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25 Ottobre 2017
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25 Ottobre 2017
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 57 Mercoledì 25 ottobre 2017
“Penso che tutto si volgerà nuovamente al bene e che anche questa spietata durezza cesserà. Che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità” (Anna Frank)
Di Maio, zero idee e tanta paura: chi gli darebbe le chiavi del Paese? Intanto l’Istat certifica la crescita, merito delle riforme
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INFRASTRUTTURE
“La nostra Italia ad alta velocità. Così si dà speranza al Sud”
Un colloquio con Graziano Delrio: “Il treno del Pd in Calabria, dove abbiamo ammodernato la rete ferroviaria. E la gente quasi non ci crede ma abbiamo completato la Salerno-Reggio Calabria”
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L’EDITORIALE /1


L’uomo che scappa
Mario Lavia
IIeri pomeriggio alla manifestazione del M5s con Marco Travaglio come star c’era una cinquantina di persone infreddolite e annoiate. Oggi ci riprovano con il più consumato Beppe Grillo e sarà impossibile fare peggio. Ma sembra proprio che il popolo non risponda alla chiamata dei grillini contro la legge Rosato, quella che il Fatto, a corto di stile e fantasia, chiama graziosamente il Fascistellum. Dov’è finito lo smalto delle radiose giornate del vulcanico Movimento? E’ come se i grillini scappassero dalle idee, proprio come Di Maio che scappa dai confronti televisivi.
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L’EDITORIALE /2

La fiducia per fare chiarezza
Davide Ragone
SSi aprono i giornali, si accende la televisione e si fa fatica a trovare, per dirla con Edoardo Bennato, «un dotto, un medico o un sapiente», che non cominci a parlare di legge elettorale, partendo dal biasimo per il ricorso allo strumento della fiducia, quasi come se fosse una doverosa premessa dopo la quale si è ammessi a discutere del merito della legge. La questione è prima di tutto giuridica. La critica procedurale fa riferimento all’ultimo comma dell’articolo 72 della Costituzione, che prevede la «procedura normale di esame e di approvazione» per i disegni di legge in specifiche materie tra cui quella elettorale.
SEGUE A PAGINA 5
I NOSTRI PADRI
Pietro Scoppola il senatore illuminato
PAGINA 7
Il treno dell’ascoltoA
Colloquio con Graziano DelrioA25 Paola ore 9.00APaestum ore 10.30ATito ore 15.30ABenevento ore 21.40A25
E intanto il fatturato italiano cresce
“Così stiamo restituendoAsperanza al Mezzogiorno”A
Poche giorni fa è stata inaugurata la
“AbbiamoAabbattutoAil diaframmaAdi sfiduciaAche separavaAil Sud dalloAStato”A
mo che per percorrere la stessa distanza in
galleria Pavoncelli, un’opera che si
Germania, da Monaco di Baviera a Berlino, ci
aspettava da 25 anni. Allora è possibile
vogliono più di 6 ore. Ci sono altre sperimen-
fare buone infrastrutture anche in Italia?
tazioni in corso, molti treni veloci che viag-“Possiamo dire che abbiamo finalmente ab-
giano anche al Sud. E’ la risposta che lo Stato battuto un diaframma di sfiducia che carat-
dà ai cittadini per ricordargli che si occupa terizzava il rapporto tra Mezzogiorno e cosa
di loro. E poi c’è Matera: la Capitale europea pubblica. Le opere simbolo, come appunto
della cultura del 2019 era l’unica città sen-la Salerno-Reggio Calabria oppure la galle-
za collegamenti ferroviari nazionali ma ora ria Pavoncelli, erano il simbolo della disfatta
sono in arrivo ingenti investimenti”. dello Stato, oggi non è più così. Se in passato la malavita dettava i tempi delle opere, oggi
Lo sviluppo del Mezzogiorno non passa
invece lo Stato c’è e si occupa dei cittadini e
soltanto per il ferro.
delle loro esigenze. Al Nord come al Sud”.
“Assolutamente no. Ci sta molto a cuore anche il trasporto regionale e interregionale. I
Ieri Matteo Renzi è stato in Calabria per il
lavori sono già partiti con 500 milioni di in-
suo viaggio dell’ascolto in treno. Come è
vestimenti, soprattutto sulla linea Jonica: è il
“A
si trent’anni di lavori e disagi. Non nasconde la sua soddisfazione Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, mentre snocciola tutti i successi e le idee per il futuro. C’è ancora molto da fare, ma finalmente si è messo in moto un circolo virtuoso.
cambiato il Sud con l’alta velocità?
“L’alta velocità è stata e sarà per la Calabria e per tutto il Mezzogiorno un grandissimo motore di sviluppo. Ciò di cui siamo fermamente convinti è che creando connessioni si sviluppano opportunità; è ciò che sta succedendo al Sud dove l’AV sta facendo girare una nuova economia e contribuisce a creare nuovi posti di lavoro. Il nostro obiettivo, e quello del governo Renzi, è sempre stato quello di colmare il divario nel nostro Paese, per questo abbiamo lavorato per costruire un’alta velocità del Sud che la collegasse al resto d’Italia con facilità. Quelle promesse ora sono una realtà in movimento: ci sono bandi per 7 miliardi di euro e quasi il doppio di investimenti messi in campo. La libertà di movimento,

Agnese Rapicetta CONDIVIDI SU

llora è vero! Le gente quando mi incontra per strada ancora non ci crede”. Eppure la Salerno-Reggio Calabria oggi è realtà: percorribile e conclusa dopo qua-
con l’abbattimento dei tempi di percorrenza, rivoluzionerà le relazioni fra le due grandi città del sud, Napoli e Bari, e contribuirà a cambiare completamente anche l’economia delle regioni interessate. Per questo l’Alta velocità deve passare ad Afragola (dove è stata già inaugurata la stazione) ma vogliamo che passi e si fermi anche ad Avellino ed in Sicilia a Enna e Caltanissetta”.
In effetti ad oggi sembra ancora che il Nord e il Sud viaggino su binari a velocità diverse.
“Lavoriamo per cambiare le cose. Abbiamo inaugurato il primo treno Frecciarossa Roma – Reggio Calabria che, per percorrere 700 km, ci mette 4 ore e mezza. Tempi davvero competitivi, non solo per il nostro Paese ma a livello europeo: pensia-
più grande investimento dai tempi di Cavour.
E poi puntiamo molto sulle reti aeroportuali. Sappiamo che in realtà piccole gli aeroporti non possono sopravvivere facilmente ma creare reti invece funziona: ne sono un esempio quelle della Sicilia, Puglia e Campania. E’ un progetto vincente che vogliamo esportare anche in Calabria, dove abbiamo vinto una dura battaglia per salvaguardare l’area portuale di Gioia Tauro. Fra mille difficoltà sono tornati gli investimenti privati, ed è davvero una bella soddisfazione, ma la cosa più importante è continuare a lavorare per uno Stato affidabile, che mantiene quello che promette, di cui avere fiducia, ed è su questo che si vince la sfida per la legalità e si sottrae terreno alle mafie e all’illegalità”.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
Il treno dell’ascoltoA

da lì all’Emilia e alla Toscana. Una situazione
oggettivamente inaccettabile, da affrontare con urgenza, come riconosce lo stesso Renzi: “Non ci
possono più essere cittadini di serie A e di serie
B.
In Calabria i binari ferroviari sono decisamente
in ritardo, ma era dai tempi di Cavour che non si
vedevano i 500 milioni che abbiamo stanziato”. In questo contesto, però, non mancano realtà di livello nazionale e internazionale. Alcune di esse hanno ricevuto ieri la delegazione del Pd, come la Cantina Librandi di Cirò Marina e la Fattoria della Piana, situata a pochi chilometri da Rosarano. Realtà radicate sul territorio, che fanno della legalità e della qualità e del prodotto il loro punto di forza. Un video-racconto dal trenoA
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“La sfida – afferma Schirripa – è
ora quella di utilizzare i modelli di successo per tornare a puntare sulla ripartenza delle fasce più deboli della
popolazione. Una sfida cruciale per il Partito Democratico e per il sistema Paese”.
La bellezza diAMatera, un modelloAper il Paese e per il SudA
Con la visita di Matteo Renzi a Matera è terminata la prima settimana del viaggio
del Pd. Una tappa, quella nella città lucana,
che non si è potuta concludere in treno perché Matera non è collegata alla ferrovia nazionale, che si ferma a Ferrandina, a circa trenta chilometri
di distanza.
Non a caso tra gli
incontri nella città dei Sassi c’è stato
anche quello con alcuni rappresentanti
dell’associazione
che chiede la linea
ferroviaria statale. “In treno ci si arriverà
per bene tra qualche anno” ha risposto loro Renzi ricordando che il governo dei Mille Giorni ha
finanziato i lavori
vergognosamente rimandati per troppi
anni.
Poi, guardando i Sassi dalla terrazza del Palazzo Lanfranchi, Renzi ha definito gli antichi rioni in tufo di “bellezza struggente”. C’è chi ha definito Matera una città “resiliente”, in grado di resistere alle difficoltà ridisegnando il proprio futuro. E, tra l’altro, è proprio con lo sviluppo turistico che la città sta rivivendo un
periodo di benessere e di crescita, basato sulla valorizzazione del patrimonio storico,
artistico e culturale. Per il secondo anno consecutivo è la seconda
destinazione con la migliore reputazione al
mondo. Per l’Enit, è la prima città italiana
per soddisfazione dei turisti (87,54%) e per previsione del tasso di crescita dei viaggiatori
on line (2,47%). Un dato che fa ben sperare per il prossimo futuro e per il 2019. Renzi, a questo proposito, ha ribadito la forza della sfida di Matera Capitale della Cultura 2019. Una sfida che può permettere all’Italia di replicare il successo di Expo 2015 e magari anche superarlo. “E’ una scommessa che tocca tutto il Paese

ha detto – e non riguarda solo questo luogo ed una sola città. E’ un modello di sviluppo che mette la cultura al centro”.
Cinque StelleA
Da un’analisi delle spese dei leader del Movimento – Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista – resa possibile grazie alfatto che loro stessi pubblicano le note su tirendiconto.it, possiamo affermare che, tra identità e rimborsi, i duepercepiscono una media superiore ai 10mila euro, in alcuni casi a 12mila o 13mila.1“Restituisco metà del mio stipendio”. Ma i dati lo smentiscono 2″Da noi gli indagati vanno a casa”. Qualcuno, non tutti
Affidereste l’Italia ad un uomo che scappa?

Mario Lavia CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

DDov’è, soprattutto, la chiarezza di un tempo? Abbiamo capito più o meno cosa non vogliono: ma cosa vogliono, invece, resta ancora un mistero. La lista sarebbe lunghissima. Se andranno al governo, toglieranno il bonus cultura, le unioni civili, gli 80 euro, la decontribuzione per le imprese che assumono, le misure per il contrasto alla povertà? O vogliamo parlare della politica estera o della scuola o della pubblica amministrazione? Insomma, che Italia hanno in mente? E Di Maio, l’inopinato candidato premier e “vincitore” alle ridicole primarie via clic senza avversari? Lo abbiamo visto con la grisaglia a Cernobbio impapocchiare quattro cose buone per gli imprenditori per poi, una volta tornato a favore di telecamere, incendiare congiuntivi e Costituzione: un po’ come l’Almirante con il
manganello sotto il doppiopetto, ma almeno il capo del Msi l’italiano lo parlava bene. Lo strattonamento del Capo dello Stato è l’ennesimo scempio non del bon ton istituzionale ma della più elementare grammatica politica. Condito con quelle gocce minacciose che dovrebbero preoccupare, “se un domani la Corte Costituzionale dovesse bocciarla, e secondo noi accadrà, Mattarella ne sarebbe responsabile”. Con l’abusatissima retorica della “legge incostituzionale” (ma nessuno ha spiegato perché lo sarebbe) è partito dunque l’ennesimo assalto al Quirinale. I cittadini lo devono avere ben chiaro, aggiungendo questo elemento nell’immaginario pubblico di un Mo
vimento che si disputa l’osso del malcontento con Salvini, vero dirimpettaio politico dei grillini. Non sanno cosa proporre, lucrano sui problemi della gente come politicanti venezuelani: siamo dunque ad una mutazione genetica, nella quale lo slancio comunque innovativo degli inizi lascia il posto alla peggiore pratica menzognera e vigliacchetta di chi sta scappando da un civile e corretto confronto televisivo davanti a milioni di italiani e non a un manipolo di fedelissimi sulle banche. Evocare “la piazza” in chiave populista è da sempre un’arma puntuta della reazione, ma la forza della legge e della democrazia sono più forti di questo peronismo dei poveri. Per questo è assai probabile che, alla fine, il popolo italiano dovrà scegliere fa destra e sinistra, come sempre. Saltando un neopopulismo di impianto sudamericano, autoreferenziale e potenzialmente violento, che se parliamo di governo del Paese non sa neppure da che parte cominciare.
Di Maio non sa cosa proporre al Paese e contende a Salvini l’osso del malessere
Sono lontani i tempi in cui il Movimento – a partire proprio da Di Maio – sventolava con orgoglio la sua bandiera
giustizialista. Nel corso degli ultimi anni sono finiti sotto
indagine molti degli amministratori locali pentastellati (a partire dalla sindaca di Roma Virginia Raggi) e molti leader
nazionali (tra cui lo stesso vicepresidente della Camera). E
di colpo, l’atteggiamento intransigente diventa uno sbiadito
ricordo.
33La terribile accusa sulla lobby dei malati di cancro
Il mondo ha imparato a conoscere il vero di Di Maio quando,
con un post su Facebook, il vicepresidente della Camera ha parlato di “lobby dei malati di cancro”, attirandosi le
critiche di tutti. Fino a qual momento era sempre stato considerato il “volto buono” del Movimento. Ovviamente
lui ha provato a svicolare, parlando di “vergognosa
strumentalizzazione del Pd”.
4 4La fake news sui Canadair francesi
Mercoledì 12 luglio 2017 Di Maio scrive
di essere intervenuto personalmente per
ottenere aerei Canadair dagli stati confinanti con l’Italia per domare gli incendi che avevano
colpito quattro regioni italiane: “Dovrebbe farlo
il ministro degli Esteri, mi sono attaccato al telefono e le sto sentendo una ad una”. A stretto
giro di posta la secca smentita dei diretti interessati:
“I Canadair sono stati mandati dalle autorità francesi su richiesta della Protezione civile italiana”.
55Se la prende con il vitalizio di un deputato morto
Di Maio attacca la maggioranza per i ritardi che si sono
verificati nell’approvazione della legge per ridurre i vitalizi. Lo fa citando una serie di casi di ex deputati che percepiscono vitalizi e che lui ritiene particolarmente gravi. Tra questi “un certo Boneschi si è fatto un giorno in Parlamento e prende
3.108
euro”. Di Maio non era stato informato che Boneschi è morto nell’ottobre del 2016.
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Legge elettorale
“Questa legge elettorale permetterà ai cittadini di
“scegliere il candidato, tutto il resto è una discussione autoreferenziale” MATTEO RENZI
“L’Italia ha bisogno di una legge elettorale, gli italiani non devono andare a votare con due leggi diverse e rischiare un risultato con due maggioranza molto diverse alla Camera e al Senato”
LUIGI ZANDA
La nuova legge elettorale
Garantisce governabilità
Senza questa legge elettorale gli italiani andrebbero a votare con due leggi distinte, rischiando un risultato con due maggioranza molto diverse alla Camera
e al Senato.
Restituisce il rapportocon il territorio
I nomi dei candidati tornano sulla scheda e ogni collegio avrà il suo parlamentare di riferimento.
Semplifica il voto
Liste cortissime, con massimo quattro
candidati, e un’unica scheda con cui votare.
Garantisce l’alternanza di genere
Riconosce una quota di genere nella proporzione di 60-40%
La fiducia per fare chiarezza

Davide Ragone CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

CCome mai allora da De Gasperi a Renzi la fiducia è sempre stata consentita? I regolamenti parlamentari hanno sempre inteso la procedura normale nei termini di una riserva di
assemblea, escludendo, quindi, la possi
bilità di approvare una legge elettorale
in Commissione in sede legislativa. Non
a caso il divieto della fiducia è stato più
volte proposto in sede di discussione di
riforma dei regolamenti, affiancandolo
però a una revisione delle tempistiche e
a una limitazione del voto segreto (alme
no alla Camera). È, comunque, intervenu
ta anche la Corte costituzionale che nella
sentenza 31/1995 ha chiarito negli stessi
termini cosa dovesse intendersi per «pro
cedimento ordinario di approvazione» e,
più recentemente, con la sentenza 35/2017
ha dichiarato inammissibile la domanda
di illegittimità costituzionale dell’Italicum
a causa dell’apposizione della questione
di fiducia (anche se per ampliamento del thema decidendum rispetto alle ordinanze di rimessione).
Vi è poi anche un nodo politico. Ieri la fiducia sulla legge elettorale è stata messa al
Senato, dove la regola generale è il voto palese, ma vi sono precedenti anche in questa legislatura di ricorso al voto segreto su emendamenti riguardanti minoranze linguistiche. Le opposizioni hanno, quindi, scelto di ricorrere a votazioni segrete come strumento per far saltare la legge:
Con la legge Rosato l’elettore troverà tutti i nomi direttamente sulla scheda
proprio quelle opposizioni che dicevano di battersi per la trasparenza e la responsabilità. La questione di fiducia serve, quindi, anche a fare chiarezza: parlamentari e forze politiche devono rendere pubblica la propria scelta, senza poter contare sull’anonimato per portare avanti magari interessi parti
colari su questioni chiaramente politiche (o vi è un voto di coscienza sui meccanismi della legge elettorale?). Questa è la situazione con cui bisogna confrontarsi oggi, ferma restando l’auspicabile riforma dei
regolamenti parlamentari. Mi sia consentita
ancora una battuta finale su metodo e merito. Sicuramente la nuova legge elettorale non sarà perfetta, ma è il risultato dell’intesa tra le principali forze politiche di centrosinistra e centrodestra, sarà approvata
dai due terzi del Parlamento
e per la prima volta nell’Italia
repubblicana l’elettore troverà direttamente sulla scheda tutti i nomi dei candidati che sta votando. Si tratta, dunque, di una legge assai condivisa, che collega in modo più stretto cittadini e rappresentanti: vi sembra poco?
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ConsumatoriA
Alessia MoraniA
Telefonia e pay-tv: cittadini più tutelati
Stop bollette 28 giorni: battaglia vinta
LLa pratica scorretta delle bollette a 28 giorni utilizzata dalle compagnie telefoniche e pay tv sta per terminare: ora, come il Governo, anche io auspico che per il pregresso intervenga l’Agcom con sanzioni e rimborsi per i consumatori che hanno ingiustamente pagato l’aumento della tariffazione annuale dell’8,6% mascherato sotto la forma di una tredicesima mensilità.
Per il futuro vale il principio scritto nella proposta di legge che ho depositato alla Camera e che prevede l’obbligo della fatturazione mensile per tutte le aziende fornitrici di servizi e utenze: la conseguenza è che chi infrange la norma è soggetto a sanzioni e a rimborsi o indennizzi.
Lo stop alle fatturazioni ogni 28 giorni è una vittoria del Pd che per primo ha sollevato il tema e portato avanti con convinzione una battaglia a difesa dei consumatori. Il punto fondamentale era
bloccare questa pratica per evitare un effetto di trascinamento di altre società di servizi: pen­siamo a cosa accadrebbe se chi fornisce il gas o la luce potesse a suo piaci­mento cambiare il perio­do di fatturazione. Cer­tamente le famiglie ne avrebbero un danno ed è per noi inaccettabile.
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Finiti i trucchi in bolletta Torna la fatturazione a 30 giorni

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Democratica

SStop alle bollette a 28 giorni per tutti i contratti di fornitura dei servizi pubblici. Lo prevede un emendamento al decreto fiscale, a prima firma del senatore dem Stefano Esposito, depositato ieri
in commissione Bilancio del Senato, che in
troduce la fatturazione su base mensile o,
anche, bimestrale o trimestrale. La propo
sta prevede sanzioni fino a 5mila euro e un
indennizzo forfettario di almeno 50 euro in
caso di violazione. In particolare, si fa rife
rimento ai pagamenti dei servizi previsti
dalla legge istitutiva delle Autorità di rego
lazione e stabilisce sanzioni fino a 5milioni
(che in caso dell’inosservanza dei provve
dimenti delle Autorità possono raggiunge
re anche i 300 milioni di euro). La proposta
Dem presentata ieri ricalca la proposta di
legge depositata alla Camera da Alessia Mo-
rani. Si interviene direttamente sulla legge
del ‘95 che ha istituito le authority e si pre
vede il divieto per tutti i settori soggetti ad
authority indipendenti, di emettere fatture
a 28 giorni, in modo non solo da fermare
chi già lo fa, come le Tlc o le pay tv, ma an
che di evitare che altri operatori facciano
seguono la stessa strada.
Si è cominciato a parlare della questione dallo scorso marzo, quando l’Autorità garante nelle comunicazioni aveva detto alle compagnie di telefonia fissa di fatturare ogni 30 giorni e non ogni 28, come già stavano facendo dal 2015. A settembre poi l’AgCom aveva deciso di avviare procedimenti sanzionatori nei confronti degli operatori telefonici Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb perché non avevano dato seguito
alle segnalazioni relative alla cadenza delle fatturazioni e dei rinnovi delle offerte di comunicazioni elettroniche. Stessa cosa per Sky, che pure era stata redarguita dall’Autorità ma che poi non aveva seguito le indicazioni. La lunga vicenda della fatturazione a 28 giorni potrebbe finalmente concludersi presto a favore dei consumatori, finora vittime di un comportamento ingiusto e poco trasparente.
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SU DEMOCRATICA.COM
PensieriAe paroleA
Scoppola, il senatore illuminato

Stefano Ceccanti CONDIVIDI SU

CCon questa riflessione voglio ricostruire i principali interventi di Pietro Scoppola, scomparso il 25 ottobre di dieci anni fa, come senatore nella legislatura 19831987, che è solo uno dei contributi da lui lasciati al Paese. In Aula si tratta del discorso del 3 agosto 1984 in occasione della revisione del Concordato.
Invece in Commissione si tratta di tre interventi alla Commissione Bozzi sulle riforme del 20 gennaio 1984, del 5 luglio dello stes
so anno e del 16 gennaio verso l’elettorato, se non 1985.
alla scadenza successiva, In Aula il 3 agosto
che l’elettore sappia, nel 1984 Scoppola segnala
momento in cui il voto che pur essendo formal-
viene esercitato, qua-mente il nuovo Concor-
le uso di quel voto sarà dato una revisione del
fatto, per quale schiera-precedente, in realtà
mento, in quale maggio-l’operazione che si sta re-
ranza, per quale Goveralizzando segna un salto no. Questo è un problema
qualitativo ben maggiore. Questo non significa che ritenesse soddisfacente l’esito concreto raggiunto nei vari ambiti. In particolare il mantenimento dell’Insegnamento della Religione Cattolica, sia pure da inquadrare nelle finalità della scuola, aveva portato con sé l’inevitabile carattere facoltativo della disciplina. E tuttavia questa soluzione lasciava scoperta l’esigenza di formazione culturale in materia religiosa dei non avvalentisi che Scoppola tendeva a risolvere
o
espandendo i riferimenti alle “tematiche
religiose nei programmi di storia, filosofia e letteratura” o con la proposta di un insegnamento “alternativo o aggiuntivo a quello confessionale”. Purtroppo, mentre i problemi si sono aggravati e siamo, in ambito di cultura religiosa, di fronte a quella che Olivier Roy ha definito una “santa ignoranza”, in cui affonda le radici anche il terrorismo fondamentalista di matrice islamista, siamo ancora a quel punto irrisolto.
Nella Commissione Bozzi sulle riforme istituzionali il 20 gennaio 1984 Scoppola chiede un salto di qualità: “dobbiamo fare in modo che i cittadini contino di più, che il voto non sia soltanto una delega in bianco che i partiti gestiscano senza assumersene alcun onere, senza una precisa responsabilità
non di decisionismo, ma di
raccordo tra funzione e raffor
zamento delle istituzioni e rico
noscimento dei diritti dell’elettore”.
Nel successivo intervento del 5 luglio Scoppola evidenziava poi come il voto di preferenza si fosse progressivamente trasformato come una delle caratteristiche più negative del sistema.. Un meccanismo di “frammentazione” interna ai partiti, potenziando la logica della rappresentanza di “interessi settoriali e locali” oltre al problema “più noto” dell’ “uso dei mezzi che ven
gono spesi per acquisire le preferenze”.
Scoppola denuncia come patologia anche l’eccessiva estensione del voto segreto, che elude “un’assunzione complessiva di responsabilità”.
Infine, il 16 gennaio 1985, Scoppola a titolo personale, ma col sostegno di Pasquino, Barbera e Lipari, presenta una mozione di riforma minimale, basata sull’adozione di un sistema simil-tedesco, fondato su collegi uninominali e liste bloccate corte, ma con voto unico tra collegio e lista e senza soglia di sbarramento. Una proposta minimale, ma che avrebbe quanto meno evitato di concludere i lavori con un nulla di fatto. Come invece purtroppo accadde.
In fondo oggi stiamo ritornando proprio a una soluzione minimale analoga a quella, mentre resta scoperta l’esigenza maggiore di legittimazione diretta dei Governi. Almeno, anche oggi, evitiamo un nulla di fatto.
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Chi era
Pietro Scoppola, grande storico dell’età
contemporanea, è stato uno dei più fervidi
interpreti del cattolicesimo democratico.
Da sempre impegnato per il rinnovamento
della cultura politica dei cattolici, di
Scoppola si ricordano l’impegno per il No
al referendum sul divorzio e la successiva
creazione della Lega democratica. Eletto
senatore nella legislatura 1983-87 nelle
liste Dc, lo storico fu sostenitore convinto
dell’Ulivo e poi del Partito democratico.
Nato a Roma nel 1926, muore a il 25
ottobre 2007.
Nel 1985 propose una legge elettorale con collegi e liste corte, simile alla legge Rosato
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