Di Vittorio Venditti
(Collaborazione), Di Mario Ricca
(Foto), Presa Da Internet Da Salvatore Di Maria
Perché A Noi Ce Ne Frega?
Avrei potuto inserire ‘sta cosa nel prossimo “Barile raschiato”, come previsto dalla Mina vagante; avrei potuto espettorare questa farneticazione e metterla da parte per qualche futuro buco da riempire; avrei potuto bypassarla a pié pari, atteso che si stia trattando dell’ennesimo porco che ci prova e di chi, evidentemente a conti fatti, fino ad oggi non ha denunciata la porcata. Ne tratto oggi, intanto perché non siamo regolari nemmeno in ciò che giornalmente ci lasciamo scappare, nostro insindacabile vanto, poi perché lo scandalo presunto, si nasconde in ben altro, come vedrai se avrai la forza, la pazienza e soprattutto lo stomaco per leggere il seguito.
Consiglio di Stato, scandalo a luci rosse: il contratto porno del prof per le future magistrate.
Commento di Mario:
“Ma almeno questo con le aspiranti ci ha fatto qualcosa”?
Commento mio:
Dov’è lo scandalo: nell’ovvio che ormai va di moda denunciare?
Ma poi: Perché la pagina è stata rimossa: Improvvisa imposizione o conclamata cacarella?
Ricommento di Mario dopo questa scoperta:
“Strano, caro Vittorio, che questa pagina sia stata rimossa, perché se si fosse trattato di una fake, chi da questa notizia si sentiva offeso vilipeso e danneggiato, avrebbe potuto avere tutto l’interesse a farla rimanere in rete per eventuali risarcimenti.
Io credo che il motivo della rimozione Sia riconducibile alla lesa maestà di una categoria di delinquenti che non può essere toccata”.
E noi, per questo, quella casta a sé la tocchiamo! Magari riproponendo per esteso l’articolo rimosso, documento che la Mina vagante aveva preventivamente salvato:
“Il 08/12/2017 20.28, Mario Ricca ha scritto:
Libero quotidiano – Google News – venerdì 8 dicembre 2017 14:10
Consiglio di Stato, scandalo a luci rosse: il contratto porno del prof per le future magistrate – LiberoQuotidiano.it
La prestigiosa scuola per magistrati richiedeva per le toghe di sesso femminile una selezione durissima: a luci rosse. Più che il curriculum, il professore responsabile di Diritto e Scienza, Francesco Bellomo, si interessava ad aspetti più intimi: minigonna, lunghezza delle gambe delle candidate alla borsa di studio, il fidanzato.
È il Fatto quotidiano a sollevare lo scandalo del Consiglio di Stato. Bellomo, 40enne ex toga di Bari e ora consigliere di Stato, avrebbe imposto alle studentesse del suo corso di formazione al concorso in magistratura un “contratto che non rispetta la “libertà e la dignità della persona” e per questo è stato rimosso dall’incarico.
Sono quattro gli addebiti disciplinari all’ex magistrato ordinario: innanzitutto i suoi rapporti personali con le allieve: “Risulta che era il consigliere Bellomo a sottoporre a colloquio gli aspiranti a tale borsa di studio e a selezionarli – si legge nel dossier a suo carico, riportato dal Fatto -. L’ accesso alle borse di studio comportava per i borsisti la sottoscrizione di un vero e proprio contratto. Il contratto prevede numerosi impegni dei borsisti nell’interesse della società, tra cui la scrittura di articoli per la rivista Diritto e Scienza, la partecipazione a studi e convegni, la promozione dell’immagine della società”. Di fatto, le aspiranti magistrate erano totalmente sottomesse al docente, che le obbligava ad indossare minigonne “fino a un terzo della distanza dall’anca al ginocchio per le occasioni mondane”, con tanto di diktat su calze e trucco. E poi c’era la clausola sul fidanzato: decadenza della borsa in caso di matrimonio, fidanzamento consentito solo se il partner “risultasse avere un quoziente intellettuale pari o superiore a un certo standard”. Valeva per maschi e femmine, che per accedere alla borsa di studio di fascia A dovevano avere partner che rispettassero i criteri di “potere/successo; intelligenza; capacità di amare; bellezza; personalità” (per le magistrate) o “bellezza; femminilità; attitudine materna; intelligenza; eleganza” (per i magistrati).”
Ecco dov’è lo scandalo: Certi articolisti, prima di espettorare, dovrebbero imparare l’italiano, atteso che dopo l’apostrofo non si debba lasciare lo spazio.
Sarà questa la ragione della rimozione della pagina appena riportata?