forze dell’ordine. Il risultato dei governi a guida Pd? Circa il 10 percento di reati in meno
PAGINE 4-5
SEGUE A PAGINA 6
EMILIA ROMAGNA
MOVIMENTO 5 STELLE
Un buon esempio di maggiore autonomia
Fiumi di denaro.
Ecco i furbetti
dei mancati rimborsi
Lo scandalo si allarga sempre più: un milione e mezzo di euro sottratto da diversi parlamentari pentastellati alla faccia dell’onestà e della trasparenza. Nella rete anche nomi di primo piano
PAGINA 2-3
PAGINA 6
Movimento 5 stelle
Scandalo
Rimborsopoli
“Io, iscritto Pd, adesso pretendo le vostre scuse”
Quanti sono i soldi non restituiti?
Mancano fino a 1,4 milioni di euro rispetto a quanto dichiarato ufficialmente.Secondo quanto denunciato dalla fonte anonima sentita da Le Iene (un ex militante) l’abitudine di non versare tutte le eccedenze di stipendi e diaria come previsto dal Movimento sarebbe più diffusa di quanto si immagini – tra deputati e senatori si “tocca la doppia cifra” – e raggiungerebbe quote da capogiro.
Da dove proviene l’ammanco?
Il M5s dice di aver versato circa 23,5 milioni di euro. La cifra che risulterebbe versata nel conto corrente gestito dal ministero dell’Economia e che va poi ad alimentare un fondo usato per il microcredito alle imprese risulterebbe però più bassa di circa mezzo milione. Dei restanti 23 milioni, inoltre, 900 mila euro arriverebbero da consiglieri regionali o dagli espulsi che hanno continuato a versare, dunque non da parlamentari.
Come funzionava il metododa truffa?
Dopo aver effettuato il bonifico in modo da ottenere una ricevuta da mostrare sul sito del Movimento, lo cancellavano nelle 24 ore successive
Chi è coinvolto?
Il servizio delle Iene che ha fatto esplodere il caso ha puntato il dito verso Andrea Cecconi e Carlo Martelli, ma ci sarebbero un’altra decina di “furbetti”. Nel servizio vengono coinvolti anche Maurizio Buccarella e Barbara Lezzi. Le accuse, per loro, rimangono vaghe anche se è probabile che nuovi particolari possano emergere in un nuovo servizio che dovrebbe essere pubblicato nei prossimi giorni. Ci sono ombre anche su Michele Giarrusso che avrebbe fatto un bonifico andato a buon fine solo un anno dopo. Secondo lui a causa dell’impiegato della banca che avrebbe fatto confusione con le date.
Lo sfogo del militante dem: avete provocato e oggi scappate
Vedete, io sono iscritto al Partito Democratico dal 2012, e da quando ho preso la tessera e l’ho detto pubblicamente come iscritto – semplice iscritto – mi sono beccato di tutto.
Del ladro, del truffatore, del camorrista, del disonesto.
Il tutto come semplice iscritto.
Non ho mai chiesto nulla al partito, mai una lira, mai un posto, mai.
Sono diventato presidente del PD di Napoli perché mi sono fatto avanti e ho portato delle ragioni politiche nei confronti del mio partito e di chi ci vota.
Ho messo manifesti, dato volantini, fatto gazebo. Durante il referendum a 40 anni e precario ho girato insieme a Luciano Crolla con un pulmino, dalle 7 del mattino alle 11 di sera, mettendo la benzina di sacca nostra, portando avanti i temi che per la riforma a noi erano cari.
Senza mai chiedere nulla.
Ancora oggi, da presidente, vado in giro per i circoli, a parlare di temi e contenuti, di Rei, di diritti civili e delle cose fatte, sempre mettendo benzina di tasca mia, comprando tranci di pizza prendendo gli spiccioli dalle tasche.
E ancora oggi mi subisco gente che continua a chiamarmi ladro, disonesto e mafioso.
Il clima artefatto di questi anni ha fatto sì che si mettesse su un piedistallo una forza politica, che loro fossero quelli che lo fanno senza scopi di lucro, per la “gente”, mentre noi lo facciamo per chissà quali fini.
Ecco, a me questo dà fastidio dello scandalo rimborsopoli di queste ore.
La faccia di persone come Martelli e Cecconi che per anni hanno offeso me e tanti militanti che ogni giorno con passione portano avanti il partito, vederli oggi scappare davanti alle telecamere balbettando, con facce da ipocriti, come codardi minacciare di chiamare i carabinieri davanti alle amiche “Iene”.
Vedete, io continuerò in questi giorni a girare, di tasca mia, portando avanti un progetto politico, e come me migliaia di militanti in tutta Italia.
Io non chiederò la testa delle “mele marce”, ma vorrei delle scuse pubbliche, a tutti noi militanti del Pd e dei partiti che per anni avete offeso.
Ecco, voglio solo le scuse pubbliche, le scuse per aver infoiato persone verso di noi, verso la nostre idee, verso le nostre passioni.
Torno a fare campagna come piace a me, parlando di temi, di cose fatte e da fare, di progetti per il nostro Paese e i nostri figli.
Ma attenderò le scuse fino all’ultimo giorno che sarete in giro a prendere in giro le persone.
Tommaso Ederoclite
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Movimento 5 stelle
Gli impresentabili di Rimborsopoli
Barbara Lezzi – Candidata collegio uninominale Nardò e plurinominale Puglia – 02
Nel 2013 aveva assunto come collaboratrice in Senato la figlia del compagno per poi dichiarare candidamente di non aver violato alcuna regola del Movimento salvo poi licenziare la ragazza. Dopo il servizio, Lezzi, chiamata in causa dal servizio delle Iene, ha annunciato di voler dimostrare la sua innocenza.
Anche lui nominato dal servizio del programma televisivo ha ammesso di aver revocato più di 12 mila euro di rimborsi lo scorso 31 gennaio. Ha anche annunciato di essersi autospeso dal Movimento e che non intende rispondere alle domande della stampa né dare chiarimenti sui pagamenti.
Maurizio Buccarella – Candidato collegio plurinominale Puglia – 02
Andrea Cecconi – Candidato collegiouninominale Pesaro e plurinominale Marche Nord
Finito nella bufera per irregolarità nel versamento dei contributi sul conto per il microcredito previsto dal M5s, il parlamentare grillino si è dato alla macchia per alcuni giorni, salvo poi ricomparire dopo che ha saputo dell’uscita di un servizio delle Iene sulla vicenda. Ha detto che si dimetterà una volta eletto…
Stessa situazione del suo collega Cecconi. Anche lui ha dichiarato che rinuncerà all’elezione, ottenendo il plauso di Di Maio. Peccato che la procedura non sia così scontata come vogliono far credere il vertici del Movimento. Una rinuncia dovrà essere infatti votata sia dalla Camera che dal Senato.
Carlo Martelli – Candidato collegio
plurinominale Piemonte 2
Programma Pd
Sulla sicurezza il Pd
non prende lezioni da nessuno
Più fondi e nuove assunzioni nelle forze dell’ordine.
Il risultato dei governi a guida Pd? Quasi il 10 percento di reati in meno
Per il futuro il programma del Pd sul tema sicurezza parla chiaro: 10mila assunzioni tra carabinieri, poliziotti, finanzieri, agenti penitenziari e vigili del fuoco ogni anno per aumentare la presenza capillare sul territorio e la percezione effettiva della sicurezza. Finanziare 50mila nuove videocamere per la sorveglianza su tutto il territorio nazionale. Prevedere che le spese per cultura e sicurezza stiano fuori dalle regole fiscali europee e dai limiti del patto di stabilità. Raddoppiare lo stanziamento per le periferie e le aree degradate per combattere il senso di insicurezza. E soprattutto il Pd ritiene necessaria una battaglia culturale: l’altro obiettivo che si propone è infatti quello di far crescere gli investimenti in cultura e in sicurezza allo stesso modo, arrivando nell’arco di una legislatura al 2% del Pil.
Sul piano dell’antimafia, nonostante gli importanti risultati di questi anni, le grandi organizzazioni criminali continuano a estendere la loro rete di potere. Per sconfiggerle bisogna colpire le loro risorse economiche e garantire una sempre più efficace gestione dei beni confiscati, ma accanto alla repressione occorre che l’impegno civile e la cultura della legalità rimangano il cuore della nostra battaglia politico-culturale.
Infine, il Pd non vuole abbassare la guardia nemmeno sul tema della cybersecurity, investendo in nuove tecnologie in grado di contrastare il fenomeno e rendendo la rete un luogo sempre più sicuro.
Programma Pd
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“Contro la microcriminalità è necessario garantire la certezza della pena. Secondo me è questa la vera sfida”.
Matteo Renzi
“La vera sfida è governare due questioni strutturali: immigrazione e sicurezza. Tenendole separate, però, e senza rincorrerle”
Marco Minniti
COSE FATTE
Sblocco dei contratti per le forze dell’ordinee riordino delle carriere:
+120 euro al mese e 500 euro di arretrati.
5.500 assunzionistraordinarie.
Diminuito il numero dei reati:
nel 2017 il Viminale ha comunicato
un calo dei delitti del 9,2%
Finanziati progetti di videosorveglianza per 37 milioni di euro.
Lotta contro il terrorismo e l’estremismo con le missioni internazionali, a cominciare dall’Afghanistan e da Mosul.
Inserito il principio
“Un euro in cultura, un euro in sicurezza”:
una rottura del paradigma securitario fine a sé stesso e, viceversa, di una gigantesca scommessa sul valore identitario della cultura
Investimenti per 7 miliardi di euro
Autonomia
Dall’Emilia-Romagna un buon esempio di maggiore autonomia
Il presidente Stefano Bonaccini: “L’intesa con il governo sarà un accordo di portata storica”
Il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonacciniha ricevuto dall’Assemblea legislativa il mandato a sottoscrivere con il governo l’Intesa-Quadro per la concessione di una maggior autonomia della regione. Il mandato è contenuto in una specifica risoluzione, approvata dall’Aula senza nessun voto contrario, al termine di una comunicazione della Giunta regionale che ha fatto il punto sul confronto portato avanti in questi mesi con il governo sulla richiesta di maggiore autonomia, sulla base dell’articolo 116 della Costituzione,
Bonaccini ha ribadito la portata storica di un accordo che verrebbe sottoscritto per la prima volta in Italia, a beneficio di un territorio virtuoso e di una Regione con i conti in ordine. Si è poi detto soddisfatto del voto dell’Assemblea legislativa, che, pur nelle differenze, ha portato a sintesi la volontà comune di rendere l’Emilia-Romagna una regione ancor più competitiva e di rafforzare, e sostenere con ulteriori strumenti, la crescita economica oggi in atto.
Per queste ragioni, la firma dell’Intesa-quadro con il Governo non dividerà, rappresenta anzi una proposta chiara che unisce in quanto ha unito il lavoro di tutti, portato avanti con i Gruppi in Assemblea legislativa e con le parti sociali e la società regionale nel Patto per il Lavoro.
Il via libera di ieri segna per l’Emilia-Romagna una tappa fondamentale del percorso avviato dopo la dichiarazione di intenti del 18 ottobre scorso firmata dallo stesso presidente della Regione col presidente del Consiglio, che diede inizio formale al negoziato il 9 novembre successivo.
L’intesa potrà essere integrata e completata prima della definitiva presentazione di un disegno di legge del Governo alle Camere Il mandato consente quindi al presidente della Regione di concludere questa prima fase con la sottoscrizione di un’Intesa-Quadro che, dopo una premessa di carattere generale, definisce i criteri per la quantificazione delle risorse finanziarie connesse all’attribuzione di maggiori competenze legislative e amministrative differenziate nonché le quattro aree strategiche – politiche del lavoro; istruzione; tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; salute- in cui rientrano le 12 materie di cui la Regione chiede la gestione diretta: rapporti internazionali e con l’Unione Europea delle Regioni; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche; commercio con l’estero; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; governo del territorio; protezione civile; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; tutela d ella salute; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali; giustizia di pace.
Alle quattro aree strategiche si accompagnano poi il coordinamento della finanza pubblica, la partecipazione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione Europea nonché alla governance istituzionale.
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Così ci prendiamo cura del Mezzogiorno
Il “liberale” Berlusconi che cancella i diritti
Teresa Bellanova
Segue dalla prima
Monica Cirinnà
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S
pero che lo stesso successo registri la “Banca delle terre incolte”.
A partire dal Governo Renzi e poi con il Governo Gentiloni l’assunto è stato nettissimo: nessuna logica da “riserva indiana” perché l’obiettivo è il sistema-paese e la centralità del Mezzogiorno in questo sistema. Altro che assenza dall’agenda politica! E d’altra parte la centralità dell’Ilva nel mio impegno anche in queste ore parla chiaro più di mille discorsi.
E dunque perché trasformare questa campagna elettorale in una gara tra chi offre di più per il Mezzogiorno? E’ un’offesa alle popolazioni e ai territori meridionali, lo dico innanzitutto da cittadina del Sud. Ragioniamo, invece, su come spendere bene e nei tempi giusti le enormi risorse, statali ed europee, già disponibili. Su come sostenere imprese e lavoro di qualità perché solo così possiamo parlare di un mercato del lavoro capace di accogliere occupazione qualificata e duratura e capace di parlare alle nuove generazioni, quelle a cui abbiamo chiesto competenza ed eccellenza e a cui adesso dobbiamo risposte, rigore, responsabilità. Ragioniamo su quali filiere produttive possono ragionevolmente imporsi sui mercati internazionali. E su come sosteniamo quelle imprese che sono state capaci di risalire la china. Ragioniamo di qualità della Pubblica Amministrazione. Di come ampliare i risultati positivi di Industria 4.0 al tessuto delle piccole e medie, la grande spina dorsale produttiva del nostro Paese, quella che garantisce valore aggiunto al Mezzogiorno e fa la differenza e di come anche nel Mezzogiorno possano attecchire strumenti come super e iper ammortamento. Ragioniamo di agricoltura di qualità, di aziende che si impongono sul mercato non per bassi costi, sfruttamento del lavoro nero e caporalato ma per produzioni di qualità. Ragioniamo su come rafforzare il patto tra piccole aziende e Grande distribuzione. Ragioniamo su una strategia di integrazione delle risorse e degli strumenti perché è questa la chiave di volta dal momento che, come è ovvio, interventi specifici e interventi a carattere generale si tengono.
Per me il Mezzogiorno è questo: il banco di prova di una alleanza forte dell’intera filiera istituzionale, il banco di prova di un’amministrazione pubblica capace caratterizzata da qualità, trasparenza, ed efficacia e che ha a cuore l’utilizzo virtuoso delle risorse, il banco di prova di imprese proattive, capaci di affrancarsi dalla trappola della vecchia logica assistenzialistica che non funziona più, non può funzionare, e rischia di ridursi in un inutile mordi e fuggi che lascia sul campo solo morti e feriti. Non voglio provocare nessuno: ma se abbiamo regioni dove l’alternanza scuola-lavoro ha funzionato egregiamente e dove ha funzionato meno, oppure ha addirittura fallito, dobbiamo azzerare lo strumento o capire perché non ha funzionato e dove?
Il ragionamento è semplice. Siamo impegnati perché ci sia garanzia dell’effettiva addizionalità degli interventi della politica di coesione attraverso l’applicazione rigorosa della clausola del 34% per gli stanziamenti in conto capitale ordinario. Ad accelerare e sviluppare gli interventi predisposti nei Patti per il Sud che significano infrastrutture, ambiente, attrattori culturali, contratti di sviluppo. Ad intensificare nel Mezzogiorno le principali misure di politica industriale, in particolare quelle di Impresa 4.0. E a rafforzare quanto già inserito nella Legge di bilancio di quest’anno e nel Decreto Mezzogiorno. E’ l’impegno per una qualità circolare, per una alleanza forte tra Istituzioni e territori e per l’alleanza della filiera istituzionale. Coesione, investimenti, competenze. Solo così sarà possibile sostenere la buona economia, la legalità, il futuro affrancandosi da vecchie logiche, da schemi abusati, dalla logica di una emergenza che replica all’infinito solo se stessa.
Questo, per me, è avere cura del Mezzogiorno.
iciamolo chiaramente: siamo di fronte all’ennesima bufala venduta in campagna elettorale . L’abrogazione della 76/2016 sarebbe, infatti, un atto incostituzionale, visto che la legge è pienamente incardinata sugli articoli 2 e 3 della nostra Carta ed ha riallineato l’Italia ai numerosi richiami venuti dall’Europa, in particolare dalla Corte di Strasburgo, che ci chiedeva da tempo e con insistenza di dare riconoscimento alla vita familiare delle coppie same sex, richiamandoci a riconoscere l’uguaglianza dei diritti per queste coppie.
Inoltre, fatto non meno importante, si metterebbe in atto una pericolosa regressione culturale del nostro Paese dopo che, finalmente, è stato riconosciuto il diritto di cittadinanza a tanti italiane e italiani che fino al maggio di 2016 per lo Stato non esistevano. Cittadini omosessuali ed eterosessuali. Sì, perchè non bisogna dimenticare che la legge 76/2016 sulle unioni civili riconosce anche le coppie conviventi (un numero considerevole), senza specificare l’orientamento sessuale dei componenti, regolando e tutelando i loro diritti sociali e patrimoniali.
Berlusconi, Salvini e la Meloni vogliono cancellare tutto questo? Complimenti! Dove è finito il centrodestra liberale ed europeo? I diritti appartengono ad ogni persona e Berlusconi vorrebbe ricacciare tantissimi cittadini italiani e le loro famiglie, in un’insopportabile invisibilità giuridica.
Una scelta che – e lo sanno bene – è assolutamente minoritaria nel Paese, che è ben più avanti di qualche politico che cerca di raggranellare voti. Lo dimostra il fatto che, per il tanto sbandierato referendum abrogativo annunciato all’indomani dell’approvazione delle unioni civili, non sono neanche riusciti a raccogliere il numero di firme necessarie per farlo svolgere (e perderlo).
Ma poichè i diritti sono di tutti e non hanno colore Silvio Berlusconi dovrebbe ricordare che un centrodestra moderno non fa simili battaglie “medievali”. Bene lo sanno, per esempio, persone come Mara Carfagna, Stefania Prestigiacomo, Laura Ravetto o Sandro Bondi che in Parlamento hanno votato a favore della legge sostenendo che “i diritti inviolabili delle persone, tutte, senza distinzioni, sono sopra ogni altra cosa”. Cosa ha da dire Berlusconi – altro esempio – a Renata Polverini che era affianco a me al Pride di Roma?
Siamo di fronte ad una visione sociale inaccettabile, che farebbe sprofondare nuovamente il nostro Paese ai margini dell’Europa nel campo dei diritti civili. Spero che le anime migliori e libere del centrodestra, che pure votarono una legge giusta che ha portato uguaglianza e dignità, facciano sentire la propria voce. Spero anche che gli elettori premino con il loro voto chi ha lottato apertamente per i diritti. Tutte cose che al centrodestra e al movimento 5stelle proprio non interessano.
Anzi, puntano a cancellarle.
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Il leader di Forza Italia dovrebbe ricordare che un centrodestra moderno non fa simili battaglie “medievali”
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In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia
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