Della Redazione Di Democratica
n. 64 lunedì 6 novembre 2017
“Si può essere a sinistra di tutto, ma non del buonsenso”. (Enzo Biagi 9 agosto 1920 – 6 novembre 2007)
IL FUGGITIVO
M5s Di Maio annulla il match tv con Renzi accampando scuse. Il Pd dopo il voto siciliano
rilancia la sfida nazionale
“ Scappano perché hanno paura
Matteo Renzi
LLuigi Di Maio mi ha sfidato a un confronto televisivo. Ha scelto la data, dopo il 5 novembre. Ha scelto la rete TV, La7. Ha scelto il conduttore, Floris. Ha fatto tutto lui. Io ho semplicemente accettato perché Di Maio è il leader del Movimento 5 stelle che in tutti i sondaggi se la batte con il Pd per il primo posto nel proporzionale.
SEGUE A PAGINA 4
SICILIA
Il vento siciliano
“
e l’urgenza dell’unità
Mario Lavia
DDa mesi, i sondaggi indicavano che in Sicilia avrebbe vinto la destra. Che i grillini avrebbero avuto parecchi voti. Che il centrosinistra avrebbe avuto una brutta sconfitta. Così purtroppo è stato. Dire che per il Pd è una sconfitta annunciata vuol dire lenire la ferita? SEGUE A PAGINA 2
L’EDITORIALE
“
Basta polemiche, ora l’Italia
CComunque vada la Sicilia, a livello nazionale le destre e i populismi sono alle porte. Si chiamano Berlusconi e Salvini oppure Casaleggio e Di Maio. Ma sono comunque un’altra cosa rispetto alla sinistra, alla sua storia, alla sua gente. Da sei mesi tutti misurano il tasso di “sinistra doc” presente nel Pd, tutti attaccano il suo leader. E non si rendono conto che sparare su Renzi e sul Pd non porta alla vittoria delle sinistra ma al trionfo delle destre o dei populismi. Ora basta parlarsi addosso, ora è il momento di rimetterci in cammino. Fuori dal Pd non c’è la rivoluzione socialista ma il ritorno di Berlusconi o l’avvento di Grillo. Basta parlarsi addosso, basta polemiche. Il Pd apra alla coalizione, senza veti ma senza perdere un minuto in più in discussioni politichese. Chi ci sta avra dignità e ruolo. Chi non ci sta si assumerà la responsabilità della rottura davanti agli italiani. Si mettano in campo i migliori candidati sui collegi. E si parli agli italiani e con gli italiani. Siamo quelli che hanno portato Italia fuori dalla crisi, non permetteremo a nessuno di riportare il nostro Paese nelle difficoltà che ancora ricordiamo. Chi oggi continua ad attaccare la leadership eletta alle primarie o attacca il PD fa il più bel regalo a Berlusconi e a Grillo. Ma fa male all’Italia, non solo alla sinistra.
COMMISSIONE BANCHE
“Vogliamo la verità”. Parla Bonifazi
A PAGINA 5
Elezioni
Il vento siciliano e l’urgenza dell’unità
Mario Lavia CONDIVIDI SU
segue dalla prima
NNo, è fare una premessa indispensabile per chi voglia fare un’analisi seria del voto. Pur nella sua particolarità storica, la Sicilia ha raccolto il vento addirittura mondiale del populismo e della scorciatoia egoistica della destra;
ed è grave che la sinistra non riesca a intercettare
quel vento per orientarlo verso lidi di solidarietà
e progresso civile. Nell’Isola va così da tempo. Ma
guardiamo meglio il voto. La destra, a differenza di
cinque anni fa, si unisce e vince: ma di quale destra
stiamo parlando? Stanno già lì a litigare: ho vinto
io, dice Berlusconi. No, ho vinto io, ribatte Salvini. L’
“arancino” si sgonfierà presto, e a pagarne il prezzo
saranno i siciliani. Questo M5s ha molti voti ma non
vince. Forse non vuole vincere, memore delle disav
venture di Roma e Torino, di certo la scommessa
siciliana non l’hanno vinta. Ma veniamo al Pd, alla
sinistra.
Siamo onesti: per molta gente la Sicilia doveva essere la buccia di banana per far scivolare Renzi. La rottura di Mdp non ha molte altre spiegazioni. Ma alla fine, stante anche la non certo esaltante prova di Fava -doppiato da Micari -, la rottura tutta “romana” ha favorito Musumeci e non ha reso un gran servizio al comunismo. Qui c’è materia di riflessione. Per tutti.
Il Pd ha fatto quello che doveva fare, seguendo con correttezza le indicazioni di Leoluca Orlando, che adesso fa il polemico: il Pd ha costruito un centrosinistra aperto guidato dal candidato indicato dal sindaco di Palermo – Fabrizio Micari, che si è battuto bene fino alla fine. Caso mai, sarebbe interessante sapere se alla luce del risultato oggi Pietro Grasso ha un piccolo senso di colpa per non essersi impegnato nella battaglia. Infine, vedremo bene le percentuali di lista: al momento siamo sui livelli di cinque anni fa, quando il Pd di Bersani prese il 13,4%, con Crocetta che andava forte e un partito unito.
Quali potranno essere i riflessi nazionali del voto siciliano? La Direzione del Pd, lunedì 13, discuterà su come mettere a fuoco le necessarie iniziative per sviluppare il discorso delle alleanze in vista del vero appuntamento, quello delle politiche di primavera. E’ un tema delicato che impone a tutti, compreso il Pd, un “di più” di freddezza e di pazienza. La forza del rancore e del malessere necessita di una risposta positiva, razionale, unitaria. Non di isterie, ripicche, vendette. Gli elettori del centrosinistra (qualche commentatore lo dirà?) non ne possono più di polemiche inutili, in un momento delicatissimo come questo poi meno che mai.
Voltare pagina, adesso. La scommessa vera, per il Pd, è unire se stesso e trovare l’unità con altre forze, con un unico obiettivo: impedire che l’Italia venga governata dalle destre. Un compito storico, a questo punto.
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SU DEMOCRATICA.COM
Il “gran rifiuto” di Grasso, il rimpianto per
una scelta che forse avrebbe cambiato le cose
SSolo il tempo chiarirà le ragioni per le quali Pietro Grasso non accettò la proposta di guidare il centrosinistra alle elezioni siciliane che gli venne fatta da Renzi. Il “gran rifiuto” del presidente del Senato entra senz’altro nel capitolo dei rimpianti della sinistra, perché egli forse avrebbe meglio fornito ai siciliani il senso di una possibile riscossa della Sicilia progressista dopo la discutibile esperienza di Crocetta; e in questo senso probabilmente avrebbe avuto la capacità di unire forze che invece si sono divise. Chissà. Sarebbe stato perfetto, Grasso: il siciliano più autorevole per guidare l’ennesima battaglia contro un certo sistema di potere che ha rialzato la testa era la via d’uscita migliore.
Forse le cose sarebbero cambiate, forse no: è una constatanzione, non è polemica. Il presidente del Senato ha preferito restare sullo scranno più alto di palazzo Madama, giudicando
più “istituzionale” questa
opzione piuttosto che buttarsi nella mischia politica: scelta legittima salvo poi buttarvisi lo stesso con l’uscita dal Pd. Senza nulla togliere a Fabrizio Micari, candidato di prim’ordine che ha tentato di portare avanti una politica
“gentile” nel Vietnam siciliano,
resta il rammarico per un
“gran rifiuto” non fatto certo per “viltade”, come Dante bollò quello di Celestino V:
il che semmai accresce il rimpianto. Così come lievita la preoccupazione, perché
dopo Celestino V venne Bonifacio VIII, e non fu una
bella storia. (m.l.)
Effetto Raggi, il Movimento 5 Stelle perde il 14% dei voti in un anno
A AOstia il M5s sorride e piange. Da un lato riesce a portare la sua candidata, Giuliana Di Pillo, al
ballottaggio contro la candidata del centrodestra,
Monica Picca. Dall’altro segna una battuta d’arresto clamorosa proprio nel primo test elettorale per Virginia Raggi su Roma. Il calo dei voti è impressionante. Solo un anno fa nel Municipio X i cittadini romani che avevano affidato il loro voto ai Cinquestelle erano circa il 44%. Ora la candidata alla presidenza è riuscita a strappare circa il 30%, ben 14% di voti in meno.
Margherita, il “fiore” all’occhiello del Pd a Ostia
SSi chiama Margherita Welyam, ha 20 anni, e potrebbe essere la prima degli eletti con oltre cento voti di distacco sul secondo. Al momento mancano ancora una manciata di sezioni, ma il risultato dovrebbe rispecchiare questi dati. Margherita è nata a Ostia e da 4 anni fa parte dei Giovani democratici. La sua candidatura e quella di tanti altri giovani è un segnale forte di rinnovamento che il Pd ha deciso di intraprendere
in uno dei territori più difficili
della Capitale. Segnale che ha sortito i suoi effetti grazie all’ottimo risultato che Margherita è riuscita a conquistare nel suo municipio.
Elezioni
Italia, la partita è tutta da giocare
Sondaggio Emg-La7
Centro-destra Lega Forza Italia FdI-An Udc Movimento Animalista Centro-sinistra Partito Democratico Alternativa popolare Verdi Psi Campo progressista Svp Scelta Civica Movimento 5 Stelle Sinistra radicale Mdp Sinistra Italiana Altri (Possibile, Rifondazione) Altro partito 33,3 13,6 13,2 5,0 0,7 0,8 31,4 26,5 2,0 0,9 0,9 0,6 0,4 0,1 28,8 6,1 3,0 2,0 1,1 0,4 33,6 13.7 13,3 5,0 0,9 0,7 31,2 26,5 1,8 0,9 0,9 0,6 0,4 0,1 28,6 6,2 3,1 2,0 1,1 0,4 0,3 0,1 0,1 0,0 0,0 0,2 -0,1 -0,2 0,0 -0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 -0,2 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 30 ott. 2017 5 nov.20175 nov. 2017 trend Astensione 33,0% (-0,2%) Indecisi 16,0% (=) Schede bianche/nulle 2,0% (+0,1%)
Convocata la Direzione lunedì 13 novembre
La Direzione nazionale del Partito democratico è convocata per lunedì 13 novembre. Si discuterà di elezioni politiche, sulla proposta di legge Pd sui vitalizi, sulla Commissione d’Inchiesta Banche, e sulla Legge di Bilancio che si sta discutendo in questi giorni in Commissione Bilancio al Senato.
M5s
Scappano perché hanno paura
Matteo Renzi
segue dalla prima
E siccome due milioni di italiani mi hanno chiesto sei mesi fa di guidare il Pd, ho pensato fosse un gesto dirispetto accettare un confronto pubblico e trasparentedavanti agli italiani. Mi sembra un modo giusto e onestodi far politica.Oggi Di Maio scappa.Da giorni sapevamo che stavano litigando al loro internodopo i precipitosi tweet dell’onorevole campano. Che avevano paura.Ma non credevamo che arrivassero al punto di fuggirecosì. Mi spiace. Da padre prima che da politico. Di Maiopotrebbe essere il nuovo presidente del consiglio, se
vinceranno loro. Mi spiace per i miei figli pensare che
gli italiani rischino di essere guidati da un leader cheè senza coraggio. Che ha paura di confrontarsi. Cheinventa scuse ridicole.
Chi è il leader del Pd lo decidono le primarie, cioè lademocrazia interna. Non lo decidono le correnti, non lo decide il software di un’azienda privata, non lo decide DiMaio. Lo decide un popolo meraviglioso che viene ogni
giorno insultato sul web da profili falsi e odiatori veri.
La loro fuga nasce dalla paura, tutto qui.Avevo preso l’impegno con Giovanni Floris di parteciparea questa trasmissione. Io ci sarò, lo stesso.E risponderemo su tutto, dalla Sicilia alle tasse, daivaccini alle banche, dall’economia alla politica estera.So di giocare in trasferta.Ma un leader che vuole governare l’Italia deve far fronte
a enormi sfide: terrorismo internazionale, sicurezza
globale, disoccupazione, lotta alla corruzione.
Se un leader che vuole governare l’Italia con queste sfide
ha paura di uno studio televisivo, semplicemente non èun leader.
A domani, alle 21.30, su La7: se Di Maio ha un sussulto
di dignità lo aspettiamo in studio. Altrimenti faremo coni giornalisti.
Appendino indagata per i fatti di piazza San Carlo
Francesco Gerace CONDIVIDI SU
“M“Mi è stato notificato un avviso di garanzia per i fatti di Piazza San Carlo. Offrirò come sempre la massima
collaborazione agli inquirenti”. Con un twe-
et la sindaca di Torino annuncia la notifi
ca dell’avviso di garanzia per i tragici fatti
successi la sera del 3 giugno in Piazza San
Carlo durante la finale di Champions Le-
ague tra Juventus e Real Madrid. Indagati
anche il questore Angelo Sanna, l’ex capo
di gabinetto Paolo Giordana, che pochi gior
ni fa si è dimesso per aver chiesto al presi
dente dell’azienda trasporti di togliere una
multa ad un amico, i dirigenti Paolo Lubbia
e Chiara Bobbio. E poi gli organizzatori ma
teriali dell’evento, affidato a Turismo Torino: il presidente Maurizio Montagnese e il direttore Danilo Bessone. La lista di indagati comprende anche il capo di gabinetto della Questura Michele Mollo e il dirigente del commissariato centro Alberto Bonzano che aveva il comando delle forze dell’ordine in piazza San Carlo. Un atto atteso e dovuto, per un evento che causò la morte di una persona e il ferimento di oltre 1.500 tifosi riunitisi in piazza per assistere alla partita. E’ proprio l’organizzazione dell’evento e la gestione della piazza al centro dell’inchiesta. Sin dai primi momenti fu chiaro che la tragedia poteva essere evitata, o almeno contenuta, se la piazza fosse stata organizzata in maniera differente. La magistratura definirà di chi sono le colpe, ma oggi la sindaca trema.
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Commissione d’inchiesta
“Il Pd esige la verità sulle banche”
Parla il tesoriere dem Francesco Bonifazi: “Ottima l’idea di istituire una Commissione d’Inchiesta. Chiediamo solo che siano accertate le responsabilità di tutti. Anche dei tecnici”
Democratica CONDIVIDI SU
OOnorevole Bonifazi, ma è stata davvero una buona idea istituire una Commissione d’Inchiesta sulle banche?
Direi ottima idea, non solo
buona. Il collega Marcucci è
stato il primo a proporla e vorrei che tutti
gliene dessimo atto. Peccato solo che si sia
perso tanto tempo prima di vederla in azio
ne. Ma in questi pochi mesi possiamo co
munque fare un buon lavoro.
I vostri detrattori dicono che il PD
rischia di fare un autogol per le tante
relazioni con il sistema bancario
I nostri avversari ne hanno dette tante. Ma adesso li aspettiamo al varco. E vediamo chi ha scheletri nell’armadio e chi no. Il nostro PD è pulito, libero e desidera la verità qualunque essa sia. Noi non abbiamo pasticci da difendere o segreti da nascondere.
Anche nel partito però in tanti hanno
storto la bocca.
E sinceramente non capisco perché. Io mi metto dalla parte dei volontari delle feste dell’Unità. Si spaccano la schiena per settimane intere allo scopo di fare politica sul territorio e autofinanziamento per il partito. E poi devono sentirsi dire in TV che noi siamo il partito dei banchieri? Ma stiamo scherzando? Noi siamo dalla parte dei volontari e dei militanti, non a difesa dell’establishment di questo Paese. Che peraltro qualche danno lo ha prodotto…
Non dirà che e tutta colpa del sistema,
adesso.
No, ovviamente. Sarebbe superficiale. Ma mi lasci dire che è finito il tempo in cui si dà la colpa solo e sempre alla politica. Ciò che la Commissione di Inchiesta ha iniziato a mostrare plasticamente è che i danni li han
no fatti i tecnici e la loro incapacità di controllare e vigilare, non solo i politici. Chi ha sbagliato per noi deve pagare. E finalmente la politica smette di essere subalterna al
pensiero unico di chi viene strapagato per far funzionare le cose e non è capace di farle funzionare. Vale per Banca d’Italia, vale per Consob, vale per tutti.
Vi accusano di fare questo polverone per coprire lo scandalo Banca Etruria
Ritornello falso e insopportabile. Quando arriveremo a parlare di Banca Etruria allora sì che saranno chiare le responsabilità dei tecnici romani e non solo romani che hanno governato molti passaggi della banca. Per non
parlare della responsabi-solo che siano accertate le lità di certa politica del responsabilità di tutti. An-territorio. Hanno voluto
che dei tecnici, se ci sono. metterci in mezzo per-
Senza giudizi superficiali ché il padre di Maria Elena Boschi è stato per
Bonifazi nei prossimi
nove mesi vicepresiden-
giorni riparte il
te senza deleghe, peral-
treno…
tro e comunque è finito
Si, e vorrei aggiungere commissariato dal nostro per fortuna, le due setti-
Governo. Ma chi conosce la storia di Etruria sa che le cose sono molto più serie e al tempo stesso più semplici. Io non vedo l’ora di arrivare a Banca Etruria, ma anche alle amicizie di Banca Marche o ai danni fatti a Ferrara. Prima però concentriamoci sulle venete. E vediamo chi mente.
La cosa che la colpisce di più?
La linea autossolutoria che Banca d’Italia ha tenuto durante l’audizione in Commissione d’Inchiesta. Ma come può un Istituzione così fondamentale sostenere che ciò che è successo nel settore bancario italiano non imponga anche una riflessione attenta sul
proprio ruolo e su come questo viene esercitato? Ci sono fatti enormi che vengono derubricati a sviste.
Tipo?
Forse la più banale. Non è possibile che Banca d’Italia nel giugno 2014 non conoscesse la situazione di profonda difficoltà della Popolare di Vicenza e ciò nonostante ha permesso alla stessa di acquistare un immobile di sua proprietà per un valore di 9,5 milioni di euro. È un fatto di per sé banale, ma che spiega bene la situazione. Altrettanto discutibile è la pratica delle “porte girevoli” dove chi prima veniva vigilato è stato poi assunto da chi doveva vigilare. Sia chiaro però, nessuno vuole assolvere governance e managment delle banche. Se in questi anni hanno sbagliato è giusto che paghino. Noi siamo quelli che li hanno commissariati. Chiediamo
“La Commissione d’inchiesta sta rivelando i danni fatti anche dai tecnici”
mane passate sul treno sono
state due settimane bellissi
me, di ascolto, di conoscenza, di
approfondimento. Vicini alle persone e lontani dalle beghe romane. Da tesoriere non vi nascondo la grande soddisfazione che ho avuto nel constatare che più di 8000 persone ci hanno voluto dare una mano donandoci 2 euro con un sms al 499499 o con le tante piccole donazioni on line che arrivano a 22mila euro. Un risultato incredibile che spero possa essere confermato anche nei prossimi giorni e che premia chi ha avuto il coraggio di abolire il finanziamento pubblico ai partiti.
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Benvenuti al The place, dove Pensieri e parole
ogni desiderio ha un prezzo
Se avete amato Perfetti Sconosciuti, ripartite da lì. Paolo Genovese racconta il suo
ultimo film, un viaggio nel lato oscuro della mente
Beatrice Rutiloni CONDIVIDI SU
L’L’uomo, Dio, il libero arbitrio. L’etica, il bene e il male, la pelle dell’inconscio. I dieci comandamenti, Faust, l’asticella della violenza da interno, quotidiana, vibrante nei quartierini dei Social Network. Parla di questo l’ultimo film di
Paolo Genovese, The Place, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma e da giovedì in 500 sale italiane. Il regista che metti una sera a cena tre coppie più un single e come centrotavola il telefonino (in una riga il plot di Perfetti Sconosciuti) non visualizza subito su Whatsapp, non è targato da un perenne “online” e con il sistema di
ca, caso più unico che raro, Whatsapp ha deciso di criptare le chat per evitare il cupio dissolvi dell’istituto del matrimonio, che, diciamolo, ha vissuto tempi migliori. Alzi la mano chi non ha fatto un esperimento alla Perfetti Sconosciuti, volendo aprire quella scatola nera delle nostre vite che è ormai diventato lo smartphone. Non devono essere stati in pochi a giudicare dal numero delle mail e dei messaggi sulla bacheca di Facebook ricevuti dal regista romano, classe 1966, nato, cresciuto e
pasciuto nel quartiere “africano” della Capitale, liceo classico al Giulio Cesare in corso Trieste, laurea in economia e commercio, un’avviata carriera da pubblicitario da cui ha appreso, come racconta, il dono della sintesi
e del sapere incrociare i gusti delle persone.
“Dopo quel film ho ricevuto una cosa come cinquecento lettere di coppie che in
“Ho voluto rappresentare quanto poco sappiamo delle persone che ci vivono accanto”
messaggistica più famoso al mondo ha avuto un rapporto di quelli fulminanti: entrato lui, usciti loro. Nel senso che dopo il film, premiato da box office e criti-
qualche modo si erano separate.
In effetti ho pensato di raccoglierle in un libro, ovviamente in forma anonima”, esordisce Genovese.
Dal 9 novembre nelle sale
Il film è un adattamento cinematografico della serie televisiva statunitense The Booth at the End. ed è interpretato da un cast corale che comprende tra gli altri Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Silvio Muccino, Sabrina Ferilli e Rocco Papaleo. È stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2017
Letteracce?
“Qualcuna, sì. Molte di ringraziamento: un avvocato divorzista mi ha confessato che Perfetti Sconosciuti gli aveva fatto aumentare il lavoro del 15%”.
2016: L’annus horribilis delle coppie. Un po’ è colpa sua, lo sa?
“Ho voluto rappresentare quanto poco delle persone che ci vivono accanto sappiamo, ma poi ognuno ci ha visto il suo: voglio che le mie commedie facciano riflettere, non solo ridere. Che poi è questo che fanno le commedie ed è ciò che le distingue dai film comici: pensi al Sorpasso o a La Grande Guerra, si ride o si sorride, e si piange, come è la vita poi”.
SEGUE A PAGINA 7
Pensieri e parole
SEGUE DA PAGINA 6
I segreti salvano la vita?
“I telefonini governano la nostra vita, ho pensato di farci un film sopra. Di storie di coppie e tradimenti ce n’è tante, quello che fa la differenza è solo e unicamente l’idea. Mi meravigliava che nessuno avesse pensato prima a un film il cui protagonista fosse il cellulare…”
L’idea di The Place qual
è? nato chi non lo incontra “Il bene e il male, il nella vita”. confine che nessuno giudica. Dieci perso-
Come dire che il
naggi e dieci desideri
male non si giudica,
segreti da realizzare
finché non lo si
a qualunque prezzo.
conosce.
Dieci comandamenti
“Lo dice Dostojevski, e il dio del libero arbi-
non Genovese: non trio. Un capitale uma-
c’è niente di più faci-no accomunato dalla
“I telefonini governano la nostra vita. Mi meravigliava che nessuno avesse pensato prima a un film il cui protagonista fosse il cellulare”
perdita e dalla ricerca: c’è chi ha perso un uomo, chi la vocazione, chi la vista. Chi vuole di più e chi vuole liberarsi di un dolore”.
Chi ha peccato scagli la prima pietra.
“L’Uomo, interpretato da Valerio Mastandrea, riceve in un bar della periferia romana, il The Place. Lui se ne sta lì, ascolta quello che le persone vogliono, desideri banali o urgenti, e per tutti ha un prezzo da pagare. La domanda è: se tuo figlio avesse un tumore saresti disposto a uccidere una bambina pur di salvarlo? Cosa faremmo se fossimo invisibili? Quali sono i nostri desideri più nascosti e fin dove ci possiamo spingere per realizzarli? Il film è tutto qui”.
Quindi siamo passati dal “non conosco la mia metà al non conosco il mio lato nero”.
“Mi interessa ragionare sulle relazioni, sulla moralità, sull’etica, senza uno straccio di mo
rale e di etica. Senza giudizio: solo domande sospese nell’aria. Credo che The Place, sia un film che lavora sul lungo periodo, facendo domande profonde, al contrario di Perfetti Sconosciuti che aveva un’interiorizzazione e un’immedesimazione istantanei. Mi piace questa frase detta da Giulia Lazzarini che nel film interpreta un’anziana signora che chiede la guarigione del marito, malato di Alzheimer: c’è qualcosa di terribile nascosto in ogni essere umano, ed è fortu-
le che criticare il male, molto più difficile è comprenderlo”.
L’uomo del bar comprende: chi è?
“Uno che crede nei dettagli”.
Perché è nei dettagli che si nasconde il diavolo…
“Il diavolo è strategia, è persuasione. Ma ognuno di noi potrà vedere in Mastandrea quel qualcuno o quel qualcosa con cui ci confrontiamo: può essere un Dio, la tua coscienza, il tuo passato. Ma alla fine sei tu che decidi, nessuno ti costringe: sei davanti al tuo desiderio”.
E qui si staglia il profilo dello psicanalista freudiano che non spiccica parola.
“In realtà sono rimasto folgorato da una serie tv canadese, The Booth at the End: ho pensato di fare il contrario di quello che in genere si fa, invece di serializzare il film ho
trasportato la storia in un lungometraggio”.
Le interessa il gioco della verità?
“È il filo rosso che collega i miei ultimi due film: chiuderò la trilogia iniziata con Perfetti Sconosciuti e culminata in The Place con un film sulla rinascita. Si chiamerà Il primo giorno della mia vita, è la storia di quando trovi la forza di ricominciare”.
Lei ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura al Tribeca Film Festival, se le chiedessi quanto conta saper scrivere per fare dei buoni film?
“Le risponderei con una frase di Billy Wilder. Per fare un grande film servono solo tre cose: una buona sceneggiatura, una buona sceneggiatura, una buona sceneggiatura. Dai fratelli Lumière ad oggi tutto è stato raccontato, ogni storia, ogni dramma e commedia è stata rappresentata: quello che fa la differenza sono solo le idee narrative”.
Il diavolo è nei dettagli.
“Vero, ma io sono buono”.
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Chi è
Classe 1966, nato, cresciuto e pasciuto
nel quartiere “africano”
della Capitale, laurea in economia e commercio, un’avviata carriera da pubblicitario da cui
ha appreso, come racconta, il dono della sintesi e del sapere incrociare i gusti delle persone. Con Perfetti Sconosciuti Vince il David di Donatello per il miglior film e per
la migliore sceneggiatura; qualche giorno dopo, la sceneggiatura dell’opera viene premiata anche al Tribeca Film Festival.
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