Di Giovanni Carugno
Trovati sui monti della Sila i resti di un cugino del mammut. Ricercatori e Archeologi UniMol alla campagna di scavo. I Reperti trasferiti nel laboratorio di Archeologia del nostro Ateneo per il restauro. Il link della notizia resa nota anche su La Repubblica.
E’ opera di ricercatori molisani, nel nome della professoressa Antonella Minelli, del Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università del Molise, lo scavo e il recupero di uno scheletro completo di Elephas antiquus nella Sila cosentina, il primo scheletro completo mai trovato in Italia. Si tratta di un rinvenimento eccezionale, una scoperta fortuita, che potrebbe in parte riscrivere la storia della Calabria settentrionale.
Secondo le prime valutazioni, il gigantesco animale, dell’altezza di 4 metri al garrese, sarebbe morto sulle sponde del lago Cecita per cause naturali. Nella zona non sono stati infatti trovati elementi che facciano pensare alla presenza di antichi cacciatori, ma le indagini nell’area sono solo all’inizio.
Al momento – grazie ai fondi messi a disposizione dal Segretariato Regionale del MIBACT per la Calabria, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, Comune di Spezzano della Sila e Parco Nazionale della Sila sono stati asportati dal sito solo una zanna, un molare e altri frammenti, che nei prossimi mesi saranno sottoposti a pulizia, consolidamento e restauro presso il laboratorio archeologico dell’Ateneo molisano, il cui Direttore è il professor Carlo Ebanista, Delegato del Rettore per i Beni Culturali. Ma le ricerche – dicono gli archeologi – dovranno continuare. E non solo, perché gran parte dello scheletro dell’elefante è ancora nascosto fra i sedimenti.