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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 120 martedì 6 febbraio 2018
“Il Paese si deve sentire una comunità di vita in cui tutti siamo legati da sorte comune, non con diffidenza ma con gli altri, vivendo insieme” (Sergio Mattarella)
Per l’Italia della civiltà
Dopo MacerataRenzi: “Non soffiamo sul fuoco della paura come gli altri, noi non ci muoviamo da una linea di civiltà.
La nostra è una squadra che punta al primo posto”
PAGINE 2-3

CANDIDATI
MOVIMENTO 5 STELLE
Il candidato che mena minacciava anche i suoi
Voglio portare la voce del Medio Oriente al Senato

Allegra Salvadori
Mi chiamo Allegra Salvadori, ho 41 anni, un marito ed una figlia e da due anni vivo in Medio Oriente. Sono candidata al Senato per il Partito Democratico, nella Circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide. Sono però l’unica candidata donna a elezioni politiche, in Medio Oriente.
Emanuele Dessì, amico di Spada e della Lombardi, ha attaccato anche gli attivisti che hanno chiesto chiarimenti. Il risultato? Lui, in lista con i grillini, resta, mentre i contestatori sono fuori.
PAGINA 4
SEGUE A PAGINA 5
PROGRAMMA PD
DEBUNKING
ELEZIONI
Così Verini
ha respinto
i (finti) lobbisti
Lavoro, il piano per continuare
a crescere
La flat tax aiuta
i più deboli?
Una grande bugia
PAGINA 5
PAGINA 6
PAGINA 7
Verso il 4 marzo
E’ il giorno in cui il Partito democratico presenta i suoi candidati. Al teatro Eliseo di Roma la comunità dem si riunisce per ascoltare Matteo Renzi che nella prima parte della manifestazione ha lasciato la parola a diversi candidati-simbolo e a conclusione si è scagliato contro il M5s ed il suo leader Luigi Di Maio.
Di Maio rinunci all’immunità
e venga in tribunale
“Se è un uomo, Luigi di Maio dovrà rinunciare all’immunità parlamentare, e venire in tribunale. Perché dire che Pd stringe accordi con i mafiosi è un’accusa falsa e infamante. Per questo il capo politico del M5S sarà querelato”. Il segretario poi rincara la dose sugli impresentabili facendo notare: “I candidati del Movimento 5 Stelle parlano degli indagati del Pd e poi la metà dei loro sindaci è indagato. Parlano di impresentabili e poi nel collegio Lazio2 sbianchettano le foto con Dessì e in Veneto presentano una tipa che dice che i vaccini sono la replica del genocidio. Questi sono gli impresentabili, caro Di Maio”
La linea della destra la detta la Lega
“Questo centrodestra così diviso su tutto è un centrodestra a trazione leghista, come ha detto Gentiloni nei giorni scorsi. Non è come in passato quando Bossi era tenuto buono dal Berlusconi forte. Siamo in una situazione totalmente diversa in cui è la Lega a dettare l’agenda e dare le carte”.
Il risultato delle elezioni è aperto
“Commentatori e sondaggisti parlano, ma non hanno letto la legge elettorale: 2/3 vanno sul proporzionalo, invece mostrano solo i collegi. Questa legge tiene tutto aperto. Vorrei che nei prossimi 27 giorni ci sia in campo una squadra che non pensa al 5 marzo, ma al 4. Se recuperiamo 2-3 punti percentuali, rendiamo contendibili il 60% dei collegi oggi, e se li recuperiamo diventiamo anche primo partito”.
Le chiusure in 100 piazze
Per quanto riguarda la chiusura della campagna elettorale il segretario del Pd propone di chiudere in piazza. “L’idea per la chiusura della campagna elettorale è quella di farla in cento piazze simbolo del paese. Sarebbe bello una piazza per ogni collegio. Io chiuderò la campagna elettorale a piazza SS.Annunziata a Firenze, un simbolo della socialità della città, il luogo dove un tempo venivano lasciati i bambini”.
“Nei prossimi giorni dobbiamo essere una squadra, pensiamo a recuperare 2-3 punti e diventare il primo partito”
“La nostra campagna elettorale dovrà concentrarsi su tre parole: soluzione, passione e visione”
“In cinque anni abbiamo creato più di un milione
di posti di lavoro. Ora dobbiamo andare avanti
per giovani e donne”
Macerata
Noi non soffiamo sul fuoco della paura e del rancore come fanno gli altri
Mettiamo da parte per un momento le polemiche o i sondaggi e mettiamo in fila i fatti di Macerata di questi giorni.
Una ragazza di 18 anni è morta, in circostanze atroci. Forse la droga, forse un omicidio, sicuramente il cadavere fatto a pezzi. Chi l’ha uccisa o si è accanito sul suo corpo merita di pagare fino all’ultimo giorno, senza alcuna attenuante.
Un ragazzo di 28 anni qualche giorno dopo ha pensato di fare giustizia. E ha sparato su sei coetanei di colore. Quel ragazzo aveva il libro di Hitler sul comodino. Vogliamo che paghi per ciò che ha fatto, senza alcuna attenuante.
Un dibattito normale finirebbe qui. Finirebbe condannando la droga, il pusher, la tentata strage, il pericolo dell’ideologia neonazista. Finirebbe dicendo grazie alle forze dell’ordine che hanno preso i colpevoli in tempo straordinariamente breve, ennesima dimostrazione che la sicurezza deve essere affidata a professionisti come carabinieri e poliziotti, non a pistoleri invasati che sparano per strada.
Il dibattito normale finirebbe qui. Qualcuno, però, sta provando a strumentalizzare l’accaduto. E lo collega al problema dell’immigrazione.
Noi rifiutiamo questa deriva. Il ragazzo che ha sparato a Macerata era candidato in consiglio comunale per la Lega e ha sparato alla sede del PD. Ma dal minuto numero uno io ho sempre invitato tutti a tenere bassi i toni e ho chiesto al PD di non rilanciare la polemica. Nei momenti di difficoltà, la prima responsabilità è ricordarsi che noi siamo l’Italia. E che quindi i toni alti non aiutano nessuno.
Sull’immigrazione parliamo il linguaggio della verità e della serietà. Le regole europee sull’immigrazione sono così perché esiste un accordo chiamato “Trattato di Dublino” che è stato firmato da un Governo del passato, quello in carica nel 2003, presieduto da Berlusconi, non dai nostri.
A chi mi accusa di aver cambiato le regole europee, rispondo: non sono stato io, ma un mio predecessore.
A chi invece mi accusa di aver fatto molti interventi nel Mediterraneo nel 2015, rispondo: sì, certo che sono il responsabile di quegli interventi, di quei salvataggi.
Non me ne vergogno, anzi li rivendico.
Lo dico con forza: sono orgoglioso del lavoro fatto per salvare vite umane e non ho paura a dirlo. Stavano morendo donne e bambini affogati a qualche chilometro dalle nostre coste. E mentre l’Europa stentava a muoversi, noi italiani abbiamo preso l’iniziativa. Forse ho perso qualche punto nei sondaggi, ma certo l’Italia non ha perso la dignità. E questo è più importante di qualsiasi sondaggio, per me. Perché mi consente di guardare negli occhi i miei figli senza vergognarmi.
Adesso gli sbarchi sono giustamente diminuiti grazie all’azione del Governo e del ministro Minniti in primis. E grazie all’iniziativa sull’Africa che abbiamo proposto due anni fa.
Stiamo lottando in Europa per cambiare Dublino e non dare più soldi italiani, neanche un centesimo, a chi non si prende cura dei migranti che sbarcano in Italia. Mi piacerebbe che la destra e i cinque stelle ci aiutassero in questa battaglia di principio, in questa battaglia di civiltà.
Noi stiamo qui, su questa linea di civiltà.
Non ci spostiamo dalla civiltà.
Non ci sentirete mai strumentalizzare a fini elettorali una vicenda come un drammatico fatto di cronaca.
Non attaccheremo i nostri avversari soffiando sul fuoco della paura e del rancore.
Non ci abbasseremo nella lotta col fango di chi vuole lucrare mezzo punto di sondaggio sfruttando l’odio e l’inquietudine.
Noi stiamo qui.
A dire che abbiamo salvato le vite, perché era giusto farlo. Che abbiamo bloccato le partenza, perché era impossibile continuare così. Che vogliamo cambiare le regole in Europa, perché cosi non va. E che abbiamo investito sulle forze dell’ordine come non si faceva da anni.
Questo atteggiamento non porta voti? Non lo so. Ma so che è la cosa giusta per il nostro Paese. Perché chi vuole bene all’Italia non la trascina in una rissa senza fine. In uno scontro ideologico sulla pelle dei più deboli. In uno scontro verbale. Chi vuole bene all’Italia oggi abbassa i toni.
Noi vogliamo bene all’Italia.
Per l’Italia
della
civiltà
Matteo Renzi
“Il rispetto della legalità
non è incompatibile con quello dell’accoglienza. Ciò che è successo
a Macerata è una rappresaglia
nazi-fascista che va fermata”
Romano Carancini SINDACO DI MACERATA
Lunedì 12 febbraio
ore 12.00 / Firenze
Matteo Renzi
e Marco Minniti
Il Pd e la sicurezza
Movimento 5 stelle
Dessì minacciava di menare anche i suoi
Per chi contesta la coppia Dessì-Lombardi la pena è l’epurazione dal Movimento
Ora che è scoppiato il caso non lo vogliono più, ma nel M5s molti sostenevano Emanuele Dessì. A dirlo è un’ex attivista pentastellato che, tempo fa, in un gruppo privato su Facebo­ok aveva attaccato il futuro candidato 5stelle al Senato. Quello che negli ultimi giorni è fi­nito su tutti i giornali per la frequentazione con Domenico Spada, per il suo post in cui si vantava di aver “menato un ragazzo rume­no” e per la casa popolare in cui vive a Fra­scati e per la quale paga un affitto annuale pari a 93 euro, meno di 8 euro al mese. Ora Dessì dice di voler rinunciare al seggio ma la soluzione, come sottolineato perfino dal Fatto Quotidiano, risulta essere solo una “pagliacciata”. Con Dessì, viene attaccata anche l’attuale candidata alla regione Lazio per i 5stelle, Roberta Lombardi .
Secondo Giulio Valle, questo il nome dell’ex attivista, lui e altri 4 attivisti di Albano La­ziale vennero tagliati fuori “perché raccon­tavamo troppe cose interne al Movimento e provavamo ad avvertire delle potenziali ri­percussioni cui il M5s sarebbe incappato nel sostenere, promuovere e coprire personaggi ed azioni lesivi del “uno vale uno”.
Nella stessa chat Valle proseguiva così: “Provai a chiedere se fosse normale che un personaggio di una certa “caratura” nel Mo­vimento si potesse permettere di minacciare ed insultare gratuitamente dei comuni cit­tadini che ponessero domande; la soluzione ancora una volta fu la più semplice, i miei post cancellati, io eliminato da tutti i gruppi di discussione dei Castelli Romani, insultato e denigrato”.
Lo sfogo dell’ex attivista arrivava ad at­taccare la Lombardi e il suo protetto Dessì: “Ora la Lombardi dà una botta al cerchio ed una alla botte…insomma vuole sporcarsi le mani, sembrerebbe un invito a dimettersi per il “povero” Dessì. […] Io cara Roberta non ho aggredito né compagni né figli, e pure il tizio di cui sopra non si è fatto scrupoli a mi­nacciarmi”. A supporto delle sue accuse Val­le pubblicava una serie di screenshot in cui Dessì lo minaccia apertamente, utilizzando un vocabolario inquietante. “Passa qua sotto e te lo spiego bene come funziona la vita”. E poi ancora “vale pure per te coglione e per chiunque, siete solo un branco di infami da tastiera”. Nelle conversazioni pubblicate Valle sottolinea al suo interlocutore il tono intimidatorio, ma Dessì non cambia regi­stro. “Sono intimidazioni per te, perché sei un bamboccio cacasotto. Un uomo sarebbe venuto a discutere. Ma siccome io parlo solo con gli uomini e con le donne e tu per l’en­nesima volta hai dimostrato quello che sei ti lascio ai tuoi deliri da sfigato”.
Al termine della conversazione in cui Val­le denunciava i comportamenti di Dessì e della Lombardi prova ad avvertire gli altri partecipanti alla querelle interna: “Leggete bene nell’allegato (di cui pubblichiamo alcuni screenshot in questa pagina, ndr.) quali tizi il Movimento manda a discutere il bene del Paese “democraticamente””.
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“Luigi Di Maio è il vicepresidente della Camera con il più basso numero di presenze in Aula, e viene a fare la morale a noi?”.
Lo ha detto questa mattina Matteo Renzi, intervenendo ad Agorà su RaiTre.
Il segretario del Pd ha fatto riferimento alla percentuale di presenza in Aula di Luigi Di Maio, che si attesta sul 30%. In pratica su cento sedute della Camera, il candidato leader del Movimento 5 stelle ha partecipato solo a trenta sessioni.
“Se Di Maio vuole discutere di euro o di politica io sono qua – ha aggiunto Renzi, sempre a proposito della polemica sugli impresentabili – ma non venga a spiegarci come si fa il rappresentante delle istituzioni”.
Di Maio, mister assenze in Parlarmento
Tra i tanti impresentabili del M5s ce n’è una che ha usato parole talmente folli da lasciare basito anche il più strenuo sostenitore pentastellato. Parliamo di Sara Cunial, candidata in Veneto con il M5s, che lo scorso 6 gennaio ha spiegato sul suo profilo facebook che il vaccino equivale a “un genocidio gratuito” per poi proseguire con una serie di frasi deliranti come quella in cui collega la vaccinazione ad una sorta di “eutanasia di massa” che avrebbe dovuto portare ad una “rigenerazione di massa”.
L’impresentabile
no-vax
Candidati
Allegra Salvadori
Circoscrizione
Africa, Asia, Oceania ed Antartide
SENATO DELLA REPUBBLICA
Porterò la voce
del Medio Oriente
in Parlamento
Allegra Salvadori
Segue dalla prima
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Ho accettato la sfida da ex militante del PD Londra ed ex Delegata del Partito Democratico nella Cir­coscrizione Estero per il Regno Unito, con grande consapevolezza.
Consapevolezza che nel paese in cui risiedo, la po­litica e l’associazionismo sono vietati, così come lo sono i raduni oltre le 5 persone. Le donne per lavorare, guidare la macchina o avere un conto banca, hanno bisogno di un permesso del marito. Sono vietati skype, facetime e le whatsapp calls. Il mio passaporto mi dichiara «casalinga, non le è permesso lavorare».
La mia campagna elettorale, quindi, è decisamente atipica. Ati­pica non per i suoi contenuti, che raccolgo continuamente incon­trando le persone, una ad una, nei caffè in giro per la città, ascol­tando le loro esigenze e discutendo dei temi che vorrei portare avanti per gli italiani all’estero.
Piuttosto, atipica nella sua forma.
So’ di non poter pubblicizzare la mia campagna elettorale attra­verso i social networks, ma ho deciso di farlo comunque, sperando che parlando dell’Italia e rivolgendomi agli italiani per un’immi­nente campagna elettorale, non disturbo le regole del paese che mi sta ospitando. Provo ad entrare nei vari gruppi dei social networ­ks, ma la politica è bandita li, come nel resto paese e le persone preferiscono non parlarne.
Se volessi organizzare un incontro, dovrei creare un whatsapp groupchiamato «cena di compleanno»o «tea del pomeriggio», così da sperare di non attirare attenzioni che non desidero. Perchè qui la censura si applica a tutti i mezzi di comunicazione, whatsapp compreso.
Niente incontri di gruppo quindi, niente eventi, niente comuni­cazione massiva. Il tempo a disposizione e’ poco, ma nonostante il limitato uso dei social networks, chi mi ha letta su facebook si fa avanti, mi chiama, mi scrive in privato, mi chiede come può aiutarmi perchè finalmente queste persone sentono una voce che desidera aiutarli nel loro isolamento. Il fatto poi che questa voce sia donna, li stupisce e motiva ancora di più, e fa comprendere quanta passione c’è in quello che faccio e che stiamo facendo tut­ti. Diventa contagiosa e sempre più persone trovano il coraggio di farsi avanti, con determinazione. Siamo in piu di 5. Non ci incontria­mo. Ci scriviamo.
Ci manca l’attività politica, ci manca la partecipazione, il poter discutere ed interessarci, e finiamo poi con l’abbandonare la politica prima, e l’Italia – il nostro paese – poi.
Le persone che come me risiedono qui, iniziano a guardare con occhi diversi a tutto ciò che in Europa, nei secoli, abbiamo con­quistato – libertà di espressione, diritti umani, di genere per citar­ne alcuni. Non sono più valori scontati e dovuti, ma guadagnati con lotte come quella che stiamo portando avanti col PD in tutto il mondo.
Per continuare la mia campagna elettorale, e riuscire ad entra­re in pagine disocial networksdove la politica non è accettata, ho pubblicato un sondaggio, senza connotazioni politiche, ma con semplici domande in cui chiedo agli Italiani residenti all’estero, consigli e idee da attuare per migliorare la nostra condizione di expat.
Sarebbe bello poter raggiungere tutti i connazionali della mia circoscrizione, soprattutto in quei paesi in cui la politica è permes­sa, viaggiando ed organizzando eventi, sentendomi opportuna e non fuori luogo, tranquilla e non con l’ansia di sbagliare rischian­do di essere arrestata.
Ma l’area è vasta, comprende l’Australia, a 16 ore di volo, ed il tempo e i costi non me lo permettono.
Vado avanti quindi, con la mia candidatura, vivendo questo mo­mento bellissimo di libertà che mi concedo, credendo nei diritti di ogni uomo e donna, e cercando di ottenerne sempre di più per i connazionali all’estero.
Il paese dove risiedo, è un paese nel Medio Oriente tra i più svi­luppati e aperti culturalmente. Oltre questi confini, non avrei potuto accettare la candidatura.
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Non siamo tutti uguali. Verini respinge i (finti) lobbisti
Una grande compagnia Saudita, Mei consulting, interessata al mercato delle sigarette elettroniche in Ita­lia, ha bisogno di ‘sponsorizzazio­ni’ politiche robuste e in cambio è disposta a finanziare il partito. Questo il quadro messo in scena da due giornalisti del Fatto Quoti­diano per realizzare un’inchiesta pubblica­ta sabato dal mensile Fq Millennium.
Ne hanno ricavato: una riunione con Giorgia Meloni per inserire un punto nel programma di Fratelli d’Italia, la garanzia del tesoriere di Forza Italia che la nostra “iniziativa” sarà portata a conoscenza “di tutti i livelli”, che “si­curamente ci sarà un impegno”. E poi co­municati e dichiara­zioni di appoggio alla causa.
Lucio Malan (For­za Italia), Antonio Razzi (Forza Italia), il tesoriere dello stesso partito Alfredo Mes­sina, Ignazio Abri­gnani (Ala), Walter Verini (Pd), Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia, ex M5s), Gianluca Pini (Lega nord). Di tutti loro, il parlamentare umbro del Pd, secon­do quanto pubblica la rivista, sarebbe stato l’unico ad aver risposto che “proprio non vuole saperne e consiglia ‘non date soldi a nessuno’”. Gianluca Pini della Lega, forse in­sospettito della disponibilità da parte araba di 22 milioni da investire: ‘Questa dopo di­venta corruzione lasci stare, non voglio sa­pere’, sono le sue parole riportate da Millen­nium. Gli altri? Tutti disponibili a spendersi per la causa.
“Se finanziate qualcuno – è quello che Verini ha detto ai finti lobbisti – e quello presenta una legge a favore della sigaretta elettronica, allora tutti penseranno che l’ab­bia fatto per i soldi e non perché lo ritenga giusto. Comunque in ogni caso, se volete un mio consiglio, se c’è qualcuno che vi chiede soldi non glieli date, perché i rapporti opa­chi fanno male a voi e alla politica”.
Stefano Cagelli
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Programma Pd
Più lavoro. E più qualità del lavoro
Le misure sul lavoro proposte dal Partito democratico puntano soprattutto a migliorarne
la qualità incentivando ulteriormente le assunzioni a tempo indeterminato
Occupati e tasso di disoccupazione
Tra le priorità del programma del Partito Democratico c’è il lavoro. Dopo gli ottimi risultati ottenuti ne­gli ultimi anni sul piano quantitativo (un milione di posti di lavoro in più dal 2014), l’idea di base, adesso, è quella di puntare sulla qualità, incentivando ul­teriormente le assunzioni a tempo indetermina­to e facendo evolvere il Jobs Act.
Tra le misure proposte spicca l’introduzione di una buonuscita per chi viene mandato via da un contratto a termine e quindi non viene regola­rizzato. La finalità è continuare a creare posti di lavoro. Come? Attraverso una serie di misure ad hoc. Come ad esempio la riduzione di 4 pun­ti percentuali del cuneo contributivo (da 33% a 29%) per alleggerire i costi di un contratto a tem­po indeterminato. Si punta poi a un salario mini­mo legale per contrastare i lavori sottopagati.
Tra le 100 cose da fare del programma spunta anche l’idea di estendere il bonus 80 euro anche a partite Iva e autonomi, con redditi no a 26 mila euro annui. C’è poi l’idea di aprire una campagna di diecimila assunzioni nel comparto Sicurezza, che, in concomitanza con il finanziamento di ca­mere di videosorveglianza, andrebbero ad au­mentare la sicurezza nel nostro territorio. Infine, nell’arco della legislatura, si registra la volontà di scendere sotto il 9% per quanto riguarda la disoccupazione in Italia e sotto il 20% per la di­soccupazione giovanile, attualmente al 32%.
Dal momento dell’approvazione del Jobs Act (nel 2014) sono stati prodotti più di un milione di posti di lavoro(1.029.000); il tasso di disoccupazioneè passato dal 13% all’11%, mentre la disoccupazione giovanile, che prima viaggiava al 43%, è scesa al 32,7%.
Smontiamo le bugie
Èvero che il Jobs Act ha precarizzato il lavoro e aumentato i licenziamenti?
Debunking
Smontiamo le bugie /6.Non è vero che
la flat tax aiuterà i più deboli. Ecco perché
Se un elettore volesse valutare la flat tax proposta dal centrodestra da dove dovrebbe partire? Finora si è parlato di almeno 4 idee diverse di tassazione unica, dal 15% della Lega al 23% pensato da Forza Italia, alla proposta dell’istituto Bruno Leoni (25% per tutte le tasse, compresa l’Iva), fino ad arrivare all’ipotesi di Fratelli d’Italia, che vede l’applicazione al 15% solo su una parte del reddito, per poi ampliarla negli anni successivi. Le differenze tra le proposte sono sostanziali, ad esempio sulle detrazioni fiscali: c’è chi vuole toglierle e chi invece vuole lasciarle.
È vero che favorirà di più i ceti medio-bassi rispetto ai ricchi?
Su un comunicato diffuso sul sito www. renatobrunetta.itsi legge che la flat tax sarà “tutta a vantaggio dei ceti bassi e medio-bassi”. Addirittura, il capogruppo di Forza Italia alla Camera è arrivato a ribaltare la realtà sostenendo in un recente tweet: “La sinistra al caviale sta coi ricchi e per questo non vuole e demonizza #FlatTax”.
Tuttavia quando Mario Sensini fa notare allo stesso Brunetta, in un’intervista al Corriere della Sera, che la loro flat tax aiuterebbe nella stessa proporzione sia chi guadagna 30mila euro annui, sia chi ne guadagna 300mila, lui risponde: “Non mi preoccupo di quelli. Il nostro obiettivo è ridurre le tasse al ceto medio, è ciò che ci interessa”. Non mi preoccupo di quelli è semplicemente la conferma che non verrà rispettato il principio di progressività richiesto dalla Costituzione: i ceti benestanti, con la flat tax di Brunetta, avranno di fatto gli stessi benefici dei ceti più deboli. Non è vero quindi che il vantaggio sarà legato esclusivamente ai ceti medio-bassi, come Forza Italia tende a far credere. http://www.corriere.it/politica/18_gennaio_26/ brunetta-la-nostra-flat-tax-equa-progressiva- aiuta-ceto-medio-6fbe05f8-01fc-11e8-9ff2- 341a2fe0297c.shtml
Una riforma fiscale regressiva che aiuta i benestanti.Per comprendere perché i benefici della riforma pensata da Forza Italia sono orientati soprattutto nei confronti dei contribuenti più ricchi, basti pensare a com’è composta la platea dei beneficiari: oggi sei contribuenti su sette, oltre l’80 percento, pagano un’aliquota più bassa di quel 23% proposto con la flat tax. È chiaro dunque che per i più deboli i benefici saranno minimi o nulli.
E se fosse vero, come ha detto qualche giorno fa Berlusconi, che le minori entrate per lo Stato sarebbero compensate dai tagli ai trasferimenti alle imprese e alle agevolazioni fiscali, diventerebbe ancora più palese la stangata al ceto medio basso. Lo ha sottolineato, in un’intervista al Corriere della Sera, uno dei consiglieri economici di Palazzo Chigi Yoram Gutgeld: “Il biglietto del bus – ha spiegato – passerebbe da 1,5 a 5 euro, perché parte dei trasferimenti alle imprese sono sussidi al trasporto locale. Le poste non consegnerebbero più nei piccoli centri, perché quello è un servizio in perdita finanziato dallo Stato. Le ferrovie non investirebbero più perché i soldi sempre dalle casse pubbliche arrivano. Sono tutti colpi al ceto medio. E con le agevolazioni è ancora peggio”.
Brunetta dice poi che bisogna intervenire sul fisco in quanto l’attuale sistema fiscale è del tutto iniquo. Peccato che la flat tax – che prevede l’eliminazione degli incentivi fiscali per il ceto medio basso (come gli 80 euro) – renderebbe il sistema ancora più iniquo.
Lo strano concetto delle coperture del centrodestra: poi vediamo
Nell’intervista di Mario Sensini, l’esponente di Forza Italia dice inoltre: “La flat tax costa 40-50 miliardi solo il primo anno, poi si ripaga, perché porta un aumento del gettito”. Il punto, però, è che nel bilancio pubblico non si può dire tolgo 50 miliardi e li copro con la maggiore crescita, con la logica del ‘poi vediamo’. Devono esserci o 50 miliardi di maggiori entrate (quindi alzo le tasse) o 50 miliardi di minori spese. Una strada peraltro in totale contraddizione con l’altro obiettivo proposto da Brunetta, ovvero ridurre il debito fino al 100% del Pil in 5 anni.
E in questo senso, forse, risulta audace dichiarare che con la flat tax “ci sarà il pieno rispetto degli equilibri di finanza pubblica”, come ha fatto l’esponente di Forza Italia in un suo editoriale sul Giornale.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/choc- liberale-pagare-meno-pagare-tutti-1488828.html
Per le coperture Brunetta parla anche di togliere tutte le pendenze fiscali degli italiani: di fatto un condono fiscale che però coprirebbe solo una tantum, oltre al pessimo segnale che darebbe ai cittadini.
Sempre sul capitolo coperture, Forza Italia prevede lo sfoltimento delle spese fiscali non connesse all’Irpef, ovvero l’eliminazione di tutta una serie di detrazioni, lasciando solo alcuni sconti fiscali (come quelli dedicati alla prima casa e ai farmaci). Una mossa che – a ulteriore conferma dell’iniquità della riforma – annullerebbe anche gli 80 euro, misura pensata appositamente per aiutare il ceto medio basso.
Si parla poi di emersione del nero. Ma in questo caso la domanda è: come si fa a far emergere dall’Irpef circa 30 miliardi di sommerso (cifra stimata da Forza Italia) se l’80 percento di chi paga l’Irpef è rappresentato da dipendenti che non possono evadere? Persone che sono soggette a sostituto d’imposta e che ricevono quindi lo stipendio netto, senza le imposte. Forse il punto vero, al di là della finanza pubblica, è che un Paese in cerca di una migliore redistribuzione della ricchezza non ha bisogno di una riforma fiscale così palesemente regressiva (e iniqua), una riforma che costa 50 miliardi e indirizza il 40% dei suoi benefici al 5% dei contribuenti più ricchi.
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Pagina a cura di Stefano Minnucci
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In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia

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