Della Redazione Di Democratica
n. 65 Martedì 7 novembre 2017
“Se fate la contromanifestazione vi accoltello come cani, vi ammazzo tutti!” (Luca Marsella, leader di CasaPound a Ostia)
Dov’è la vittoria ?
M5s I grillini delusi per la sconfitta in Siciliadove erano convinti di prevalere. A Ostiaperdono voti. La leadership di Di Maio fa acqua
PAGINA 2-3
SICILIA
Ecco tutta la verità sui voti raccolti dal centrosinistra
Salvatore Vassallo illustra i numeri reali. Il Pd non perde voti, Mdp molto sotto le aspettative, e soprattutto il crollo del centro è stato determinante per la vittoria della destra di Musumeci
A PAGINA 4
L’EDITORIALE /1
“
Il pessimismo pigro sull’economia reale
Marco Fortis
L’L’asprezza del dibattito politico e il cronico pessimismo “a prescindere” di una buona fetta di analisti e commentatori hanno fatto sì che fino a questo momento è praticamente mancata una valutazione obiettiva dell’impatto delle politiche economiche dei 1000 giorni e del primo semestre del Governo Gentiloni. A parte qualche volonterosa ma isolata analisi sono prevalse in genere le note polemiche e si sono frequentemente sentite critiche poco fondate sull’impatto di tali politiche economiche: in particolare, è stato detto che l’economia nel suo complesso è cresciuta poco perché gli 80 euro e le diverse riduzioni di tasse hanno poco aiutato i consumi.
SEGUE A PAGINA 5
L’EDITORIALE /2
“
In Europa la burocrazia si sconfigge così
Sandro Gozi
SSpesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione. Ma ancora più spesso ci imbattiamo solo in una cosa peggiore della burocrazia europea: la burocrazia italiana. In Italia siamo tutti prigionieri di questo mostro, che mangia tempo e denaro alle imprese e alle persone con i suoi malfunzionamenti. Un mostro cresciuto a dismisura, tanto che ormai dirige la politica e le amministrazioni più che farsi dirigere. Vediamo allora se in Europa troviamo qualche buon esempio di come lottare contro il moloch burocratico. Lo sappiamo: non servono necessariamente nuovi regolamenti per fare funzionare meglio l’Europa: serve più coraggio politico. SEGUE A PAGINA 6
MONDO
Trump va a cercare fortuna in Asia
A PAGINA 7
Voto in Sicilia
La grande bufaladella vittoria grillina
“Sono orgoglioso di noi, oggi niente Maalox”. Beppe Grillo aspetta due giorni dalla chiu-sura dei seggi in Sici-lia per parlare di una “vittoria morale del Movimento 5 Stelle”. Già perché le elezioni nell’isola, quelle che avrebbero dovute essere il momento di slancio simbolico per i pentastellati verso la conquista di Palazzo Chigi, quelle che al-cuni mesi fa i sondaggi assegnavano senza alcun dubbio a Giancarlo Cancelleri, sono in realtà state vinte da Nello Musumeci e dal centrodestra. Le accuse di brogli e l’immediata fuga di Luigi Di Maio dal confronto televisivo con Matteo Renzi, fanno capire che le parole di Grillo servono, come spesso succede, a mettere una toppa ad uno stato d’animo tutt’altro che entusiasta. Certo, non si può dire che il Movimen-to in Sicilia non abbia preso voti. Però, se andiamo a vedere i numeri, ci dicono che rispetto alle politiche del 2013 il calo è stato di circa 6 punti in termini percentuali e di oltre 300mila voti in termini assoluti. I nu-meri di oggi sono in linea con le europee di tre anni fa, quelle in cui, a livello naziona-le, i grillini superarono a malapena il 21%. Quello siciliano, quindi, è un voto che conferma l’impressione di un consenso congelato, che sull’isola non cala – anche a causa dei certo non brillanti cinque anni di governo Crocetta – ma neppure cresce. Per chi, come Di Maio, aveva detto “prima la Sicilia poi l’Italia”, questo passaggio non può che essere un momento di grande de-lusione. E’ una grande occasione perduta, che fa crescere la domanda sulla reale “uti-lità” di votare Movimento 5 Stelle. Tanto da indurre – pare – lo stesso Di Maio a doman-darsi se “dire solo di no” non sia un po’ pochino per convincere la maggioranza degli italiani. Stefano Cagelli CONDIVIDI SU SEGUE A PAGINA 3 Per i fatti del 3 giugno sono indagati la sindaca Chiara Appendino, l’ex capo di Gabinetto Paolo Giordana, il direttore di Gabinetto Paolo Lubbia, la funzionaria Chiara Bobbio, il presidente e il direttore di Turismo Torino Maurizio Montagnese e Danilo Bessone, il progettista Enrico Bertoletti e il dirigente dei vigili urbani Marco Sgarbi. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo, lesioni colpose e disastro colposo. Al Comune si contesta il ritardo nell’organizzazione dell’evento, l’aver permesso l’accesso ai venditori ambulanti abusivi e di aver delegato a Turismo Torino l’organizzazione che doveva essere di competenza del Comune. Torino in ostaggio dei guai M5S Omicidio, lesioni e disastro colposo: la Appendino trema La sindaca, l’assessore al Bilancio, Rolando, e l’ex capo di Gabinetto, Giordana, sono indagati per non aver inserito nel bilancio 2016 un debito da 5 milioni di euro nei confronti della società Ream nell’ambito dell’operazione Westinghouse. L’indagine per il falso in bilancio I risultati del Movimento 5 Stelle in Sicilia
Voto in Sicilia
Le mie risposte alle 10 domande più frequenti
Ho raccolto le dieci domande più frequenti di queste ore via email. Così facciamo una enews un po’ diversa dal solito.
1.
Perché stasera non ci sarà il confronto con Di Maio?
Perché Di Maio ha avuto paura. Prima ha chiesto il confronto, poi è scappato. Cliccando qui trovate il mio commento su Facebook, molto condiviso in rete ieri.
2.
E stasera vai lo stesso da Floris?
Avevo dato la mia disponibilità e rinunciare mi sembrerebbe un atto da vigliacco. L’appuntamento è alle 21.30 su La7.
3.
Ma è vero che in Sicilia hanno vinto i Cinque Stelle?
Ovviamente no. I Cinque Stelle hanno perso in Sicilia.
4.
Non dirai mica che ha vinto il PD?
Mica sono pazzo, ovviamente no. Il PD ha perso pur avendo mantenuto gli stessi voti delle Regionali del 2012 (che avevamo vinto grazie alle divisioni della destra e al 10% dell’UDC, ripeto 10% UDC). Gli stessi. E rispetto alle politiche la coalizione di Bersani nel 2013 prese 21,4%, quella di Micari il 25,2%.
5.
E allora chi ha vinto?
Ha vinto la destra. Come accade sempre, da decenni, in Sicilia. E come molti immaginavano da mesi. Ha vinto Musumeci che per questa campagna elettorale ha fatto pace col suo avversario storico, Miccichè.
6.
Perché avete dato la colpa a Grasso?
Nessuno ha dato la colpa a Grasso, neanche il sottosegretario Faraone che ha rilasciato la dichiarazione contestata da tanti. Si è solo detto che se Grasso si fosse candidato, come gli era stato chiesto, i risultati sarebbero stati diversi.
7.
Adesso si apre la polemica interna nel PD?
Magari si aprisse adesso. Diciamo che non si è mai chiusa da anni. Forse sarebbe il caso di dire che se qualcuno dentro il PD pensa di passare i prossimi mesi a litigare fa un grande regalo a Silvio Berlusconi e a Beppe Grillo.
8.
Ma non farete una coalizione?
Già oggi siamo in coalizione. E siamo pronti ad allargare ancora al centro e alla nostra sinistra.
9.
Qualcuno dice che tu devi andartene per sistemare tutti i problemi?
Anche questa non è una novità, visto che hanno studiato vari modi per dirmelo: le prove false di Consip, la polemiche sulle banche, le accuse sulla mancata crescita, i numeri sbagliati sulle tasse e sul JobsAct. In tutti i casi è bastato dare tempo al tempo e la verità è emersa, o sta emergendo, limpida. Dire che il
problema sono io per il voto in Sicilia si colloca nello stesso filone: utilizzare ogni
mezzo per togliere di mezzo l’avversario scomodo.
10.
Che fine ha fatto il treno del PD?
Riparte domani da Trieste. Toccherà Friuli Venezia Giulia, parte del Veneto e dell’Emilia Romagna. Nel profondo nord-est per ascoltare come abbiamo fatto in tutto il sud nelle scorse settimane. Seguiteci se vi va.
LEGGI LA
Appuntamento stasera
VERSIONE INTEGRALE DELLA ENEWS
ore 21.30 su La 7 da Floris
SEGUE DA PAGINA 2da risultare la sindaca più amata dopo po-
Chi non è stato convinto dalle politiche chi mesi dal suo insediamento. messe in campo dai Cinque Stelle sono i Un quadro ribaltato solo pochi mesi cittadini romani, quelli del litorale in parti-dopo. Le falle nel bilancio 2016, i tragi-colare. Qui, alle amministrative dello scor-ci fatti di piazza San Carlo, l’incapacità di so anno, i grillini viaggiavano intorno al tenere a bada una maggioranza che sfila 45%. Dopo un anno e mezzo di Virginia tra gli antagonisti mentre la città ospita Raggi, il consenso è calato di 15
il G7, il portavoce costretto alle punti percentuali. E il segna-dimissioni per aver provato le che arriva da Ostia con-a far togliere una multa ferma l’insofferenza dei Dopo un ad un amico, l’azienda romani per una ammi
di trasporti locali quasi nistrazione che, fino-anno e mezzo di al collasso. E, dulcis in
Bilancio del trasporto
ra, non ha fatto nulla
fundo, l’avviso di ga-
pubblico di Torino
amministrazione
di quanto promesso,
ranzia per la sindaca, neppure un segnale di Raggi, il M5S a Ostia per omicidio e disastro
L’inchiesta riguarda il bilancio del
miglioramento (anzi)
2015 e si concentra su un credito
colposo. Insomma,
ha perso il 15% del
delle tante criticità che
di 20 milioni di interessi che Gtt,
sembrava impossibile
avversano la Capitale.
l’azienda del trasporto pubblico
fino a qualche mese fa,
consenso
locale di Torino, vanta nei confronti
Una situazione appa-ma quello di Torino, oggi,
del Comune ma che Palazzo Civico
rentemente diversa era è un municipio paralizzato
non riconosce. Tra i 9 indagati
quella di Torino, dove Chiara dalle inchieste e dalla cattiva
Appendino aveva ereditato una amministrazione.
figurano componenti del cda, tre
città in salute e in crescita grazie agli Tutti questi fattori, messi insieme,
sindaci, due dirigenti di Gtt e il
anni di buona amministrazione del centro-consegnano un quadro tutt’altro che ras-
rappresentante di una società di
sinistra. E lei, la giovane bocconiana figlia sicurante per il Movimento 5 Stelle. Forse
certificazione. L’indagine potrebbe
compromettere la già fragile
della borghesia torinese, sembrava in gra-Grillo, anche se dice di no, il Maalox l’ha
do di gestire al meglio la transizione, tanto preso davvero.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
contabilità dell’azienda.
A Messina il figlio di Genovese fa sorridere Forza Italia
PPer analizzare meglio la percentuale del Pd in queste elezioni regionali non si può non partire dal risultato della provincia di Messina. E’ il territorio di Francantonio Genovese, ex Pd passato a Forza Italia dopo le note vicende giudiziarie che lo hanno
Dimissioni
visto coinvolto. Nella passata
del capo di Gabinetto
tornata elettorale candidato con la lista del Pd c’era il cognato di
Collegata all’indagine sulla Gtt ci
Genovese, Franco Rinaldi, passato anch’esso a Forza Italia, che conquistò più di 18
sono anche le dimissioni del capo
mila preferenze. Il Pd nella provincia allora ottenne poco più di 51 mila preferenze.
di Gabinetto Giordana. In una delle
In questa tornata elettorale il Partito democratico ha conquistato 31.509 voti,
intercettazioni che riguardavano
mentre Forza Italia e Musumeci hanno registrato un vero e proprio exploit. Exploit
l’inchiesta, è emersa una telefonata
ottenuto anche grazie alle oltre 17 mila preferenze conquistate da Genovese jr. Una
in cui Giordana richiedeva e
performance che fa capire quanto la macchina elettorale del deputato forzista sia
otteneva dall’ad di Gtt, Walter
rimasta intatta nonostante le vicende giudiziarie.
Ceresa, di stracciare una multa
presa da un amico.
Voto in Sicilia
Com’è andato (davvero) il centrosinistra
Forse perché concentrati sul voto ai candidati alla presidenza, forse perché alla
Salvatore Vassallo CONDIVIDI SU
ricerca di un sostegno a tesi politiche prefabbricate, molte analisi prodotte ieri e pubblicate oggi danno un quadro parzialmente fuorviante del risultato siciliano. I due grafici che seguono raccontano un’altra storia, o meglio la stessa che già conoscevamo.
Sicilia. Percentuali di voto per aree politiche
Il primo grafico ripropone
(aggregate anche quando hanno sostenuto candidati alla presidenza o coalizioni concorrenti)
una analisi in serie storica che avevo presentato prima delle elezioni. Ora sono state aggiunte anche le elezioni europee e i risultati del 2017. Mi pare sia stato confermato quanto avevo suggerito: che il risultato sarebbe stato deciso dalla ricomposizione del centrodestra e dalla (conseguente) mobilità del ceto politico ex-Udc(Udc, Mpa, Ap). È evidente che il centrosinistra e il PD sono andati peggio che alle Europee del 2014, come del resto era accaduto anche tra le Europee del 2009 e le Regionali del 2012. Il centrosinistra ha inoltre pagato l’esperienza negativa della giunta Crocetta e le sue divisioni interne. Avrebbe avuto comunque poche chance di vincere, come è sempre stato, in Sicilia, con la sola eccezione del 2012 spiegabile con la separazione ostile tra Micciché e Musumeci.
Il secondo grafico racconta
che in Sicilia, in termini di rapporti di forza elettorali tra le aree politiche e i partiti, dal 2012 al 2017 è cambiato pochissimo.
a.
Il centro post-Udc ha complessivamente perso consensi
b.
I Cinque Stelle rimango dov’erano nel 2013, che non è poco. Ma in Sicilia avevano preso la quota di gran lunga più alta di voti che in qualsiasi altra regione. E sulle elezioni regionali di quest’anno avevano fatto un investimento straordinario
c.
sia l’area di centrodestra sia quella di centrosinistra hanno invece mantenuto le stesse identiche dimensioni.
d.
Nel centrosinistra, mentre le forze minori alla sua sinistra perdono qualcosa, il Pd mantiene la stessa quota di voti.
Economia
Passo dopo passo, così crescono consumi e crescita
Gli occupati sono tornati ai livelli pre-crisi, per effetto di Jobs Act e decontribuzioni. Ora proseguire nelle riforme, superando definitivamente le politiche di austerità
Marco Fortis CONDIVIDI SU
Segue dalla prima
O Operché le imprese non hanno fatto abbastanza investimenti. Inoltre, è stato sostenuto che il Jobs Act e le decontribuzioni non hanno colto l’obiettivo di rilanciare l’occupazione e stabilizzare i posti di lavoro. Queste critiche si sono ripetute nel tempo e a poco a poco sono state elevate al rango di “verità” assolute
pur non godendo di alcuna verifica empirica. Infatti, i dati statistici
disponibili rappresentano una realtà abbastanza diversa.
Innanzitutto, come abbiamo dimostrato in dettaglio anche in pre
cedenti articoli, gli effetti sull’occupazione di Jobs Act e decontribu
zioni sono stati significativi. In particolare, da marzo 2014 (primo
mese pieno del Governo Renzi) al settembre 2017 secondo le inda
gini delle forze di lavoro dell’Istat gli occupati totali sono aumentati
di 986mila unità, di cui ben 535 mila a tempo indeterminato. Que
sto stock di oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro stabili, no
nostante un certo rallentamento delle assunzioni negli ultimi mesi,
è un dato di fatto acquisito ed indiscutibile, la cui realtà è stata ri
conosciuta anche dal presidente della Bce Mario Draghi. Inoltre, è
vero, come è stato sottolineato dall’ex presidente dell’Istat Enrico
Giovannini, che gli occupati sono già tornati più o meno ai livelli
pre-crisi ma che, purtroppo, le unità di lavoro equivalenti a tempo
pieno (Ula) sono ancora inferiori di molto ai livelli di fine 2007. Ma
questa asimmetria tra occupati e Ula non origina da un fallimento
delle politiche del lavoro degli ultimi tre anni e mezzo, come alcuni
hanno sostenuto. Infatti, secondo i dati di contabilità nazionale, dal
secondo trimestre 2014 al secondo trimestre 2017, la crescita com
plessiva degli occupati (+3,5% rispetto al primo trimestre 2014) è
stata più o meno la stessa delle Ula (+3,4%). Bisognerebbe piuttosto
chiedersi quali tragici errori delle politiche economiche precedenti,
in primo luogo una eccessiva austerità, abbiano potuto produrre
un crollo delle Ula pari al 7,8% dall’ultimo trimestre del 2007 al pri
mo trimestre del 2014, una flessione sostanzialmente in linea con
quella altrettanto grave del Pil (-7,6%).
Non trovano riscontro reale nemmeno le ripetute lamentazioni
sulla bassa crescita del Pil italiano dal 2014 ad oggi: crescita che, secondo i critici, avrebbe potuto essere ben maggiore se le risorse pubbliche fossero state impiegate meglio anziché introducendo gli 80 euro o altre riduzioni di tasse. Intanto molti sembrano dimenticare che senza la battaglia vinta a Bruxelles dal Governo Renzi sulla flessibilità non vi sarebbero state nemmeno risorse aggiuntive per sostenere l’economia, che usciva prostrata dal biennio 20122013. Inoltre, i dati Istat (considerando anche le ripetute rettifiche) indicano che il Pil italiano è aumentato dal secondo trimestre 2014 al secondo trimestre del 2017 del 3,4%. Certo, non si tratta di una crescita sufficiente né esaltante. Ma ciò non è un demerito delle politiche economiche adottate; politiche del “passo dopo passo” che hanno puntato a rilanciare gradualmente le componenti della domanda interna privata, cioè i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese. Queste due componenti, infatti, sono entrambe cresciute molto più del Pil. I consumi privati sono aumentati cumulativamente negli ultimi dodici trimestri del 5,2% mentre gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto sono cresciuti nello stesso periodo addirittura del 12,9% (più che in Germania e Francia). Ciò per merito di misure come il rifinanziamento della Legge Sabatini, il superammortamento e il piano Industria
4.0.
Se il Pil è aumentato meno della domanda privata non è dunque per colpa delle politiche economiche fatte ma casomai per via di quelle che non si potevano fare. Ad esempio accrescere i consumi finali delle pubbliche amministrazioni. Cosa impossibile dati i ben noti vincoli di bilancio. Infatti, i consumi dello Stato italiano in tre anni e mezzo sono aumentati solo dello 0,4%. Mentre è perdurata, per altro verso, la crisi della domanda per costruzioni, diminuita di un ulteriore 1,3%.
Dal lato del valore aggiunto, invece, sono cresciute molto l’industria manifatturiera, il commercio e il turismo. Un evidente impatto positivo delle politiche economiche avviate con i 1000 giorni dunque c’è stato e non si è certamente esaurito. I consumi, gli investimenti privati e la produzione industriale ne trarranno ulteriore giovamento anche nei prossimi trimestri, a cominciare dal terzo trimestre di quest’anno, il cui Pil sarà reso noto dall’Istat il prossimo 14 settembre.
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Così l’Europa sconfigge la burocrazia Il caso Solvit Il nuovo strumento risolve le controversie in meno di dieci settimane
Uscire dalla palude non è solo possibile ma anche doveroso. Ecco un piccolo esempio
Sandro Gozi CONDIVIDI SU
Segue dalla prima
EEanche a Bruxelles cominciano a rendersene conto. Per esempio l’Europa, sommersa da un mare di carte e codicilli che ha prodotto nel tempo, adesso propone di regolamentare solo
eliminando le leggi che precedono quelle
nuove. Potremmo provare ad adottare
questo metodo rivoluzionario anche in Ita
lia. Riforme e nuove leggi sì, ma solo eli
minando quelle vecchie che insistono sugli
stessi argomenti.
Uscire da questa palude di burocrazia
non solo è possibile: è doveroso. Un altro
esempio: sui contenziosi che riguardano il
riconoscimento delle figure professionali,
gli appalti, i diritti dei cittadini, con gli altri
partner europei ci siamo dotati di uno stru
mento che si chiama Solvit, che appiana le
controversie in meno di dieci settimane.
Come funziona? E’ molto semplice: ogni
Stato Membro ha un centro Solvit cui arri
vano le segnalazioni da parte di cittadini o
imprese. Viene fatta una prima valutazio
ne sulla segnalazione ricevuta, e le ammi
nistrazioni degli Stati membri coinvolti av
viano un dialogo informale. Qualora si sia
verificata una violazione della normativa
europea, il Centro Solvit ha un massimo
di 70 giorni per chiudere il caso. Grazie a
questo meccanismo, è stato possibile risol
vere moltissimi proble-
lo anche per gli italiani in
mi della vita quotidiana
Italia.
delle persone.
Perché l’intrico di leggi,
Qualche esempio? Un trasportatore italiano viene multato in Francia perché ritenuto sprovvisto della licenza di trasporto internazionale. Rivoltosi a Solvit Italia ottiene giustizia, poiché il suo carico, inferiore a 3.5 tonnellate, non richiedeva licenza ai sensi del Regolamento 1072/2009: multa infondata, sanzione annullata.
Altro caso: una cittadina italiana che esercita la professione di avvocato in Spagna si è vista rifiutare la domanda per il riconoscimento dell’assistenza sanitaria pubblica. Secondo le autorità spagnole non era in possesso dei requisiti necessari. Grazie alla rete Solvit c’è stato un supplemento di istruttoria della richiesta, che ha portato all’accertamento dei requisiti.
Il Centro Solvit in Italia è attivo presso il dipartimento delle Politiche europee: esiste da anni, ma è stato a partire dal 2014 che per il Governo è diventato una priorità. Tant’è vero che nel 2016 Solvit Italia ha affrontato 293 casi risolvendone il 95%, contro una media europea ferma all’89%.
L’Italia, assieme alla Gran Bretagna, è la nazione che usa meglio e di più questo strumento. Perciò, se siamo capaci di semplificare e accelerare le procedure e i contenziosi burocratici tra paesi diversi in favore dei nostri concittadini e degli altri europei, dovremmo essere in grado di far-
leggine e assurdità varie che
governa le nostre vite è una
gabbia che ci sta soffocando. Sof
foca e complica la vita delle imprese, soffoca e complica la vita dei cittadini, impedisce il funzionamento dell’economia e della politica.
Contrastare questo stato di cose deve essere l’assoluta priorità del Partito Democratico. Non solo perché faremmo un favore al Paese e a tutti gli italiani. Ma perché faremmo un favore a chi fa politica, e cioè a noi stessi.
La prima cosa che un sindaco, un assessore, un sottosegretario o un ministro si sente dire dai suoi stessi uffici ogni volta che propone un’azione politica è: questo non si può fare. E quando chiede il perché si sente rispondere che il tale regolamento, unito al tale articolo della tale legge, in combinato disposto con quell’altro provvedimento impedisce di fare qualsiasi cosa.
Solvit invece è un piccolo esempio di cosa si può fare se si guarda il mostro in faccia e si decide di affrontarlo. Allora è il caso che da un’Europa che vogliamo profondamente riformare impariamo a prendere quanto di buono c’è già, quanto di buono può comunque insegnarci. E poi che trasformiamo questa positività nel faro che guida la nostra politica.
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SU DEMOCRATICA.COM
Focus
The Donald cerca fortuna in Asia
Un lungo viaggio nel quale il presidente americano stringe il rapporto con Pechino
Sergio Gaudio CONDIVIDI SU
TTrump ha cominciato nei giorni scorsi un lungo giro in Asia che durera’ circa undici giorni e affronta questo viaggio avvolto in un dai dubbi nei suoi confronti dopo che la retorica incendiaria verso la Corea del Nord ha in qualche modo ulteriormente minato la sua credibilità.
C’è un dibattito aperto nella regione, infatti, se nell’immediato futuro l’asse delle alleanze si debba spostare verso una partenship piu’ vicina alla Cina, che e’ potenza che cresce nell’area, oppure verso gli Stati Uniti.
Del resto, e’ difficile convincere i propri “potenziali” alleati con un’agenda dal titolo “America first” e con il ritiro dall’accordo firmato da Obama del TPP, accordo che riuniva sotto accordi commerciali 12 nazioni del Pacifico, che il presidente americano abbia come scopo l’interesse comune e il miglioramento delle condizioni economiche dei Paesi dell’area.
Trump inoltre arriva in Asia con una situazione interna poco invidiabile, con i sondaggi largamente sfavorevoli sul proprio operato, un esecutivo che ancora non ha fatto passare nes
suna legge significativa, nonostante la maggioranza in tutte le Camere, e le accuse di collusione nei confronti di alcuni componenti di spicco della sua campagna presidenziale.
Molti critici sostengono infatti che questo sia il momento peggiore per questo viaggio, in cui incontrera’ anche il leader cinese Xi Jinping, che Trump ha paragonato a un re.
Con Xi Jinping, Trump vorrebbe discutere di “fair trade” e di una possibile maggiore penetrazione nel mercato, argomenti rispetto ai quali difficilmente trovera’ la porta aperta. Piu’ probabile, invece, un maggiore coinvolgimento della Cina rispetto ai rapporti con la Corea del Nord.
Al posto del TPP, Trump ha cominciato a parlare di un accordo “Indo-Pacific”, con l’intenzione chiara di voler controbilanciare lo strapotere cinese. Difficile capire come un accordo con la Cina e quello Indo-Pacific possano risultare conciliabili senza un ruolo della Cina stessa.
A questo si aggiunga che Rex Tillerson, il segretario di Stato americano, ha annunciato di voler controbattere l’offerta di circa mille miliardi fatta dalla Cina, “il one belt, one road”, ovvero il progetto di costruire infrastrutture per meglio collegare la Cina e l’Europa, una proposta, quella cinese, che viene con il con
gresso del partito comunista che propone un “nuovo equilibrio” per l’Asia e propone la Cina come interlocutore principale per gli equilibri globali.
Dalla Casa Bianca però fanno sapere che il motivo vero di questo viaggio e’ la Corea del Nord.
Non per niente, il primo incontro è con il Giappone, Paese fortemente minacciato dai missili di Pyongyang. Nella conferenza stampa di queste ore, Trump e Abe hanno confermato un accordo che prevede anche la vendita di armi per la difesa giapponese ed e’ chiara la richiesta di un maggiore coinvolgimento della Cina per la denuclearizzazione della Corea del Nord.
Con il Giappone, pero’, Trump ha discusso anche di un Free Trade Agreement che pero’ sembra in contraddizione con la strada che Abe vorrebbe continuare a seguire che e’ quella del TPP.
Insomma, molta carne al fuoco per questo viaggio del presidente americano con obiettivi anche ambiziosi, ma sia per i toni, sia per le contraddizioni che l’agenda presenta, bisogne-ra’ vedere se risultera’ davvero convincente e se gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, si affermeranno come il Paese di maggior influenza per l’area.
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SU DEMOCRATICA.COM
La volta buona per l’educazione civica nelle scuole
È importantissimo che questa richiesta versante organizzativo nelle scuole. Il tema
Arianna Furi CONDIVIDI SU
L
sia nata dai ragazzi che sentono la mancan-della conoscenza delle Istituzioni, delle regoza di tale insegnamento nelle scuole e desi-le democratiche, di ciò che siamo in quanto derano essere cittadini italiani ed europei cittadini italiani ed europei è fondamentale a scelta del segretario Matteo Ren-pienamente consapevoli. La raccolta firme
Un tema fondamentale per far crescere una nuova generazione di ragazzi consapevoli
se vogliamo crescere una nuova generaziozi di nominare 20 Millennials nella è cominciata online, il 7 Aprile 2017, ne di ragazzi consapevoli. Siamo noi i direzione nazionale del partito de-ma si è rapidamente diffusa nelle primi ad essere preoccupati per il mocratico a distanza di pochi mesi scuole, nelle università e in tutti clima di populismo e disinteres-inizia a dare i suoi frutti, perché la prima i punti di ritrovo della nostra se che dilaga tra le giovani ge-battaglia lanciata in Direzione Nazionale dai generazione raccogliendo un
nerazioni soprattutto sui so-Millennials e sostenuta da una rete di giova-totale di 2000 firme in sole
cial network; sono problemi nissimi in tutto il Paese con una raccolta di due settimane contando
che vanno combattuti con firme, può dirsi vinta. Venerdì infatti la Mi-quelle online e quelle carta-
strumenti culturali prima di nistra dell’istruzione Valeria Fedeli e la Re-cee. È importante sottolinea-
tutto e questa vittoria, insiesponsabile scuola del Partito Democratico re come il nostro Partito si sia
me alla campagna #bastabu-Simona Malpezzi hanno annunciato con un voluto fare carico da subito di
fale lanciata nei giorni scorsi video pubblicato sul sito del Partito Demo-questa battaglia; infatti la Mini-o al rifinanziamento del bonus cratico che dall’anno scolastico 2018/2019 stra Fedeli ci ha incontrato diver-cultura per i 18enni, costituisco-saranno finalmente definiti i contenuti di un se volte in questi mesi, lavorando nel no un sistema integrato di interventi insegnamento, cittadinanza e costituzione, merito della proposta con gli uffici tecnici a favore della nostra generazione che dimo-attualmente previsto nell’ordinamento sco-del Ministero e giungendo ad una soluzione strano l’interesse e la propensione all’ascollastico ma privo di indicazioni e dunque tra-che veniva incontro alla nostra richiesta sen-to che solo il Partito Democratico è in grado scurato dai docenti. za provocare però impatti significativi sul di offrirci.
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