Gambatesa: Prove Di Protezione Civile
22 Dicembre 2017
Natale: Tradizione, Cultura O Religione?
22 Dicembre 2017
Mostra tutto

Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 97 venerdì 22 dicembre 2017
“In Europa crescono nuove tendenze autoritarie, pericolose per la società liberale e per la pace” (Agnes Heller)
“L’invasione che non c’è
L’EDITORIALE /1

Per gli orfani delle
vittime di femminicidio
Fabrizia Giuliani
La norma che tutela gli orfani di femminicidio da ieri è legge dello stato. La Camera aveva votato all’unanimità, nel marzo scorso, la proposta d’iniziativa parlamentare sostenuta da diverse forze politiche. Al Senato però, l’accordo di civiltà che aveva sorretto la legge si era infranto per l’opposizione cieca e strenua di una parte della destra, bloccandone i lavori in Commissione. Èstata necessaria la determinazione del Pd per superare le resistenze e riuscire ad approvarla prima della chiusura della legislatura: era doveroso farlo, per le tante vittime innocenti e per le famiglie che le accolgono.

SEGUE A PAGINA 4
L’EDITORIALE /2
Ora la difesa comune
europea non è utopia
Andrea Manciulli
Il 2017 si chiude registrando un passo storico per l’Unione europea perché finalmente ha preso il via la costruzione della difesa comune. L’accordo tra i capi di stato e di governo sulla cosiddetta Cooperazione strutturata permanente (Pesco), raggiunto in occasione del Summit europeo del 14-15 dicembre, è una svolta rilevante che potrà dare un contributo decisivo anche alla costruzione di una più forte “Europa politica”. Finalmente, dopo anni di tentennamenti e di incertezza, siamo riusciti ad avviare un percorso determinante per il futuro dell’Unione.
Immigrazione Gli sbarchi sono diminuiti del 33%:
i risultati della strategia del centrosinistra
dimostrano che l’emergenza si può governare
ALLE PAGINE 2-3
SEGUE A PAGINA 6
CATALOGNA
INTERNET
Net neutrality, l’Ue risponda a Trump
L’ultimo colpo dei separatisti a Madrid
Democratica
torna
l’8 gennaio
Buone feste
A PAGINA 5
PATRIZIA TOIA A PAGINA 7
Migranti

2 febbraio
Firmato un memorandum con il primo ministro libico Fayez Al-Serraj per il contrasto ai flussi migratori clandestini
10 febbraio
Approvato il decreto migranti, che ha portato auna stretta
sui rimpatri
31 luglio
Varato il codice sulle Ong
29 agosto
Il vertice di Parigi segna il cambio di approccio dell’Ue: viene accolta la strategia del nostro Paese sull’immigrazione
Ecco come siamo usciti dall’emergenza
“Stiamo lavorando per governare i flussi migratori. Quest’anno ci sono stati 56.000 ingressi in meno”
“L’unico modo per tenere insieme umanità e sicurezza è sconfiggere l’illegalità e rendere evidente che siamo credibili nello sconfiggere i trafficanti”
MARCO MINNITI
Accordi e lotta all’illegalità,
così abbiamo ridotto gli sbarchi
Negli ultimi 5 mesi la riduzione dei flussi è stata del 70%
“Nell’ultimo anno si è registrato un calo degli arrivi di migranti in Italia del 34% e negli ultimi 5 mesi la riduzione è stata del 70%”. I dati, comunicati due giorni fa dal ministro dell’InternoMarco Minniti, non lasciano spazio a interpretazioni distorte e dimostrano come le politiche messe in campo dal governo stiano dispiegando i loro effetti. Sul contenimento dei flussi migratori è stato fatto molto in questi ultimi tre anni e i risultati cominciano finalmente a vedersi. Guardando nello specifico al 2017, va ricordata l’approvazione del decreto migranti a inizio anno, con ha portato a una stretta sui rim­patri; il 2 febbraio, invece, viene firmato un memorandum con il pri­mo ministro libico Fayez Al-Serraj per il contrasto ai flussi migrato­ri clandestini, i cui punti salienti sono stati il maggiore controllo dei confini libici e il supporto tecnico agli organismi locali che si occupa­no di contrastare il traffico di esseri umani. Uno dei punti chiave per la riduzione dei flussi è stata inoltre la creazione di centri in Africa dove identificare i migranti con la collaborazione di Unhcr e Oim. Ma la vera svolta arriva con l’accordo di Parigi quando viene premiato il lavoro portato avanti fino a quel momento dall’Italia: con il vertice viene finalmente accolta la strategia del nostro Paese sull’immigrazio­ne. Si passa pertanto dall’emergenza dei nostri confini alla stabilizza­zione geopolitica delle relazioni fra l’Europa e gli Stati africani in crisi. Un’ulteriore accelerazione è arrivata in seguito ai mega-sbarchi di metà luglio, quando furono soccorse in mare diverse migliaia di persone in pochi giorni.
Da allora sono state intensificate le iniziative in Libia e in Europa ed è stato varato il codice per le ong.
I risultati non sono tardati ad arrivare: gli ultimi 5 mesi del 2017 hanno visto una riduzione dei flussi del 70%.
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Migranti
Migranti sbarcati nel 2017
Approvata in via definitiva a marzo, la legge per la protezione dei minori stranieri non accompagnatiha introdotto importanti misure per la tutela dei bambini e ragazzi che arrivano in Italia senza genitori o familiari. Viene regolato e facilitato il sistema di identificazione e accoglienza, garantendo così i loro diritti fondamentali, tra cui quelli alla salute, all’istruzione e all’assistenza legale. Nascono anche gli elenchi di tutori volontari, cioè di persone disponibili ad assumere la tutela dei minori stranieri non accompagnati per assicurare a ogni minore una figura adulta di riferimento adeguatamente formata.
Giustizia
Una legge a favore degli orfani
delle vittime di femminicidio
Orfani delle vittime
di femminicidio
La legge si applica ai figli di una vittima di omicidio commesso dal partner (non necessariamente di una coppia sposata o unita civilmente, è sufficiente ).
Vengono tutelati sia minorenni e maggiorenni che non siano economicamente autosufficienti
L’omicidio del partner viene equiparato a quello dei genitori o dei figli; è prevista, quindi, una pena che va da 24-30 anni all’ergastolo.
Gli orfani di crimini domestici potranno accedere al gratuito patrocinio a prescindere dai limiti di reddito. Lo Stato si farà carico delle spese sia nel processo penale sia in quello civile, compresi i procedimenti di esecuzione forzata
Per i figli della vittima è previsto un risarcimento danni garantito dal sequestro dei beni del condannato. Inoltre agli orfani spetta la pensione di reversibilità che viene invece sospesa all’omicida
Dal 2017 il Fondo per le vittime di mafia, usura e reati violenti viene esteso anche agli orfani di crimini domestici per garantire borse di studio, il reinserimento lavorativo e l’assistenza medico-psicologica gratuita.
Non si tratta, evidentemente, di retorica: i bambini che per­dono la madre per mano del padre sono orfani due volte. La violenza che annulla il nu­cleo di affetti e sicurezze che consente di crescere non arriva dall’ester­no ma dall’interno. La figura che dovreb­be garantire protezione e sicurezza diventa una figura distruttiva: i bambini perdono dunque la madre e il padre nel peg­giore dei modi, e devono elaborare un trauma di portata gigantesca. Era doveroso per lo Stato disegnare attuare una serie di misure di natu­ra diversa – a cominciare dal sostegno economico – adeguate a sostenere que­sto cammino.
Ed era doveroso da parte delle forze politiche superare gli steccati che separano le appar­tenenze e lavorare ad un accordo capace di portare in porto la legge. Non solo, que­sta legislatura si è aperta con il varo della Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere e la violenza domestica. Affron­tare questo capitolo ha voluto dire rompe­re un solidissimo tabù culturale che ancora alla scorsa legislatura ne aveva impedito la conversione: parlare di violenze familiare non era consentito. Il prezzo di questa pre­clusione ideologica, che ancora impedisce a molti paesi dell’est europeo di varare mi­sure adeguate, lo hanno pagato le donne e i bambini, in forme drammatiche. Con que­sta norma si è fatto, su ogni fronte, un passo avanti. Cade definitivamente la cultura del delitto d’onore anche sul piano giuridico, l’omicidio del coniuge o del partner viene finalmente equiparato nella gravità – e dun­que nella pena – a quello degli altri omicidi familiari. Era tempo che accadesse e che anche sotto questo profilo il nostro pa­ese di mettesse al passo con l’Europa. Non è solo un atto di grande valore simbolico chiudere la legislatura varando que­sta norma – come quella dei testimoni di giusti­zia, anch’essa importan­tissima – ma il segno di un impegno continuo su temi difficili che grazie al PD, e alla tenacia di Maria Elena Boschi, sono diventati prioritari nell’agenda parlamentare. Superare un bipolarismo eti­co che bloccava ogni riforma, trovare una sintesi che ne garantisse l’attuazione è stata la cifra del nostro impegno e ci ha consenti­to di ottenere risultati che hanno reso il pae­se migliore. Possiamo esserne orgogliosi.
Fabrizia Giuliani
Segue dalla prima
CONDIVIDI SU
Un’altra proposta per garantire i diritti riguarda i testimoni di giustizia
La legge introduce una definizione più stringente di testimone di giustizia al quale vengono garantite
permanenza nel luogo di origine e la prosecuzione delle sue attività. Trasferimento in località protetta e cambio d’identità diventano ipotesi derogatorie e straordinarie
misure progressive di tutela e protezione
una condizione economica equivalente a quella preesistente oltre ad assistenza legale, alloggio in località protetta, rimborso spese e indennizzo per i danni subiti
il posto di lavoro
A chi calunnia per usufruire delle misure di protezione la pena è aumentata da un terzo alla metà. Se c’è stato un beneficio, l’aumento è da metà a due terzi
Sono orfani due volte: finalmente il Parlamento ha approvato una normativa che li protegge
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Mondo
Dal voto un colpo a Madrid
ma il rebus non è sciolto
I risultati
Partito dei cittadini
25,37%
37 seggi
Uniti per la Catalogna
21,65%
34 seggi
Sinistra Repubblicana Catalogna Sì – Sì può
21,39%
32 seggi
Partito Socialista
13,88%
17 seggi
Catalogna in comune – Podemos
7,45%
8 seggi
Candidatura di Unità Popolare
4,45%
4 seggi
Partito Popolare
4,24%
3 seggi
Sono tre i fatti usciti dalle urne del­la Catalogna che ieri ha votato per eleggere il nuovo Parlamento re­gionale. Il primo: la maggioranza dei cittadini che quest’anno han­no occupato le prime pagine dei giornali di mezzo mondo per rivendicare l’indipendenza hanno inferto un nuovo duro colpo a Madrid. Il futuro parlamento cata­lano sarà composto in prevalenza da forze indipendentiste. Alla faccia di chi, primo fra tutti Mariano Rajoy, nella capitale spagnola ha usato il pugno duro per riprendere il con­trollo della situazione. Junts per Catalunya (JxCat, la lista dell’ex presidente Carles Pui­gdemont, indipendentista), Esquerra Repu­blicana (ERC, sinistra indipendentista dell’ex vicepresidente Oriol Junqueras, attualmente in carcere) e la CUP (sinistra radicale indi­pendentista) hanno ottenuto in totale 70 seg­gi, due in più di quelli necessari per assicu­rarsi la maggioranza in Parlamento.
Secondo fatto: se non fosse stato chiaro il messaggio inviato con il risultato ottenuto dagli indipendentisti, il tonfo registrato dal partito del Presidente Rajoy è altrettanto eloquente. Fermandosi appena sopra il 4% eleggerà non più di 3 dei 135 deputati che formeranno la nuova assise. Nel 2015 ne aveva eletti 8.
Terzo fatto: in molti hanno collegato il crollo dell Ppc con il trionfo di Ciudatans, la forza anti-indipendentista di destra che ha ottenuto 37 seggi, 12 in più di quelli otte­nuti alle elezioni di due anni fa. Di certo il crollo della sezione catalana del partito del primo ministro spagnolo Rajoy, ha influito sull’avanzata del partito guidato da Ines Arrimadas, ma non è stato il solo ad aver registrato un risultato deludente. Anche la Cup, la formazione di estrema sinistra che nel 2015 stipulò l’accordo con Junts pel Sí (la lista trasversale che metteva insieme gli indipendentisti di destra e di sinistra) per eleggere Puigdemont alla guida della Generalitat, ha avuto un crollo. E’ passata dall’8,2% al 4,4%, quasi la metà di due anni prima e ben 6 deputati in meno. Questi nu­meri danno l’idea di come si sviluperrà la discussione dei prossimi giorni per indivi­duare il prossimo presidente. JxCat, la lista collegata a Puigdemont, è andata meglio di ERC, di Oriol Junqueras, e questo avrà un peso determinante sugli equilibri del fronte indipendentista.
L’ultimo dato riguarda in particolare il Governo di Madrid. La consultazione di ieri ha registrato un’alta affluenza (+7%), ulte­riore sintomo di quanto il clima non si sia affatto raffreddato dalle parti di Barcellona. Ora tocca a Madrid prenderne atto e cerca­re di fare quello che non è riuscito a fare fino ad ora: aprire un dialogo con il fronte indipendentista che non preveda l’uso della forza o la chiusura a qualsiasi tipo di tratta­tiva.
Giacomo Rossi
CONDIVIDI SU
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Europa
Perché ora la difesa europea comune non è più un’utopia
In questo modo si inizia a realizzare davvero la Difesa comune: l’Europa farà un salto in avanti fino a poco tempo fa impensabile.
La “cooperazione strutturata perma­nente” è regolata dal Trattato di Li­sbona (art. 46) e consente agli Stati membri che vi aderiscono di rafforzare la reciproca collaborazione nel settore della politica di si­curezza e di difesa. Gli Stati si impegnano a rispettare degli impegni comuni vincolanti, come aumentare periodicamente e in termi­ni reali i bilanci per la difesa al fine di rag­giungere gli obiettivi concordati, aumentare i progetti di collaborazione relativi alla capaci­tà strategiche e di difesa, rafforzare la dispo­nibilità, l’interoperabilità e la schierabilità delle forze. Gli Stati si sono anche impegnati in direzione di un programma industriale co­mune per il settore della difesa, nonché ad approvare entro la prossima primavera la creazione di uno strumento finanziario atto a garantire le coperture della Pesco.
All’inizio del 2018 il Consiglio approverà 17 progetti iniziali enunciati in una dichiara­zione congiunta che i paesi hanno adottato contestualmente all’adozione della decisione che istituisce la Pesco. L’accordo del Consi­glio europeo segna, quindi, un passo in avan­ti estremamente significativo: il lancio della Pesco è importante perché rappresenta la volontà politica di rinsaldare la comunità di valori democratici su cui il progetto dell’Unione europea si fonda. Ma è anche importante per rilan­ciare quel sistema di valori che ha permesso all’Euro­pa di vivere in pace per 60 anni dopo due guerre catastrofiche e oggi di poter rispondere alla do­manda di sicurezza dei cittadini europei in una fase storica particolar­mente difficile, rafforzan­do insieme il progetto euro­peo oggi messo in discussione dalle forze populiste, xenofobe ed euroscettiche.
Senza dubbio, in questi ultimi 5 anni, il nostro paese, attraverso l’azione dei governi Renzi e Gentiloni, ha svolto un ruolo centrale per il rilancio del progetto europeo. In particolare va reso merito anche al lavoro che su questo tema ha visto protagonista il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Non è un caso, infatti, che l’Italia sarà responsabile di 4 dei 17 pro­getti decisi. In più l’importanza del progetto europeo di difesa è estremamente significati­vo anche in chiave di relazioni con l’Alleanza atlantica: infatti si tratta di un tema centra­le per il futuro non solo Ue, ma anche del­la Nato. L’Italia, sul piano politico, diplomatico, e militare, grazie anche alle competenze e all’e­sperienza maturate dal no­stro paese, può continuare a dare un contributo rile­vante in direzione di un progetto euro-atlantico di unità e sicurezza.
Per riuscire a vincere questa sfida le forze po­litiche che credono con­vintamente nel futuro dell’Unione Europea, come il Partito Democratico, sono chia­mate a comprendere che la possi­bilità di realizzare un futuro positivo per l’Europa e per i rapporti con la comunità atlantica dipende soprattutto da una nuova spinta politica che rilanci il sistema dei valo­ri fondativi sia dell’Unione che dell‘Alleanza e ritrovi lo spirito per essere all’altezza delle sfide attuali e future.
Andrea Manciulli
Segue dalla prima
CONDIVIDI SU
I governi
di centrosinistra sono stati determinanti per favorire questo processo
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Net Neutrality
L’America torna indietro, l’Europa no
La marcia indietro americana sul principio della neutralità della rete potrebbe mettere a repen­taglio anche i diritti dei cittadini, dei consumatori e delle impre­se europee. Per questo vener­dì ho presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea in cui ho chiesto all’esecutivo comunitario di prendere posi­zione e di comunicare quali azioni intende intraprendere per difendere i diritti sanciti dal regolamento UE 2015/2120 (cui ho perso­nalmente lavorato come relatore ombra per il mio gruppo dei Socialisti e Democratici) che stabilisce misure riguardanti l’accesso a un’Internet aperta, sancisce norme vincolan­ti sulla neutralità della rete nella legislazione dell’Ue e stabilisce per la prima volta in Eu­ropa il principio di una gestione del traffico non discriminatoria. Giovedì la Commissione Federale delle Comunicazioni americana, a guida repubblicana, ha ribaltato il principio della Net Neutrality sancito dalla stessa Fcc nel 2015, dopo la mobilitazione di 4 milioni di cittadini americani e la netta presa di posi­zione dell’allora presidente Obama.
Tre anni fa fu proprio la determinazione del presidente democratico a contribuire in modo determinante alla vittoria della bat­taglia che parallelamente abbiamo condot­to al Parlamento europeo, per migliorare il “Regolamento per il mercato unico delle te­lecomunicazioni” presentato nel 2013 dalla Commissione Barroso. Insieme a noi eurode­putati si sono mobilitati mezzo milione di cit­tadini europei che, per difendere il principio della neutralità della rete, hanno organizzato marce in sei città del Continente e hanno spedito quarantamila fax ai parla­mentari. A scendere in campo, tra gli altri, fu anche il padre del web, Tim Berners-Lee.
Il regolamento del­la Commissione è sta­to quindi modificato in modo da difendere la Net Neutrality ed è entra­to in vigore nel 2016, ma le ombre che minacciano la libertà della rete sono ancora tante e le sfide del futuro, tra Internet of Things e Intelligenza Artificiale, sono ancora molte. Per questo anche prima della decisione della Fcc americana non potevamo dare per acquisito il principio della neutralità della rete. I diritti vanno ap­plicati concretamente e le libertà esercitate.
Nei giorni scorsi il Berec, l’organismo che riunisce tutti i regolatori Tlc europei, ha pub­blicato un rapporto per fare il punto sulla situazione reale a un anno dall’entrata in vigore del regolamento che stabilisce la Net Neutrality. Le autorità di regolazione nazio­nale stanno ancora imparando a disciplinare in maniera uniforme la materia di fronte ai continui cambiamenti della tecnologia e alle tante offerte fatte dalle compagnie di Tlc che rischiano di introdurre delle discriminazioni sul traffico dati.
La decisione americana inoltre arriva proprio nel momento in cui a Bruxelles stiamo lottan­do per creare un mercato unico digitale, abbattendo le tante frontiere interne virtuali come le tariffe roaming. Il rischio è che ora possa venir meno la disponibilità dimostrata fino ad ora delle grandi compagnie di Tlc europee. Ma insieme ai rischi ci sono sempre anche le opportuni­tà: se l’Europa saprà difende­re la sua rete e preservare quello che oggi è il più grande spazio di libertà sul pianeta la nuova frontiera dell’innova­zione si potrebbe spostare su questa sponda dell’Atlantico.
Patrizia Toia
Capodelegazione degli eurodeputati Pd
CONDIVIDI SU
Anche per la Rete i diritti vanno applicati concretamente e le libertà esercitate
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Social
Instagram
Twitter
Facebook

#terrazzaPD
in diretta su Facebook e Youtube
In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutilonidemocratica@partitodemocratico.itPD BobSocietà editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Romawww.democratica.comwww.partitodemocratico.itPer ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia

[download id=”1444″ format=”2″]