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19 Dicembre 2017
Enews 505, martedì 19 dicembre 2017
19 Dicembre 2017
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 94 martedì 19 dicembre 2017
“La Boschi ha avuto colloqui brevi e non ci fu la richiesta di interventi particolari per Banca Etruria. Pressioni? No” (Ignazio Visco alla Commissione sulle banche)
Luce sulle periferie
Riforme Oltre due miliardi per valorizzare le zone degradate: le idee del Pd al governo diventano realtà
ALLE PAGINE 2-3
M5S
Europa: si, no, boh. Tutte le giravolte di Luigi Di Maio
Il capo del M5s s’ingarbuglia evocando un fantomatico referendum (che non si può fare), annunciando prima il suo No salvo poi correggersi. Una pantomima che sta preoccupando l’’Europa
SEGUE A PAGINA 4
L’EDITORIALE /1


Così cambiano volto le periferie delle città
Matteo Ricci
I I numeri sono oggettivi. Due miliardi e cento milioni di fondi statali stanziati per la crescita, lo sviluppo e la sicurezza. Contro il degrado. Quasi quattro miliardi mobilitati nel complesso, considerando anche le risorse regionali e i contributi privati. Ventidue milioni di italiani interessati, perché il bando periferie toccherà circa un terzo degli abitanti del Paese. Con l’ultima tranche firmata nelle scorse ore a Palazzo Chigi, che assegna un ulteriore milione e 600mila euro a 93 Comuni, si chiude una delle più grandi operazioni nel segno degli investimenti mai realizzata negli ultimi anni. Centoventi progetti per altrettante città, tutti finanziati, così come promesso dal governo di Matteo Renzi nell’ottobre del 2016. Un’azione che il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha poi ultimato con efficacia, promettendo di essere al fianco dei sindaci anche nell’attuazione concreta delle azioni.
A PAGINA 2
L’EDITORIALE /2

Macron, un riformismo fuori dagli schemi
Salvatore Vassallo
L’ L’ imprevista ascesa di Emmanuel Macron alla guida della Francia è frutto di una speciale combinazione di intuito, determinazione, audacia e fortuna che lo rendono oggi credibile protagonista di un ambizioso progetto di rilancio del suo Paese e dell’Europa. Il libro appena uscito a cura di Riccardo Brizzi e Marc Lazar (La Francia di Macron, Il Mulino) di cui abbiamo discusso ieri a Bologna con gli autori, spiega molto bene con quali idee e con quali consensi ha vinto, come ci sia riuscito, quale stile ci si può aspettare dalla sua presidenza e quale disegno proverà a perseguire nella scena internazionale. Quando, tra il 2015 e il 2016, dimostrò di coltivare l’ambizione presidenziale in pochi lo presero sul serio. Anche chi lo considerava un politico promettente era scettico sul risultato. Lui intuì invece che si stava creando lo spazio per una candidatura riformista, fuori dagli schemi tradizionali, tra la sinistra e il centro, capace di parlare anche a liberali di centrodestra delusi dai Repubblicani, andando contro la corrente populista con un programma ragionato di riforme per la società aperta.
SEGUE A PAGINA 5
Periferie
Due miliardi e cento milioni di fondi statali stanziati contro il degrado delle periferie (quasi quattro mobilitati nel complesso)
Il bando periferie toccherà circa un terzo degli abitanti del Paese: ventidue i milioni di italiani interessati
Centoventi progetti
per altrettante città,
tutti finanziati, così come
avviato dal governo dei mille giorni nell’ottobre del 2016
Così cambiano volto le zone più fragili delle città
Matteo Ricci CONDIVIDI SU
I Inumeri sono oggettivi. Due miliardi e cento milioni di fondi statali stanziati per la crescita, lo sviluppo e la sicurezza. Contro il degrado. Quasi quattro miliardi mobilitati nel complesso, considerando anche le risorse regionali e i contributi privati. Ventidue milioni di italiani interessati, perché il bando periferie toccherà circa un terzo
degli abitanti del Paese. Con l’ultima tranche firmata nelle scorse ore a Palazzo Chigi, che assegna un ulteriore milione e 600mila euro a 93 Comuni, si chiude una delle più grandi operazioni nel segno degli investimenti mai realizzata negli ultimi anni. Centoventi progetti per altrettante città, tutti finanziati, così come promesso dal governo di Matteo Renzi nell’ottobre del 2016. Un’azione che il presi-
Centoventi progetti finanziati con un investimento complessivo di 4 miliardi
dente del Consiglio Paolo Gentiloni ha poi ultimato con efficacia, promettendo di essere al fianco dei sindaci anche nell’attuazione concreta delle azioni. Così le zone più fragili di tante città cambieranno volto. Il degrado sarà sostituito con la vita e la partecipazione. Con recupero urbano, trasformazioni, ristrutturazioni. Ma anche illuminazione, piazze, servizi, piste ciclabili, impianti sporti
vi.
Con impatto evidente su economia e sostegno alla crescita. Città riqualificate sono anche più competitive. In grado di intercettare e calamitare, come stretta conseguenza, ulteriori investimenti e innovazione.
Del resto, come ricordato dal premier Gentiloni, i nostri centri sono uno degli asset del Paese. Un patrimonio da cui non si può prescindere, oltre che uno dei motori dell’economia. In ballo c’è più di un semplice rammendo urbano. Sul tavolo c’è una visione concreta di prospettiva. I territori ne usciranno rafforzati, così come la qualità della vita. Sappiamo che intervenire sulle criticità è una sfida complessa. Ma allo stesso tempo resta tra le più affascinanti. E’ per questo che il bando periferie varato da Renzi, all’epoca, suscitò interesse trasversale nelle città e tra i sindaci. E’ per que
sto che i primi cittadini, a gran voce,
hanno richiesto per il futuro il rifi
nanziamento del fondo. Un impegno che il governo, giustamente, ha confermato tra le priorità. Il bando periferie riconosce ai sindaci un ruolo di tenuta sociale. E insiste nel trend positivo dell’attenzione mostrata ai territori, già rimarcato dallo sblocco del patto di stabilità per i Comuni virtuosi. Un intervento fortemente atteso che
ha liberato, tra l’altro, miliardi per la di
mensione locale. Azioni che si sommano ai fondi su edilizia scolastica e dissesto idrogeologico e che, all’interno di politiche fortemente espansive, vanno nella direzione auspicata. In fondo è quello che chiediamo all’Europa: meno austerità, più sostegno alla crescita. Oggi dalla collaborazione tra città e governo arriva un bell’esempio. Un segnale da valorizzare ed esportare su altri fronti. Perché anche così, nel segno della leale cooperazione istituzionale, si può ripartire insieme.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
Completato il piano per le periferie
Sono stati firmati a
Palazzo Chigi i 93 progetti che completano il piano per le periferie voluto dal governo dei mille giorni. Si tratta in tutto di 120 i progetti finanziati con un investimento complessivo di 4 miliardi, di cui 2,1 statali e quasi altrettanti che vengono da fondi regionali, investimenti provati e altre forme di investimenti.
Cosa prevede il bando
I progetti che a breve verranno realizzati vanno dal recupero delle aree dismesse alla realizzazione di interventi per la mobilità sostenibile,
dall’edilizia scolastica
alle videosorveglianza, dalle misure di inclusione
sociale e innovazione
tecnologica a quelle per il rilancio dei mercati rionali.
Periferie
La rinascita delle periferie del Sud
Nelle periferie il futuro dell’Italia
Sulle periferie ci giochiamo il futuro dell’Italia e
dell’Europa. Perché sempre più persone andranno adabitare in città e sarà fondamentale far vivere queiluoghi, combattendo il degrado e curando i luoghi diaggregazione sociale.
Matteo Renzi
Il recupero delle periferie baresi
IIl Progetto del capoluogo pugliese coinvolge 41 Comuni e prevede 36 interventi strategici di riqualificazione dello spazio pubblico. La rigenerazione delle periferie di Bari passerà anche dall’arte, con la selezione e realizzazione di 41 opere realizzate da giovani artisti.
Modello Bagnoli, un’altra idea di sud
DDopo 23 anni di fallimenti, sbloccato il progetto di riqualificazione dell’area ex Italsider. A luglio 2017 è stata sottoscritta l’intesa interistituzionale tra Governo, Regione e Comune e finora sono molti i progetti già avviati, tra cui l’indagine sul livello di inquinamento delle aree e l’avvio dell’analisi dei sedimenti marini, che consentirà la rimozione della ‘colmata’ e dunque la restituzione alla balneabilità di tutto il litorale di Bagnoli-Coroglio. Nel decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio attualmente in discussione, il Cdm ha inserito un ulteriore finanziamento di 27 milioni, in modo da garantire continuità al progetto e ribadendo la scelta di ritenere il progetto Bagnoli una priorità strategica per il Paese e per il Mezzogiorno.
Il caso dello Zen di Palermo
I Iprogetti per riqualificare lo Zen sono svariati, alcuni già in fase esecutiva, altri in fase di progettazione preliminare. Si interverrà sull’illuminazione pubblica in modo sostenibile, su una serie di case popolari (attraverso interventi di ristrutturazione); è previsto anche un intervento di manutenzione di un campo di baseball. E poi l’installazione di un sistema di video sorveglianza, strumento fondamentale per la lotta alla microcriminalità. In pratica si tratta di una serie di progetti che puntano all’integrazione limitando il più possibile il fenomeno di marginalizzazione sociale.
M5S
La giornata difficile di Di Maio
8 giugno 2015 Il M5S deposita in Senato 21 giugno 2016. Di Maio a Ballarò: “Sull’Euro per la prima volta in tanti annicredo che debbano scegliere i cittadini italiani con unreferendum consultivo. Noi abbiamo sempre detto che“Se si dovesse arrivare al referendum, che però io considero una ‘extrema ratio’, è chiaro che io voterei per l’uscita, perché significherebbe che l’Europa non ci ha ascoltato. Ma io vedo oggi un’opportunità dall’Europa”. 18 DICEMBRE 2017 MATTINA “L’obiettivo di governo del M5s non è assolutamente l’uscita dall’Euro, ma rendere la permanenza del nostro Paese nella moneta unica una posizione conveniente per l’Italia. La mia è una scelta pragmatica, non ideologica” 18 DICEMBRE 2017 SERA
gli scatoloni contenenti
200mila firme per arrivare
ad una consultazione
referendaria sull’Euro.
Il quesito referendario presentato dal M5s al Senato.
“Ritenete voi che si debba adottare una nuova moneta nell’ordinamento
nazionale in sostituzione
dell’Euro, rimanendo nell’Unione
europea come Paese membro “con deroga” ai sensi dell’articolo 139 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ed a tale scopo si debba delegare il Governo ad adottare le disposizioni e le misure necessarie per l’introduzione della nuova moneta nell’ordinamento nazionale, assumendo le iniziative necessarie per la determinazione del tasso di cambio al quale la nuova moneta subentrerà all’euro e la relativa data di decorrenza, e disponendo l’abrogazione delle norme incompatibili?”.
l’Euro così non funziona e che dobbiamo preferirgli l’euro 2 omonete alternative”.23 giugno 2016. Sul blog il punto numero 10 sull’Europa cambia linea 26 giugno 2016. Laura Ferrara a Repubblica: “Personalmente sono contrariaalla permanenza. Come Movimento vogliamo indire unPrima Dopo
referendum. Alcuni nostri eurodeputati hanno incontratoesperti pervalutare le conseguenze dell’uscita dallamoneta unica. Non è una cosa fattibile dall’oggi al domani,naturalmente, e occorre una riforma costituzionale”.
Europa
Il conto salato della Brexit
Il sistema sanitario del Regno unito è al collasso
Giacomo Rossi CONDIVIDI SU
“U“Uscire dall’Ue libererebbe miliardi di sterline di fondi per la nostra sanità, anche 100 milioni a settimana”, dicevano i populisti pro-Brexit poco prima del referendum del 2016. “Non è vero. Sarà sempre più difficile assumere personale straniero” tuonavano gli anti-Brexit. Ora, a distanza di un anno e mezzo, sappiamo chi aveva ragione. Per mesi i populisti euroscettici hanno fatto campagna elettorale con l’immagine di un’Europa vorace e ingorda che inghiottiva i soldi destinati ai cittadini del Regno Unito. Ora, dopo la vittoria della Brexit, i populisti d’Oltremanica si trovano costretti a fare i conti con la realtà. La mancanza di medici e infermieri nel Regno Unito ha raggiunto livelli allarmistici. Le università britanniche non riescono a fornire un numero sufficiente di laureati e il bacino di medici e infermieri provenienti dal resto d’Europa si è esaurito a causa dell’incertezza generata dal referendum di un anno fa. Una decisione che non ha aiutato i reclutatori del National Health Service. Secondo le ultime stime sono circa 100.000 i posti vacanti e la situazione va peggiorando di giorno in giorno. Il mese scorso è stato registrato un calo dell’89 per cento nel numero di nuove reclute provenienti dall’Europa e un aumento del 67 per cento del personale europeo in uscita dal NHS. E non è solo la partenza del personale Ue ha impensierire: sta abbandonando il Regno Unito anche il personale addestrato in Uk, con un aumento dell’11 per cento. Le colpe dei populisti che
hanno cavalcato l’odio anti-europeo sono molteplici, se si considere che il problema occupazionale all’interno del sistema sanitario inglese non è un fenomeno nuovo e aveva mostrato la sua gravità già durante la campagna referendaria. Ora il tempo del ripensamento sembra essere scaduto. I negoziati con Bruxelles proseguono spediti ed è praticamente impossibile invertire la rotta. Anche se i cittadini inglese sarebbero disposti a tornare sui propri passi. Gli ultimi sondaggi dicono che il fronte pro-Brexit si è fortemente ridimensionato. Se si votasse ora la storia sarebbe diversa. Il senso comune nei confroni dell’Euro e dell’Europa sta cambiando. Quello che succede nei sondaggi dei cittadini inglesi, è solo un’avvisaglia di quanto avviene altrove, a partire dal nostro Paese che in questi giorni è tornato a parlare di un eventuale referendum sulla permanenza dell’Euro. Il motivo è da ricercare nelle posizioni espresse del candidato premier per il M5s, Luigi Di Maio. Un tema che i cinquestel-le hanno sempre posto come principale nella loro proposta elettorale ma che non sembra essere prioritario nemmeno per i propri elettori. Ne parla anche un’inchiesta del Financial Times – La Stampa che tenta di spiegare come le spinte per l’uscita dall’euro non siano così forti come si è portati a pensare dalle battute del fronte anti-europeista. I numeri riportati dal quotidiano torinese parlano chiaro: il 68 per cento dei lettori si dice europeista, l’85 per cento pensa che l’Italia non dovrebbe lasciare l’euro e il 68% considera negative le due elezioni politiche che hanno fatto più discutere nel 2016, Trump e Brexit. Percentuali che sembrano mettere d’accordo i cittadini del Bel Paese con quelli del Regno Unito: l’Europa non è il problema, semmai potrà essere la soluzione.
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Macron, un riformismo originale fuori dagli schemi
Salvatore Vassallo CONDIVIDI SU
Segue dalla prima
L’L’esperimento del “Pd di Renzi” fu allora fonte di ispirazione. Lo dice chi gli ha parlato ed a cui Macron chiede
va informazioni su quanto stava
accadendo nel nostro Paese, e lo
dicono intere parti del suo pro
gramma. Le divisioni, gli errori e
i fallimenti dei suoi vari antago
nisti, a sinistra e a destra, lo han
no poi enormemente aiutato e le
istituzioni della V Repubblica (l’e
lezione diretta del presidente e il
doppio turno di collegio per l’e
lezione dei parlamentari) hanno
fatto il resto.
Cosicché oggi ha davanti alme
no tre anni buoni nei quali potrà
provare a fare quanto ha promes
so, sostenuto da una maggioranza
parlamentare solida, con opposi
zioni ancora divise, un’opinione
pubblica interna che non lo ha
abbandonato e una crescente re
putazione internazionale. D’altro
canto, le ragioni del suo momento
non sono solo interne. Con il Can
celliere tedesco in cerca di una
maggioranza, la Gran Bretagna
fuori dall’Europa, l’Italia ritorna
ta in balia di risultati elettorali
potenzialmente indeterminati e
quella che fu la «guida del mondo
libero» nelle mani di Donald Tru
mp, l’inquilino dell’Eliseo appare
oggi la voce più chiara e più forte
delle democrazie occidentali.
In vari interventi, ha già spie
gato come intende usare queste
opportunità.
Verso la presidenza ameri
cana era apparso all’inizio ac
condiscendente, soprattutto per
l’invito a Trump e l’accoglienza
rispettosissima in occasione delle
celebrazioni del 14 luglio a Parigi,
viste a ragione come un rilancio
del legame atlantico. Ma in alme
no tre importanti occasioni, subi
to dopo, Macron non ha mancato
di prendere le distanze segnando
con enfasi la differenza tra i due
approcci. Ha criticato senza mez
zi termini la disdetta da parte
di Trump dell’accordo costruito
dall’amministrazione Obama sul
le armi nucleari con l’Iran (senza
che questo del resto sia stato suf
ficiente ad alleggerire le tensioni
SEGUE A PAGINA 6
Europa
I populisti austriaci che minacciano il dialogo Ue
Democratica CONDIVIDI SU
QQualche anno fa non avremmo avuto paura di qualche boutade detta da leader estremisti e marginali, interessati magari a fare breccia in una nicchia di elettori dello zero virgola. Ora invece l’Europa deve fare conti con forze populiste sempre più radicali e minacciose, come il nuovo governo austriaco nato dall’intesa tra il Partito Popolare (Övp, centrodestra) di Sebastian Kurz e il Partito della Libertà
re, mentre alla destra oltranzista del FPÖ andranno tre ministeri importanti e cruciali come Interni, Difesa e Esteri. La prima conseguenza? Una proposta che ha già scatenato diverse polemiche, almeno in Italia: Vienna vuole concedere il passaporto austriaco ai cittadini altoatesini dichiaratisi appartenenti al gruppo linguistico tedesco (i sudtiriolesi). Una vecchia questione che sembrava sopita e che invece la nuova destra austriaca sta fomentando, insieme ad un mix di proposte xenofobe che non lasciano presagire un dialogo sereno. L’idea di concedere il
passaporto austriaco agli italiani di madrelingua tedesca o ladina sarebbe “una mossa velleitaria, non una mossa distensiva. L’Europa ha tanti difetti ma ha chiuso la stagione dei nazionalismi”, ha dichiarato il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani. Ma forse quella stagione non è finita, e anzi sembra riprendere vigore, ispirandosi ai partiti dell’Est. Come ha ben notato Marco Gervasoni oggi sul Messaggero, “Il modello dell’est è interessato soprattutto a una cosa: tutelare la propria nazione pur partecipando al quadro europeo. Un’Europa intesa come identità e solo dopo come sistema di accordi”. Ed è forse questa la lente migliore per
(FPÖ, di estrema destra) di poter leggere le spinte po-Heinz-Christian Strache. puliste che stanno pren-Un’intesa che ha portato
dendo quota nel vecchio l’Austria ad essere l’u-
continente. Kurz vuole nico paese dell’Europa
apparire filoeuoropeo occidentale con un par-
per tenere a bada i re-tito di estrema destra al
lazioni internazionali, governo. Il 31enne Kurz
ma il suo governo non sarà il nuovo cancellie-
può che cozzare con Bru
xelles. La storia recente
di Kurz lo conferma. Dalla
legge che vieta il burqa, so
stenuta e fatta approvare dal
leader ÖVP, all’attacco continuo nei confronti delle ong impegnate nel mediterraneo. O ancora la manifesta volontà di chiudere la rotta del Mediterraneo unita all’intenzione di ridefinire una strategia per la rotta balcanica, senza il coinvolgimento della Grecia. Un modus operandi, quello di Kurz, che, a meno di repentini e improbabili cambiamenti, rischia di allontanare l’Austria dagli altri stati Europei.
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SU DEMOCRATICA.COM
SEGUE DA PAGINA 5
tra l’Iran e la Francia). Ha ovviamente criticato la rinuncia da parte del presidente americano a partecipare al vertice di Parigi sull’ambiente. Non ha assecondato e giudicato un errore la scelta di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.
È evidente che una seconda linea qualificante della sua azione in campo internazionale sarà rappresentata da una speciale attenzione allo sviluppo dell’Africa, e alla tutela degli interessi francesi nel continente. Lo si vede nella proposta di rigirare tutti gli introiti derivanti dalla tassazione delle transazioni finanziarie alla prima missione, e lo si è visto – per dirla tutta – anche nelle dichiarazioni non preventivamente concordate con l’Italia riguardo alla gestione della crisi dei rifugiati in Libia.
La principale scommessa della sua presidenza sta comunque nel discorso tenuto alla Sorbona a fine settembre sulle sei chiavi per rifondare la sovranità europea: rafforzando la sicurezza comune contro gli attacchi terroristici; sviluppando strumenti di difesa comune accanto a quelli della Nato; approfondendo il partenariato con l’Africa (appunto), per aiutare il continente a crescere e prevenire l’impatto di flussi migratori squilibrati; promuovendo la transizione ecologica con una particolare attenzione anche alla tenuta della filiera agro-alimentare interna rispetto ai «capricci dei mercati mondiali»; creando investimenti anche pubblici nella ricerca sul digitale per attrarre campioni mondiali del settore; proteggendo le nostre economie attraverso una moneta unica forte, un bilancio comune reso più robusto dalla tassazione delle imprese del web e da un ministro delle finanze europeo.
Non c’è dubbio, insomma, che la presidenza francese potrà avere nei prossimi anni un ruolo determinante e che oggi può apparire a molti come la guida più illuminata di cui l’occidente dispone. Ma per quanto Macron sia capace di rievocare la grandeur, la Francia rimane troppo piccola per governare il mondo. E nella dinamica inter-governativa che regola le decisioni dell’Unione Europea, le proposte del presidente francese, onnipotente in casa sua, possono essere sconfitte (ad esempio sulla tassazione delle multinazionali del web) dal veto di paesi minuscoli come Malta o l’Irlanda. Senza un governo europeista stabile in Germania, il motore non può ripartire. E senza un governo europeista stabile in Italia, rischia di incepparsi alla prima salita.
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Kurz vuole apparire filoeuropeo, ma il suo governo non può che litigare con Bruxelles

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