Della Redazione Di Democratica
n. 67 giovedì 9 novembre 2017
“Vogliamo un’ulteriore cooperazione con il Movimento Cinque Stelle nelle campagne elettorali” (Comunicato ufficiale del partito di Putin, Russia Unita, marzo 2016)
contro
Risparmiatori “Nel 2013 Bankitalia non segnalò problemi su Veneto Banca” (Angelo Apponi, direttore generale di Consob). Il Pd aveva ragione. Ora emerga tutta la verità
SONDAGGI
Effetto Di Maio: il Pd primo partito M5s in calo
L’ultima rilevazione di Swg dopo il voto siciliano vede il Partito democratico avanti, la coalizione di centrosinistra in crescita e conferma l’affanno dei grillini
SEGUE A PAGINA 2
L’EDITORIALE /1
“
Ostia, una sfida che lo Stato deve raccogliere
Matteo Orfini
Stefano Esposito
QQuando ad inizio 2015 noi due iniziammo ad occuparci di Ostia la prima cosa che apparve chiarissima fu la presenza della famiglia Spada. Una presenza fisica per un gruppo dalle spiccate capacità criminali e che operava e opera con le caratteristiche della malavita organizzata. Ostia è soffocata da una presenza che diventa immanente, permea ogni aspetto del vivere, corrompe, intimidisce e trova, a seconda del caso, sponde con la politica stessa. Ieri il messaggio per la stampa e in genere per la società civile è stato chiaro: qui la legge siamo noi e le regole sono quelle della violenza.
SEGUE A PAGINA 4
L’EDITORIALE /2
“
Il modello Bagheria dei Cinque Stelle
Carmelo Miceli
RRifiuto in atti d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e turbativa d’asta. Sono questi i capi di imputazione contenuti nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese ha emesso nei confronti del Sindaco Patrizio Cinque, punta di diamante del Movimento Cinque Stelle Siciliano, e di altri 23 funzionari e dipendenti del Comune di Bagheria.
A PAGINA 3
IL COLLOQUIO
Rutelli: “Ridiamo vita all’arte uccisa da Daesh”
A PAGINA 6-7
Destinazione Italia
Il treno dell’ascolto nel Nord-Est
25 Monastier ore 8.20 Ferrara ore 18.10 9 Marghera ore 10.40 Padova ore 12.40 NOVEMBRE Bergantino ore 15.20 giovedì
La cura della memoria a Redipuglia
Matteo Renzi a ha visitato il museo
dedicato alla prima guerra mondiale
e il sacrario dove sono sepolti oltre
centomila soldati italiani morti nel
corso della Grande Guerra. “Qui c’è
un impegno importante del governo
–
ha spiegato – con l’obiettivo di finire
entro il 4 novembre 2018. E’ stata fatta la piazza, ora sono in corso lavori manutentivi e al museo. Il tema della memoria è molto importante”
Il rammendo delle periferie a Udine Sull’area dell’abbandonata caserma Osoppo è previsto un piano di rilancio con un investimento pubblico di circa 18 milioni di euro. Il progetto è rientrato nel bando delle periferie lanciato dal precedente governo due anni fa. Durante la visita Matteo Renzi ha definito il recupero della caserma Osoppoun progetto dell’amministrazione comunale “veramente intelligente sia da parte del convitto che dell’housing sociale sia parti legate alle infrastrutture che alle zone a verde”.
L’incontro con i risparmiatori
Durante il viaggio Matteo Renzi ha incontrato sul treno un gruppo di persone truffate dalla Banca Popolare di Vicenza e Federconsumatori per discutere della vicenda delle banche venete. “Confrontarsi direttamente col dolore e la frustrazione di chi ha perso tutti i risparmi
per la fiducia malriposta – scrive su Facebook Bonifazi, con cui Renzi
ha incontrato i risparmiatori – è un’esperienza che stringe il cuore ma che è assolutamente necessaria per chi come me fa parte della commissione d’inchiesta sulle banche. Chi ha sbagliato si assuma le
proprie responsabilità e paghi fino in fondo”.
Nei luoghi della memoria e dell’innovazione
Democratica CONDIVIDI SU
UUna visita “nei luoghi della storia e della memoria” ma anche in quelli dell’innovazione e delle startup. È stato questo il senso della tappa di ieri in Friuli Venezia Giulia e in Veneto del treno DestinazioneItalia. Nell’arco della giornata Matteo Renzi ha visitato il porto di Trieste, il sacrario di Redipuglia, in provincia di Gorizia, dove sono sepolti oltre centomila soldati italiani morti nel corso della Grande Guerra. Quindi la “tappa” a Udine dove ha visitato l’area dell’abbandonata caserma Osoppo, sul quale è previsto un piano di rilancio con un investimento pubblico di circa 18 milioni di euro. Poi ha proseguito per S,Giorgio della Richinvelda in provincia di Pordenone dove ha visitato l’azienda vivaistica e agricola Rauscedo che produce piante esportate in 28 Paesi vinicoli di tutto il mondo, e verso Casarsa della Delizia, “per posare un fiore sulla tomba di Pier Paolo Pasolini”. “Mentre la politica romana sta a parlare e discutere, talvolta bene, talvolta meno, noi stiamo in mezzo alla gente”, ha detto Renzi in una diretta Facebook a bordo del treno dem, ribadendo la volontà di stare “nei luoghi del sociale, delle imprese visitando le start-up, nei luoghi del nostro cuore come sulla tomba di Pier Paolo Pasolini” e ancora “con le periferie di Udine che saranno riqualificate con i fondi stanziati dal Governo dei mille giorni”. Ultima tappa della giornata a Belluno, in Veneto, con la visita a una comunità-alloggio per persone con disabilità. Nell’incontro con i familiari dei disabili e con gli operatori del settore si è parlato di quanto fatto finora sul tema dai governi a guida Pd, della legge del “Dopo di noi” e della legge sull’autismo.
Ivivai all’avanguardia Visita ai Vivai cooperativi di Rauscedo, un’azienda all’avanguardia che produce piante esportate in 28 Paesi vinicoli di tutto il mondo. Sono 250 i soci che compongono la Cooperativa e che hanno il compito di assicurare la qualità del prodotto nei 28 Paesi viticoli dove è presente la Cooperativa. Destinazione Italia
Un fiore sulla tomba di Pasolini
Visita al cimitero di Casarsa della Delizia, dove sono tumulate le spoglie di Pier Paolo Pasolini. Renzi ha lasciato un fiore sulla tomba dello scrittore e regista.
Il sociale nell’incontro di Belluno
Durante la visita a una comunità-alloggio per persone con disabilità, a Belluno, c’è stato un incontro con i familiari dei disabili e con gli operatori del settore con i quali si è parlato si è parlato di quanto
fatto finora sul tema dai governi a
guida Pd, della legge sull’autismo e della legge “Dopo di noi”.
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Abusivismo e aste truccate a Bagheria
Chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco Cinque e per altri dirigenti dell’amministrazione M5S
Carmelo Miceli CONDIVIDI SU
RRifiuto in atti d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e turbativa d’asta. Sono questi i capi di imputazione contenuti nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese ha emesso nei confronti del Sindaco Patrizio Cinque, punta di diamante del Movimento Cinque Stelle Siciliano, e di altri 23 funzionari e dipendenti del Comune di Bagheria.
Uno scenario preoccupante al quale si aggiunge il provvedimento con cui il Settore Vigilanza Urbanistica della Regione Si
ciliana ha intimato e diffidato il Sindaco di Bagheria a procedere immediatamente alla modifica del regolamento sugli immobili abusivi, risultato illegittimo nella parte in cui sospende le demolizioni di case e ville situate in aree vincolate e di inedificabilità assoluta, alcune delle quali di proprietà dei familiari dello stesso Sindaco e di altri amministratori pentastellati.
E’ questo il vero “modello Bagheria”, quello che Luigi Di Maio ha sempre citato come esempio da esportare in tutta Italia e che, oggi, in soli tre anni di amministrazione mostra tutta l’incapacità e la spregiudicatezza dei 5 Stelle.
Un modello lontano anni luce dalla tanto decantata trasparenza e imparzialità, nel quale emerge in modo allarmante la pro
pensione di un gruppo politico che ha conquistato il potere e che, nel rispetto delle logiche della prima repubblica, si preoccupa di tutelare gli interessi delle proprie famiglie, dei propri amici e degli “amici degli amici”.
Un modello sul quale, la Segreteria Provinciale del PD di Palermo e quella cittadina di Bagheria, da mesi e senza esito, chiedono un confronto pubblico al Sindaco Patrizio Cinque e al (fu) leader siciliano del Movimento, Giancarlo Cancelleri. Un modello del quale, oggi, anche Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Beppe Grillo hanno smesso di parlare, dando l’ennesima conferma che dall’onestà all’omertà il passo è molto più breve di quanto si possa immaginare.
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Politica
Ostia, lo Stato deve raccogliere la sfida
Matteo Orfini CONDIVIDI SU
Stefano Esposito
segue dalla prima
ÈÈchiaramente una sfida allo Stato. Una sfida che dobbiamo cogliere, che lo Stato e le istituzioni, facendosi forti della legge del diritto, devono raccogliere. Ad Ostia va ripristinata la legalità. Non vi sono altre soluzioni. O noi o loro.
È evidente la fortissima capacità intimidatoria che il clan Spada ha sul tessuto del X Municipio e altrettanto forte ci appare la difficoltà a parlare di questo clan. Anche all’interno delle forze politiche. C’è paura.
Vi confessiamo che il gesto di ieri è stato terribile, pauroso, per violenza e spregiudicatezza. Parlando di quanto accaduto ieri con persone che di gesta di mafia e malavita se ne intendono, ci hanno detto di essere rimaste colpite dalla brutalità e dalla arroganza con cui uno dei componenti del clan Spada ha prima picchiato Danilo Piervincenzi e poi, sui social, si è vantato del gesto.
Di fronte a tutto ciò è necessario parlarne noi, pubblicamente, proprio su Twitter e Facebook, denunciando il loro modo di agire, il controllo del territorio, le minacce alla giornalista di Repubblica Federica Angeli che vive da anni sotto scorta per aver indagato su queste realtà. Noi degli Spada ne parliamo e ricordiamo come nei mesi passati con sfacciataggine e senso di impunità Roberto Spada, con un post su Fb, avvertiva noi due che non gli avremmo tolto il sorriso dalla faccia.
Ma per capire cosa accaduto ieri e quindi la profondità e la gravità del fatto bisogna fare un passo indietro o se volete aprire una parentesi. La malavita organizzata non usa la violenza a caso. Per quanto spettacolare, per quanto assurda la storia ha una sua logica. Il giornalista Rai stava chiedendo dei rapporti tra il clan Spada e Casa Pound, tra i fascisti e la malavita organizzata che ad Ostia ha i suoi affari nello spaccio della droga, nel controllo degli stabilimenti balneari abusivi e in ogni possibile attività illecita.
La storia, o se volete la cronaca, ci può aiutare. Ripartiamo dalle manifestazioni di alcuni mesi fa di Casapound contro l’associazione Libera, che aveva avuto in gestione uno degli stabilimenti abusivi sottratti all’illegalità. Ripartiamo da questi strani punti di contatto. Ripartiamo dagli interessi. Perché, come al solito, sono i soldi la ragione di tutto. Sono la ragione sociale che accomuna coloro che si nascondono dietro il tricolore e la malavita organizzata.
Per questo possiamo dire che quello di Roberto Spada è un chiarissimo messaggio, prima che a noi, ai cittadini di Ostia.
Ma continuiamo a seguire i soldi. Ad Ostia operano alcune, presunte, associazioni antimafia, molto impegnate, tra l’altro, a favore, dell’ associazione balneari che rappresentano, un altro tassello di questa incredibile vicenda. Politica e malavita, malavita e politica, un geometria che varia ma che spesso ha qualche elemento che negli anni non muta mai.
Con una tempistica straordinaria appena cominciamo a denunciare gli Spada arriva la loro risposta; attaccano noi e difendono la famiglia. Eccole le finte associazioni antimafia. Visto che non riescono a far tornare il silenzio, al quale erano comodamente abituati, partono le querele. Noi due che scriviamo quest’articolo ne contiamo almeno una decina.
Chiediamo a più riprese ai dirigenti nazionali e locali del M5s, apertamente sostenuto dalla famiglia Spada nelle elezioni del 2016, di prendere le distanze da questi soggetti e dalle finte associazioni antimafia. Sapete la risposta? Barillari, consigliere regionale, querela Esposito, Luigi Di Maio querela Orfini. La querela di Barillari verrà discussa nel 2018 quella di Di Maio è stata archiviata.
Ora in tanti scoprono la mafia ad Ostia. Non possiamo che rallegrarcene. Ma noi la battaglia contro questi delinquenti l’abbiamo iniziata e condotta in questi anni in un silenzio, spesso complice, assordante. Ad Ostia nulla è come appare. È peggio. La mafia c’è ed è forte. Anche se vista qualche sentenza qualcuno sembra non volerne accorgersene. La malavita è forte e sono forti i legami con la politica.
Oggi CasaPound cresce ad Ostia e da anni ha trovato una sinistra consonanza con interessi che, spesso, riportano alla malavita organizzata che controlla il territorio. Arenili abusivi, occupazioni abusive e tante al
tre cose tutte da scoprire. Per questo è stata aggredita la troupe di
“Nemo”. Dalla domanda del giornalista si deve ripartire. La destra
estrema e la malavita organizzata vantano una storia di rapporti
consolidati. Ce lo dicono sentenze passate in giudicato. Roma e l’e
strema destra hanno un rapporto di lunga data come insegnano le
vicende della Banda della Magliana, un’araba fenice che in qualche
modo risorge dalle sue ceneri. Epigoni e vecchi arnesi di una storia
tremenda sono sempre in azione. Per questo Ostia è un laboratorio
pericolosissimo. Lo Stato deve esserci, in forze e nei modi con cui in
anni bui ha saputo gestire simili situazioni.
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Focus America
IIl messaggio a Donald Trump è arrivato forte e chiaro: il primo test elettorale da quando si è insediato alla Casa Bianca è stato un flop.
Il Presidente ha infatti sostenuto apertamente i candida
ti repubblicani in corsa nelle elezioni locali e loro hanno
perso. Alcune sconfitte erano segnate, altre sono davvero
inaspettate e quasi storiche. In Georgia o in Maine, per esempio, un referendum popolare ha sovvertito il veto posto dal governatore repubblicano uscente sulla reintroduzione del Medicaid, parte dell’Obamacare che l’amministrazione Trump sta cercando di smantellare da mesi. In New Jersey invece il nuovo governatore sarà il democratico Philipp Murphy, ex ambasciatore in Germania durante l’Amministrazione Obama, uomo di Wall Street che è riuscito a convincere gli elettori con un programma coraggioso e la promessa di ‘difendere’ lo Stato da Trump, assiduo frequentatore del suo golf resort locale. Anche in Virginia si avrà un nuovo governatore democratico, ma non è la sola novità. Fra gli eletti ci sono tante personalità diverse e anche la 33enne Danica Roem, che sarà la prima deputata statale transgender della Virginia ( una vittoria che ha un sapore ancora più dolce visto che ha sconfitto un 73enne Repubblicano considerato fra i più omofobi politici statunitensi).
A Detroit è stato riconfermato il sindaco Mike Duggan, con un risultato scontato perché è stato colui che ha salvato la città dall’enorme crisi finanziaria. A Boston, feudo liberal, invece è stato rieletto Martin Walsh; mentre a Charlotte, in North Carolina, ci sarà il primo sindaco afroameri
cano donna, la democratica Vi Lyles. Per i democratici, che hanno presentato queste
È il primo esponente democratico a ottenere un secondo mandato a New York negli ultimi 32 anni
elezioni come un referendum su Trump, la vittoria è stata netta. Suggellata dalla ciliegina sulla torta: la riconferma a sindaco di New York di Bill De Blasio. De Blasio, simbolo dell’America più progressista, ha subito sfidato The Donald: “Questa sera, New York ha mandato un mes
saggio alla Casa Bianca. Il nostro messaggio è che non si possono voltare le spalle ai valori della propria città, perché la vostra città combatterà”. Il sindaco, che ha incentrato tutta la propria campagna elettorale sulla difesa dei newyorkesi, ha
sconfitto la rivale repubblicana Nicole Malliotakis.
Tra gli applausi dei suoi sostenitori, al Brooklyn Museum, De Blasio ha aggiunto: “Noi difenderemo il sistema sanitario. Difenderemo gli immigrati (…) perché quando vengono attaccati, siamo tutti attaccati!”. Il 38% della popolazione newyorchese è di origine straniera. “Non puoi prendere sfidare i valori di New York e vincere, signor presidente. Se ti rivolti contro i valori della tua città, la tua città contrattacca”, ha scritto De Blasio. Che poi ha promesso: “Negli ultimi quattro anni avete visto importanti cambiamenti, ma ancora non avete visto niente”.
De Blasio è il primo esponente democratico a ottenere un secondo mandato alla guida della capitale finanziaria americana negli ultimi 32 anni. E c’è chi scommette che avrà un ruolo importante anche per il futuro.
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Con De Blasio riparte la riscossa dei Democratici
Agnese Rapicetta CONDIVIDI SU
“Ridiamo la vita all’arte Pensieri e parole
Il colloquio
uccisa da Daesh”. Parla Rutelli
Carla Attianese CONDIVIDI SU
“Il
terrorismo non ha solo straziato vite umane, ha anche distrutto un prezioso pa-
trimonio culturale, secondo
una visione folle di un inte
gralismo che proibisce l’esi
stenza di icone, di simboli umani ed anche
di figure animali. Noi siamo nati per questo,
per batterci e per segnalare un pericoloso ri
torno all’iconoclastia, ed è quello che stiamo
provando a fare”.
A parlare con Democratica è Francesco
Rutelli, oggi presidente dell’associazione
“Incontro di civiltà”, nata qualche anno fa,
appena iniziate le distruzioni in Siria e poi
in Iraq, con lo scopo di tutelare e preserva
re il patrimonio culturale e il cui comitato
scientifico è presieduto da Paolo Matthiae,
lo scopritore delle rovine di Ebla considera
to il più importante archeologo italiano del
Medioriente.
Rutelli, lei è reduce da un importante appuntamento all’Unesco a Parigi, di cosa si è trattato?
Stiamo portando in luoghi simbolici dell’Europa tre importanti ricostruzioni, realizzate in Italia, di altrettanti monumenti distrutti o degradati a causa del dominio territoriale e delle devastazioni dell’Isis. Dopo aver portato la ricostruzione dell’archivio reale di Ebla alla sede del Consiglio europeo di Bruxelles, qualche giorno fa abbiamo portato di fronte
alla sede dell’Unesco a Parigi, dove rimarrà fino al 3 dicembre, il Toro androcefalo di Nimrud, la scultura del IX secolo A.C. che era a guardia del palazzo reale della capitale assira. Un evento senza precedenti per l’organizzazione Onu.mIl prossimo appuntamento sarà tra 20 giorni a Roma, dove esporremo la ricostruzione del soffitto di Tempio di Bel a Palmira nella sede della FAO, in occasione della conferenza dell’Iccrom, l’istituzione intergovernativa che si occupa di conservazione del patrimonio culturale. In questa occasione esporremo, oltre al soffitto ricostruito, un’ importante scultura di Palmira trafugata e recuperata dai nostri Carabinieri per la Tutela del Patrimonio.
Dunque alla copia sarà affiancato, simbolicamente, anche un pezzo originale.
Ci parli del percorso che state compiendo con l’associazione.
Stiamo svolgendo un lavoro in tre fasi: la prima ha riguardato una grande mobilitazione per segnalare, a tutti i livelli, che la distruzione del patrimonio
culturale ci emoziona meno delle perdite umane, ma è uno scempio che ha un significato non meno profondo. Nella seconda fase, quella in cui siamo attualmente impegnati, ci siamo dedicati alla ricostruzione di tre grandi opere simboliche, lasciando intatti su di esse anche segni e ferite del tempo. La terza fase, che ci auguriamo pos
sa partire già nel 2018, prevede la realizzazione di un accordo tra noi e il Governo iracheno, con la collaborazione del Governo italiano, per compiere in alcuni luoghi cruciali delle ricostruzioni di monumenti che sono andati distrutti. Tutto questo, sottolineo, avviene grazie ai soli fondi privati (in particolare in collaborazione con la Fondazione Terzo Pilastro Italia e Mediterraneo) e in totale collaborazione con i governi Renzi e Gentiloni, e con il ministro Franceschini.
Insomma dopo la proposta dei caschi blu della cultura l’Italia resta in prima linea.
Il nostro progetto è in totale continuità con la campagna per la creazione
dei “Caschi Blu della cultura” che, lo ricordiamo, sono corpi specializzati formati da
studiosi, restauratori, tecnici e Carabinieri in grado di intervenire in caso di conflitto non solo per preservare il patrimonio culturale ma anche per con
trastare il traffico illecito. Sono una task force sotto egida Unesco che può essere associata alle missioni ONU per
“I terroristi hanno distrutto un enorme patrimonio, così cerchiamo di ricostruirlo”
mettere in sicurezza siti e aree a ri
schio. E’ un percorso iniziato con la Convenzione de L’Aia del 1954 che ha bandito i combattimenti nei luoghi di valore artistico e monumentale, impegno proseguito con delibere Unesco e Onu in cui l’Italia è sempre stata protagonista.
SEGUE A PAGINA 7
Pensieri e parole
SEGUE DA PAGINA 6
Le ricostruzioni sono state effettuate anche con la stampa in 3D e le aziende italiane ne sono state le protagoniste, ce ne parla?
Gli italiani hanno le tecnologie e le capacità. Ogni ricostruzione è stata fatta con tecniche diverse: per il soffitto di Palmira sono state usate le stampanti 3D mentre ad esempio per il Toro di Nimrud si è usata una tecnica di restauro più tradizionale, ma con materiali di ultima generazione. Protagoniste di questo lavoro sono state aziende di Roma, Firenze e Ferrara.
È emozionante parlare di ricostruzioni di monumenti andati perduti, ma cosa si può fare per prevenire nel futuro simili scempi?
Una parte della nostra campagna è stata dedicata proprio a questo, a condividere una documentazione sui siti a rischio. Abbiamo proposto di realizzare una mappatura coerente dal punto di vista tecnico-scientifico dei luoghi maggiormente a rischio. Non solo a causa dei conflitti: pensiamo alla presenza di terremoti e disastri naturali e alla prospet
tiva dell’innalzamento dei mari per effetto dei cambiamenti climatici, un tema decisivo per la seconda metà del XXI secolo. L’idea è di mettere a punto un catalogo delle aree a rischio, mentre oggi molte istituzioni e soggetti privati realizzano banche dati che non vengono messe a sistema. Per questo abbiamo proposto un codice comune per la catalogazione di questo patrimonio, che si può effettuare con tecnologie come i droni, e foto aeree o satellitari, il laser-scanner. Va costruita una convergenza operativa nella comunità internazionale.
Assistiamo a un ritorno di cose che pensavamo appartenere al passato, dal razzismo alla cultura presa in ostaggio. Che tempi ci aspettano?
Ci attende un compito durissimo. Pensavamo fosse finita l’epoca delle distruzioni intenzionali. Del resto, noi europei siamo stati i primi a sviluppare questa cultura della tutela del patrimonio anche per un senso di colpa post bellico a seguito di distruzioni come quelle di Dresda o Montecassino,
o
delle razzie naziste durante la Seconda guerra mondiale. Da allora pensavamo di aver intrapreso una via irreversibile, inve
ce l’Isis ha messo in scena il tragico risveglio dell’iconoclastia. La cultura è un ponte tra le diversità e un patrimonio universale, ma al contrario sta diventando una strada di divisioni: si utilizzano le identità culturali come fattore di esasperazione dei conflitti, sino alle curve degli stadi e alle polemiche strumentali negli USA che vorrebbero addirittura la cancellazione dei monumenti a Cristoforo Colombo.
Simbolico sarà andare nei luoghi della distruzione e ricostruire lì. Cosa significherà portare a termine anche questo progetto?
In Siria e in Iraq, nei luoghi del conflitto, ci sono cumuli con centinaia di migliaia di tonnellate di detriti. Non possiamo accettare che l’ultima parola sia quella dei terroristi. Non possiamo accettare il destino della distruzione dei grandi Buddah di Bahmian lungo la Via della Seta in Afghanistan: dopo la loro distruzione da parte dei Talebani, sono rimaste delle squallide cavità. Oggi, grazie a tecniche moderne di restauro e a un dibattito scientifico di alto livello, si possono far rinascere quei luoghi.
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