Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Giuseppina Moffa E Salvatore Di Maria
Ma Non Si Butta Il Cesto, Per Una Mela Marcia
La legge di Pinocchio, ormai lo sai, è sempre più e meglio applicata in Italia.
Oggi, appunto, te la racconto, essendone vittima in prima persona.
Ricordi quanto ho scritto, a proposito del “trattamento” che mi è stato riservato dal comandante della stazione dei carabinieri di Gambatesa lo scorso dieci febbraio, dopo la mia chiamata, tesa a far sì che s’imponesse al locale municipio di liberare via San Nicola dalla neve, per permettere ai miei genitori di portare legna in casa con l’automobile, anziché a braccia, in considerazione della loro età?
Ricordi che io scrissi che il comandante, fra le altre cose, mi disse che il problema non si poneva, visto che “su questa strada è impossibile che possano passare macchine”, ed io, foto alla mano, gli dimostrai l’esatto contrario?
EBBENE:
Per questo mio sfogo in rete, sono stato querelato per diffamazione aggravata, per aver denigrato a più riprese il lavoro dei carabinieri della locale stazione.
Ciò, secondo l’articolo de Il Quotidiano che ti presento.
Da aggiungere, (e l’ho saputo solo lunedì mattina), la notizia in questione era stata diffusa anche da Primo Piano, e Il Nuovo Molise, quest’ultimo, con dovizia di particolari, Articolo De Il Nuovo Molise, Oltre a quasi tutti i giornali a tiratura locale.
Di questa querela ha parlato anche Tele Molise, nel TG di domenica sera.
Ma certe notizie, non vanno date prima agli interessati, poi, eventualmente ai giornali, se non per ragioni legali, almeno per galateo, da chi, per statuto, è e si dichiara a servizio del cittadino?
Devo pensare che qualcos’altro covi sotto la cenere?
A margine, prima di cominciare a raccontare i fatti, devo fare un appunto all’autore dell’articolo de Il quotidiano, (e più in generale a chi a divulgato il comunicato stampa).
Non accetto lezioni di morale sull’uso del web da chi, sia su web che su carta stampata fa il copia-incolla di notizie rubate su altri siti, quando non ne fa proprio il taglio e cucito, ovviamente per propri tornaconti o beceri slinguazzamenti verso committenti interessati.
Inoltre, pregherei questi pseudo giornalisti, di copiare bene almeno il nominativo del sito di cui intendono parlare.
Nel caso specifico, questo sito si chiama gambatesaweb; pertanto, sarebbe il caso di evitare di chiamarlo gambatesablog, essendo questo, il nominativo di un altro sito, pure di Gambatesa, ma un altro sito che nulla ha a che vedere con il “reato” da me commesso.
Perciò, non è da escludere che Luca D’Alessandro, gestore di gambatesablog.info, si possa rivalere su di voi.
Passando ai fatti, io, la notizia l’ho ricevuta con aria scherzosa, da una telefonata del mio webmaster, domenica mattina verso le dieci e un quarto, mentre ero indaffarato a sostituire il trasmettitore principale che mi permette di disturbarti, e che come già detto, è allegramente passato a miglior vita, quando Riccardo, ridendo, mi ha detto: “uè, vedi che ti hanno denunciato”, a me è venuto spontaneo rispondere: “sì, va bè! Ma adesso carnevale è passato, se non hai cose serie da dirmi, fammi chiudere”.
Riccardo, questa volta più seriamente, ribatte: “guarda che è vero, l’ho trovato scritto questa mattina sul Quotidiano. Se non mi credi, fatti accompagnare in qualche bar e verifica tu, direttamente”.
Ringraziato Riccardo per l’informazione, attesa la fine della Messa domenicale, (alla quale per altro non ho potuto partecipare, visti i problemi sopra descritti), con Totore, ci rechiamo al bar Trasce e Jsce, e constatiamo la vigliaccata.
Oltre a ciò però, ecco una gradita sorpresa:
Sia pur in maniera dimessa, ho potuto notare negli astanti che leggevano la notizia in questione, una malcelata simpatia nei miei confronti.
In altri casi, qualcuno mi ha esplicitamente invitato a fregarmene, o più arditamente a mandare a quel paese il querelante, amici a cui ho risposto che il tempo deciderà il da farsi.
A questo punto, visibilmente innervosito, ma sicuro del fatto che la parte lesa fossi io, esco dal bar e vado in cerca del comandante di stazione, o, al limite, di qualche carabiniere, operante nella suddetta caserma, per verificare una notizia che, definire grottesca è poco.
Non trovando nessuno, alle dodici e trenta chiamo il centododici, per mandare un messaggio al comandante, nel quale, in sintesi, comunicavo che se la notizia non fosse stata un’invenzione giornalistica, da parte lesa quale sono, avrei denunciato io il suddetto Maresciallo:
1°: per mancata assistenza a disabile, (nulla ha fatto per anticipare la liberazione di via San Nicola);
2°: abuso di posizione dominante, (un sott’ufficiale in Divisa, una Divisa da me profondamente rispettata, non può permettersi commento alcuno, soprattutto se ciò è confutabile);
3°: per divulgazione a mezzo stampa di atti d’ufficio, (una querela infatti, non può e non dovrebbe essere data in pasto a giornali ed altri mas media, prima di essere posta a conoscenza della controparte, a meno che, chi la divulga, non è un emerito vigliacco, così, come a fine articolo potrai realizzare);
(Va da sé che nella malaugurata ipotesi in cui la denuncia in questione dovesse andare in porto, chiederò un supplemento d’indagine, teso all’accertamento di ulteriori complicità, nella commistione di quanto esposto al punto tre), denuncia ovviamente presentata presso la Polizia di Stato, a meno di provvedimenti presi alla bisogna, dai superiori del vigliacco in questione.
L’operatore del centododici, ha ricevuto anche un altro messaggio, nel quale ho esplicitamente detto che “so benissimo che la telefonata è registrata, e che se sarà necessario, chiederò che venga acquisita agli atti, quale ulteriore testimonianza relativa alla data in cui la telefonata stessa si è svolta.
Infine, senza girarci troppo intorno, ho detto al Nostro che avrei saputo se il messaggio veniva comunicato, cosa avvenuta lunedì pomeriggio in caserma, quindi, senza nemmeno lo scomodo dei miei mezzi.
Sì, la data.
Perché a quella data, tutto il mondo sapeva la notizia, tranne il diretto interessato.
Il nostro maresciallo capo, che risponde al nome di Antonio Dinonno, che ho testè definito vigliacco e di cui ho detto che non è in grado di guidare nel nostro centro storico, nonché che ha il comportamento tipico di chi s’imbosca in ufficio facendo il passacarte, (chi pensa di dover essere a disposizione dei cittadini esclusivamente per ricevere querele, è bene che passi il suo tempo a proporle, evitando di disturbare chi, la maggior parte dei carabinieri e dei cittadini onesti, è intenta a lavorare sul serio), insomma: non il comportamento che tutti gli italiani possono ascrivere ai veri carabinieri, che per ribrezzo chiamerò Ponzio Pilato, (avrei potuto chiamarlo Schettino, ma sarebbe significato offrire a quest’uomo un trattamento d’onore), forse aveva dimenticata la legge,
quella legge che i carabinieri sono tenuti a far rispettare ai cittadini,
quella Legge che, prima di tutto, devono rispettare loro,
Quella Legge, anticipata dalla più elementare norma di buona educazione, che prevederebbe, prima di farsi belli sui giornali, di avvertirne la controparte.
Insomma:
quella Legge che, con il suo comportamento da infame, dice di aver fatto rispettare.
Ma cosa avrei fatto io?
Stando al querelante, dopo averlo disturbato, ne ho denigrato il lavoro.
Stando invece al mio scrivere, non denigrando alcun che, visto che il lavoro da me richiesto non è stato eseguito, ed è stato sostituito da una presa per i fondelli, non degna di essere proposta da un carabiniere.
Analizzando gli articoli che ho esposto su gambatesaweb a partire dal dieci febbraio, posso in coscienza dire di aver esclusivamente registrato quant’è accaduto, per altro senza infierire, avendone ben donde.
In una cosa sono stato però leggero:
Nel fidarmi dei carabinieri, senza considerare che, purtroppo, anche nella Benemerita esistono opportunisti e permalosi di quart’ordine, che pur devono mangiare.
Avevo chiesto aiuto ai carabinieri, non ai delinquenti, per cui non ho registrato il colloquio con il nostro Ponzio Pilato, (cui avevo aperto la porta di casa in piena fiducia, quindi senza portare con me ne i documenti ne la microcamera, che utilizzo quando mi trovo di fronte a gente poco raccomandabile), e per questo non posso proporre alcun video come prova di ciò che ho detto e soprattutto che ho dovuto sentir dire.
Non posso, ad esempio, “indignarmi” più di tanto per aver dovuto sentire in fase d’identificazione, dire al maresciallo: “tanto il suo numero di telefono ce l’ho”, parole espresse con la protervia di chi, già con male nell’anima, pensa di incutere timore in chi ha di fronte, dimenticando quanto da me già scritto in suo onore, poco dopo il suo insediamento al comando della stazione di Gambatesa:
“Per il paese si dice che lei è cattivo, ma non provi a mettere alla prova la mia pazienza, visto che io so essere più cattivo di un SS arrabbiata, e potrebbe così aver trovato pane per i suoi denti”.
Il comportamento del nostro comandante, è stato quindi tale, perché lui ha agito dimenticando, o forse non sapendo, che se ha il mio numero di telefono:
1°: E’ perché il numero l’ho fornito io, rendendolo visibile, visto che non ho assolutamente nulla da nascondere, e a tal proposito, se gradisce, posso fornirgli anche l’ICC ID della sim che uso come principale, oltre all’IMEI del telefonino, volta per volta che, scassandolo, lo sostituisco; se pensa d’intercettare qualcosa di particolare, si stancherà presto, a meno che, come ormai credo, un’intercettazione simile, non sia la scusa per un migliore imboscamento;
2°: Che se il Nostro ha il mio numero di telefono, io, radio-amatore da trentadue anni, oltre ad avere i suoi numeri di telefono, conosco a memoria e non ho mai messo nero su bianco, tutti i codici radio, compresi quelli subsonici, di tutte le caserme dei carabinieri del Molise, capo-maglia in primis.
Conosco questi dati, visto che già nel millenovecent’ottantanove, fui costretto ad un’azione simile a quella che sto intraprendendo, avendo dovuto porre all’esame degli allora ufficiali di stanza a Campobasso, il comportamento dell’allora appuntato Antonio Scardigno da Brindisi, e che proprio a seguito di quell’azione, per legittimo sospetto, fui costretto a mettere sotto controllo gli apparati radio dei carabinieri, per verificare eventuali azioni del Nostro nei miei confronti.
Oggi, nonostante tutto, non sarebbe più necessario, atteso che le nuove tecnologie in mio possesso, regolarmente non presenti a Gambatesa, se serve, sono in condizione di fornirmi informazioni ancor più dettagliate di quelle di cui mi appropriavo vent’anni fa.
Per inciso:
Devo ammettere che nell’ascoltare le conversazioni radio di allora, (ascolti cessati il quindici dicembre millenovecentonovantaquattro), ho trovato nei carabinieri una buona compagnia, espressa dal lavoro da questi onestamente portato avanti, lavoro che mi ha insegnato, se mai ce ne fosse stato bisogno, ancor di più a fidarmi di loro.
Tornando a Scardigno, a quest’uomo, in una discussione, venne la bell’idea di informarmi che se mi avesse visto ancora una volta uscire da solo di casa per raggiungere la mia automobile, parcheggiata sotto il porticato del palazzo in cui allora abitavo, avrebbe proposto all’INPS di revocarmi la pensione e l’indennità d’accompagnamento, delle quali godevo, in virtù del fatto che ero cieco civile.
Allora il problema fu risolto dal capitano che ebbe la squisita cortesìa di ascoltare la mia querela, con la proverbiale pazienza e disposizione proposta al cittadino dai Carabinieri, quelli veri.
La cosa finì, con il capitano che offrì a me ed a chi mi accompagnava, un ottimo caffè, presso lo spaccio della caserma di Campobasso).
Personalmente spero che dopo i vari pasaggi che ti racconterò di seguito, si arrivi alla soluzione del problema, atteso che io, (parte lesa), il fatto stesso, lo avevo già chiuso con lo sfogo proposto in rete, e che a tal proposito, non intendo ritirare una virgola di quanto ho scritto, ne di quanto scriverò.
A ciò, va aggiunto che io non nutro odio nei confronti di chi sbaglia, ma ritengo corretto che si chiariscano le cose, visto che non mi stancherò mai di ribadire che ho profondo rispetto di chi lavora per il Prossimo, ragione per la quale, nonostante il fatto che io non possa più essere soggetto all’articolo 621 del codice penale, (ufficialmente, come radio-amatore, sono stato ucciso dallo Stato il ventiquattro aprile del duemila), nonostante tutto ciò, non divulgherò mai i dati di cui sono a conoscenza, ripeto, per rispetto di chi, a differenza di qualche mela marcia, sa fare e fa bene il proprio lavoro.
Ho detto: Profondo rispetto per chi lavora per il Prossimo.
Aggiungo: Profondo disprezzo ma compassione per chi approfitta del Prossimo.
Tornando ora ai giorni nostri.
Nella chiamata di domenica al centododici, fra l’altro l’operatore che mi ha risposto, mi ha invitato ad avere un confronto con il comandante di stazione, proprio per chiarire quanto accaduto e cercare di porvi rimedio.
Nonostante il fatto che il confronto lo avrei dovuto avere sì, ma a mani nude e in una stanza chiusa dall’esterno, è nell’ottica di chi rispetta anche il “nulla” che lunedì mattina, poco dopo le nove, ho telefonato alla caserma dei carabinieri di Gambatesa dove, accolto dall’appuntato di turno, ho potuto esporre il problema, ascoltato dal Nostro con la massima attenzione.
Alla fine, considerato che per telefono i carabinieri non possono fornire informazioni riservate, (cosa che avvalora ancora di più la mia indignazione), abbiamo convenuto che avrei ricevuta una telefonata con la conferma di un appuntamento con il vicecomandante di stazione, per le quattro del pomeriggio, assunto che il comandante, lunedì era assente.
La telefonata non si è fatta attendere per molto.
Alle nove e un quarto, ecco che il mio cellulare squilla; dall’altra parte, l’appuntato di cui sopra, con una gentilezza, tipica di chi vuol bene al Prossimo, mi conferma l’appuntamento.
Alle quattro pomeridiane, come detto, eccomi puntuale in caserma.
Accolto come si conviene, vengo accompagnato dal vicecomandante, il maresciallo capo Cerioni, una persona che già a prima vista mostra nei fatti la sua alta cultura, (il Nostro ha due lauree, a riprova del fatto che le barzellette, costume ormai facente parte integrante dell’Arma, spesso sono faziose).
Senza voler troppo disturbare il mio ospite, passo immediatamente al punto, chiedendo se rispondesse al vero quanto scritto il giorno prima dai giornali molisani.
Il Cerioni, altrettanto senza giri di parole mi dice:
“A me non risulta, ma per togliersi ogni dubbio sarà il caso che ne parli con il comandante, che sarà a sua disposizione domani pomeriggio.
Preoccupato e sorpreso, incomincio a discutere con la persona che avevo di fronte, anche perché ero attratto dal suo modo di porgersi, signorile ed allo stesso tempo altamente culturale.
Nel discutere, espongo al maresciallo le mie preoccupazioni, intese nel fatto che se fosse vera la sua risposta, allora mi dovrei seriamente preoccupare, dato che si potrebbe trattare di un atto d’intimidazione nei miei confronti, viste le battaglie che sto portando avanti, in primis quella in difesa di un lavoro regolare per il corpo spazzini di Gambatesa, che forse oggi, riceverà l’ennesimo contratto, chissà con quali clausole.
Preoccupazione realmente da scartare?
Altro inciso:
Ho sperato e sono contento che la denuncia nei miei confronti sia reale, avrò sicuramente meno problemi.
Lette le mie preoccupazioni, non certo celate, andando avanti nell’amabile discussione che si protraeva senza che ci accorgessimo che il tempo passava, anche il mio dotto ospite si apriva esprimendo il suo rammarico per il fatto che la gente, nel vedere che i carabinieri cercano di entrare in contatto con essa, s’insospettisce e si chiude in sé stessa.
A tal proposito, (non potevo parlarne lunedì in caserma, perché i miei “compagni d’avventura” non ne erano stati informati e non avevo la loro liberatoria), posso testimoniare l’esatto contrario, visto un sondaggio che abbiamo portato avanti segretamente nei giorni scorsi io e tre miei amici appartenenti alla Benemerita.
Costoro, esprimendo lo stesso disagio proposto dalla discussione che stavo portando avanti con il comandante Cerioni, si sono dovuti ricredere dopo che, avendo lanciata l’esca, hanno vista la “pesca miracolosa”.
Lo scorso tredici febbraio infatti, potendo approfittare della situazione che si era creata a proposito dell’emergenza neve, senza far comprendere a te che mi leggi cosa si tramava dietro le quinte, scrissi fra l’altro che consideravo i carabinieri come “truppe d’occupazione”.
Oggi sai che non potrei pensare una cosa del genere, sia per rispetto dei miei amici, sia per rispetto del novantanove per cento dei componenti dell’Arma, quelli che fanno il loro lavoro, il più delle volte in silenzio.
Quanto scritto, mi sarebbe poi servito per dimostrare, ancora una volta con carta alla mano, che i miei amici avevano torto.
Infatti, a quella mia “affermazione”, hanno risposto in centoventidue, con e-mail più o meno garbate.
Il risultato finale è stato che centodieci messaggi erano a favore dei carabinieri, (molti mi hanno insultato energicamente), nove comunicati erano di parziale commento favorevole, (lamentando spesso che i carabinieri, per la divisa che portano, si sentono privilegiati, ma per il resto lavorano come gli altri italiani, con pro e contro), e tre e-mail mi davano ragione, (adducendo che se i carabinieri non ci fossero e là dove questi non ci sono, la gente è più libera).
Atteso che in Italia viviamo in democrazia, forse interessata ed ipocrita, ma ancora democrazia, il risultato è chiaro e premia il lavoro di chi è diligente.
Tornando alla discussione, anch’io ho manifestate le mie perplessità a proposito della cieca fiducia da dare nel denunciare, facendo ad esempio riferimento a quanto accadde nell’agosto del duemila dieci, o, in precedenza, nell’ottobre del duemila quattro, episodi che mi hanno visto direttamente testimone informato sui fatti o querelante non esaudito.
A proposito della querela del duemila quattro infatti, alla fine dovetti indagare e trovare il colpevole di ciò che mi era stato fatto, riportando il querelato alla ragione secondo i miei metodi.
Il maresciallo Cerioni, dopo avermi ascoltato, e soprattutto dopo aver ascoltata una mia rimostranza, che esponeva il sempre più raro “mostrare la bandiera”, (intendo dire, il sempre più raro vedere la macchina dei carabinieri in perlustrazione), mi comunicava che da qualche tempo, i carabinieri di Gambatesa, nell’intento di essere presenti in paese, anche in ora tarda, escono a piedi e girano anche per il centro storico.
Una notizia a dir poco rasserenante, visto che, un’azione del genere, (mostrare la bandiera), spesso scoraggia il piccolo delinquente, più di una videosorveglianza costata quattordicimila euro, che ha al suo attivo due furti nei tabacchini, oltre a tante altre belle bravate, di cui ho abbondantemente sparlato nei tempi passati.
Restando quindi sul tema, ho ricordato al mio interlocutore l’ultima “impresa” effettuata a Gambatesa, vale a dire il furto dei canali di scolo delle grondaie,
Furto che credevo avesse colpito solo la mia famiglia, ma che in realtà ha preso di mira diverse abitazioni di Gambatesa.
A tal proposito, il Cerioni, proveniente da una stazione sita nella vicina Puglia, con una semplicità disarmante mi ha confessato che furti del genere, se qui sono nuovi ed incomprensibili, in provincie come quella di Foggia sono cosa normale e redditizia per ladri e ricettatori.
Ma a loro, in caserma, non erano arrivate notizie in merito.
A questo punto, (tu sai che non mi piace vantare il mio lavoro), ho dovuto necessariamente invitare il Nostro a dare un’occhiata alle stupidaggini che, giorno per giorno, scrivo per tediarti, magari leggendo con un minimo di attenzione anche le notizie che, anche grazie all’aiuto dei giornali, sto portando a conoscenza dell’opinione pubblica:
Questione Lavoro In Nero Per Gli Spazzini Di Gambatesa in primis.
A tal proposito, visto che la discussione scivolava piacevolmente, abbiamo pensato di approfondire qualche punto di quest’ultima questione, punto inerente allo schiavismo imposto ai miei amici Donato e Salvatore.
Mentre si parlava, notavo inequivocabilmente che il comandante Cerioni prendeva appunti…
Sarà un altro “soldato” acquisito alla mia “guerra”?
Sarà l’ennesimo carabiniere onesto che, compresi i problemi proposti dai cittadini, vuole aiutare questi ultimi a trovare la soluzione che dia loro la serenità di vivere in uno Stato degno di tal nome?
Lo sapremo presto.
La cosa però, ha spronato anche me, tanto da farmi promettere al comandante Cerioni, che non appena ne sarò in possesso, girerò anche a lui, accompagnandoli con apposito esposto, i documenti che si stanno producendo, sulla base dei punti oscuri, presenti nella vicenda “Spazzini”.
Detto ciò, e tornando al tema da cui eravamo partiti, io ed il maresciallo abbiamo convenuto che fosse il caso di prendere un appuntamento con il comandante di stazione, il Ponzio di cui ho parlato sopra, presente in caserma nel pomeriggio di ieri, che avrei visto alle diciotto.
Dalle Stelle Alle Stalle
Alle diciotto di ieri infatti, accompagnato dal mio amico Salvatore, (uno degli spazzini di cui sopra), come convenuto mi sono recato di nuovo in caserma dove, accolto direttamente da Ponzio Pilato, dopo essere tornato nell’ufficio in cui il giorno prima avevo avuto l’altro scambio d’idee di cui ti ho parlato, ho riproposta la domanda che è stata filo conduttore di questa farneticazione.
“Risponde al vero quanto scritto sui giornali a tiratura regionale, in edicola domenica scorsa, nei quali si dice che i carabinieri di Gambatesa mi hanno querelato per diffamazione aggravata?”
Il Nostro, con le qualità del miglior codardo, prova a farfugliare qualcosa del genere:
“Io devo far rispettare la Legge, non avrei voluto ne voglio far del male a nessuno, ma visto l’articolo, (e lei scrive anche bene), ho dovuto rappresentarlo ai miei superiori. Ma non c’è niente di male, lei può fare due righe di tesi difensiva; io non posso intercedere, ma se poi il giudice…”.
Difendermi?
Per aver chiesto aiuto ed esser stato preso per il naso?
Sottomettermi?
Magari per la somma soddisfazione di terzi?
A tal proposito, ti racconto un episodio capitato ventisette anni fa.
Primo ottobre millenovecent’ottantaquattro.
All’epoca imperversava la moda del “baracchino”, alla stessa stregua dell’odierno Facebook.
Io, con il QRZ di Ulisse, avevo modo di parlare con il circondario e non solo, suscitando le ire degli allora potenti, che venivano a sapere, giorno per giorno, di come persone come me e non solo, venivano trattate e maltrattate a Gambatesa.
Fra i miei corrispondenti, c’era un carabiniere originario del napoletano, un ragazzo semplice, allegro e buono di cuore, insomma: un carabiniere.
Nel fare QSO, vale a dire nel discutere del più e del meno, venne fuori il discorso della “futura assegnazione delle nuove case popolari”, quel palazzo in cui nel duemila hanno cercato di accopparmi.
Venne anche fuori un’altra bella usanza di Gambatesa: il cercare di evitare il più possibile, magari solo con intimidazioni, proposte con occhiatacce o gesti simili, che la gente comune “disturbasse con la propria presenza” le riunioni di partito, meglio definibili con la qualifica di Consigli Comunali.
Allora, con i dirigenti della vecchia Democrazia Cristiana, oltre a ciò non succedeva, ma dava profondamente fastidio che, un ragazzo di diciotto anni, per giunta cieco, andasse a mettere il naso in cose simili.
Era, come d’altra parte oggi ancora è, in uso far politica per il proprio tornaconto e per il vantaggio da dare a chi dava.
Il mio amico carabiniere, che rispondeva al nome di Silvio, (giuro)! sapendo che la nostra casa non era propriamente definibile una dignitosa dimora, parlando con me, mi disse che il successivo dodici ottobre, (un ugioso venerdì, ottimo per la vendemmia), si sarebbe tenuto l’ennesimo consiglio comunale, avente per argomento di discussione lo stabilire i criteri d’assegnazione delle case popolari appena finite di costruire.
Il consiglio, (in quel periodo l’attuale mangiatoia era in fase di ristrutturazione), si teneva nell’auditorium della scuola media, anche perché la sede provvisoria del municipio era situata al secondo piano dello stabile che ospitava ed ospita la suddetta scuola.
Oltre ai consiglieri, (come al solito solo quelli di maggioranza, nell’auditorium, era presente una folta e gremita folla di gambatesani:
Io, mia madre che mi accompagnava, e Silvio.
Il consiglio, si svolse come tutti i normali consigli municipali, ma mi rimase e mi rimarrà sempre impressa una frase espettorata dall’allora Sindaco:
“Stiamo attenti a quello che facciamo, perché siamo controllati da dottorini”.
Senza tirarla per le lunghe:
12 ottobre 1984: consiglio municipale;
15 ottobre 1984: Ci hanno incendiata la casa;
Tre mesi dopo: Hanno trasferito Silvio ad altra sede.
Vorrà dire qualcosa?
Non lo so, ma dà da pensare.
Oggi non ci sono quasi più i baracchini, tranne che per pochi eletti come il sottoscritto.
Oggi ci sono mezzi di denuncia fors’ancor più potenti e penetranti, come siti inutili come questo che stai ostinatamente leggendo.
Oggi come allora però, resiste la voglia di sopraffazione verso il Prossimo, soprattutto quando Questo ne si piega ne si spezza.
Oggi, come allora, esistono i carabinieri, onesti come Silvio o vigliacchi come Ponzio, che sanno lavorare ed amano il Prossimo o lo maltrattano, cercando poi di farsi passare per vittime sacrificali, ma diventando viola di fronte alla parte lesa che, senza che il vigliacco di turno se l’aspettasse, lo vanno a trovare a testa alta nella propria tana, per urlargli in faccia quanto poi, senza ritegno, lo stesso vigliacco avrebbe potuto leggere il giorno successivo.
Va detto, ma è l’ultima cosa, che scartini della risma del nostro Ponzio Pilato, abbissalmente inferiori, per cultura e buona educazione, rispetto al bravo maresciallo capo Cerioni, assunto il colore viola di cui ti ho detto, nel continuare a farfugliare un’improbabile giustificazione alla vigliaccata ed ai precedenti maltrattamenti a me riservati, va detto, e ripetuto, questi burattini, in seguito vedremo da chi pilotati, si permettono anche il lusso di fare ciò che segue.
Il nostro ponzio, mentre cercava di contenermi, con il volto viola, parlava rivolto al mio accompagnatore, e parlava in terza persona, come se poi Salvatore avesse dovuto ripetermi il tutto, tanto che io ho dovuto intimare al Nostro fruitore di bacinelle per lavaggi di mani, di voltarsi verso di me e parlarmi in prima persona.
Un cafone del settecento napoletano, sarebbe risultato più signore…
ED ORA QUERELAMI DI NUOVO!!!
Avrai almeno il modo di giustificare lo stipendio che sono costretto a pagarti anche con le mie tasse!
Mi Hai chiesto due righe di Difensiva::
Tredici pagine bastano?
Però, come accade alla fine del trentaquattresimo canto dell’Inferno, per tornare “a riveder le stelle”, mi fregio di dire quanto ho espresso l’altro ieri al maresciallo capo Cerioni:
“Mi ha fatto piacere conoscere un uomo che per il suo modo di essere e di porsi, mi fa sentire felice di sapere che una sia pur minima parte delle tasse da me pagate, è nel suo stipendio”.
Aggiungo oggi:
“Mi farebbe ancor più piacere se la stazione dei carabinieri, tornasse ad essere stellare, liberandosi della zavorra composta dalla sagoma di Ponzio Pilato”.
A breve, (se non mi uccidono prima), leggerai il seguito.