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24 Ottobre 2017
Sì Alla Mozione Di Sfiducia A Frattura
24 Ottobre 2017
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 56 Martedi 24 ottobre 201
”Non possiamo consentire che si scarichi sugli altri, che si vaccinano, la sicurezza della salute nella società” (Sergio Mattarella)
ALLARME ANTISEMITISMO
Il vergognoso volantino degli ultrà laziali con l’insulto ad Anna Frank ripropone l’urgenza di una forte azione di contrasto all’intolleranza
PAGINA 5
PARLA MARIA ELENA BOSCHI
“Basta falsità, Di Maio

accetti un confronto vero”
Democratica
“Noi abbiamo risposto ad una crisi bancaria che poteva eessere ancora più pesante per i risparmiatori. I grillini gettano falsità contro il Pd e contro di me per nascondere i propri fallimenti. Di Maio non è un politico vecchio stile? Allora accetti di confrontarsi con me davanti agli italiani”.
A PAGINA 4
L’EDITORIALE


Nord, un campanello ma non d’allarme
Luigi Marattin
VVotando Sì al quesito, che cosa hanno esattamente chiesto gli italiani del Veneto e della Lombardia? Hanno chiesto di diventare regioni a statuto speciale, e quindi trattenere il 90% delle tasse sul loro territorio, come ha detto il Presidente veneto Zaia? No, il quesito non era quello. Hanno chiesto di poter ridurre il “residuo fiscale” (cioè la differenza tra le imposte erariali raccolte in quella regione e la spesa statale in quella stessa regione), come ha detto il presidente lombardo Maroni? No, come sarà chiaro tra un attimo – e a differenza di mesi di propaganda becera – il residuo fiscale non c’entra un fico secco. E allora cosa hanno chiesto? Hanno politicamente autorizzato le loro regioni a chiedere la seguente cosa al governo: “ci sono un po’ di funzioni che ora svolgi tu (istruzione, ricerca, tutela ambiente e beni culturali, ecc) con i soldi delle imposte statali che raccogli da noi. Ti va se alcune di queste le facciamo direttamente noi, trattenendo direttamente i soldi che ci servono per svolgerle?” Non c’era bisogno di un referendum (con o senza tablet), come ha dimostrato l’Emilia Romagna, che ha raggiunto lo stesso risultato in meno tempo e senza spendere un euro. Il residuo fiscale non cambia: se oggi lo Stato raccoglie 100 euro di tasse dalla Lombardia e ne spende lì 80, il residuo è 20. Se una certa funzione (diciamo istruzione, che costa 10 euro) viene fatta direttamente dai lombardi, le tasse raccolte diventano 90, e la spesa statale diventa 70. Il residuo fiscale rimane quindi 20. Il voto di domenica deve essere un campanello d’allarme? A mio avviso no. Deve essere sì un campanello, ma non di allarme; deve segnare l’inizio di una riflessione che abbiamo evitato per 25 anni. Tanto è passato, infatti, da quando nello spazio pubblico di questo paese ha fatto (rumoroso) ingresso il termine “federalismo”.
SEGUE A PAGINA 2
TRENO PD Il viaggio dem nella Calabria dell’innovazione
PAGINA 6
Veneto e Lombardia
Meno tasse e piùefficienza perrispondere allavoce del Nord
Luigi Marattin
Segue dalla prima
FFederalismo significa coniugare appieno autonomia e responsabilità. Avere livelli di governo con competenze (tante o poche, non è questo il punto) chiare ed esclusive, senza commistioni o ambiguità, in modo che pure i sassi sappiano chi-fa-cosa. Avere gli strumenti fiscali propri (uno o due, non quindici), il cui gettito sia interamente loro, senza intromissioni statali, e che possono manovrare come e quando credono per poter finanziare una spesa che non sottostà più a decine di vincoli intermedi posti dallo Stato perché non si fida di loro. Avere un fondo perequativo statale che si occupa del fatto che non tutti i territori sono ugualmente ricchi di base imponibile, quindi partono da condizioni di partenza diverse. Significa misurare la spesa (tutta la spesa) con i fabbisogni standard . Significa – se tutte le condizioni di cui sopra sono rispettate – che un livello di governo è pienamente responsabile di ciò che fa:
Imu Addio tasse sulla prima casa IrapRidotte le tasse per le imprese
Occorre riaprire il cantiere su come rifondare da zero il modo in cui stanno insieme i livelli di governo
Tornare a Maastricht
Matteo Renzi nel suo libro “Avanti” ha proposto di tornare per 5 anni ai parametri di Maastricht, mantenendo il rapporto
deficit-Pil al 2,9% e smantellando di fatto il
Fiscal compact, che lui stesso ha giudicato “una risposta sbagliata” al problema dei debiti pubblici.
Il ritorno a Maastricht, inserito in una
dinamica di riduzione del debito e di rinnovamento delle istituzioni europee, sarà un punto
chiave fondamentale per i prossimi anni. E
soprattutto, potrà liberare importanti risorse,
circa 30 miliardi di euro, finalizzate alla riduzione della pressione fiscale.
Così abbiamo ridotto le tasse
Incentivi Jobs act 80 € Un aiuto concreto ai lavoratori Ires Ridotta dal 27,5 al 24 per cento
CONDIVIDI SU
se fallisce, deve andare in dissesto, punto. E ne risponde ai cittadini. Senza che vi siano pressioni (anche da chi non ve lo aspettereste mai) per ripianare i deficit locali con soldi statali, o permettere di spalmare gli squilibri su orizzonti pluridecennali, o rallentare/impedire la
dichiarazione di dissesto.
Di tutto questo non v’era
traccia nei referendum di
domenica. E, purtrop
po, non vi è traccia
neanche nel nostro
ordinamento, con
l’eccezione dei fab
bisogni standard nei
comuni, che incre
dibilmente qualcuno
ora chiede di fermare.
Ecco perché c’è bisogno
di riaprire il cantiere su
come rifondare da zero il
modo in cui in questa Repubbli
ca stanno insieme i livelli di governo. Un nuovo Patto, fondato su autonomia e responsabilità. Sarebbe bello se nella prossima campagna elettorale fosse il PD a scrivere e a proporre agli italiani un progetto serio e credibile per, finalmente, realizzarlo.
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Veneto e Lombardia
Basta propaganda, ora la trattativa
Stefano Cagelli CONDIVIDI SU
Che succede ora?
Non sarà “la caduta del Muro di Berlino” come ha detto Luca Zaia la sera del voto, ma quel che è successo in Lombardia e, soprat-tutto, in Veneto, non può essere minimizzato e sottovalutato. Anzi, ora è il momento della massima serietà, da tutte le parti. Il governo ha già teso la mano verso i governato-ri, dicendosi immediata-mente disponibile a far partire la trattativa sulle competenze della mate-rie concorrenti, come pre-visto dall’articolo 116 della Costituzione. Matteo Renzi, dal canto suo, invita a fare di più per non lasciare inascoltato il “grido del Nord”: nello specifico una grande ope-razione di riduzione fiscale, a partire dal-le cose già fatte in questa legislatura, per proseguire con un accordo delle forze poli-tiche “per un progetto come quello che ab-biamo lanciato noi (Tornare a Maastricht) che permetterebbe la riduzione annuale delle tasse per una cifra che può variare tra i 30 e i 50 miliardi di euro”. QUEL CHE E’ SUCCESSO INLOMBARDIA E,SOPRATTUTTO, IN VENETONON PUO’ ESSERE MINIMIZZATO La stessa serietà di cui deve farsi inter-prete il governo (che in questo senso una trattativa sull’autonomia l’ha già avviata, con l’Emilia-Romagna, senza necessità di fare un referendum) deve però essere ri-chiesta alle Regioni. E da questo punto di vista cominciano a intravedersi le prime crepe. Sull’onda del successo, il governato-re del Veneto Luca Zaia si è spinto da subito più in là, dapprima parlando subito di con-trattazioni di tipo fiscale (eventualità non prevista dalla Costituzione) e poi arrivan-do, nel giro di poche ore, ad evo-care lo statuto speciale. Dal canto suo, Roberto Maroni – che non può certo far-si forte dell’impressio-nante mobilitazione popolare del Veneto, anzi – contesta la scel-ta del suo compagno di partito e si dice orientato a lavorare nell’alveo dell’articolo 116 della Costituzione che fa esplicito riferi-mento a 23 materie con-correnti tra Stato e Regioni. Una divergenza di vedute che, proiettata su scala nazionale, mette in evi-denza lo scombussolamento nel centrode-stra provocato da questo referendum. In primo luogo tra la Lega e il suo alleato prin-cipale, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, da sempre contraria all’operazione di Lom-bardia e Veneto. Poi c’è Silvio Berlusconi, salito in extremis sul carro del vincitore e pronto a promuovere l’autonomia in tutte le Regioni. Infine c’è una grande questioni proprio dentro la Lega. Questo passaggio ha senza dubbio rafforzato, anche in ottica nazionale, la figura di Zaia, il quale, però ha già detto che non si muoverà da Vene-zia. Chi ne esce indebolito, invece, chiara-mente Maroni. E Matteo Salvini? Il leader del Carroccio è costretto ad un difficile equilibrismo tra le pulsioni autonomiste e federaliste tipiche della Lega della prima ora e la paventata – quanto rischiosa – svol-ta nazionalista, sovranista e lepenista. Una svolta che, visti i risultati di questo referen-dum, potrebbe preso essere riposta nel cas-setto. Zaia si spinge già oltre: “Vogliamo lo statuto autonomo”. E nel centrodestra di apre un’altra partita LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Articolo 116 L’iter per ottenere più autonomia prevede che le Regioni chiedano di attuare l’articolo 116 della Costituzione
Entro 60 giorni
Alla mossa delle Regioni, il governo deve rispondere entro 60 giorni, dopo i quali si apre la trattative
Le 23 materie
Si va dai rapporti internazionali
alla ricerca scientifica, dal governo
del territorio all’ambiente, dalla previdenza integrativa alle Casse di risparmio
51% delle Camere
Per codificare i nuovi poteri della
Regioin serve una legge. La legge va approvata a maggioranza assoluta dalla Camera e dal Senato
Il colloquio
Parla Maria Elena Boschi
Basta con le falsità Di Maio si confronti davanti gli italiani
DemoCratiCa CONDIVIDI SU
OOnorevole, perché sfidare Di Maio a un confronto televisivo? Perché c’è un limite all’ipocrisia. Ieri il vicepresidente della Camera – che peraltro alla Camera ultimamente non è quasi mai presente perché è sempre in giro per il Paese a fare campagna elettorale – ha detto che io sono “un’aguzzina”. E che ho salvato la “mia banca” mandando sul lastrico i risparmiatori. Questo è clamorosamente falso. E voglio che le falsità dette da Di Maio siano evidenti a tutti gli italiani. Venga in TV a ripetere queste frasi.
Ammetterà che sul tema Banca Etruria non è stato solo Di Maio a porre problemi.
in questi due anni, la strumentalizzazione che è stata fatta della vicenda banche mi ha molto ferito. Innanzitutto perché rappresenta una distorsione di quanto è accaduto in realtà nel nostro paese: negli anni scorsi l’Italia ha conosciuto una
grave crisi bancaria, a lungo stelle. Io penso che un leader sottovalutata da chi ci ha politico debba rispondere preceduto. Una crisi a cui alla propria gente, non ad il Governo ha dovuto
un’azienda privata. Co-dare una risposta tem
munque adesso che alla pestiva per evitare con-
Casaleggio hanno ria-seguenze ancora più
perto, e sono convinta pesanti per i risparmia-
che la risposta di Di Maio tori. Ho spesso rifiutato
arriverà e sarà positiva. di rispondere, di fare polemiche, di alimenta-
Cosa dirà a Di Maio?
re tensioni per rispetto del La verità. Che io non ho
“C’è un limite all’ipocrisia. Voglio che le bugie M5S siano evidenti a tutti gli italiani”
mio ruolo istituzionale e per evitare ulteriori scontri. Ma quando un partito come i 5 Stelle sceglie la falsità come elemento chiave della propria proposta politica, sento il bisogno di reagire.
Sostenendo che i Cinque Stelle scelgono la falsità lei fa un’accusa molto dura. Non le sembra esagerato?
No. Sono falsi i profili che vengono creati in rete per insultarci. Sono false le firme a Palermo. Sono falsi i sondaggi di Grillo sulle regionali in Sicilia. Sono false le coperture del reddito di cittadinanza. Pare che siano falsi persino gli atti del Bilancio di Torino, il che mi stupisce molto. E come se non bastasse Di Maio mi accusa con argomenti fasulli che
smonterò personalmente in pubblico appena Di Maio deciderà di accettare il confronto. Definire il Movimento Cinque Stelle come un movimento basato sulla falsità non è un’accusa dura: è la fotografia della realtà
E se Di Maio non accetta la sfida?
Ma stiamo scherzando? Lui è un cittadino, non è un politico vecchio stile: lui accetta il confronto, è aperto, è pronto. Da ieri mi hanno chiamato molti giornalisti televisivi, il più veloce è stato Bruno Vespa: a me va benissimo. Non vorrà mica che adesso Di Maio si tiri indietro?
Fatto sta che non ha ancora risposto.
Fisiologico. Ho fatto la proposta ieri sera tardi quando la Casaleggio e Associati era chiusa. Hanno bisogno di tempo per scrivere la risposta, non decide lui da solo. Del resto stiamo parlando di un’azienda che ha rapporti professionali molto intensi con alcuni dei principali dirigenti cinque
mai avuto una banca ma che mio padre è stato per qualche mese uno dei vicepresidenti di Banca Etruria e che è stato commissariato dal Governo Renzi: altro che favoritismo, noi l’abbiamo mandato a casa insieme agli altri membri del CdA. La banca non è stata salvata come dice Di Maio, ma -al contrario è stata messa- in risoluzione: abbiamo però salvato i correntisti che altrimenti per le regole del bail-in sarebbero rimasti senza i risparmi. Spiace piuttosto segnalare come Di Maio abbia votato contro la riforma delle banche popolari che ha tolto il potere dei leader politici locali sulle banche territoriali. Sarà un piacere affrontare nel merito le questioni di diritto che Di Maio sicuramente conosce benissimo ma che evidentemente
ultimamente ha dimenticato, tutto preso dalla lotta ai vaccini.
Non è rischioso confrontarsi su questo terreno? Le banche sono un argomento scivoloso, facilmente strumentalizzabile dai populisti.
Che vi siano state strumentalizzazioni mi sembra evidente. A cominciare dal modo con il quale la vicenda di Banca Etruria è stata trattata da alcuni partiti e in parte nel dibattito pubblico rispetto ai veri scandali bancari di questo Paese. Ma quando si passa il limite è bene reagire. Sono anni che ci attaccano e che noi rispondiamo con molta gentilezza, forse persino troppa. Credo che adesso sia arrivato il momento di rispondere colpo su colpo. Intendo farlo con garbo e civiltà. Ma senza farmi prendere in giro da chi non conosce – o fa finta di non capire – che cosa è accaduto in Italia
Ci sono state, però, tensioni tra il Governo e il PD su questo tema
Si possono avere idee diverse sui nomi o sulle scelte, è fisiologico. Ma c’è un grande rispetto. Il Presidente Gentiloni e il segretario Renzi hanno un rapporto personale e politico molto forte. Che non è venuto mai meno e mi sento di poter dire che non verrà mai meno. C’è l’Italia da governare e c’è un centrosinistra da rilanciare specie in questo momento di crisi a livello europeo. Andiamo avanti, avanti insieme.
Cosa le fa più male in questa storia?
Ormai sono temprata. Ma se c’è una cosa che mi dispiace è che tutti parlino di Banca Etruria, nessuno delle tante cose che stiamo facendo sulle pari opportunità. Se per ogni articolo o foto che pubblicano su Banca Etruria mettessero anche un trafiletto su ciò che stiamo facendo contro la tratta di esseri umani, per i minori vittime di violenza, per le donne minacciate, per i disabili, beh allora questo Paese conoscerebbe le tante cose che stiamo facendo, tutti insieme. Invece sembra che siamo fissati solo sulle banche. In realtà alle banche pensano sempre i Cinque Stelle perché almeno evitano di discutere dei risultati amministrativi delle città che governano, delle loro gaffes internazionali, della fumosità del loro programma.
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Focus antisemitismo
Non solo Lazio, ecco i precedenti
Il mondo del calcio non è il solo infestato dall’antisemitismo, in politica le cose non vanno meglio
Giacomo Rossi CONDIVIDI SU
L’L’adesivo con Anna Frank che indossa la maglietta della Roma fatto circolare dai tifosi della Lazio è solo l’ultimo caso di ignobile antisemitismo che ha macchiato la vita
pubblica del nostro paese. Sembra quasi che
il tempo si sia fermato da quando agli inizi
degli anni ‘90 ci fu quel caso clamoroso che
coinvolse Ronny Rosenthal, attaccante israe
liano che nel 1989 venne acquistato dall’Udi
nese e che immediatamente fu oggetto di mi
nacce antisemite dalla frangia più estremista
degli ultras friulani. L’ex giocatore di Liverpo
ol e Standard Liegi fu costretto addirittura ad
abbandonare il campo dopo le visite mediche
che avevano segnalato problemi fisici incom
patibili con l’attività agonistica. Per il diretto
interessato però non era così e citò in giudi
zio l’Udinese per ‘danni morali’ perché, a suo
modo di vedere, il contratto venne rescisso
per le pressioni dei tifosi. Alla fine il giudice
gli diede ragione.
Nel novembre del 2012, durante il derby
della Capitale, ci fu un altro caso di becero
tifo. Intorno al 25° minuto, venne esposto uno
striscione antisemita in curva nord, sede sto
rica della tifoseria biancoceleste. Vi era scrit
to: “C’è chi tifa Lazio e kippah Roma” (tipico
copricapo ebraico, ndr). Quattro anni più tar
di, sempre sugli spalti dell’Olimpico arrivano
anche svastiche e croci celtiche, ma questa
volta su iniziativa della tifoseria romanista.
Era già successo l’anno precedente, ma que
sta volta con uno tetro striscione ad aggrava
re il messaggio. La Roma giocava contro il Li
vorno e in curva sud, culla del tifo giallorosso,
al fischio d’inizio sono comparse le bandiere
della vergogna – il volto del Duce, la croce un
cinata e quella celtica – e un lungo striscione
bianco sul quale era scritto: “Lazio-Livorno:
stessa iniziale, stesso forno”.
Nel mondo del calcio ad oggi la situazio
ne non sembra migliorata e anzi, a leggere
il comunicato odierno diffuso dalla tifoseria
laziale, sembra sia davvero difficile per alcu
ni prendere le distanze da azioni tanto ripu
gnanti. D’altronde, secondo loro, “si tratta di scherno e sfottò da parte di qualche ragazzo forse, perché in questo ambito dovrebbe essere collocata questa cosa, anche in virtù del fatto che non è reato apostrofare un tifoso avversario accusandolo di appartenere ad altra religione”. All’intransigenza della tifoseria ha provato a porre rimedio il presidente Claudio Lotito che oggi, in
sieme ad una delegazione del club, si è recato
in visita alla Sinagoga
dal segretario del Pd, di Roma per rendere
Matteo Renzi, arriva omaggio alla comuni-
un invito rivolto alle tà ebraica. “Un’inizia-
squadre per un gesto tiva autonoma della
simbolico ma poten-Lazio”, ha spiegato il
te: “Se fossi il presi-responsabile della co-
dente di una squadra municazione Arturo
di calcio – ha scritto su Diaconale, “non farlo ci Twitter -domani farei
esporrebbe al rischio di ritrovarci al centro di accuse ingiuste, la società ha moltiplicato le iniziative contro il razzismo e l’antisemitismo, promuovendo un’azione di convincimento presso le frange più riottose della tifoseria”.
Purtroppo l’onta dell’antisemitismo non ha macchiato solo il mondo del calcio. Questa estate a firmare un insulto gratuito e ingiustificabile è stato un politico e non un gruppo anonimo di tifosi. Il caso è quello di Massimo Corsaro, ex Fratelli d’Italia e oggi nella componente fittiana al gruppo Misto alla Camera di Direzione Italia, che a luglio aveva attaccato via Facebook il deputato Pd Emanuele Fia-no, primo firmatario della proposta di legge

che mira a introdurre il reato di propaganda fascista. “Che poi, le sopracciglia le porta così per coprire i segni della circoncisione…”, aveva scritto. Mettendo insieme un mix deprecabile di insulti fisici e antisemiti.
Adesso, come allora, il mondo politico ha
preso le distanze da quello che non va ridotto a mero caso isolato. Il ministro dello Sport Lotti ha definito il caso “gravissimo” e “senza giustificazioni”. Mentre
Se l’insulto non riguarda un singolo allora si rivolge all’intera comunità e diventa più feroce
mettere sulle maglie la
Stella di David al posto del
lo sponsor #annafrank”.
Sempre lontano dal calcio, ma
dentro alla mare magnum di internet si trovano in continuazione pagine, siti o blog che ospitano messaggi antisemiti. L’Osservatorio antisemitismo ne elenca decine solo nel mese di settembre. Siti e blog negazionisti proliferano e fanno da centro di richiamo per commentatori senza freni. E nel mondo reale le cose non vanno meglio. L’ultima segnalazione in ordine di tempo riguarda ancora una volta il deputato dem già preso di mira da Corsaro. Su un parcometro in una zona centrale di Milano – si legge sul sito dell’Osservatorio – è stato affisso un adesivo neonazista a firma “Militia”, eccone il contenuto: “Fiano porco giudeo binario 21 sola andata! Militia”. E se l’insulto non riguarda un personaggio pubblico o un singolo, allora prende di mira genericamente l’intera comunità ebraica. Diventando sempre più feroce. Ed è così che scritte e svastiche infestano i mezzi pubblici e i muri delle città come se non fosse sufficiente la mancanza del rispetto per il bene pubblico, ma si debba ribadire la propria idiozia con una bomboletta spray e qualche pennarello nero.
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Renzi arriva nella Calabria dell’innovazione
Democratica
CONDIVIDI SU
LLo stereotipo di una Calabria abbandonata e arretrata, dove è assente l’iniziativa e prigioniera di potentati illegali è duro a morire. Pur con i mille problemi dovuti ad una condizione storica di latitanza dello Stato
e di arretratezza dei rapporti sociali, negli ultimi
anni non sono state poche le realtà positive cala
bresi. La tappa del treno del Pd, che da stamane
è in Calabria, si articola per l’appunto lungo una
serie di visite a significativi luoghi d’innovazione
e di sviluppo, che vanno rafforzate e imitate.Mat
teo Renzi può contare sull’impegno dei dirigenti
locali che ci hanno detto: “L’innovazione nel Pd
deve continuare. Ci sono ancora troppi ostacoli
qui e solo una convinta azione rinnovatrice può
fare del Pd il vero partito del cambiamento cala
brese”.
Renzi inizia da Reggio Calabria, città che co
nosce molto bene. Il rapporto con il sindaco Giu
seppe Falcomatà è sempre stato ottimo anche nei
momenti di incomprensione. Visiterà ancora una
volta la Passeggiata Falcomatà (il grande sindaco
reggino padre di Giuseppe) sul lungomare di Reg
gio, grande opera realizzata grazie ai fondi che
il Governo dei mille giorni ha sbloccato. Grazie
a questi fondi il progetto conoscerà un’ulteriore
estensione verso il nord e verso il sud della città.
Poi il segretario del Pd visiterà la “Fattoria del
la Piana” che si trova nella piana di Gioa Tauro;
Renzi ci arriverà in pullman da Rosarno. Impre
sa di eccellenza e fiore all’occhiello dell’industria
casearia della Calabria e non solo della Calabria
con 135 addetti, la cooperativa di allevatori ven
de latte e formaggio in tutto il mondo (è ben pre
sente nella grande ristorazione americana ed il
suo pecorino è stato inserito nel menù della Delta
Airlines).
“Il messaggio – ci dice Carmelo Basile, illumina
to amministratore della “Fattoria della Piana”- è
che in Calabria si può fare impresa senza farsi in
timidire dalla paura”.
Poi tocca a Capo Vaticano, la “capitale” del
turismo calabrese. Negli ultimi anni c’è stato un
positivo processo di collaborazione fra picco
li imprenditori turistici che hanno saputo “fare
rete Il problema non sembra dunque quello del
la disponibilità e dello spirito d’iniziativa degli
operatori locali quanto di un atavico problema
di infrastrutture. In particolare, c’è da sempre la
questione dei trasporti e delle strade, che ancora
evidenziano standard troppo bassi per una zona
super-frequentata soprattutto d’estate e che inve
ce ha potenzialità enormi.
Quindi, Cirò, nel catanzarese.La visita alla
Azienda Vinicola Librandi, produttrice del vino
calabrese per eccellenza, il Cirò, è un momento
significativo perché si tratta di una delle produ
zioni più importanti dell’economia calabrese. Il
Cirò – da sempre il vino dei calabresi – è espor
tato in tutto il mondo, in particolare negli Usa.
Infine, ultima tappa a Catanzaro, dove Renzi in
contrerà la cooperativa dei ferrovieri, le imprese
intervenute, maestranze e amministratori della
tratta interessata per la presentazione dei lavo
ri realizzati grazie al patto per la Calabria (2015)
sulla linea Catanzaro- Crotone.
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Focus Conferenza Programmatica
Intervista a Silvia Fregolent
Intervista a Roberto Cociancich
“I nuovi diritti di donne “Il Mediterraneo e uomini al centro come risorsa per lo del nostro programma” sviluppo del Paese”
Le 9 piazzetematiche della Conferenza programmatica Prima di tutto conoscenza e cultura Risorsa Mezzogiorno La svolta ecologica dello sviluppo Pari opportunità, diritti civili e di cittadinanza Per la lotta senza quartiere a tutte le illegalità un tema importante ma che è stato semplificato, sollevando troppi dubbi. La normativa, che ha l’obiettivo di far diventare italiani chi risiede sul nostro territorio da tanti anni, presuppone una volontà di far parte di un proget-Qual è il punto il governo è ritornato a met-terci soldi. Tra Europa e Mediterraneo. L’Italia nel mondo Lavoro di cittadinanza per la piena occupazione LEGGI SU DEMOCRATICA.COM Stato, democrazia, territori e riforma della politica Cura delle persone: equità e lotta alle diseguaglianze
SSilvia Fregolent, lei coordinerà il tavolo delle pari opportunità alla Conferenza programmatica di Napoli: quali sono le priorità da cui non ci si può tiare indietro? Innanzitutto questa piazza tematica dà lustro al lavoro che ha fatto il Pd in questi anni, un lavoro sempre in divenire. Fino a pochi anni fa i temi delle pari opportunità e quello dei diritti erano concetti separati, oggi non è più così e nel mio dipartimento, finalmente, si parla di tutto ciò che riguarda il benessere della persona, a 360 gradi: dalle donne alle comunità Lgbt ma anche i disabili e i migranti.
Come si articolerà il vostro
lavoro a Napoli?
Venerdì, insieme a Matteo Biffo-ni e Giusy Nicolini, cominceremo parlando di immigrazione. Vogliamo superare la solita tradizione narrativa e concentrarci su cosa vuol dire essere migrante oggi in Italia: quali difficoltà si trovano e quali diritti e doveri si devono affrontare. Poi non potremo non parlare di Ius Soli,
to e infatti prevede un percorso di cittadinanza e non è automatico. Sabato invece parleremo di tratta delle donne, di violenza e femminicidio ma anche delle leggi che aiutano le donne nella distribuzione del tempo tra famiglia e lavoro. Non trascureremo nemmeno i temi riguardanti la comunità Lgbt: ci possiamo accontentare di quello che abbiamo approvato in Parlamento? Pensiamo di no e discuteremo su come proseguire. Stessa intenzione sui temi che riguardano i disabili, dopo la legge sul Dopo di Noi, ancora molto c’è da fare.
Tanti temi e tante idee. Quale contributo può dare questa Conferenza programmatica?
Con questa iniziativa si imposta la prima cornice per il programma del Pd che sarà. Di sicuro è molto utile perché ci si confronta con i cittadini, militanti, sindaci; poi passeremo al momento dell’ascolto delle associazioni e, in generale, della società civile. Ovviamente il nostro lavoro non si conclude con la Conferenza di Napoli, questa è sola la prima tappa.
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SU DEMOCRATICA.COM
OOnorevole Cociancich, lei coordinerà a Napoli il tavolo sul Mediterraneo, tema importantissimo non solo per il fenomeno migranti. Che contributo si aspetta da Napoli? Il Partito democratico ha voluto mettere in primo piano il Mediterraneo, un tema cruciale per il futuro del nostro Paese. Dalla pace e dallo sviluppo della costa Sud del nostro mare passa buona parte della sicurezza e dello sviluppo non solo dell’Italia, ma dell’intera Europa. Mi aspetto che la conferenza programmatica aiuti a chiarire quale deve essere la posizione dell’Italia su Libia, Egitto, Siria e in generale sui Paesi coinvolti nelle primavere arabe. Tutto questo è necessario anche in vista dell’appuntamento del processo di Barcellona, un percorso di dialogo tra i paesi del Mediterraneo per la pace e la prosperità dell’area. Si parlerà sicuramente di migrazioni.
su cui maggiormente concentrarsi per prevenire il fenomeno?
Sicuramente l’Europa è fondamentale. Il migration compact può regolamentare i flussi e creare le condizioni per lo sviluppo di quelle aree. Attraverso lo sviluppo si possono prevenire e sanare le crisi che originano le migrazioni.
Nel governo dei mille giorni, Matteo Renzi ha parlato molto di cooperazione. Cosa si è fatto e ci sono stati passi avanti?
Innanzitutto è stata fatta la legge sulla cooperazione, poi sia Renzi che i ministri hanno compiuto molti viaggi in Africa. In particolare il segretario Pd è stato il primo Presidente del consiglio italiano che ha visitato alcuni Paesi dell’Africa sub-sahariana e del sud del continente. Il compito della cooperazione è favorire lo sviluppo dei Paesi africani e la presenza italiana nell’area e dopo anni in cui i fondi sono stati tagliati
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