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11 Gennaio 2018
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 100 mercoledì 10 gennaio 2018
“Con Spelacchio costruiremo dei gadget” (Virginia Raggi, sindaca di Roma)

L’EDITORIALE

Ritorno al
Medioevo
Dal Pd nessuno spot ma
una visione d’insieme
Federico Sarica
Il lavoro, l’Europa, la cultura. Tre parole capaci di definire insieme identità, appartenenza, valori e priorità del Partito democratico, e che non a caso, come ha ricordato il segretario Matteo Renzi, saranno i tre pilastri della proposta del Pd al Paese. Sono anche la risposta migliore alla più surreale fra le critiche che vengono rivolte al Partito democratico, e cioè quella di non essere in grado di dotarsi di una visione d’insieme ma solo di una serie di provvedimenti spot, messi in fila senza tenere conto di un disegno complessivo. Che invece esiste eccome, ed è quello di una forza politica che, proprio perché consapevole della complessità delle sfide contemporanee, si candida a governarle, con tutti i rischi e l’esposizione all’errore che una così alta assunzione di responsabilità comporta. È questo il cuore di una vera proposta riformista e progressista: un’affermazione decisa dei propri valori – il lavoro, l’Europa, la cultura appunto – attraverso un costante e continuo processo di individuazione dei problemi e di aggiornamento delle proposte da mettere in atto per provare a risolverli. Questo significa, ad esempio, rivendicare con orgoglio il milione di occupati in più grazie ai provvedimenti del jobs act e contemporaneamente dichiarare che non sono abbastanza, che molto c’è da fare ancora in materia, sulla quantità ma anche sulla qualità del lavoro in Italia, e che in questa direzione andranno le nuove proposte del Pd. Il bicchiere che è insieme mezzo pieno, se guardiamo a dove eravamo, e mezzo vuoto, se guardiamo a cosa saremo e vorremo essere.
Salute Salvini vorrebbe abolire l’obbligo
di vaccinazione: un ritorno indietro che colpirebbe le famiglie e soprattutto i bambini
PAGINA 2
SEGUE A PAGINA 5
ECONOMIA
DISINFORMAZIONE
Un fisco più semplice per la lotta all’evasione
“Moltiplica e mistifica”, il secondo rapporto
sulle fake news
Indagine sul reticolo di canali ufficiali, non ufficiali, attivismo e iniziative personali che moltiplicano l’odio digitale.
Ecco la nuova ricerca sull’industria della falsificazione in rete.
PAGINE I-X
A PAGINA 3
Vaccini
CINQUE BUFALE SUI VACCINI SECONDO L’OMS
Le legge
Quali sono i vaccini obbligatori e cosa è previsto per chi non rispetta le nuove regole.
I vaccini obbligatori
per andare a scuola
Sei fanno parte dell’esavalente composto da anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti Haemophilus influenzae tipo Ba partire dal terzo mese. Seguono quelle contro morbillo, parotite, rosolia e varicella che vanno fatte dopo l’anno di età. Anche i richiami dei vaccini sono obbligatori. I dieci vaccini sono obbligatori per i nati nel 2017. Per i nati negli anni dal 2001 al 2011 sono obbligatori l’anti-epatite B, l’anti-tetano, l’anti-poliomielite, l’anti-difterite, l’anti-pertosse, l’antimorbillo, l’anti-rosolia, l’anti-parotite e l’anti-Haemophilus influenzae di tipo B. I vaccini obbligatori per nati dal 2012 al 2016 sono l’antiepatite B, l’anti-tetano, l’anti-poliomielite, l’anti-difterite, l’anti-pertosse, l’anti-Haemophilus influenzae tipo b, l’anti-morbillo, l’anti-rosolia e l’anti-parotite.
Cosa succede se
non si è in regola con i vaccini
I bambini più piccoli non in regola con le vaccinazioni non potranno essere iscritti agli asili nido e le altre scuole dell’infanzia. Per chi frequenta elementari, medie e i primi due anni delle superiori sarà possibile entrare in classe anche senza le vaccinazioni obbligatorie, ma le famiglie verranno multate. Le sanzioni variano dai 100 ai 500 euro a seconda del numero di vaccinazioni mancanti.
Chi controlla
Sono le scuole a verificare il rispetto di quanto stabilito dal decreto Lorenzin. La mancata presentazione della documentazione entro i termini previsti sarà comunque segnalata, entro i successivi dieci giorni, dal dirigente scolastico o dal responsabile del centro di formazione professionale regionale all’Asl territorialmente competente che avvierà la procedura prevista per il recupero dell’inadempimento.
L’attacco
della destra
alla salute
dei bambini

Emergenza vaccini
Italia quinta per numero di casi di morbillo. Secondo l’Oms,
peggio di noi solo India, Nigeria, Pakistan e Cina
Dati riferiti alla Regione Emilia Romagna
Focus Fisco ed evasione
Le priorità del Pd:
lotta all’evasione
e fisco più semplice
Stefano Minnucci
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Molto spesso sentiamo parlare di evasione fi­scale come sinonimo di zavorra per la cresci­ta. Gli ultimi dati parlano di 111 miliardi di euro all’anno sottratti alla collettività, cifra spaventose su cui molto c’è ancora da fare. Poche volte, però, vengono sottolineati i buo­ni risultati ottenuti negli ultimi anni sul fronte del contrasto. L’Agenzia delle entrate, recentemente, ha messo in risalto il re­cupero dell’evasione avvenuto nel triennio 2014-2016 (da 11 a 19 miliardi). Per tre anni consecutivi è stato registrato un re­cord dopo l’altro, mese dopo mese, fino a raggiungere i 19 mi­liardi del 2016, la somma più alta mai incassata dalle Entrate. Di fatto, negli ultimi anni il recupero del tax gap (la differenza tra l’imposta dovuta e quella versata) è stata maggiore rispetto all’andamento dell’economia del Paese.
Le politiche di contrasto all’evasione fiscale dei governi a guida Pd hanno quindi generato risultati tangibili. Sono i nu­meri a dirlo.
Ma è soprattutto sul piano qualitativo che è utile soffermarsi. Se i risultati sono arrivati, infatti, lo si deve soprattutto al nuovo approccio messo in campo dal Pd, quel principio di base che ha permesso di combattere l’evasione senza trasformare il contra­sto in una vessazione pura e semplice, creando al contempo un meccanismo di fiducia con il cittadino. In pratica nessun favore a chi evade e fisco amico per chi è in regola. Basti pensare che i 500 milioni recuperati nel 2016 – è la stessa Agenzia delle En­trate a sottolinearlo – sono arrivati grazie al dialogo preventivo con il cittadino, dando ai contribuenti la possibilità di rimedia­re per tempo agli errori commessi e pagando sanzioni ridotte.
Ed è proprio su questo nuovo rapporto con i cittadini che si basano i nuovi strumenti di rivoluzione digitale come la fattu­razione elettronica e la dichiarazione dei redditi precompilata, che nel 2016 è stata presentata da ben 2,1 milioni di cittadini. Ed è sempre su questi principi che il precedente governo ha deciso di chiudere Equitalia (una delle prime proposte che uscì dall’edizione 2010 della Leopolda) e di riformare la Riscossio­ne che nel biennio 2015/2016 ha recuperato 17miliardi (record anche in questo caso) di euro cambiando passo e introducendo nuovi strumenti, e servizi.
Ci sono poi le proposte di politica fiscale, che inevitabilmente incideranno sul fisco. L’impostazione attuata finora dal Pd (i cui principali interventi sono stati la cancellazione Imu sulla prima casa, il bonus di 80 euro e la sforbiciata all’Ires) hanno cominciato a produrre dei risultati concreti: si vedano i dati emersi negli ultimi rilevamenti trimestrali dell’Istat, che vedo­no scendere la pressione fiscale nel terzo trimestre del 2017, livello minimo dal 2011. E per il futuro si sta pensando di pro­seguire su questa strada, riducendo inoltre le aliquote Irpef.
Da una parte, dunque, c’è l’impostazione di buon senso del Pd, che vede un fisco più semplice e dialogante con il cittadino. Dall’altra parte ci sono invece le proposte inattuabili dei partiti di Centrodestra, con la loro flat tax che, considerato il nostro elevato debito, risulta più che altro irrealistica visto che fini­rebbe per rendere insostenibili i conti pubblici (con le drasti­che conseguenze che ne deriverebbero sul piano finanziario e non solo).
Le idee del Pd
Continuare con la riduzione della pressione fiscale
Allargare la dichiarazione precompilata alle imprese (come conseguenza della
fatturazione elettronica)
Più vicini al contribuente, in consulenza e in caso di contenzioso
Semplificare la giungla
delle norme fiscali
Recuperareil ritardo
nella digitalizzazione
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Europa
Quando il M5s faceva campagna contro l’euro
L’Europa corre.
Nonostante i deliri di Salvini
e Di Maio

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Stefano Cagelli
“Di Maio un giorno nei giorni pari è per l’Europa, nei giorni dispari è contro. Oggi è per restare, prendiamola come una cosa positiva. Certo la motivazione che adduce è inquietante: oggi l’asse franco-tedesco è più forte che mai. La verità è che quando parla di Europa, parla di cose che non conosce”. Come non essere d’accordo con queste parole pronunciate da Matteo Renzi?
Nella sua ospitata da Bruno Vespa a Porta a Porta, prima aspra­mente criticato, ai limiti di una riedizione del famoso ‘editto bulga­ro’ e poi utilizzato come ribalta elettorale, il leader del Movimento 5 Stelle ha detto esattamente queste parole: “Non credo sia il momento di uscire, anche perché l’asse franco-tedesco non è più così forte”. Il buon Giggino deve essersi perso alcuni passaggi recenti. Il prossimo 22 gennaio, ossia tra poco più di dieci giorni, il parlamento francese e quello tedesco voteranno e firmeranno un documento congiunto per dare un “impulso decisivo ad una Unione europea oggi troppo debole, lenta e inefficiente”.
Forse a Di Maio è sfuggito che da quando è in carico il presidente francese (sì, proprio il presidente di quel Paese chiamato Francia che confina con l’Italia) Emmanuel Macron ha impresso un’accelerazione sul processo di integrazione europea. E gli deve essere sfuggito anche che lo stesso Macron ha indicato fin da subito nell’asse franco-tedesco il nucleo fondamentale e ineludibile da cui
L’ultima (insensata) giravolta di Di Maio

SEGUE A PAGINA 5
Europa
Per la Lega “l’euro è un crimine contro l’umanità”
ripartire per portare a compimento i suoi progetti.
Chissà, probabilmente Di Maio, dall’alto della sua cultura politica, ha pensato che siccome la Germania è ancora senza una governo tre mesi e mezzo dopo le elezioni federali, qualcuno potesse pensare di metterla in secondo piano. Non sarà però sfuggito al nostro giovane statista che al centro delle trattative per la formazione dell’esecutivo, la Spd ha posto come questione imprescindibile la necessità di seguire la linea Macron. Tant’è che il 22 e 23 marzo proprio Macron e Merkel (o chi per lei) presenteranno la riforma della zona Euro, con l’Italia (se dovessero prevalere i populisti alle elezioni) a fare da spettatrice.
Ciò che verrà deciso in queste settimane a Parigi e Berlino diven­terà regola per tutta l’Unione, mentre a Roma si parla di sacchetti del­la frutta, di Spelacchio e di complotti degli amici degli amici. Certo, come afferma in contemporanea il sagace Di Battista (che doveva riti­rarsi a vita privata ma che invece imperversa da mattina a sera in te­levisione) il M5s ha la grande arma nascosta del referendum sull’eu­ro, “un’arma politica” da utilizzare per far capire che “noi abbiamo una strategia”. Una vera genialata.
A guardare dall’altra parte del campo, in compenso, le cose potreb­bero essere anche peggio. Il centrodestra, un cartello elettorale tenu­to insieme con una colla poco resistente, annovera al suo interno le posizioni più strampalate. Forza Italia è il partito del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, Matto Salvini è quello che parla dell’euro come di “un crimine contro l’umanità”. A chiarire la posi­zione della Lega ci pensa il responsabile economico Claudio Borghi, già candidato del Carroccio alla presidenza della Regione Toscana e assiduo frequentatore dei salotti televisivi: “Un secondo dopo che la Lega siederà al governo, metterà in atto tutte le possibili preparazioni per arrivare alla sovranità monetaria. E’ una questione di sicurezza nazionale”.
Cosa pensa Berlusconi di quanto affermato da Borghi? E’ ancora convinto che l’uscita dall’euro sia un danno inestimabile per le im­prese (tra cui le sue) e l’economia italiana in generale? Oppure pur di tenere insieme il suo fragile cartello elettorale è disposto a cedere an­che su questo come sull’abolizione della riforma Fornero provocando un buco da 350 miliardi di euro? Visto ciò che sta succedendo con le candidature alle regionali in Lombardia e nel Lazio, oppure ciò che è successo in Sicilia un giorno dopo il voto, c’è da scommettere che la destra andrà in mille pezzi anche su questo.
E quindi, a maggior ragione, con quale peso potrebbe andare in Europa a battere i pugni sul tavolo senza farsi ridere dietro, come Berlusconi ricorda molto bene?
SEGUE DA PAGINA 4

Per Berlusconi l’uscita
“è un danno per il Paese”

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La sfida del Pd agli altri partiti
Una visione d’insieme
“Ho parlato a lungo con Radio Capital di tante questioni: evasione fiscale, posti di lavoro, programmi e coperture finanziarie. Tra poco metteremo online l’audio della chiacchierata. Ma c’è una cosa che mi colpisce parlando con i cittadini in questi primi giorni di campagna elettorale: le priorità tra la gente sono diverse da quelle dei commen­tatori e dei politici. Incontrando un amico mi ha detto: “La notizia di questi giorni, Matteo, non è la campagna elettorale, ma il fatto che una grande multinazionale abbia deciso di interrompere la ricerca per Alzheimer e Parkinson”.
Ha ragione il mio amico, Maurizio.
Perché quelle famiglie rimangono non solo senza una cura. Ma so­prattutto senza speranza. E tu senza speranza non puoi vivere, è disu­mano.
Ho un impegno per la campagna elettorale, che vorrei fosse fatto pro­prio anche dagli altri partiti. Quando eravamo al Governo abbiamo lan­ciato un progetto bellissimo nell’area dell’Expo: si chiama Human Te­chnopole. Da qualche giorno i primi ricercatori hanno preso possesso dell’area.
Si tratta di uno spazio dedicato alla ricerca, all’innovazione, in tutti i vari settori delle scienze della vita: è voluto dal pubblico ma è aperto ai privati e investe sul capitale umano.
Noi abbiamo messo i soldi e l’idea, adesso bisogna andare avanti. Sa­rebbe bello che tutti i partiti annunciassero il loro impegno in questo progetto.
Vorrei che tra vent’anni Human Technopole, nato come prosecuzio­ne dell’Expo, fosse un centro di rilevanza mondiale nel settore della ricerca in tutti i settori. Perché un Paese come l’Italia non può vivere solo di passato. E perché chi ha bisogno di cura, ha bisogno anche di speranza.
L’Italia deve essere il Paese che tiene insieme questi valori. Anche quando economicamente magari non sembra utile. Perché comun­que è giusto”.
Matteo Renzi
Federico Sarica
Segue dalla prima
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Il riformismo è questa cosa qui, con buona pace di chi si appro­pria del termine ma, dichiarando di puntare sempre al miglio­re dei mondi possibili senza mai fare o riconoscere un passo concreto verso il miglioramento anche parziale delle condizioni generali, si iscrive invece alla corrente di un massimalismo sterile, inconcludente e buono solo per le campagne elettorali, i convegni del sabato mattina e gli status urlati su facebook. E questo è un altro punto che deve distinguere il Pd in campagna elettorale: la credibi­lità nel mettere in campo una proposta. Una credibilità data dall’e­sperienza e dai risultati ottenuti nell’ultima legislatura. Perché un elettore dovrebbe credere, sempre per rimanere al lavoro, che una seconda e ambiziosa parte del jobs act verrà implementata se a go­vernare sarà il Partito democratico? Perché quanto fatto fin qui ren­de credibile chi fa questa proposta, al contrario di chi, da destra, ha portato il paese nella situazione drammatica in cui era nel 2011 e che tutti, purtroppo, ricordiamo. Perché dovrebbe, un elettore, cre­dere che la cultura, intesa come patrimonio ma anche come identità e definizione di cosa si è come singoli e come comunità nazionale, sarà al centro di un progetto capace di far giocare all’Italia il ruolo che le compete in Europa, nel mondo e nella storia? Perché quanto fatto dagli ultimi due governi, dal lavoro sui musei al bonus cultura per i diciottenni, rende credibile il Pd in materia, al contrario di chi, ad esempio, amministrando una città importante come Torino, con la cultura nel proprio Dna, ha tagliato qualsiasi investimento e am­bizione in materia. Valori fermi e riconoscibili, capacità nel tradurli in proposte concrete, e credibilità nell’implementarle: questo è il Pd, ed è su ciò che si deve misurare, con orgoglio, nei prossimi due mesi.
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Il partito
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In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia
II
mercoledì 10 gennaio 2018
Report
N.2
Mercoledì
10 gennaio 2018
Moltiplica
e mistifica
Introduzione
L’obiettivo dei nostri report è analizzare e mettere in luce alcune delle dinamiche all’origine del disordine informativo nel web del nostro Paese: disordine che deriva dalla creazione e dalla diffusione programmata di contenuti falsi, ingannevoli, manipolati, non autentici, propagandistici e misinformativi.
L’analisi contenuta nel nostro primo report costituiva soltanto la punta dell’iceberg del complesso network di disinformazione e mi­sinformazione1che condiziona l’universo co­municativo italiano e che appare mirato a dif­fondere un sentimento generale di sfiducia e disorientamento, facendo leva su tensioni sociali e culturali di tipo etnico, interreligioso, (pseudo)scientifico, economico e politico.
Da uno sguardo più approfondito al fenome­no, le influenze sull’ecosistema informativo ri­sultano varie, molteplici e di diversa entità: si passa dalla semplice satira fuorviante al con­tenuto totalmente falso e costruito scientifica­mente per provocare un danno a un obiettivo specifico.
L’ecosistema web di ambito politico è un con­testo più complesso di altri. Il confine tra ca­nali ufficiali, non ufficiali, militanza, attivismo o iniziativa personale dei soggetti è spesso dif­ficile da stabilire. Al di fuori della rete di portali social ufficiali e di diretta espressione di partiti o movimenti, esiste una galassia di attività di supporto in cui il confine tra attivismo e pro­fessionalità appare spesso sfumato.
Questo complesso ecosistema è influenzato dall’attività costante e non trascurabile di pagi­ne e portali pseudoinformativi e di opinione ad alto impatto. I volumi prodotti da questi centri di influenza nevralgici non sono il prodotto di un caso, ma costituiscono il risultato di una se­rie di connessioni e attività coordinate, poste in essere al fine di aumentare la capacità dif­fusiva dei contenuti e condizionare l’opinione pubblica.
1 Con ‘disinformazione’ intendiamo la creazione e condivisione volontaria di notizie destituite di fondamento. Con “misinformazione” la condivisione involontaria di notizie destituite di fondamento.
Non si può negare che talvolta questo tipo di attività sia semplicemente finaliz­zata al profitto. Tuttavia non è questo il caso preso qui in esame: abbiamo invece de­ciso di focalizzare l’analisi su una galassia de­finita di pagine e siti la cui finalità è difficilmen­te individuabile nella monetizzazione del traffico prodotto. Èproprio per questa ragione che le attività qui riportate si sono imposte alla nostra attenzione: appare infatti difficile giusti­ficare l’attività di un insieme di pagine in grado di coinvolgere più di 700.000 fan e il cui scopo non risulta essere il mero profitto economico.
Del resto, lo scenario italiano non è un unicum ma sembra ripercorrere le vie di dinamiche già ben note a livello internazionale.
È ormai da anni ben noto che il sistema infor­mativo contemporaneo sia adulterato – su scala globale – da un sistema di creazione, propagazione e fruizione di messaggi “inqui­nati” da disinformazione e misinformazione, favoriti dai meccanismi della ‘social techno­logy’ contemporanea, che ricorre sempre più spesso a espedienti di manipolazione dell’in­fluenza sull’opinione pubblica come l’uso di bot per condizionare, ad esempio, i risultati di sondaggi, petizioni online, determinare i risul­tati dei motori di ricerca o “spingere”, viraliz­zandoli, determinati messaggi sui social me­dia.2
Nello schema, la rete di pagine Facebook analizzate nel report. Tutte sono impegnate nella diffusione di contenuti pubblicati dai siti: “Il Fatto dal web” e “Siamo rimasti soli”.
2 Nato StratCom, Digital Hydra: Security Implications of False Information, Riga, (November 2017) https://www.stratcomcoe.org/digital-hydra-security-implications- false-information-online. Cfr. anche Claire Wardle, Hossein Derakhshan (eds.), Information Disorder: Toward an Interdisciplinary Framework for Research and Policy Making, Council of Europe Report , DGI(2017)09.
Raddoppia e disinforma:
“Il Fatto dal Web” e “Siamo rimasti soli”
Il primo caso che qui analizziamo riguar­da l’attività congiunta di due siti, con atti­vità fortemente sbilanciata a favore della pro­duzione e diffusione di informazioni di carattere politico che risultano false, fuorvian­ti e ingannevoli. L’insieme dei canali studiati presenta un cluster di contenuti, pubblicati serialmente e costantemente, riconducibili all’area politica di estrema destra, del populi­smo movimentista e alle loro prospettive poli­tiche e socioeconomiche: xenofobia al limite del razzismo, attacco diretto alle istituzioni, propaganda genericamente antiscientifica (soprattutto antivaccinista), antieuropeismo, nonché espliciti attacchi ai rappresentanti del PD e più in generale agli esponenti della sini­stra.
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vai al debunk di Butac
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I due siti pubblicano in media circa 20 con­tenuti al giorno a testa: segno di un’intensa attività di tipo professionale. Entrambi sono registrati in maniera anonima, senza che sia possibile identificare alcun autore responsabi­le delle rispettive attività editoriali. Da un’analisi più attenta, tuttavia, si rileva che entrambi i siti sono gestiti dal medesimo account di Google Analytics, codice univoco che identifica l’am­ministratore di un sito permettendogli di con­trollarne le performance e le attività. Non solo: “Siamo rimasti soli” e “Il Fatto dal web” – prima che quest’ultimo migrasse, su altro server – sono (nel caso del primo) ed erano (nel se­condo) ospitati sullo stesso server che ospita siti ufficiali di una web agency: la Callidus PRO, avente sede ad Aqui Terme (151.80.103.169). Non solo: il suddetto account (UA-74438239-*) è attualmente utilizzato per gestire i servi­zi rivolti a gran parte dei clienti della Callidus Pro. Qual è, dunque, il legame tra l’azienda e questi siti costantemente impegnati in una consistente campagna di disinformazione? La compresenza di questi portali sugli stessi ser­ver fa pensare a un progetto organico, avente un’unica regia.
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Moltiplica e diffondi
Quale interesse può venire da due siti all’apparenza poco curati e di piccole di­mensioni, capaci di produrre un impatto eco­nomico minimo? Il “salto di qualità” nelle attivi­tà di questi siti avviene nel passaggio tra creazione di articoli con contenuti fuorvianti e imprecisi – quando non volutamente falsi – e la loro diffusione sui social network. Infatti – come rilevato dal summenzionato report NATO – per comprendere le contemporanee campagne di disinformazione è necessario mettere in luce i legami alla base del binomio blog-pagi­ne social: un binomio che realizza il progetto di diffusione cross-mediale della disinformazio­ne sfruttando i meccanismi della cosiddetta “filter bubble” e delle “camere dell’eco”. E’ pro­prio su Facebook, infatti, che queste camere dell’eco3sfruttano al massimo il loro potere di diffusione di messaggi specificamente orien­tati.
Il primo dei siti internet sopra menzionati – “Il Fatto dal web” – è infatti condiviso sistematica­mente da una nutrita schiera di pagine Face­book, tra le quali spiccano i casi di “E io pago”, “News in Movimento dal Web” e “Io non voto Matteo Renzi”.
“E io pago” è la pagina Facebook ufficiale del sito “Il Fatto dal web” ed è collegata diretta­mente a “News in Movimento” attraverso uno scambio esclusivo di like tra le due pagine. Ciò significa che entrambe le pagine hanno messo like soltanto a un’altra pagina a testa: Il Fatto dal Web a News in Movimento e vicever­sa. Ciò sancisce inequivocabilmente un solido legame reciproco.
Oltre a queste pagine Facebook ufficiali, le altre pagine qui analizzate condividono con costanza lo stesso serbatoio di contenuti. Ad esempio “Io non voto Matteo Renzi” ha pub­blicato link relativi a “Il Fatto dal Web” per tre quarti dei post pubblicati a dicembre; la pagi­na “Italiani Compatti” ha invece condiviso arti­coli da “Siamo rimasti soli” nell’80% dei conte­nuti pubblicati.
Confronto dei fan delle pagine Facebook ufficiali di alcuni partiti politici italiani e il totale dei fan coinvolti dalla rete di disinformazione delle pagine qui analizzate.
3 Le cosiddette “camere dell’eco” sono spazi comunicativi in cui – soprattutto sui social network – le idee che si esprimono sono confermate e rafforzate le une con le altre perché condivise tra soggetti con mentalità molto simile, per cui lo scambio di informazioni è spesso tra messaggi affini. L’effetto informativo è quindi di un sostanziale riverbero che aumenta la convinzione della bontà dei contenuti tra i partecipanti alla comunicazione. Esiste una relazione evidente tra gli algoritmi delle piattaforme social e la formazione di “camere dell’eco”: gli algoritmi rimandano a pagine, argomenti e persone che sono state gradite dagli utenti, “filtrando” le informazioni, e quindi formando intorno al singolo utente una sorta di “bolla” personalizzata all’interno della quale si trovano informazioni gradite perchè già apprezzate in passato.
“E io pago”: propaganda professionale
senza fini di lucro
Il collegamento tra “E io pago” (292K like) e “News in movimento dal Web” (pagina non ufficiale di sostegno al M5S da oltre 70K like) è rafforzato da alcuni post di invito pubbli­cati dalla seconda a seguire la prima.
Abbiamo inoltre analizzato l’andamento dei post pubblicati dalle due pagine nel corso dell’ultimo mese: entrambi presentano un trend anomalo e significativamente simile, con comportamenti quasi del tutto sovrapponibi­li. Fino all’11-12 dicembre entrambe le pagine risultavano sì attive, ma pubblicavano, ancor­ché quotidianamente, in modo discontinuo e senza superare mai una media di 10 post al giorno. Improvvisamente, tuttavia, la coppia di pagine ha iniziato a postare con una frequen­za molto più alta del solito, raggiungendo un ritmo di emissione pari a due post all’ora, 24 ore su 24 (809 post per “News in movimento”, 823 per “E io pago”).
Èfondamentale sottolineare che un attivi­sta o un gestore di pagine a livello amato­riale non può sostenere da solo un ritmo di pubblicazione di questo tipo. L’anomalia del caso è amplificata dal fatto che l’attività delle pagine non è capace di produrre alcun profitto economico. Se non sono amatoriali, dunque, le attività delle pagine sono professionali. Chi so­stiene i costi di questo attivismo, incapace di autosostenersi tramite i proventi derivanti dal traffico creato? Se non è economica, la motiva­zione non può che essere politica.
Vediamo dunque alcuni dei principali contenu­ti, tra cui molti di carattere politico, condivisi dal­le due pagine negli ultimi mesi.

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Ma non fermiamoci ai soli contenuti pub­blicati: per diventare virali, questi devono essere diffusi da utenti fedeli, attivi sulle pagine. Anche in questo caso, uno studio più approfondito di tutti gli utenti che hanno intera­gito nell’ultimo mese con entrambe le pagine evidenzia l’esistenza di anomalie che fanno im­maginare un’attività sostenuta in modo non spontaneo. In entrambi i casi, un utente medio ha interagito con la pagina una sola volta in un mese: un’unica interazione in 30 giorni, dunque. Eppure, abbiamo rilevato attività dalle 150 alle 400 volte superiori alla norma, riconducibili ad alcuni singoli utenti. Ad esempio, Brambilla Pierluigi ( link profilo Fb) tra il 13 e il 31 dicembre ha interagito con la pagina oltre 470 volte, qua­si due like all’ora, tutti i giorni, tra le 7 e le 23. Il profilo si presenta con immagine aggiornata al 2013, condivisioni quotidiane e costanti di arti­coli xenofobi e gallerie di immagini neo-fasci­ste ( link). Curiosa anche la sua amicizia con il profilo Facebook personale del blogger Pierre Cantagallo. Cantagallo è una figura pubblica di attivista del Movimento Cinque Stelle con un profilo Facebookpubblico da 185k like da cui condivide articoli, immagini, video e amicizie ben inserite nel Movimento, come quella di Pietro Dettori (attualmente unico dipendente dell’Associazione Rousseau, gestore del blog di Grillo). O, ancora, l’utente Renovada Velaz­quez ( link) attiva a dicembre più di 524 volte considerando solo i like rivolti ai post della pa­gina “News in movimento dal Web” e che dal proprio profilo condivide costantemente peti­zioni online create da una Arelis Rodriguez con cui condivide la foto profilo.
Ecco la galassia di utenti che hanno interagito nel mese di dicembre con la pagina “E io pago”.
Gli utenti più attivi sono mostrati al centro. In rosso scuro, l’utente Brambilla Pierluigi.
Ecco la galassia di utentiche hanno interagito nel mese di dicembre con la pagina “News in movimento dal web”. Gli utenti più attivi sono mostrati al centro. In rosso scuro, l’utente Renovada Velazquez.
Altra pagina, stessi contenuti:
“Io non voto Matteo Renzi”
La terza pagina analizzata in questo re­port si dichiara luogo di incontro per “chi non ha mai votato e non voterà mai Matteo Renzi e il PD”. La pagina da 122K like (un nume­ro di fan paragonabile a quello di un esponen­te di primo piano della politica italiana come, ad esempio, la Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi) si comporta in modo simile rispetto alla coppia di pagine di cui sopra: 3/4 dei post pubblicati dalla pagina nel mese di dicembre contengono link ad ar­ticoli provenienti dal sito “Il fatto dal web”. Il rife­rimento diretto a Matteo Renzi rafforza ulte­riormente l’ipotesi che questo tipo di attività sia indirizzato a influenzare l’opinione pubblica in una direzione ben definita.

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Ancora una volta, l’analisi dei post pubbli­cati mostra un’attività di tipo professionale con oltre 1270 post pubblicati solo a di­cembre (circa 40 post al giorno!). Non solo: l’a­nalisi degli utenti attivi sulla pagina nell’ultimo mese rileva anomalie analoghe a quelle ripor­tate sopra. Ad esempio: Antonio Scortecci, nes­suna foto copertina, foto profilo presa da google e oltre 260 interazioni nel corso del mese ( link) o Francesca Orizio ( link). Questa utente ha cari­cato solo 2 foto e la foto profilo è aggiornata al 16 febbraio 2013, ma nel corso di dicembre è intervenuta più di 350 volte nelle sole discussio­ni della pagina “Io non voto Matteo Renzi”.
Soli ma in buona compagnia:
un’altra pagina della famiglia Callidus Pro
Il portale “Siamo rimasti soli” è l’ultimo tassello che completa il puzzle della no­stra analisi: il sito è ospitato sullo stesso ser­ver dei siti ufficiali a firma Callidus Pro e am­ministrato dallo stesso account Google analytics. La pagina Facebook “Italiani com­patti” che conta oltre 252.600 like non è la pa­gina Facebook ufficiale del sito web “Siamo rimasti soli”, ma nel corso di dicembre ha con­diviso ben 413 volte contenuti provenienti da questo (l’80% del totale dei post pubblicati). L’analisi dei post pubblicati dalla pagina mo­stra poi un improvviso incremento delle atti­vità a partire dal giorno 23 dicembre. La pagi­na, infatti, è passata da meno di dieci a più di 45 contenuti al giorno: anche in questo caso, siamo per l’ennesima volta di fronte ad attivi­tà di tipo professionale. E per l’ennesima volta i contenuti pubblicati da pagina e sito sono riconducibili alle aree politiche dell’estrema destra e del populismo antisistema: xenofo­bia, destabilizzazione istituzionale, complot­tismo, pseudoscienze, nazionalismo, prote­zionismo etc.

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Ecco la galassia di utentiche hanno interagito nel mese di dicembre con la pagina “Italiani compatti”. Gli utenti più attivi sono mostrati al centro. Al centro, i due profili fasulli Ciro Pullo.
L’analisi degli utenti attivi sulla pagina ha inoltre mostrato alcune sorprese: ad esempio, l’utente Ciro Pullo, top influen­cer della pagina.
Con lo stesso nome esistono due profili Face­book ( Profilo 1e Profilo 2) che utilizzano la stessa foto profilo e si sono scambiati l’amicizia.
Questi account fasulli non sono solo attivi sulla pagina “italiani compatti”, ma condividono co­stantemente altre pagine non ufficiali di cui ab­biamo già trattato nel nostro primo report sulla disinformazione. Ad esempio, la pagina “Virus­5stelle” (tristemente nota per aver pubblicato la card diffamante che riprendeva una foto di alcuni esponenti politici del PD spacciando­la per la prova della loro presenza al funera­le del boss mafioso Totò Riina), “Adessobasta” (network internazionale di disinformazione, false notizie e propaganda xenofoba con con­nessioni dirette con la Lega Nord) e post pub­blicati da Daniele Ferrante ( link), personaggio pubblico di area M5S (taggato su Facebook in alcuni post di Luigi Di Maio e del deputato M5S Riccardo Fraccaro, seguito da oltre 3.6k utenti) nonché admin della sopracitata pagina “Virus5stelle” e di altre 4 pagine a sostegno dei pentastellati (“Amici di Beppe Grillo”, “Gli attivi­sti cambiano il mondo”, “Vogliamo il movimen­to 5 Stelle al governo”, “Un’Italia senza Renzu­sconi”).
Conclusioni
In questo secondo report abbiamo cer­cato di fornire un ulteriore contributo per far luce sull’universo della disinformazione online in Italia, cercando di rappresentare quanto più fedelmente possibile alcuni tratti di un fenomeno densamente articolato e complesso, cui sarà necessario trovare solu­zioni altrettanto complesse e di lunga lena. Riteniamo che il primo passo, irrinunciabile, sia favorire un percorso di responsabilizzazio­ne di tutti i soggetti politici e non politici impli­cati – attivamente o passivamente – in questo ecosistema informativo inquinato.
Un percorso che non può eludere la risposta a una serie di domande suscitate dall’analisi del quadro complessivo e, nello specifico, dei dati oggettivi e difficilmente confutabili pro­posti in questa analisi.
Questi alcuni quesiti che proponiamo agli analisti e ai soggetti coinvolti:
1)quale rapporto esiste tra la Callidus Pro e i siti “Il Fatto dal Web” e “Siamo rimasti soli”?
2)Chi sono i responsabili di queste attività? Poiché le pagine Facebook qui analizza­te non possono essere gestite da sempli­ci attivisti, chi coordina e finanzia l’attività delle redazioni impegnate ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette, visto che i siti hanno un guadagno minimo dagli introiti pubblicitari?
3)Chi si nasconde dietro ai profili Facebook sospetti emersi? E quale collegamento tra questi profili fasulli e le pagine non ufficiali già emerse nel report precedente?
Quella contro il disordine informativo è una battaglia doverosa e possibile, in un sistema che non è affatto immutabile. Valga su tutti un esempio: da quando il Partito Democra­tico – attraverso il suo segretario – ha aperto un fronte di discussione sul caos comuni­cativo in Italia, una delle principali pagine di disinformazione nel nostro Paese, la già ci­tata “Adesso basta”, ha ridotto progressiva­mente le sue interazioni. Un primo segnale di quale sia la direzione giusta da intrapren­dere.
L’obiettivo – che crediamo generalmente con­diviso – è quello di creare una cornice analiti­ca e contestuale a un fenomeno di disordine informativo che appare crescere in maniera esponenziale. Le contromisure che potranno essere immaginate certamente non potran­no prescindere da un impulso che stimoli un incremento della coscienza critica non solo delle forze politiche ma di tutti i cittadini, in un’epoca caratterizzata da un’onda informa­tiva imprevedibilmente massiccia, nella con­vinzione che il dibattito e l’analisi rigorosa sia la premessa a ogni avvio di processo virtuo­so.

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