Di Giovanna Ruggiero
Chiedo scusa per questa mia estemporanea iniziativa che spero non venga cestinata visto l’argomento. Non chiedo di pubblicare la lettera, spero però che il comportamento poco cristiano di un parroco di paese possa attrarre la vostra attenzione e fare da spunto per indurre a riflettere i ministri della chiesa.
Le porte della chiesa sono davvero aperte a tutti?
Sua Santità Francesco,
Egregio Monsignore Bregantini,
scrivo questa lettera alla vigilia del Santo Natale e non senza aver riflettuto molto su quanto accaduto nel piccolo paese in cui vivo: Toro.
Scrivo rivolgendo una domanda, semplice, a cui non riesco a trovare una risposta: può un parroco cacciare dalla Chiesa dei fedeli?
E’ quanto accaduto a due donne del paese perché si sono permesse di recarsi in sacrestia per esprimere un loro disappunto al parroco, padre Armando, su un episodio che ha destato clamore e stupore in tutta la comunità e che si può denominare, quasi fosse il titolo di un film: un matrimonio e un funerale.
Eh già. Perché il buon parroco ha pensato bene, lo scorso sabato, di celebrare la messa in commemorazione di un uomo deceduto a Bruxelles due giorni prima unendola al rito festivo dei cinquant’anni di matrimonio di una coppia dello stesso paese.
Lascio immaginare lo stupore, forse di entrambe le parti, ma soprattutto della famiglia del defunto che, se avesse saputo, avrebbe certamente spostato il rito.
E lascio immaginare la “comicità” della situazione quando, dopo una celebrazione all’insegna dei festeggiamenti che al contempo vedeva presenti in Chiesa fedeli sofferenti per la perdita del proprio caro (anche se mancava la bara), si sono creati due gruppi: l’uno che a sinistra si recava a fare gli auguri agli sposi, l’altro che si recava a porgere il proprio cordoglio ai famigliari del defunto.
Famigliari che, all’indomani, prima del rito domenicale delle 11, si sono recati in chiesa per far notare al parroco l’inopportunità dell’accaduto. Per tutta risposta lui, il parroco, l’uomo che porta la voce di Dio sulla terra, sentendosi dire: “E’ a causa di gesti come quelli fatti da lei che la gente perde la fede e non va più in Chiesa” ha avuto una reazione a dir poco “eretica”. Nel rifiuto delle due donne di riprendere l’offerta fatta per la messa del defunto (unita alle nozze), ha letteralmente sbattuto fuori dalla Chiesa le due donne alla presenza di tutti i fedeli in attesa della liturgia della domenica scuotendo ancor di più gli animi dei fedeli di una piccola comunità che, per giorni, non hanno fatto altro che parlare, meravigliati, dell’accaduto inorriditi dalla frase sentita da quel rappresentante di Dio: “Andate via da qui, questa non è casa vostra”. E allora di grazia, la Chiesa è la casa di chi? Chi ha diritto di entrare? Chi ha diritto di manifestare la propria delusione per aver assistito con le lacrime agli occhi e portando nel cuore la perdita di una persona cara ai festeggiamenti voluti da chi celebrava la santa messa? Quando papa Francesco afferma: “La Chiesa abbia le porte aperte”, si riferisce forse aperte ai fedeli graditi agli uomini che celebrano messa o a tutti? E’ questo l’esempio che un ministro di Dio deve dare alla comunità in cui vive e dove la Chiesa rappresenta un’istituzione importante per la vita collettiva essendo Toro un piccolo centro?
Francamente: provo, oggi, una estrema vergogna nell’essere una cattolica e mi chiedo perché mai dovrei ascoltare i sermoni di un uomo che, più celebrare funzioni, vende sacramenti come fossimo al supermercato.
Con rammarico
Toro, 23 dicembre 2017
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