Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), Di Mario Ricca
Ed I “Precari” Si Offendono
L’altro giorno mi sono permesso di esprimere il mio pensiero sul precariato che qualcuno, alla disperata ricerca di voti, sta provando a far saltare sul carrozzone “Scuola”, prima che questo venga inesorabilmente demolito per mancanza di alunni.
Oggi, visto che al peggio non c’è mai fine, voglio riprendere l’argomento, innanzitutto per dire a chi si è offeso che io posso parlare con cognizione di causa, avendo acquisito un diploma presso l’Istituto Magistrale, diploma preso con grossi sacrifici, ma con il risultato di cinquant’otto sessantesimi, nel lontano millenovecent’ottantaquattro, diploma però, mai sfruttato in campo lavorativo, visto che già trent’anni fa, esistevano i precari, la scuola a tutto serviva fuorché ad insegnarti qualcosa e si capiva già da allora che chi avesse voluto lavorare, avrebbe dovuto farlo al di fuori di quell’ambiente.
Assunto che la cultura, magari acquisita grazie all’interessamento professionalmente ineccepibile, offerto da Insegnanti con la I maiuscola, (ovviamente di ruolo), è qualcosa che serve, al di là della professione futura, io non mi sento di dire di aver perso tempo nello studiare, e per questo motivo, sono io a ritenermi offeso da chi si offende per aver sentita la verità sul suo essere inutile.
A proposito di cultura, quella vera, scevra da ragionamenti che si vorrebbero far passare per politici, aizzato da un link che mi è stato proposto dall’”indignata” Mina Vagante, («Abolire lettura Dante, offende minoranze», dello scorso 21 febbraio), vorrei proporre una breve considerazione in merito, con l’intenzione di dare il colpo di grazia agl’inutili lamenti di cui ho testè blatterato.
L’articolo in questione, è stato proposto carnascialescamente, quindi potrebbe anche trattarsi di una bufala e sinceramente questa è la mia speranza.
Ma se per assurdo si trattasse di un’imbecillità in essere, mi sia permesso di accostare questa proposta all’oscenità che da qualche tempo dobbiamo ascoltare o leggere sui mas media:
L’abolizione del Crocifisso dai luoghi pubblici.
Innanzitutto, simili corbellerie offendono chi, italiano ed in casa propria, desideri continuare a coltivare e tener vive le proprie radici con le proprie tradizioni, (un libro che da settecento anni ci pone all’apice della Cultura mondiale, certo non si può espellere da un ente che è tale proprio per diffondere la stessa cultura).
In secondo luogo, atteso che “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, (faccio questo richiamo alla Costituzione, anche se a lungo andare, questo “Dire” ha messa in luce tutta l’ipocrisia di cui oggi paghiamo le conseguenze in tanti, troppi modi), e che perciò si basa su fondamenti democratici, mi sia permesso di considerare che le minoranze sono tali, ed in una democrazia, fatto salvo il diritto d’espressione del proprio pensiero, le Stesse sono tenute a rispettare quanto desidera la maggioranza dei partecipanti a questo status, anche se ciò non dovesse essere gradito.
In democrazia infatti, è la maggioranza che decide.
Quando invece a decidere è un’esigua minoranza, ci troviamo di fronte ad un’oligarchia o peggio ad una dittatura.
Al di là di quanto appena farneticato, credo che la malcelata volontà di abbassare il livello culturale italiano, cozzi con la famelica voglia di danaro pubblico, proposta e quasi imposta da sedicenti “associazioni culturali” appartenenti all’area politica da cui provengono certe “richieste”.
Facciano dunque pace con il cervello questi “petenti”, e scelgano da che parte stare.
Si può provare a volere, ma non si può avere tutto dalla vita.