Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria
Una Totale Mosceria
Come annunciato ieri, eccoci a rendicontarti della gita di venerdì scorso ad Adelfia (BA), per la tradizionale festa di san Trifone. Io vi mancavo da quattro anni e se non ci fossi andato, probabilmente ci avrei guadagnato. Tutto è stato peggio! I fatti:
Già la partenza è stata ritardata; ci siamo avviati da gambatesa infatti, alle sèi e trentacinque, atteso che il pullman sia arrivato più tardi, dovendo prendere a bordo altri compagni di viaggio, residenti in altri paesi. Sembrerebbe una bella cosa, ma non è stato così: la popolazione molisana in diminuzione e la mancanza di motivazioni che spingono ad intraprendere ogni anno il viaggio del quale sto trattando, hanno fatto sì che dal borgo partissero poco più di una ventina di persone; anche la nostra squadretta, già ridotta rispetto agli anni precedenti, ha perso Donato, infortunato e quindi dolorante.
Arrivati ad Adelfia verso le dieci e un quarto, siamo scesi a terra rapidamente; i bus giunti nella cittadina del barese infatti, erano diminuiti e di parecchio, probabilmente per la medesima ragione che ha visti noi aggregati ad altri paesi e questo è stato un bene. Il male però non si è fatto attendere: Prima di scendere, l’autista ha annunciato che saremmo ripartiti alle ventuno; la cosa mi ha sconcertato non poco, ma dovevamo abbozzare perché se al ritorno il primo scalo sarebbe stato a Gambatesa, per gli altri componenti il torpedone ci sarebbe stato il prolungamento del viaggio ancora per parecchio. Avremmo comunque persa la possibilità di assistere ai fuochi d’artificio serali, sicuramente la parte migliore della festa.
Pazienza?
Lasciato il pullman, subito ci siamo immersi nella fiera per vedere se si presentasse qualche novità allettante, ma la globalizzazione la fa ormai da padrona anche in questi casi e l’unica “novità” interessante, l’abbiamo trovata nella banda che è passata fra le bancarelle per andare a prendere il locale Sindaco per portarlo in chiesa.
Io ce lo avrei mandato a calci, visto che a differenza di quattro anni fa, oltre alla popolazione in visita, sono diminuiti anche i servizi prestati, se pur questa volta in maniera gratuita. Va detto a tal proposito che io preferisco dare qualcosa ed ottenere un servizio migliore, ma probabilmente anche Adelfia deve patire la iattura di avere un’amministrazione non troppo diversa dalla disgrazia che in questi anni stiamo soffrendo a Gambatesa.
Verso mezzogiorno, probabilmente anche San Trifone si è rotti gli zebedèi, ragione probabile per la quale siamo stati investiti da un abbondante acquazzone che ci ha impedito di assistere alla processione che non sappiamo se è uscita per la cittadina. Io, mio fratello Tonino e Totore, unitamente ad altri astanti, ci siamo rifugiati sotto un balcone, assediati dai venditori di ombrelli che però hanno persa la sfida. Verso le dodici e mezza, registrato un certo languorino, abbiamo deciso di tornare là dov’era parcheggiato il pullman per prendere i nostri viveri ed accamparci poco distanti da un gruppo di napoletani che aveva integrato un complesso di musica melodica, cosa che più che farci compagnia ci disturbava, atteso che i cantanti fossero stonati più delle campane della chiesa, campane che stavano annunciando la fine della festa religiosa.
Terminato il pranzo al sacco, eccoci di nuovo fra le bancarelle, mentre iniziavano i fuochi d’artificio del giorno: cinque fuochisti si sono sfidati, dando il meglio di sé; noi, nel frattempo, avevamo sete, per cui è iniziata la caccia ai venditori di birra, anche in questo caso non proprio fra le migliori. Ne avevo trattato già nel link che ti ho proposto sopra: Nemmeno quest’anno abbiamo trovato il camerata libraio e la cosa ha messo me e totore ancor più di cattivo umore.
Ci siamo affannati per trovare qualcosa da portare come trofeo di guerra a casa, ma la globalizzazione di cui sopra ci ha fatto praticamente tornare quasi a mani vuote. Nel frattempo, il sole ci abbandonava e l’illuminazione veniva accesa.
Salutato il festeggiato, ci siamo rimessi in marcia verso il luogo ove si posizionano le bande per ascoltare un po’ di musica, ma siamo capitati con il cambio di banda per l’appunto, per cui abbiamo potuto sentire solo un ottimo impianto d’amplificazione che riproduceva musica classica, accompagnata a ritmo dall’illuminazione, cosa che mi ha fatto imbestialire non poco, atteso che io non ne abbia potuto godere.
La serata volgeva al termine e le nove erano prossime; dovevamo tornare al pullman, sapendo che ci saremmo persi i fuochi d’artificio sincronizzati con le bande musicali e ciò ha finito di guastarci la serata.
Alle nove, saliti sul bus, ecco un’altra sgradita sorpresa: un personaggio del quale non si è capita l’origine, preso il microfono di bordo, ha iniziata una filippica per chiedere soldi in favore di un non meglio reparto di pediatria e di bambini che vi avrebbero passato il Natale. Tralascio ogni mia convinzione in merito a queste questue ed aggiungo solo che dopo il giro per la colletta, cui ovviamente non ho partecipato, alle nove e cinque, come Dio ha voluto, siamo ripartiti.
Tolta la maleducazione di chi ha prima chiesto che il pullman si fermasse per poi non scendere a fare i propri bisogni per lasciarli sul mezzo che ci ospitava, verso l’una meno un quarto di sabato mattina siamo rientrati a Gambatesa. La sete si faceva sentire anche perché sul pullman non era stata accesa l’aria condizionata, per cui, abbondantemente stressati, io e Totore decidiamo di raggiungere il bar Pallons ancora aperto per tracannare due birre da sessantasei a testa e raddrizzare una giornata che definire brutta significa voler bene a chi ha organizzata la tragedia descritta.
Sarà per l’anno prossimo?