Di Vittorio Venditti
Seconda Puntata: Il Perdono
Circa un mese fa, ho esposto a te che mi leggi una bella iniziativa della nostra Parrocchia: la Catechesi per adulti, che, per il resto dell’anno, avrà come tema portante la Bibbia, in particolare, il Libro di Tobia.
Oggi, siamo arrivati al primo stop, dovuto all’avvicinarsi del Natale e delle feste del periodo, per cui mi permetto, nel mio piccolo, di trarre le prime conclusioni.
Mancando da certe discussioni religiose da più di vent’anni, la prima cosa che ho notata è consistita nel modus operandi di chi, per necessità e ragion d’essere, dirige simili appuntamenti.
Una volta, si entrava in sala, si prendeva posto, e poi, semprechè non sopraggiungesse la ragione imposta dal dio Morfeo, si assisteva a discorsi a ruota libera, quasi senza possibilità di replica.
Per la verità, (volendo essere onesti fino in fondo), la possibilità di replicare sulla carta esisteva, ma guai ad attuarla! si veniva automaticamente “scomunicati a divinis”, per cui, se si voleva restare ad ascoltare, si doveva farlo, (è proprio il caso di dire), in “religioso silenzio”.
Alcuni, già allora, avevano la possibilità di interloquire con l'”oratore”, ma costoro dovevano essere in perfetta sintonia con lo Stesso, e, possibilmente, dovevano essere in sintonia, anche a livello più propriamente politico-temporale.
Le cose sono cambiate?
Pare proprio di sì, almeno questa è la mia sensazione!
Infatti, da quando si è passati a maggior democratia, (questo è il motivo per cui in me è tornato l’interesse in merito), si può discutere e, di conseguenza, potendo ascoltare anche le idee altrui, Imparare qualcosa di nuovo, da applicare al proprio comportamento e alla propria Vita.
Nell’ultima discussione, partendo da quanto esposto nel terzo capitolo del Libro di Tobia, si é arrivati, gradatamente, a discutere del Perdono, e della sua reale applicazione, soprattutto in casi gravi ed estremi.
Discutendo, e non essendo d’accordo con determinate prese di posizione, ho portato l’esempio attuale del “perdono” richiesto da Gaspare Spatuzza alla famiglia Di Matteo, per la morte del piccolo Giuseppe, strangolato e sciolto nell’acido.
Nella foga della discussione, rivolgendomi a Don Fabio, gli ho testualmente detto: “vorrei vedere se una cosa del genere fosse accaduta a te o a qualcuno di tua conoscenza, chissà come avresti reagito!”.
Lui, dopo un momento di giusto “saper attendere”, mi ha risposto: “Sono testimone di qualcosa di realmente accaduto, ma non vado avanti”.
Poi, dopo una decina di secondi di silenzio, Don Fabio ha ripreso: “anzi nò, vado avanti!”, e, con una forza che ha dell’incredibile, ha raccontato quanto in sua conoscenza, e quanto da Lui ottenuto da Dio, sulla scorta delle preghiere proposte in merito.
Al termine della Catechesi, dopo aver appresa una lezione di vita del genere, non ho potuto far altro che ringraziarlo personalmente per quanto ci ha voluto Donare, anche a costo di dover riaprire una ferita personale.
Dal canto mio, (ma io non sono ne un Prete, ne un Santo), spero di aver ricevuta una giusta “martellata” sulla testa, da farmi pensare a poter perdonare chi, in vario modo e nei tempi, mi ha fatto del male, e soprattutto, quello Stato che, non avendo la possibilità di guadagnare sulle mie disgrazie, si è guardato bene dal darmi Giustizia Terrena.
Da “voce fuori dal coro” però, non posso esimermi dal trarre qualcosa di negativo anche da questa bella esperienza.
Parlo di qualcosa che, in un contesto normale, non dovrebbe assurgere agli onori della cronaca, ma che, in questo caso, va denunciata e stigmatizzata.
Di che sto farneticando?
Presto detto.
Nel congedarci, sono stato avvicinato da una persona del nostro gruppo, facente parte di quelle che, a loro modo, pretendono di cambiare tutto per non cambiare niente, anche nelle Catechesi.
Questa persona, (per carità! con garbo!), mi ha dato un consiglio da me non richiesto: “chiedi scusa a Don Fabio, perché con il tuo dire gli hai riaperta una ferita…”.
A questa persona non ho quasi risposto, e mi sono diretto verso il nostro catechista; l’ho ringraziato per quanto raccontato e discusso, dicendogli però, che se, dopo tanti anni avevo deciso di tornare ad affrontare catechesi del genere, lo si doveva ai cambiamenti effettuati in merito alla gestione delle discussioni.
Don Fabio, compresa la mia posizione, mi ha rassicurato in merito, dicendomi anzi, che il discorso sarebbe ripreso.
In definitiva:
Bando ai colpi di coda di certo modo di pensare, oggi posso dire che la Chiesa, se è quella di duemila anni fa, e di oggi allo stesso tempo, ciò, è dovuto anche alla capacità delle nuove Leve.
Per carità di Dio! lungi da me voler disprezzare l’esperienza e le capacità di sacerdoti con maggior “esperienza”, ma sarà il caso che, determinate persone, entrino nell’ordine d’idea secondo cui a tutti, magari sbagliando, dev’essere permesso di parlare, non fosse altro che per crescere insieme.
Appuntamento, dunque, al prossimo nove gennaio!