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23 Gennaio 2018
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 108 lunedì 22 gennaio 2018
“Aver parlato di razza bianca mi ha portato fama e consenso”
(Attilio Fontana, candidato della destra alla Regione Lombardia)

L’EDITORIALE /1

O l’Europa o la destra
Federico Sarica
La piena appartenenza al progetto europeo e il ruolo che in esso l’Italia saprà ricoprire, è uno dei pilastri della proposta del Partito democratico al paese, e lo è per almeno due ragioni principali. La prima, e l’ha ben ricordato sabato a Milano il segretario Matteo Renzi, è che le prossime elezioni del 4 marzo saranno soprattutto le elezioni in cui si deciderà il posizionamento europeo e internazionale dell’Italia: se prevarrà la proposta del Pd e e dei suoi alleati, l’Italia sarà sempre più nel cuore e nel motore di un processo di sviluppo europeo da cui passano i destini della crescita globale, economica, culturale del nostro paese e delle legittime ambizioni di futuro dei suoi cittadini.

SEGUE A PAGINA 6
L’EDITORIALE /2
Diseguali
Le mamme e le urne
Elisabetta Gualmini
Noi mamme che lavoriamo siamo tagliate fuori dalla campagna elettorale. Nessuna roboante promessa, nessun annuncio miracoloso, nessun sogno in cui farci cullare.
D’altro canto, non è facilissimo convincerci. Abbiamo ancora tutti i nostri denti e non ci servono le dentiere. Siamo straconvinte di vaccinare i nostri figli, senza interrogarci se ci sia un complotto plutogiudaicomassonico dietro le parole dei nostri pediatri, e non tutte abbiamo animali da portare a costose visite veterinarie visto che a malapena riusciamo a star dietro ai nostri figli.
Giustizia sociale.Per il World Economic Forum cresce la diseguaglianza nel mondo.
E in Italia Berlusconi e Salvini vorrebbero aumentarla con la Flat Tax
ALLE PAGINE 2-3
SEGUE A PAGINA 6
PARTITO DEMOCRATICO
M5S
Padoan in campo,
si candida a Siena
“Non mi ricandido”:
La resa di Raggi, Nogarin, Appendino
Fra guai giudiziari, fallimenti amministrativi e incapacità di governo,
i tre sindaci grillini annunciano che non si sottoporranno al voto dei cittadini
per un eventuale secondo mandato
PAGINA 5
PAGINA 3
Verso il 4 marzo
“Berlusconi è un Robin Hood al contrario”
Renzi: “Contro la diseguaglianza combattiamo la povertà educativa. Più sgravi per le famiglie”
“La flat tax è una proposta ingiusta e senza copertu­re”. Dalla radio fiorentina Controradio Matteo Renzi ribadisce oggi la sua posi­zione sulla principale proposta economica della destra, definita dai vari Salvini e Berlu­sconi come una “rivoluzione”, ma che secon­do il leader pd “sarebbe solo un ritorno al passato”. Altro che rivoluzione! La tassa era già stata proposta da Berlusconi nel 1994. E non pagheremo tutti di meno, saranno i più ricchi a pagare di meno, con un grosso danno per le fasce più deboli della società. “Una tassa Robin Hood al contrario”, ha det­to Renzi a Sky Tg24, ospite di Maria Latella, secondo il quale la proposta costerebbe al Paese dai 60 ai 95 miliardi di euro.
Il segretario, nelle ultime ore, ha ufficia­lizzato la candidatura di Padoan: “Ho pro­posto al ministro Padoan di candi­darsi in Toscana, di candidarsi nel collegio di Siena, perché il Pd deve essere una squadra forte e autorevole e Pier Carlo è stato un punto di riferimento in questi anni – ha spiegato Renzi – Con lui abbiamo affrontato la questione delle gran­di crisi bancarie in modo molto innovativo, questio­ni che hanno avuto un reso­conto mediatico superficiale. In questi anni abbiamo salvato non le banche ma migliaia e mi­gliaia di correntisti. L’idea è di rivendicare questa decisione e il fatto che abbiamo mes­so in sicurezza il Paese”.
E su un eventuale accordo con Berlusco­ni, il segretario dem aggiunge: “La proposta di un accordo Pd-Fi l’ha lanciata D’Ale­ma che è appassionato delle stra­tegie del dopo voto, e non io. L’ossessione dell’accordo con Berlusconi ce l’hanno altri, non noi. Berlusconi e D’Alema li lascio vo­lentieri”.
Certo, la legge elet­torale non aiuta, ma “è la conseguenza del no al referendum del 4 di­cembre. Dopo che abbia­mo perso è evidente che siamo tornati a livello della prima Repubblica”, ha com­mentato Renzi. “Spero e lavoro perché il Pd sia il primo gruppo parla­mentare. Se questo avverrà dopo 5 marzo il Pd avrà le carte in mano”.
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“L’ossessione dell’accordo con Berlusconi
ce l’hanno altri,
non noi”
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Basta con l’austerity:più investimenti per crescita e occupazione.
Elezione diretta del presidente della Commissione Ue
Sostegno alla proposta di un’Europa sociale
Lancio di una grande children union contro la povertà educativa
Arrivare ad un bilancio federale, anche attraverso l’emissione degli eurobond
Istituzione del ministro europeo delle Finanze
La proposta costerebbe tra i 60 ai 95miliardi di euro
Costringerebbe a tagliare misure di redistribuzione introdotte in questi anni, come gli 80 euro.
Ne beneficerà circal’1% dei cittadini italiani,quelli più ricchi
Berlusconi la propone dal ‘94 senza mai onorare la promossa
Nessun paese occidentale avanzato ha adottato questo sistema fiscale
Le proposte del Pd per l’Europa
Perché la flat tax non è la soluzione
Verso il 4 marzo
Padoan in campo nel collegio di Siena
Il segretario del Pd: “Noi non abbiamo salvato le banche ma migliaia di correntisti”
Il ministro Pier Carlo Padoan correrà in Toscana, nel collegio di Siena “perché il Pd deve essere una squadra forte e autorevole ma anche perché con Pier Carlo abbiamo affrontato la questione bancaria in modo innovativo”. Ad an­nunciarlo è il segretario del Pd, Matteo Renzi, questa mattina a Controradio.
La decisione di candidare Padoan è an­che una risposta alle critiche ricevute per quanto fatto nel settore dal suo Governo: “nella vulgata è passato un resoconto me­diatico superficiale. Noi non abbiamo sal­vato le banche ma migliaia e migliaia di correntisti”, ha aggiunto il segretario del Pd. “Rivendicare con grande forza questa decisione e rivendicarlo nella città simbolo di uno dei grandi scandali bancari del passato – ha concluso Renzi – credo sarebbe una bella cosa”.
Con la guida del ministero di via XX settembre, Padoan ha ricoperto un ruolo cruciale in questi anni di crisi riuscen­do, con i governi di Renzi e Gentiloni, a far cambiare segno all’andamento dell’economia italiana. Serio e pragmatico, è sempre stato cauto nel lanciarsi in dichiarazioni troppo ro­boanti. Ora però raccoglie i frutti di una gestione responsa­bile e sobria. Qualche giorno fa, nella prolusione per l’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapien­za di Roma, aveva sottolineato come la ripresa è “in corso” e che ora “vanno rafforzate” le sue “componenti strutturali” attivate nella legisla­tura.
Insomma i risultati stanno arrivando (i bol­lettini dell’Istat e della Banca d’Italia degli ultimi giorni lo hanno ribadito), ma bisogna dare continuità al lavoro fatto finora. Per Pa­doan “se il percorso di rafforzamento del pa­ese nella direzione degli investimenti e della stabilizzazione venisse frenato, il rischio sarebbe non di fermarsi ma di tornare indietro”. Per que­sto si è detto “ottimista, purché nel tempo si faccia uno sforzo di attuazione e implementazione in continuità con la strategia adottata negli ultimi quattro anni”.
“Costruttori e demolitori, questa è la vera battaglia”
#squadraPd
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Gentiloni: “Il M5S non avrà i numeri per governare
Martina: “Siamo noi
l’alternativa agli estremisti”


Il Pd deve presentarsi come quello che è, una forza tranquilla di governo e si candida a essere il primo partito”, “Il M5S non ci deve spaventare, anche con un risultato significativo non avrebbe i numeri per governare”.
DALL’INTERVISTA AL FOGLIO
Metteremo in campo con il massimo della forza tutta la nostra squadra. Noi siamo l’alternativa vera agli estremisti e agli avventurieri, a chi promette tutto a tutti e a chi fa proposte pericolose per il Paese”.
DALL’INTERVISTA AL CORRIERE DELLA SERA
Destra

“In Italia 500mila migranti vengono per delinquere”
SILVIO BERLUSCONI SULL’EMERGENZA PROFUGHI
“Mi occupo di vivi,
non di morti”
MATTEO SALVINI SUL BIOTESTAMENTO
“L’obiettivo del Pd
è la sostituzione etnica”
GIORGIA MELONI SUL DOVERE DELL’ACCOGLIENZA
ForzaItalia
16%
La grande bufala di B. argine al populismo
“Io sono l’unico argine al po­pulismo”. E’ questa la frase che Silvio Berlusconi utiliz­za più spesso per rassicu­rare il popolo dei moderati (esiste ancora?) di fronte alle continue sparate dell’ala di estrema destra della sua coalizione rappresentato dalla Lega di Matteo Salvini e dal Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. L’idea di conte­nere le pulsioni sovraniste e xenofobe, da parte di Berlusconi, si sta rivelando del tut­to inutile.
In primo luogo sono i numeri a parlare. Secondo l’ultimo sondaggio di Swg, Forza Italia si attesta al 16%, la Lega al 13,2% e Fdi al 5,7%. Se si sommano i voti assegna­ti a questi ultimi, la somma diventa 18,9%, quasi tre punti sopra Forza Italia.
Come ha detto in un’intervista al Foglio anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, “l’ultima volta che il centrode­stra andò al governo le cifre furono queste: Berlusconi 37,2%, Lega Nord 8%. In quel contesto l’idea di addomesticare la Lega po­teva funzionare. Oggi le proporzioni sono incomparabili. Lo dicono i sondaggi, ma lo dice anche il criterio con cui il fronte sovra­nista si è diviso con il fronte berlusconiano i collegi”.
Davanti a tutto questo, la cantilena per cui “Berlusconi rappresenta l’argine al po­pulismo in Italia” è una bufala elettorale di quelle da cerchio rosso. Tant’è che lo stesso ex premier sembra aver sposato, a livello comunicativo, le istanze più becere del sal­vinismo, in particolare per quanto riguar­da l’attacco indistinto agli immigrati, indi­viduati come il pericolo pubblico numero uno.
Stefano Cagelli
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Lega
13,2%
FdI
5,7%
Totale Lega + FdI
18,9%
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FONTE SWG
M5s
La resa dei sindaci Cinquestelle
Incompetenza e guai giudiziari. Raggi, Appendino e Nogarin annunciano il passo indietro
Si sentono perseguitati, non si aspettavano che essere sindaco comportasse essere costante­mente sotto i riflettori, che ogni loro azione fosse messa sotto la lente di ingrandimento. E così dopo Chiara Appendino e Virginia Raggi, anche Filippo Nogarin non si ricandiderà. Lui a differenza delle sue colleghe, però, è al primo mandato.
Il sindaco di Livorno, il cui mandato sca­drà tra un anno, ha infatti annunciato di non avere intenzione di ripresentarsi: “Non mi ricandido. Come si fa? Ho sulle spalle cinque inchieste penali e 50 civili: o sono Al Capone, oppure c’è un accanimento nei miei confronti”.
L’annuncio di Virginia Raggi è del dicem­bre scorso. La sindaca della Capitale aveva inizialmente giustificato la decisione con il regolamento M5S, la parte relativa ai due mandati. In realtà il primo mandato lei lo ha svolto da consigliera comunale e di nor­ma un sindaco svolge almeno due mandati per poter portare avanti i suoi progetti per la città. E in una città come Roma, due man­dati sono il minimo. Ma poi Raggi aveva aggiunto: “Arrivare viva alla fine di questo mandato sarebbe già un grande successo”. Una frase ironica, ma dalla quale emerge anche molto del suo stato d’animo.
Stessa motivazione era stata addotta da Chiara Appendino che ha annunciato che alle prossime amministrative non correrà come candidata sindaca di Torino. Dopo un mandato da consigliera e uno da prima cit­tadina, Appendino non si presenterà nuova­mente.
Fino a qualche mese fa dal blog, il Movi­mento teneva a ribadire il rispetto delle re­gole: “Sono poche, chiare e semplici. Proprio per questo inamovibili”. Altro che inamovi­bili: con il tempo i cambiamenti alle regole ci sono stati, anche cambiamenti importan­ti. Ma questo dei mandati, che probabilmen­te sarebbe stato più logico modificare, inve­ce è rimasto.
Ma anche se l’esperienza per lui è sta­ta pesante a causa delle “persecuzioni” nei suoi confronti, il sindaco di Livorno però non esclude una candidatura in Europa: “Vediamo, ho fatto solo un mandato. Le no­stre regole me lo impedirebbero solo in caso di condanna”. Forse è convinto che lì sia tut­to più facile.
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Nogarin
Raggi
Appendino
“Fare il sindaco
di Torino?
Bellissimo, ma ho deciso
di dare tutto adesso”
“Fare il sindaco di una città in crisi è dura.
Sono perseguitato
dalla magistratura”
“Non mi ricandido,
arrivare viva alla fine
di questo mandato
sarebbe già un successo”
Commenti
6
Mercoledì 30 settembre 2999
Le mamme
e le urne
O l’Europa
o la destra
Federico Sarica
Segue dalla prima
Elisabetta Gualmini
Segue dalla prima
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Al contrario, a prevalere sarà lo sfascismo di matrice populista, nelle varianti grillina o di destra a trazione leghista, con conseguente logico allontanamento dell’Italia dalle dinami­che di crescita, di progresso e di integrazione. Dinamiche che vivono sulla carta un’occasio­ne storica di rilancio, vista la svolta europeista impressa dal presidente francese Macron e dal ritrovato ruolo decisivo gio­cato dai socialdemocratici e dal loro europeismo nella forma­zione del nuovo governo tedesco.
L’Italia ha la grossa chance di essere della partita; dipende dal voto del 4 marzo. O va in un modo o va nell’altro, non ci sono soluzioni mediane di moderati­smo europeo. Non c’è la Merkel ita­liana se perde il Pd, c’è la Le Pen, per intendersi.
Vuol dire questo il segre­tario quando afferma che “ogni voto dato alla destra, è un voto che allontana l’Ita­lia dall’Europa”, e vuol dire questo il Presidente Gentiloni quando afferma, in un’inter­vista sul Foglio di oggi che “sul tema dei migranti ma non solo, è evidente che l’oggetto di questa campagna elettorale sarà una macro divisione fra chi crede nell’apertura e chi scommette sulla chiusura. Al centro di questa divisione non c’è solo quello che ognuno di noi pensa dell’Italia, ma c’è ciò che ognuno di noi pensa del vero motore che può permettere all’Italia di proteg­gere in modo sempre più deciso i propri cittadini: l’Europa”. La prima ragione per cui l’Europa è al centro della proposta del Pd è quindi questa: da lì passano sviluppo e crescita dell’I­talia. La seconda ragione, strettamente connessa alla prima, è una ragione ideale e valoriale, che ha a che vedere anche con la visione dell’Europa che il Pd propone: quella di un’unione che assomigli di più alle esigenze di chi la abita e di meno alla tecnocrazia che si illude di governarla con distacco; quella di un’Europa più vicina, più sociale, più culturale, più politica. Un’Europa capace, insieme, di ascoltare e di decidere.
La sfida dei democratici, in fondo, è proprio questa: essere capaci di di volare alto tenendo i piedi per terra, di coniugare proposte concrete per il futuro, sogni e valori. Ed è una sfida che passa appunto dall’Europa e da cosa, col decisivo contri­buto italiano, sarà in grado di rappresentare per i suoi cittadi­ni. Il 4 marzo si vota anche e soprattutto su questo.
Siamo mediamente informate per capire che se i nostri ragazzi sono molto bravi all’uni­versità avranno tasse ridotte o che se ci sono difficoltà economiche esistono da decenni esenzioni anche totali legate al reddito. Es­sendo poi pochissime le politiche a favore della famiglia, nemmeno l’eroica determinazione di Giggino di radere al suolo con la clava tutto il “Sistema” delle leggi esistenti ci solletica.
Eppure, di cose da fare ce ne sarebbe­ro. Per una generazione in bilico tra una perenne crisi di nervi e un mul­titasking che ammazzerebbe anche gli atleti dell’ironman.
Nel corso dell’ultima legislatura sono state introdotte diverse mi­sure; dal bonus bebé, al contribu­to per l’asilo nido, all’ampliamento delle detrazioni per i figli a carico. E ancora, il primo Fondo nazionale per i Caregiver, per i genitori che si prendono cura di figli disabili e il Fondo contro la povertà finalizzato alle famiglie con minori sono strumenti rilevantissimi, mai conosciuti nel nostro paese. E l’obbligo del conged(ino) per i padri è quasi rivoluzionario qui da noi, dove gli stereotipi di genere non si sradicano neanche con la gru.
Ma potrebbe essere la volta buona per rovesciare la prospettiva. Non tanto investire su politiche per la famiglia ad hoc, parcellizzate a seconda del target di destinazione, ma partire dall’attenzione alla famiglia prima di avviare qualsiasi tipo d’intervento pubblico. E’ l’approccio del “Family mainstreaming”, sperimen­tato da tempo a Trento; ogni politica pubblica include agevolazioni, tariffe, servizi per la famiglia in modo strutturale o quantomeno la valutazione dell’impatto sul benessere delle famiglie. Si tratta di costruire un si­stema ordinato e integrato di politiche, non di giustap­porre l’ennesima trovata alle altre.
Cominciamo a pensare di inserire negli appalti pub­blici clausole specifiche per la conciliazione vita-lavo­ro, o a promuovere nei comuni orari di servizio (asili, scuole, centri giovani, strutture per disabili) a misura di famiglia e non a misura di pubblica amministrazio­ne (o di tempi di lavoro che non esistono più), diamo risposte quando non ce ne sono (i tre mesi di vacanza estiva continuano a essere un incubo per chi lavora), e dai trasporti alla sanità ragioniamo concretamente sul Fattore famiglia, sottraendo ogni ragionamento da giudizi di tipo ideologico. Di ideologico c’è ben poco in una famiglia che si arrabatta da mattina a sera.
Che la spesa pubblica per la famiglia viaggi in Italia intorno al 6,5% della protezione sociale, mentre per gli anziani sia al 65%, la più bassa in Europa, continua a essere un enorme problema.
Invece del consenso immediato, dei cento voti in più raccattati su promesse istantanee, meglio investire sul lungo periodo. Per il bene di tutti.
Bisogna costruire un sistema di politiche ordinato e integrato
Dall’Europa passano crescita
e sviluppo
per l’Italia
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Ieri ci ha lasciati la compagna Lina Fibbi. 98 anni vissuti con la statura e la dignità dei migliori. Il destino ha voluto che se ne andasse proprio il 21 di gennaio, nell’anniversario della nascita del Partito Comunista Ita­liano, cui ha dedicato tutta la sua vita e di cui è stata per due legislature deputata, moltissimi anni fa. Nata a Fiesole, è cresciuta in Francia, ove il padre aveva riparato per sottrarsi alle squadre fasciste. Lì inizia la sua lunga militanza politica e sindacale. Torna in Italia per partecipare alla Resistenza e conosce periodi durissimi di internamento e reclusione. Ma conosce anche Raffaele, partigiano e medaglia d’oro al valor mili­tare. Il papà di Gianna, fucilato nel 1945. A lei l’abbraccio e il pensiero di chi proverà, nel suo piccolo, a seguire l’esempio di chi ha dedicato e sacrificato la sua vita per la nostra felicità e la nostra libertà.
Francesco Magni
L’ultimo saluto le sarà dato martedì 23 alle ore 11 presso il Cimitero Acattolico di Roma in Via Caio Cestio 6
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Il partito
Mobilitiamoci per la campagna elettorale
Il volontario di sezione elettorale
contatta tutti gli iscritti e gli ex iscritti
tra gli elettori di quella sezione
verifica la presenza di persone anziane
da accompagnare al seggio
consegna porta a porta il materiale informativo
propone iniziative sul territorio
tiene i contatti con i candidati del collegio
compila report periodici
diventa rappresentare di seggio
al momento del voto
Il responsabile di collegio elettorale
organizza il lavoro dei volontari
nel suo collegio elettorale
predispone e diffonde i kit con materiale
di informazione
organizza incontri di formazione
sul territorio
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quotidiana sulla campagna elettorale
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In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia

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