Di Vittorio Venditti
Tutto E’ Bene, Se Finisce Bene
Dopo esserci imbattuti nella soluzione del primo, dei problemi che assillano gli spazzini di Gambatesa, (Sarà Donato stesso a sostituire Salvatore nel periodo in cui quest’ultimo dovrà essere operato), ecco un’altra soluzione, proposta così come ti racconto di seguito.
Come annunciato nell’articolo di mercoledì scorso, avrei evitato di denunciare il comandante della stazione dei carabinieri di Gambatesa, previa la mediazione dei suoi superiori, opera che vedrà il suo compimento nei prossimi giorni.
Ieri pomeriggio infatti, ho potuto avere l’incontro, da me richiesto, con il capitano Giuseppe Campione, campione di nome e di fatto.
I fatti:
Mercoledì mattina, poco dopo le nove, chiamando il numero del centralino della compagnia dei carabinieri, vengo accolto dalla Professionalità dell’operatore di turno, che dopo aver ascoltato attentamente quanto io dicevo, mi passava al maresciallo Settani che, operando allo stesso modo e con la medesima Capacità di chi mi aveva accolto, mi consigliava di parlare con il diretto superiore del maresciallo a me ostile, quel capitano Campione che, con puntualità svizzera, ieri pomeriggio alle cinque mi ha ricevuto nel suo ufficio.
Entrando, anche in questo caso ho trovato una persona capace, schietta e d’animo giovane che, dopo avermi sentito raccontare l’accaduto, (fatti che comprendevano anche la dichiarazione della mia controparte, secondo cui la querela gli sarebbe stata consigliata dai suoi superiori), escluso categoricamente quanto dichiarato fra parentesi, mi proponeva di aiutarlo nel contribuire a rasserenare gli animi, comunicandomi che, dal canto suo, come previsto dal suo ruolo, avrebbe provveduto a tappare la falla, visibile nell’addestramento non ben assimilato, da parte di chi in precedenza mi aveva fatto del male.
Accettata di buon grado questa soluzione e atteso che la querela stessa faccia il suo corso naturale, (che se mi vedrà ancora presente, sarà comunque argomento da proporre alla tua Intelligenza), dopo un’ora di discussione, ha visto me ed il capitano arrivare ad un clima talmente disteso, da permetterci di parlare, sia pur in maniera limitata, anche di calcio.
Nell’accettare quanto a me proposto infatti, io ho dichiarato, di attenermi all’accordo con animo da interista, volendo dire con animo di chi sa essere paziente e sa cristianamente perdonare.
Il capitano, a questo punto ha espressa una sua leggera contrarietà, dichiarandosi “simpatizzante juventino”, aggiungendo però, che da barese, per lavoro, è stato costretto per un lungo periodo, a presidiare lo stadio di Lecce, ogni qual volta la squadra locale avesse giocato in casa, dovendo patire la sofferenza morale che si propone pensando alla rivalità fra Bari e la stessa Lecce.
Come vedi:
Dio C’é…!
Tornando seri, com’è finita?
Naturalmente come la volta precedente e con gl’Interessi!
Il capitano Campione infatti, al termine del colloquio, per sugellare la riuscita dello stesso, ha voluto offrire, a me e chi mi accompagnava, il solito ottimo caffè, corretto però al ginseng.
E dove vedo la serietà della cosa?
Innanzitutto nella squisitezza del trattamento riservato ai cittadini, così come è costume dei carabinieri, poi, in una cosa che non sapevo e che mi ha lasciato perplesso.
Ieri infatti, ho scoperto che presso la caserma dei carabinieri di Campobasso, fra le altre cose, non esiste più lo spaccio, e ciò è dovuto ai tagli in economia, che così operando, hanno tagliato anche un posto di lavoro.
Abbiamo risolto, andando a prendere il caffè al bar sito di fronte alla caserma, ma sarai d’accordo con me sul fatto che crescere, significhi farlo con tutto il corpo, evitando di amputare un dito.
Tornando al tema, come detto, ho ragione di credere che prossimamente a Gambatesa il clima sarà più sereno e meno “poliziesco”, posto che si possa definire tale un clima generato da incomprensioni che non giovano a nessuno.
Dal canto mio, proseguendo nell’operare senza modificare per nulla il mio essere, oggi penso a divertirmi, in attesa di ciò che accadrà stasera presso il bar Trasce e Jsce, cosa di cui ti racconterò domani, sempreché io sia ancora capace d’intendere e di volere.