Di Vittorio Venditti
Da Cristiano, Cosa Ne Penso?
Un tema che sporadicamente viene ripreso, è quello del diritto, per ogni individuo, a vivere la vita di cui dispone.
In molti ne parlano, alcuni per l’innata voglia che hanno, di avere il potere di deciderne le linee, altri per doveri dettati dallo status di cui sono titolari, altri ancora, (i più beceri), per moda.
Che ne pensa la “voce fuori dal coro”?
sicuramente il mio è un pensiero per forza di cose dirompente; per questo motivo provo a parlarne, ma lo faccio una sola volta, nel rispetto della sensibilità che chiunque può e deve avere in merito.
Chi scrive, per una serie di ragioni, ha avuto modo di vedere, (grazie a Dio a debita distanza), quale potrebbe essere il “Punto di non ritorno”.
Se chi scrive lo sta facendo, è proprio perché la giusta distanza da quel punto, gli ha permesso di non oltrepassarlo.
Per quest’ultimo mio dire, posso davvero ringraziare Dio, oltreché chi lo ha assecondato, nel far in modo che, lasciandomi in vita, ti posso disturbare con questo mio inutile “scrivere”.
Sono ben felice di essere vivo, e sarò sempre di quest’idea, almeno riguardo alla mia persona.
Diverso è però, quando si parla della libertà che Dio, per chi crede, e il destino, per chi in merito la pensa diversamente, lascia ad ognuno, di decidere di questo bel dono che è la Vita.
Se da una parte si vede chi, disprezzando la propria, mette a rischio anche la vita altrui con il proprio comportamento, (vedi ad esempio chi si mette alla guida ubriaco e, provocando un incidente, si uccide, ammazzando però anche la persona con cui si scontra…), dall’altra, possiamo incontrare gente che, in nome di un non meglio specificato “diritto alla Vita”, t’importuna, magari in ospedale, e senza sapere quanto già stai soffrendo nel pensare, e cerca di catechizzarti in merito alla possibilità di non abbortire, dicendoti che, “sì, il bambino che nasce può esser frutto di una violenza, ma che colpa ne ha? fallo nascere! poi lo puoi dare anonimamente in adozione!”, facendoti una violenza sicuramente superiore a quella già subita.
Peggio poi quando, riferendomi all’incidente di cui sopra, si può restare in vita sì, ma come vegetali, e per questo, magari per un presentimento, si dice o si scrive, di voler piuttosto morire, anziché restare attaccati a delle macchine che sì, esistono anche per volontà di Dio, ma che non devono essere necessariamente utilizzate per sovvertire un destino ormai acclaratamente incontrovertibile.
Mi riferisco, ad esempio, al caso di Eluana Englaro, ma solo perché quel caso è stato posto in evidenza dalla “moda” di cui ho parlato sopra.
Ma davvero qualcuno ha pensato che il papà di quella ragazza volesse disfarsene come se si trattasse di un inutile oggetto?
Ma questi sedicenti “difensori ad oltranza della Vita”, hanno provato a mettersi nei panni di quell’Uomo e della Moglie?
Tu che mi leggi, ricordi che questi sedicenti Cristiani, (che non dovrebbero giudicare, nel rispetto del Vangelo di cui dicono di essere paladini), hanno definito i genitori di Eluana “assassini”?
La mia esperienza , ha visto due genitori che, quando stavo male, soffrivano forse anche più di me, e nella Dignità che li ha sempre contraddistinti, hanno cercato di evitare in tutti i modi di esporre la loro croce in piazza, per averne profitto.
Se gente come Peppino Englaro è dovuta arrivare a parlare dei fatti propri in televisione, è stato proprio perché i fatti di gente come Lui, venivano assurti a bandiera da sventolare da chi, per fortuna, non ne aveva mai patiti di simili.
In definitiva:
Considerato il proverbio che dice: “Per capire bisogna Patire”, sarebbe il caso che cominciassimo a fare meno i “profeti” e più i “Fratelli.
Voglio dire con ciò, che sarebbe bene cominciare ad avere maggior sensibilità nei confronti del Prossimo, comprendendo che, nonostante la religione di cui andiamo fieri, a volte (se non sempre) risulta necessario ricordare che la nostra Libertà, termina dove inizia quella altrui, e che questo confine è sacro e va rispettato.