E’ Morto Toto Riina, Ma Zia Mafia Vive Ancor
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 73 venerdì 17 novembre 2017
“È moralmente lecito rinunciare a mezzi terapeutici quando il loro impiego non corrisponde al criterio etico della proporzionalità delle cure” (Papa Francesco)
Il patto populista
Bruxelles
L’EDITORIALE / 2


Riina, quella guerra vinta dallo Stato
Annalisa Chirico
TTotò Riina non c’è più. Bernardo Provenzano non c’è più. I Bagarella, gli Aglieri, i Calò, i boss di quella sciagurata stagione sono stati assicurati alla giustizia, vivono reclusi nelle patrie galere, guardati a vista, al 41bis. Rimane libero, si fa per dire, il latitante Matteo Messina Denaro, chissà fino a quando. Lo stato ha combattuto la mafia, e ha vinto. Lo stato ha fatto il proprio dovere. Possiamo dunque archiviare il problema? Per carità. Nessuna vittoria è per sempre, guai ad abbassare la guardia, è tuttavia da respingere il pervicace tentativo di delegittimare le istituzioni descrivendo ministri e alti ufficiali come pseudomandanti di stragi, con le mani sporche di sangue innocente. SEGUE A PAGINA 2
Al Parlamento europeo va in scena l’accordo tra grillini e Lega: no al superamento del trattato di Dublino, sì alla concorrenza sleale della Cina PAGINA 4
L’EDITORIALE / 1

M5s contro l’Italia. Proprio come Salvini
Nicola Danti
LLoro continuano a sostenere di essere oltre i vecchi schieramenti politici. Qualcuno ancora si ostina a considerarli un partito di sinistra. Altri li descrivono addirittura come i veri alfieri del nostro interesse nazionale. Eppure, basta osservare come si comporta la delegazione del M5S al Parlamento europeo per comprendere la loro vera natura. Questa settimana i colleghi a 5 Stelle hanno dimostrato una volta per tutte di essere contro gli interessi dell’Italia, in linea con la peggiore destra europea. Nella plenaria appena conclusa siamo stati chiamati a votare su due dossier molto importanti per l’Italia: l’adozione di un sistema anti-dumping a beneficio delle imprese europee nel mercato globale e la riforma del Regolamento di Dublino. SEGUE A PAGINA 3
DESTINAZIONE ITALIA
Il treno Pd e la scommessa nell’Italia che va
PAGINA 4
OSTIA
Attacco al Pd, bruciata la sede del circolo
PAGINA 5
LAVORO
Perché l’automazione è un’opportunità
PAGINA 6
La morte di Riina
Quella guerra vinta dallo Stato
La vita criminale del capo dei capi di Cosa nostra
Totò Riina è morto nella notte, e con la sua morte molte domande non avranno mai una risposta. La carriera criminale di Riina è stata lunga e intrisa di sangue, rendendolo per anni il nemico numero uno dello Stato. Il capo di Cosa nostra si è macchiato, personalmente o come mandante, di un numero incalcolabile di
omicidi. Mafiosi, politici, magistrati,
forze dell’ordine, giornalisti, banchieri, imprenditori, nessuno poteva sentirsi al sicuro nel
momento in cui finiva sotto i riflettori del boss corleonese.
Vent’anni di paura, terminati nel 1993, nel pieno di una sanguinosa guerra allo Stato. I primi anni novanta sono stati per l’Italia quelli dello stragismo: tre attentati a Roma che non provocarono vittime, a Milano via Palestro con la morte di cinque persone,
Firenze a via dei Georgofili, anche
qui con cinque vittime, la strage di Capaci in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre uomini della scorta, e quella di via D’Amelio che provocò la morte di Paolo Borsellino e dei cinque membri della sua scorta. L’elenco delle vittime di Riina è lungo e ricco di nomi di donne e di uomini che hanno opposto al capo dei capi una strenua resistenza. Una resistenza che gli è costata la vita, ma grazie alla quale si è ridotto in Italia il potere di Cosa nostra.
Annalisa Chirico CONDIVIDI SU
Segue dalla prima
OOggigiorno nei mandamenti della Palermo nera si ritrovano estortori e spacciatori, capicosca e picciotti di mezza tacca, ma la mafia che venticinque anni fa ebbe la scellerata spregiudicatezza di assassinare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non esiste più. Si pensi soltanto all’annus horribilis, 1991: settecento omicidi riconducibili alla criminalità organizzata, il picco as
soluto. Quasi il doppio dei (‘gli ho fatto fare la fine del morti di violenza politica
Uno stato di diritto concede una morte pietosa anche a chi ha deciso di far cessare la vita degli altri
tonno’), non si è mai penti­

quattrocentonovanta
to e al compagno galeotto

negli anni di piombo
confidava il fastidio per dal 1969 al 1985. A New
essere descritto come York Cosa nostra parla
un ‘pupo’, un burattino, calabrese, ha scandito il
nelle mani di forze oc-procuratore della Repub
culte annidate dentro lo blica di Catanzaro Nicola
stato. Riina si è congedato
Gratteri mettendo in guardia dal nemico numero uno, la ‘ndrangheta: ‘Attualmente è la mafia più forte e più ricca nel mondo occidentale, se non altro perché importa l’ottanta percento della cocaina che arriva in Europa’. Lo storico Salvatore Lupo non si stanca di ripetere che lo stato ha vinto: ‘C’è un pezzo di opinione pubblica che ragiona come se quei fatti tragici fossero avvenuti ieri, anzi che si sente come bloccata
in quel passato. Vogliamo ammetterlo che tanti sforzi, tanti sacrifici, anche della vita, sono serviti a qualcosa? È paradossale e frustrante che uno dei pochi risultati conseguiti in questo paese non sia riconosciuto’. A Palermo si è imbastito un processo su una presunta ‘trattativa’ che ha il sapore della ricostruzione storiografica e, tra rinvii e incertezze, sembra voler procrastinare il momento della sentenza. In giro per l’Italia si sono costruite carriere politiche e togate in nome di quel professionismo dell’antimafia che ha trasformato le vittime in carnefici, e viceversa. Riina, il ‘capo dei capi’ di Corleone che si vantava dell’assassinio di Falcone
da questo mondo circon
dato dall’équipe di medici e
infermieri che non hanno mai
smesso di prendersi cura di lui, i
congiunti più stretti lo hanno raggiunto al capezzale per l’estremo saluto. Uno stato di diritto concede una morte pietosa anche a chi ha deciso, senza alcun sentimento di pietà, di far cessare la vita degli altri. La giustizia non è vendetta.
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Il patto populista
Antidumping e migranti: i voti contro l’Italia di Lega e M5s
Nicola Danti CONDIVIDI SU
Segue dalla prima
GGli eurodeputati del M5S hanno votato contro entrambi i provvedimenti, come quasi sempre accade quando si tratta di raggiungere risultati concreti per il nostro pae
se. Niente di nuovo, quindi, ma proviamo
a immaginare cosa sarebbe successo se la
maggioranza del Parlamento avesse votato
come loro.
Partiamo dalle nuove regole anti-dum
ping. Le imprese europee si trovano ogni
giorno a fare i conti con la concorrenza sle
ale dei produttori extra-Ue, Cina in primis.
Con le norme appena approvate l’Europa si
potrà dotare di un sistema in grado di con
trastare i comportamenti sleali sempre più
frequenti nel mercato globale. È stata una
dura battaglia che abbiamo vinto a dispet
to di chi un anno fa sosteneva l’ineluttabi
le concessione dello status di economia di
mercato alla Cina. Se l’intero Parlamento
avesse fatto come i colleghi grillini, sot
traendosi alle proprie responsabilità e vo
tando contro, oggi i nostri mercati rischie
rebbero di trovarsi indifesi di fronte alla
concorrenza sleale cinese e non solo.
La vergogna più grande, tuttavia, è av
venuta ieri, quando siamo stati chiamati al
voto sulla riforma del tanto discusso Rego
All’Europarlamento si è votato per l’obbligo di
ripartizione
dei migranti
tra tutti gli Stati europei
PD favorevole M5S contrario LEGA astenuta Loro vogliono che tutto resti com’è per poter fare polemiche nei talk show.
Noi vogliamo cambiare
lamento di Dublino su immigrazione e diritto d’asilo. Tra le novità introdotte, la più
Europarlamento è pronto ad
importante è il superamento del criterio del
avviare i negoziati per la riforma
“primo ingresso” che ha penalizzato forte-
del regolamento di Dublino,
mente i paesi come l’Italia negli ultimi anni.
L’
con l’obiettivo di garantire una
Adesso toccherà al Consiglio mettere in atto
ripartizione centralizzata della quota
questa linea, ma si tratta già di un passo
migranti. Attualmente il primo Paese di
avanti politico importantissimo. Eppure,
arrivo si assume tutte le responsabilità
il gruppo del M5S ha preferito votare con-
nella gestione e nell’accoglienza dei
tro: contro l’Italia anche nel campo su cui
richiedenti asilo. Se la nuova norma
hanno sparso tanto veleno virtuale,
verrà accettata dal Consiglio Ue
quello dell’immigrazione.
invece l’attribuzione della
Questi due voti, insomma,
responsabilità si baserà
fotografano perfettamen-
su “reali legami” con uno
te la differenza tra chi in
Stato membro, quali la
Europa e in Italia porta
famiglia, l’avervi già
a casa risultati concreti,
vissuto in precedenza o
e chi preferisce stare a
gli studi.
guardare… tifando ma-
Parere positivo anche
gari per la squadra av-
per le norme anti
versaria.
dumping che porranno
Gli onorevoli ex “one-
fine alle frequenti
sti” useranno certo tante
pratiche di vendite
parole per giustificarsi. Le
sottocosto. Con le nuove
chiacchiere non mancheran-
regole si imporrà ai partner
no, e anzi sono destinate a molti-
commerciali extra europei di
plicarsi nei prossimi mesi di campa-
conformarsi agli standard sociali e
gna elettorale. Ma i fatti, come i voti, quelli
ambientali internazionali. Si tratta di una
restano. Ed è su questi che ogni giorno dob-
novità fondamentale, visto che per anni le
biamo continuare a differenziarci da chi
politiche di vendita a basso costo si sono
come il M5S non fa altro che dimostrare
basate sul mancato rispetto di parametri
continuamente la propria inadeguatezza
fondamentali quali il lavoro, la tassazione
ad ogni livello di governo.
e l’ambiente.
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I populisti e la destra puntano a non risolvere alcuna emergenza
Trattato di Dublino e concorrenza: che cosa sono e come cambiano
DesDesDestinazione tinazionetinazione IIItalia taliatalia
“Scommettiamo sull’Italia”
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Il Partito
Domani al via la sfida di Giorgio Gori per la Lombardia
Attacco al Pd di Ostia: brucia la sede
A fuoco nella notte il portone del circolo dem, dopo la
manifestazione contro le mafie. Renzi: “Non ci faremo intimidire”
Democratica CONDIVIDI SU
IIeri a Ostia c’è stata la seconda manifestazione antimafia in quattro giorni, mentre Roberto Spada veniva spedito nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, vicino Udine. Purtroppo, però, il clima nella città resta ancora molto teso: nella stessa notte, a poche ore dalla manifestazione promossa dalla Fnsi, il portone dello storico circolo Cinet Pd di Ostia Antica è stato dato alle fiamme. Un atto intimidatorio deplorevole – arrivato dopo le gomme bucate alla troupe di La7 – che ha completamente distrutto la porta in legno provocando anche lievi danni all’interno. Sulla vicenda ora sono in corso indagini della Digos mentre dal mondo della politica arriva la condanna unanime. Forte la reazione del Partito democratico: “Il Pd non si fa intimorire e non
si fa minacciare”, ha detto il segretario Matteo Renzi in una diretta Facebook sul treno che da Modena lo ha portato in provincia di Reggio Emilia. “Non dobbiamo abbassare la guardia. Contro le #mafie serve una battaglia unitaria”, twitta invece il ministro della Giustizia, Andrea Orlando; “Vicini ai cittadini di ostia e agli attivisti del pd per questo ennesimo tentativo di intimidire tutte le persone perbene e oneste. Non ci riusciranno”, ha scritto Zingaretti. “Non ci fermeremo”, scrive su Twitter Matteo Orfini, presidente Pd. E anche il coordinatore nazionale Lorenzo Guerini ribadisce il concetto: “Noi non arretriamo”.
Qualche ora prima circa un migliaio di persone si erano ritrovate in piazza Anco Marzio vicino al lungomare romano con il sindacato dei giornalisti e l’associazione antimafia Libera per manifestare contro i clan e a favore della libertà di stampa
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Le grandi battaglie di Bertinotti: “La sinistra non si presenti alle elezioni”
“Oggi uno storico leader della sinistra radicale, Fausto Bertinotti, ha detto che alle prossime elezioni la sinistra dovrebbe non presentarsi proprio davanti ai cittadini e “saltare un giro” perché questo “sarebbe un atto di grande coraggio politico e intellettuale”.
Quando leggo certe
dichiarazioni rimango senza parole. Il compito di un partito di centrosinistra non è scappare dalle elezioni, ma cercare di vincerle. E il vero coraggio sta nel difendere gli ultimi con leggi come il dopo di noi, il terzo settore, i diritti civili. Abbassando le tasse al ceto medio-basso come abbiamo fatto con gli 80 euro e come faremo con l’Irpef. Combattendo la precarietà nella scuola e nel privato. La sinistra che fugge dalle proprie responsabilità in realtà aiuta la destra. E lo
sa bene Bertinotti fin dai
tempi della caduta del primo governo dell’Ulivo guidato da Romano Prodi”.
Stefano Minnucci CONDIVIDI SU
L’L’attesa è finita. Domattina Giorgio Gori lancerà la sua candidatura a presidente della Regione Lombardia. Appuntamento all’Auditorium La-verdi, Milano.
Il sindaco di Bergamo sta per affrontare una sfida molto difficile, visto che dal ’94 alla guida della presidenza della Lombardia si alternano i colori di Lega Nord e Forza Italia, da Arrigoni a Maroni passando per i 18 anni di Formigoni. Strappare dalle mani della destra una delle più importanti regioni sarebbe un risultato davvero importante. Una sfida che Gori può anche portare a casa, sottolinea Matteo Renzi , “con l’aiuto di tutti e con una coalizione più
larga possibile”.
Anche per questo il sindaco di Bergamo sta lavorando su un progetto che punta ad aggregare le forze politiche e civiche dell’intero centrosinistra, i cui punti qualificanti saranno la tutela dell’accesso universale, il miglioramento dell’offerta sanitaria, la riqualificazione am
bientale e lo sviluppo sostenibile del territorio. Oltre ovviamente a interventi sulle disuguaglianze di tipo economico e sull’accesso ai diritti. Tutti temi cari al mondo della sinistra.
“Giorgio è un punto di riferimento per tanti

ha detto il segretario dem incontrando due giorni fa il primo cittadino di Bergamo – sta facendo il sindaco molto bene, arriva da un’esperienza manageriale e imprenditoriale e poi ha scelto di farsi coinvolgere da questa esperienza politica con una generosità e una passione che gli riconoscono anche i suoi avversari”.
Qualche giorno fa la sua candidatura è stata anche approvata all’unanimità dalla direzione regionale del Pd – di cui fa parte anche il coordinatore della segreteria nazionale Lorenzo Guerini. Motivo per il quale non verranno istituite le primarie per la scelta del candidato.
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Se l’innovazione è una necessità Fondazione Eyu
Ecco il progetto della fondazione del Partito democratico in partnership con Google: informare e discutere nel mondo progressista gli effetti dell’automazione del lavoro
Alessandro Ferretti CONDIVIDI SU
NNella storica cornice di Palazzo Giustiniani, tra i rinascimentali affreschi della sala Zuccari, martedì 14 novembre la Fondazione EYU, in partnership con Google ed in collaborazione con alcune tra le più importanti fondazioni progressiste d’Europa – Foundation for European Progressive
Studies, Fondation Jean Jaurès, Fundação ResPublica e Johannes Mihkelson Centre – ha presentato “Hu-man – Machine: new policies for the future of work”, progetto europeo di ricerca che mira ad indagare le diverse dimensioni del rapporto tra automazione, produttività, occupazione e disuguaglianze, con l’ambizione di trarvi conseguenti indicazioni di policies.
La realizzazione dello studio è affidata ad un gruppo di quindici ricercatori, coordinati da Carlo Stagnaro, e che vanta la presenza di David Rinaldi – Senior Economic Policy Advisor della FEPS, Andrea Ciarini – Docente di Sistemi di Welfare in Europa a “La Sapienza” di Roma, Roberto
È questa la sfida prioritaria dei socialisti europei
Lancellotti – già Senior Partner di McKinsey e Company, Katharina Oerder – membro del MIT Institut di Bonn, e diversi membri del Think Tank Tortuga. L’evento di Roma è stata dunque l’occasione per presentare le prime evidenze della ricerca, ma anche un momento di confronto tra rappresentanti del mondo accademico, politico ed imprenditoriale. Sono intervenuti, tra gli altri, Giuliano Poletti – Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Diego Ciulli – Public Policy Manager di Google, Marco Le-onardi – Consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i deputati Chiara Gribaudo e Sergio Boccadutri, ri
spettivamente responsabili del dipartimento “Lavoro” e del dipartimento “Innovazione” del Partito Democratico.
Nei prossimi due mesi lo sviluppo dello studio sarà cadenzato da tre tappe intermedie di incontri – Tallinn, Parigi e Lisbona -, preliminari alla presentazione delle conclusioni della ricerca che avverrà nel mese di febbraio, a Bruxelles, presso il Parlamento europeo. Tutti gli appuntamenti saranno animati dalla volontà di fornire un contributo innovativo al dibattito presente nel mondo progressista, per consolidarne il grado di consapevolezza e fornire ai rappresentanti del socialismo
europeo utili chiavi di lettura per interpretare e comprendere gli effetti socio-economici dell’automazione sul mondo del lavoro. Tanto lontani da prospettive luddiste quanto da un’ingenua fiducia nella capacità auto-regolativa della mano invisibile del mercato, il nostro convincimento è lo stesso di Isaac Asimov, quando affermava che “qualsiasi innovazione tecnologica può essere pericolosa. Il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più – e si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d’oggi – ma nessun uomo potrebbe
dirsi tale senza il fuoco e senza la parola”.
L’innovazione, e quindi lo sviluppo tecnologico, non è una scelta, ma una necessità. E in quanto tale non è di per sé né positiva né negativa. Il fatto che venga vissuta come opportunità e non come minaccia, invece, dipende in primo luogo dalla politica, dalla sua capacità di redistribuirne equamente i benefici tra il maggior numero possibile di persone. Questa è una delle sfide prioritarie del progressismo europeo, e questo progetto rappresenta il nostro impegno per trovare soluzioni sostenibili ed inclusive.
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