Della Redazione Di Democratica
n. 83 venerdì 1 dicembre 2017
“La più grande tragedia di questi tempi non è nel clamore chiassoso dei cattivi, ma nel silenzio spaventoso delle persone oneste” (Martin Luther King)
Fermiamoli
Nuovo fascismo Mentre il centrodestra balbetta o si compiace, il Pd chiama alla mobilitazione: tutti a Como il 9 dicembre
PAGINA 2-3
ECONOMIA
Il Pil si consolida e si riduce la disoccupazione
Gli ultimi dati dell’Istat confermano il positivo andamento del Pil italiano e l’aumento degli investimenti
MARCO FORTIS A PAGINA 5
L’EDITORIALE /1
“
I due silenzi sul neofascismo
Emanuele Fiano
PPerlomeno, per favore, non scandalizzatevi. Dico a voi, commentatori autorevolissimi di ogni foglio, a voi che avete irriso le nostre denunce e la nostra legge contro l’apologia di fascismo. A voi antifascisti della Domenica, quelli che si scandalizzano quel poco che basta per il bon ton. Per poi continuare nell’indifferenza. Non gridate allo scandalo oggi, dopo l’intrusione a Como di Veneto Fronte Skinhead, se non lo avete fatto in questi anni, non scrivete editoriali preoccupati se prima avete fatto finta di niente, di fronte al radicamento, alla crescita e al fiorire di movimenti fascisti e nazisti in tutt’Europa. SEGUE A PAGINA 2
L’EDITORIALE /2
“
Il riformismo vince quando non ha paura
Federico Sarica
LLo scambio di buone pratiche di governo, le idee da mettere in circolo, le strategie per comunicare ciò che si è fatto e, soprattutto, ciò che si vuole ancora fare, la condivisione di un fronte ideale comune. E, soprattutto, il convincimento forte da condividere che la battaglia per un futuro migliore per molti e non per pochi resti quella giusta da combattere. Attraverso un percorso condiviso capace di continuare a tenere insieme, sia a livello globale che nazionale, innovazione e inclusione, meriti e bisogni, responsabilità di governo e capacità di osare e rompere la visione di una politica che ancora troppo spesso restituisce l’impressione dell’arrocco tecnocratico.
PAGINA 7
BANCHE
Si inizia a capire di chi è la colpa dei crack
PAGINA 4
Neofascismo
Blitz naziskin a Como
I due silenzi
Emanuele Fiano CONDIVIDI SU
Segue dalla prima
DDa anni, spesso poco ascoltati, alcuni di noi, del PD e della sinistra, considerati malati di antifascismo, andiamo dicendo la stessa cosa; stiamo confondendo la libertà di espressione con
la libertà di propagandare le idee di morte del
XX Secolo, stiamo permettendo che i nipotini
delle squadracce dell’olio di ricino, gli emuli
dei torturatori della banda Muti, o i nostal
gici di Goebbels e del manifesto della razza,
camuffino con qualche intervista ben fatta,
qualche sacchetto della spesa, qualche vesti
tino ripulito e qualche astuta pagina facebo-
ok ripulita da tracce troppo evidenti, la loro
azione culturale e politica pericolosissima.
Perché pericolosissima?
L’attuale quadro sociale è figlio di dieci
anni di crisi economico sociale che ha au
mentato le diseguaglianze, impoverito nuo
ve fasce di popolazione, prodotto fragilità
sociali che hanno generato spesso rabbia e
disillusione verso politica, partiti e istituzio
ni; ovviamente non in tutti ma in tanta parte
della popolazione che non si riconosce nean
che più nei nuovi movimenti politici alterna
tivi al sistema. A questo quadro di per se pre
occupante si è aggiunto il fenomeno epocale
dell’immigrazione. L’insieme è il miglior ter
reno di coltura delle peggiori ideologie rea
zionarie e razziste, che nei ritardi della po
litica, anche della sinistra, nel perpetuarsi
di nodi sociali irrisolti e crescenti, vede cre
scere uno spazio per chi come loro propone
vecchie e terribili ricette; gli slogan sono gli
stessi del passato: “Il problema sono gli stra
nieri, la nostra identità è a rischio, lo Stato
non ci garantisce, meglio difenderci da soli…
Il pericolo è lo scivolamento verso un cambia
mento delle regole democratiche. D’altronde
come altro chiamare ciò che promette Salvi-
ni, uno dei candidati premier del centrodestra, che non considera gli skinheads un problema, ma che annuncia “mani libere per i poliziotti” e cancellazione della legge Mancino ed eventualmente della Legge Fiano ? Mi hanno colpito due silenzi, in particolare, della vicenda di Como. Il composto silenzio di coloro che si stavano riunendo in quella sala, un silenzio operoso, di chi fa, senza pubblicità, senza clamore, opere per la cooperazione, per la fratellanza, per la civile convivenza, di fronte alla violenza di una irruzione squadrista e poi l’assordante silenzio di chi in politica non ha voluto commentare l’episodio oppure lo ha declassato a spunto per una polemica con Renzi, peraltro il primo a condannare senza appello e a chiamare tutti a una reazione unitaria. Il primo silenzio è quello di chi ha imparato dalla storia che all’intimidazione si risponde con il coraggio e alla violenza in democrazia si risponde con il lavoro per la convivenza. Il secondo silenzio è quello che nella storia costituisce il peccato dell’indifferenza o peggio ancora del cinismo politico capace di immaginare lo sfruttamento a proprio favore dei voti altrimenti destinati a disperdersi nella destra estrema. Non mi rifugerò nella semplice denuncia o nel pensare che nuove e vecchie ideologie pericolose so possano combattere con i divieti. A noi sta innanzitutto la responsabilità della risposta politica, alta, forte. La dove i conflitti sociali sono più forti, più forte deve essere la nostra presenza, più chiare e rapide le nostre riposte, più profondo il nostro radicamento. Come abbiamo iniziato a fare in questi anni, con le politiche per l’occupazione, per il contrasto alla povertà, per la casa e per la riqualificazione delle periferie. In politica ogni vuoto si riempie. La scorciatoia estremista e razzista, specie quella neofascista è sempre dietro l’angolo, non possiamo permetterci di dare spazio ai fascismi.
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Curve di destra
Il fenomeno delle tifoserie che esibiscono bandiere con simboli fascisti noto da tempo. L’ultimo in ordine di tempo è l’episodio degli adesivi con Anna Frank in maglia giallorossa posizionati dai tifosi laziali in curva Sud all’Olimpico.
Un’irruzione in pieno stile squadrista di una quindicina del Veneto Fronte Skinhead durante una assemblea della Rete Como Senza Frontiere e la lettura del proclama: “Basta invasione”.
Neofascismo
“Il problema dell’Italia è
“
Renzi, non il fascismo che non può tornare. Certo che entrare in casa di altri non invitati non è elegante, ma il tema dell’invasione dei migranti sottolineato dai skinheads è evidente”
MATTEO SALVINI
“La violenza non è oggettivamente quello che ieri si è visto a Como. La violenza noi l’abbiamo invece vista un sacco di volte dai compagni dei centri sociali”
GIORGIA MELONI
Manifestazione nazionale del Partito Democratico il 9 dicembre a Como contro la violenza e il fascismo
Casapound sul palco leghista
In occasione della manifestazione leghista del 28 febbraio 2015 a piazza del Popolo c’è stata la massiccia presenza di Casapound. In quella occasione il leader della formazione di estrema destra Davide Di Stefano fu uno degli oratori dal palco.
1000 saluti romani al cimitero Maggiore
Mille militanti di CasaPound e Lealtà Azione sono entrati all’interno del cimitero Maggiore, si sono inquadrati come una falange militare nel luogo delle tombe dei morti della Repubblica sociale, e si sono esibiti in un saluto romano di massa, beffando i divieti.
Blitz di Forza Nuova contro le unioni civili
Un gruppetto di giovani di estrema destra ha interrotto per qualche minuto l’incontro sulle unioni civili organizzato a Gaeta dai Giovani Democratici a cui era presente la senatrice Pd Monica Cirinnà.
Una nuova marcia su Roma
Forza nuova in occasione dell’anniversario della marcia del 1922 decide di rievocare l’evento con una manifestazione dal titolo “La marcia dei patrioti.La manifestazione è stata però bloccata dalla Questura di Roma.
Banche
Democratica CONDIVIDI SU
LLe dichiarazioni del procuratore di Arezzo Roberto Rossi hanno riportato l’attenzione sull’operato della Banca d’Italia, in particolare sulla vicenda Banca
Etruria e su come Bankitalia avesse
incentivato in ogni modo la fusione
con la Banca popolare di Vicenza. Nel
dicembre 2013 da via Nazionale arri
vò la richiesta a Banca Etruria “di in
tegrarsi in gruppo di elevato standing
con ‘le necessarie risorse patrimoniali
e professionali’”. Per la Banca d’Italia,
ha spiegato ieri il pm in commissione
Banche, è un’operazione prioritaria e
per questo vengono investiti diversi
organi e advisor come Mediobanca,
ma poi non escono mai contatti con
creti se non la trattativa con Bpvi “che
aveva fatto un’offerta da 1 euro per
azione”. Successivamente, ha ricor
dato Rossi, è arrivato il commissaria
mento e le sanzioni al cda di Etruria
proprio per non aver proceduto all’ag
gregazione. “Dobbiamo ritenere – ag
giunge Rossi – che Bpvi era conside
rato un partner di elevato standing”,
mentre in realtà era “in condizioni
simili” a quelle di Banca Etruria, ha
commentato il pm di Arezzo secondo
il quale era “un po’ singolare che ve
nisse incentivata questa aggregazio
ne”. Infatti, già nella relazione ispet
tiva del 2012 su Vicenza “sembra di
Finalmente si inizia a capiredi chi sono le colpe dei crack
#CommissioneBanche
Oggi audizione del procuratore di Arezzo, Banca Etruria. Occasione troppo ghiotta per il M5s per non parlare del papà del ministro Boschi al posto dei risparmiatori truffati. Sostanzialmente: M5S: “Procuratore, ci dica, perché non ha rinviato a giudizio il commissario Boschi? Procuratore: “Perché estraneo ai fatti.” M5S: “Com’è possibile? Non può essere. Ci spieghi.”. Procuratore: “Non era nemmeno nella Banca all’epoca dei fatti”. M5S: “Ma come avrà pur fatto qualcosa. E’ il papà del ministro Boschi. Ne han parlato tutti i giornali”. Il procuratore sconsolato si abbandona ad una considerazione personale: “Vorrei che chi scrive di queste cose almeno una volta si leggesse gli atti. Ripeto il commissario Boschi non era presente in Banca durante i fatti contestati”. Chissà cosa scriveranno ora i giornali. Per la cronaca anche oggi sono emerse gravi lacune nel sistema di vigilanza e buoni spunti per migliorare la legge e rafforzare il sistema bancario. La Commissione di inchiesta sta facendo un buon lavoro.
Mauro Del Barba
“Il problema delle banche non era il Pd. La commissione d’inchiesta ieri lo ha dimostrato: avevamo ragione noi, qualcosa non ha funzionato”
Dopo quello che è uscito ieri dalla commissione di inchiesta sulle Banche con le pesanti accuse del pm di Arezzo, ha commentato così Matteo Renzi intervistato stamattina durante la trasmissione Circo Massimo su Radio Capital con Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto. “Non sono euforico per quel che è successo ieri – ha aggiunto il segretario dem – ma il tempo è galantuomo. Chi è intellettualmente onesto deve riconoscere che la battaglia che avevamo fatto non era basata su simpatie e antipatie ma su dati di fatto. Noi non abbiamo commesso nessun pasticcio. E non abbiamo alcuna esigenza di riaprire la discussione né le polemiche su Bankitalia. Il Pd esce a testa alta”.
leggere le relazioni su Etruria. Ci sono l’inadeguatezza degli organi, i crediti deteriorati e anche le azioni baciate che almeno noi ad Arezzo non ce l’avevamo. L’impressione è che questo sia stato determinante nel commissariamento. Ora – conclude Rossi – approfondiremo, abbiamo fatto già richiesta ai colleghi di Vicenza di mandarci i documenti. Da quello letto a fonti aperte qui da voi nella Commissione ci è sembrato un pochino strano”. E sul ruolo di Pierluigi Boschi, padre della sottosegretaria Maria Elena Boschi, nel crac di Banca Etruria, il pm è chiaro: l’allora vicepresidente della banca toscana non ha partecipato alle riunioni degli organi che hanno deliberato finanziamenti finiti poi in sofferenza e che costituiscono “il reato di bancarotta”. Boschi, ha ricordato il pm, non era nel comitato esecutivo né in quello credito. “Faccio questo lavoro da 30 anni, sono della vecchia scuola, le persone si distinguono non per di chi sono figli o padri, per il loro orientamento sessuale
o
politico – ha detto Rossi rispondendo a una domanda del deputato cinque stelle Carlo Sibilia – ma per i comportamenti. Boschi entra in cda nel 2011 come amministratore senza deleghe diventa uno dei due vicepresidenti nel maggio 2014 assieme a Rosi. Noi sulla responsabilità per la bancarotta vediamo i comportamenti e questi discendono dalle delibere. I conflitti di interesse li abbiamo tutti evidenziati, per noi i crediti valgono se vanno poi in sofferenza altrimenti non costituiscono il reato bancarotta”.
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Economia
119,0 105,7 103,8 100,6 99,2 120
Pil e lavoro: boom degli investimenti e cala la disoccupazione giovanile
Marco Fortis CONDIVIDI SU
LLa dinamica del Pil italiano resta molto solida, nonostante un lieve ritocco al ribasso rispetto alla stima preliminare del mese scorso: infatti, il progresso congiunturale del terzo trimestre è stato ridotto dall’Istat dal precedente +0,5% a +0,4%. Una correzione tecnica che non modifica il positivo quadro di fondo della nostra economia. Lo confermano le statistiche più dettagliate diffuse oggi secondo cui la crescita del Pil già acquisita nei primi nove mesi del 2017 resta notevole, pari a +1,4% in base ai dati destagionalizzati e corretti per il calendario. Ma la cifra più significativa è in realtà l’aumento del Pil già conseguito nei primi tre trimestri dell’anno che emerge dai dati grezzi, cioè i dati che poi a consuntivo contano nel computo finale del dato annuale: ebbene, nel periodo gennaio-settembre 2017 il Pil italiano è cresciuto dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2016, dunque ad un tasso superiore all’1,5% che rappresenta l’obiettivo di fine anno del Governo italiano. E nel terzo trimestre di quest’anno il tasso tendenziale di aumento del Pil è risultato pari
all’1,7% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno: l’incremento più alto dal 2011.
I dati congiunturali, cioè quelli che raffrontano il terzo trimestre 2017 con il secondo, indicano che l’aumento del Pil è stato trainato principalmente dagli investimenti in macchinari e attrezzature, che hanno fatto registrare un autentico boom (+6%: un tasso trimestrale record), grazie alla spinta del Piano Industria 4.0. Ma anche la spesa delle famiglie e delle istituzioni private è cresciuta (+0,3%), così come sono progrediti gli investimenti in mezzi di trasporto (+1,9%) e l’export (+1,6%), che è
aumentato più dell’import (+1,2%). Per quanto riguarda gli apporti alla crescita del terzo trimestre 2017, la domanda interna al netto delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito insieme positivamente per uno 0,9% ma la riduzione delle scorte è stata consistente, con un contributo negativo al Pil pari allo 0,5%.
Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto è stato frenato nel terzo trimestre dall’agricoltura, la quale, principalmente per ragioni meteorologiche, ha fatto registrare un calo congiunturale del 3,6%, e dai servizi del credito e professionali, che hanno avuto una crescita zero. Molto buona è stata invece la performance dell’industria in senso stretto, il cui valore aggiunto è cresciuto dell’1,6%, mentre discreti progressi si sono registrati anche nelle costruzioni (+0,4%) e nei servizi del turismo, commercio e trasporti (+0,2%) nonché nelle altre attività dei servizi (+0,3%).
Guardando alla dinamica dell’economia italiana in un’ottica di lungo periodo e utilizzando come base di partenza per le nostre misurazioni il primo trimestre 2014, il bilancio complessivo che si ricava è che durante i Governi Renzi e Gentiloni si è registrato un
progresso cumulato del Pil (sulla base dei dati trimestrali destagionalizzati e corretti per il calendario) del 3,8%. Un risultato che è stato ottenuto soprattutto per merito dell’espansione delle due componenti della domanda interna su cui si è focalizzata l’azione di politica economica: il rilancio dei consumi privati (aumentati negli ultimi 14 trimestri del 5,7%: e poi c’è chi dice che gli 80 euro e i tagli delle
tasse non sono serviti…) e degli investimenti
in macchinari e mezzi di trasporto (+19%! Ricordate lo scetticismo di tanti commentatori sull’efficacia del super-ammortamento e del Piano Industria 4.0?).
I buoni dati sull’economia si accompagnano ai progressi del mercato del lavoro. Ieri l’Istat aveva comunicato che gli occupati totali in Italia sono rimasti sostanzialmente stabili ad ottobre 2017, in base alle rilevazioni delle forze di lavoro, mantenendosi come nei due mesi precedenti intorno ai 23 milioni e 80mila unità (un livello simile ai massimi pre-crisi del 2008). Negli ultimi tre mesi (agosto-ottobre) gli occupati sono aumentati congiunturalmente di altre 73mila unità rispetto ai tre mesi precedenti (maggio-luglio). Mentre su base tendenziale gli occupati sono risultati 246mila in più rispetto a ottobre 2016 (di cui +39mila permanenti), i disoccupati 140mila in meno e gli inat
tivi 183mila in meno. Il dato più significativo di ottobre riguarda però la disoccupazione giovanile, che risulta in sensibile calo sia nel breve che nel medio-lungo termine: infatti, rispetto a febbraio 2014 (quando era al 43,4%) la disoccupazione giovanile è scesa al 34,7% nell’ottobre 2017, calando durante i Governi Renzi e Gentiloni di 8,7 punti. Nello stesso periodo il tasso di occupazione dei giovani è salito di 1,7 punti e l’incidenza dei giovani disoccupati sulla popolazione giovanile complessiva è scesa di 2,7 punti, passando dall’11,7% al 9%.
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Destinazione Italia
Il treno Pd in Piemonte
1venerdì
DICEMBRE
ore 9.15
Nus (Aosta) ore 10.45
Ivrea
Ventunesima tappa tra associazionismo e innovazione
Ieri il treno del Pd “Destinazione Italia” ha fatto tappa in Piemonte. Nella prima iniziativa, ad Asti, si è parlato di Servizio civile e alternanza scuola lavoro con la visita alla cooperativa sociale Arborvitae. Lì Matteo Renzi è tornato a ribadire la proposta del Pd di introdurre un mese di servizio civile obbligatorio per tutti i ragazzi, presso la stessa cooperativa. In stazione, ad Alessandria, è salita sul treno una delegazione di
riconosciuto al segretario
e amministratori locali per discutere dei temi legati allo sviluppo delle politiche per la montagna, a partire dalla legge appena approvata sui piccoli comuni. Da Verbania il treno Pd ha raggiunto Biella per un incontro alla Città degli Studi progettata da Gae Aulenti sui
temi dell’edilizia scolastica, la ricerca, l’innovazione tecnologica e il capitale umano.
Asti
Trino Torino
La giornata si è infine conclusa con una
visita di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi al Cottolengo, dove a ottobre è stata inaugurata – all’interno della
Scuola Cottolengo di Torino – l’officina
MeccaniCotto, una realtà in cui i ragazzi disabili diventano meccanici.
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La sinistra in Europa e nel mondo
Fra sconfitte e futuro le domande dei progressisti
Democratica
CONDIVIDI SU
UUn tempo in Europa “era tutta socialdemocrazia”. Meno di venti anni fa socialisti e socialdemocratici, infatti, governavano o guidavano coalizioni in 13 degli allora 15 membri dell’Unione europea. Oggi le cose sono profondamente cambiate e addirittura il 2017 rischiava di chiudersi con la sinistra in minoranza in quasi tutti i 28 paesi. Non è la stessa sorte che stanno subendo i partiti popolari, che riescono ad aggiudicarsi spesso il primato nelle urne anche se vengono minacciati da una vera novità: l’ascesa delle varie formazioni populiste, euroscetti-che e xenofobe. Ovviamente ci sono alcune eccezioni: a parte il Pd che, in coalizione, governa l’Italia da 4 anni, c’è il Portogallo, per esempio, che ha un governo di coalizione della sinistra moderata con quella più radicale. In Grecia è al potere la sinistra radicale e a Malta il partito socialdemocratico ha una solida maggioranza. Ma sembrano casi isolati e nella periferia d’Europa. Stessa sorte al di fuori dei confini europei, con la Nuova Zelanda e il Canada unici progressisti in una distesa infinita di governi di destra. A cominciare ovviamente dagli Usa di Trump. Che cosa ha determinato questa crisi? E soprattutto, è un processo irreversibile o solo una fase transitoria? Tutto ha cominciato a manifestarsi dalle elezioni europee del giugno 2009, quando il partito socialista spagnolo guidato da Zapatero venne sorpassato da quello di centro-destra, il partito laburista di Gordon Brown uscì dalle urne con le ossa rotte, la Spd tedesca non andò più in là del 20% dei suffragi e i socialisti francesi subirono una pesante sconfitta. Dopo quasi 10 anni da quella crisi non si è ancora usciti. Sono pochi i tentativi di rinnovarsi o invertire la rotta e di certo la ricetta non è uguale per tutti. L’Economist ha calcolato che l’area politica della sinistra moderata ha perso dall’inizio della recessione a oggi circa un terzo dei suoi elettori, il crollo più grave dalla fine della Seconda guerra mondiale. Una tendenza che si può e si deve invertire, probabilmente con maggiore coraggio riformista.
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C
he cos’è Volta? E’ un acceleratore di idee. Un think thank con con base a Milano, Roma e Bruxelles che unisce persone provenienti da culture e professioni diverse che guardano al futuro. Volta realizza iniziative pratiche e sostenibili nel campo dell’ambiente, della cultura e dell’innovazione sociale.
Il riformismo vince quando non ha paura
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Federico Sarica
LLo scambio di buone pratiche di governo, le idee da mettere in circolo, le strategie per comunicare ciò che si è fatto e, soprattutto, ciò che si vuole ancora fare, la condivisione di un fronte ideale comune. E, soprattutto, il convincimento forte da condividere che la battaglia per un futuro migliore per molti e non per pochi resti quella giusta da combattere. Attraverso un percorso condiviso capace di continuare a tenere insieme, sia a livello globale che nazionale, innovazione e inclusione, meriti e bisogni, responsabilità di governo e capacità di osare e rompere la visione di una politica che ancora troppo spesso restituisce l’impressione dell’arrocco tecnocratico. Sono questi i punti al centro dei lavori cui daremo vita oggi a Roma con Volta e Global Progress, il network internazionale di think tank di area progressista di cui fanno parte, fra gli altri, Canada 2020, Center for American Progress, Policy Network e, appunto, Volta per quel che riguarda l’Italia. Ci eravamo lasciati a Montreal a metà settembre con l’idea di rivederci presto per riaggiornarci in questo intenso periodo di scadenze elettorali, che nel frattempo hanno visto accadere, per restare al nostro continente, l’inaspettato
stallo tedesco dopo le urne (da altre parti del mondo, sono arrivate buone notizie: la vittoria in Nuova Zelanda del Labour, ad esempio, anch’esso rappresentato qui a Roma in questi giorni). Sarà proprio l’Europa uno dei temi di discussione di quest’appuntamento e il ruolo che all’interno di essa possono e devono tornare a giocare le forze politiche progressiste. E in questo senso non è casuale la scelta di Roma come sede: l’esperienza dei governi Renzi e Gentiloni è un fatto politico conclamato, capace, sia a livello europeo che globale, di suscitare attenzione e alimentare un ottimismo non di facciata, realista e consapevole del sentiero stretto cui ci troviamo di fronte. Cosa rende stretto questo sentiero lo sappiamo bene: da una parte il pessimo vento populista, sfasci-sta e demagogico che spira forte su tutto il continente; dall’altra la risposta troppo spesso impaurita della politica e delle istituzioni, ancora troppo sensibili alla tentazione di chiudersi a riccio e di affidare la risposta alle enormi sfide in atto alla routine fredda e burocratica e ai cliché del passato. In mezzo a questi due modi di intendere la cosa pubblica, il populismo e la tecnocrazia, in apparenza antitetici ma in realtà migliori alleati uno dell’altro, c’è appunto il nostro sentiero: quello delle riforme, dei fatti concreti e della fiducia nel futuro, nonostante tutto.
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